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I RESTAURI DEL "GIUDIZIO UNIVERSALE" NELL'ABSIDE DEL DUOMO DI FERRARA

Post n°195 pubblicato il 20 Novembre 2017 da marialberta2004
 
Foto di marialberta2004

Maria Alberta Faggioli Saletti 

I Restauri dell’affresco . 4

Già nel Settecento si odono le prime accuse degli storici ai restauratori che non hanno capito una pittura ormai distrutta da polvere, ragnatele e nero.

Nel 1852 si decide di pulire e restaurare il Giudizio. Il lavoro viene eseguito da Gregorio Boari.[1] Bastianino, come detto, era stato liquidato nel 1581 ma l’affresco della Volta venne scoperto solo nel 1584, perché si utilizzavano le impalcature per eseguire le decorazioni a stucco nel Coro, sotto l’affresco. Boari constatò che le scale usate dagli stuccatori avevano impresso nell’affresco profonde solcature.[2]

Anche il grande pittore ferrarese Giovanni Boldini ha visto l’affresco e si è ispirato alle sue pennellate grandi e veloci.

Nel 1944 (28 Novembre), durante l’ultima Guerra Mondiale, un bombardamento distrugge la Sacrestia del Duomo e danneggia l’Abside.

Restauro del 2000. Il Giubileo del 2000 con i finanziamenti erogati ha favorito Bastianino, con il restauro dell’affresco dell’abside del Duomo “Giudizio Universale” e del San Girolamo penitente alla Madonnina. Visite guidate hanno consentito agli interessati di ammirare da vicino l’Affresco restaurato prima che venissero smontati i ponteggi.

In quell’anno, il 2000, a Ferrara, si sono svolti un Convegno Internazionale di studi (a Palazzo Bonacossi) e un Ciclo di Conferenze sul Bastianino e la pittura ferrarese del Cinquecento. Il 2000 è stato definito “Anno bastianinesco”.

Il restauro del 2000 ha rilevato l’importanza del segno che fa la forma e la disfa (la forma annebbiata è una peculiarità del Bastianino). Un’altra novità dal restauro sono i corpi fantomatici (una specie di fantasmi).

La critica

-Icontemporanei hanno testimoniato il valore e anche la modernità di Bastianino.

Marc’Antonio Guarini pochi anni dopo la morte di Bastianino (1602), scrisse che era “differente da tutti”(1621).[3]

Girolamo Baruffaldi lo storico, nelle sue Vite, scrive: "Ma egli [il Bastianino] principalmente studiò di far uso del buon nudo in quelle tante e numerose figure sul gusto e sui disegni di Michelangelo portati da Roma [...] dalche poi è nata l'opinione che sia questo [il Giudizio Universale], se non un'opera del gran fiorentino, al certo una copia d'un valoroso scolare". Egli aggiunge: “ha la gloria che suole avvenire agli oracolid’essere più ammirati che intesi”.[4]

Cesare Barotti : “formò i suoi nudi come vetri in un sol fiatobuttati”.[5]

Alcuni studiosi, tra i quali Luigi Lanzi (gesuita, storico dell’arte, avviò lo studio delle scuole pittoriche regionali), considerano Il Giudizio un vero capolavoro,superiore, in qualità, alle opere della scuola fiorentina. Per il  Lanzi il Giudizio è“... opera sì vicina a quella di Michelangiolo, che tutta la scuola fiorentina non ne ha un'altra da porle a fronte. Vi è gran disegno, gran varietà d'immagini, buona disposizione digruppi, opportuno riposo all'occhio. Pare incredibile che in un tema occupato già dal Bonarruoti abbia il Filippi potuto comparire sì nuovo e sì grande.Vedesi che all'uso de' veri imitatori copiò non le figure del suo esemplare, ma lo spirito e il genio” (Bastianino nuovo e grande anche dopo Michelangelo).[6]

-Due sono i critici moderni che lo hanno scoperto e studiato, Roberto Longhi e Francesco Arcangeli. 

Roberto Longhi nelle pagine di Officina Ferrarese rievoca la visione dei "titani cinerei e nebbiosi" che ha aperto la strada al moderno recupero del pittore e definisce poi le pennellate veloci e forti  del Bastianino “Lampi sublimi”, luci che lampeggiano tra ombre calde e dense.[7]

L’altro grande critico che lo ha studiato e descritto in modo ampio e appassionato è Francesco Arcangeli (Il Bastianino, monografia del 1963). La sua analisi è fondamentale perché riguarda tutto Bastianino, ed è stata condotta quando il pittore veniva confuso con Dosso Dossi (entrambi hanno raffigurato San Girolamo), anche perché le sue tavole erano ancora scurite dal fumo dei camini che servivano per il riscaldamento. 

Secondo Arcangeli, Bastianino è il vero interprete del tramonto del Rinascimento ferrarese, ed esprime “oltre che il suo sentimento personale, quello della Ferrara affascinante,triste ma dimenticata, di Alfonso II”.

Francesco Arcangeli afferma che Bastianino ha avviato il progetto di coniugare il gigantismo (di Michelangelo) con i colori veneti ed avverte nell’insieme del Giudizio “qualcosa di fluviale”,  come “un gorgo che si viene formando intorno aCristo” (simile  ai cerchi concentrici attorno a un sasso gettato nell’acqua). La ferraresitàdel pittore! [8]

Claudio Savonuzziha letto nel Giudizio come un senso di “morte per acqua”.[9]

Nel 1985, la Mostra “Bastianino e lapittura a Ferrara nel secondo Cinquecento”, Ferrara 1985 .

Catalogo,“Bastianino e la pittura a Ferrara nel secondo Cinquecento”, a c. di JadrankaBentini, Nuova Alfa Ed., Bologna 1985.

“L’impresa di Alfonso II”,  Saggi, di Jadranka Bentini, Luigi Spezzaferro, Adriano Prosperi, Nuova Alfa Edit., Bologna 1987.

Tra il 2014 e il 2015 Ferrara gli ha dedicato una Mostra presso la Pinacoteca Nazionale, intitolata “Lampi sublimi aFerrara. Tra Michelangelo e Tiziano: Bastianino e il cantiere di San Paolo” (13Dic 2014-15 Marzo 2015). Lo studio della pittura di Bastianino si è arricchito di nuovi contributi.

-Tuttii critici concordano nel rilevare come il Giudizio  risenta dei Pittori veneti, di Tiziano e dell’incontro con il carattere e la forza di Michelangelo. D’altra parte, in quegli anni, egli era orientato verso una maniera sfumata dai contorni evanescenti e verso il ricco colorismo di derivazione veneta, in particolare tizianesca.    

Non ci sono paragoni nei pittori contemporanei: Bastarolo (Giuseppe Mazzuoli, 1536-1589), Monio (Domenico Mona 1602), Scarsellino (Ippolito Scarsella 1550-1620).

●Lo stile personale e ben riconoscibile che emerge nelle opere degli ultimi 20 anni delCinquecento, nell’Abside del Duomo e nella Chiesa di San Paolo.

●La sua scena che non ha limpidezza e chiarore, ma effetti di luci, di ombre, di bagliori e di nebbie. Egli ha infatti,  usato un colore pastoso che avvolge e vela ogni cosa, con pennellate veloci e forti.

●Le sue figure ispirate a Michelangelo, che non hanno però la plasticità né la forza dei corpi e neppure l’umanità eroica michelangiolesca. E’ questa la scelta del pittore.

●Il rifiuto della supremazia del disegno e del contorno, con l’adozione di una tecnica pittorica definita “frangersi del contorno”, per realizzare forme aperte,“maestosamente dilatate”, molli e fluttuanti, legate fra di loro dai colori del fondale.

●Il gusto per lo sfumato dai contorni leggerissimi si accentua nelle ultime opere, particolarmente nel Giudizio e in quelle per la Chiesa di San Paolo, e si accompagna allo splendido colorismo che lo ha caratterizzato. Il rosso del Bastianino ha una tonalità particolare (ad esempio nel manto diMaria).

●La sua capacità di rifacimento dell’immagine  classica che ha toccato punte assolute, nel Giudizio Universale è indiscussa, tanto che gli studiosi del Bastianino hanno fatto scomodare i nomi di grandi artisti successivi come Goya (1746-1828), Fussli (1741-1825), William Blake (1757-1827), Francis Bacon (1909-1992), le sculture di Medardo Rosso (scultore impressionista 1858-1928).

 



[1] Gregorio Boari, Descrizione,cit..

[2] Gregorio Boari, Descrizione,cit..

[3]M. A. Guarini, Compendio Historico dell’origine, accrescimentoe prerogative … delle Chiese di Ferrara, Eredi di Vittorio Baldini, Ferrara  1621.

[4]G. Baruffaldi, Vite de’ pittori e scultori ferraresi, cit..

[5] CesareBarotti, Pitture e scolture che sitrovano nelle chiese, luoghi pubblici e sobborghi della città di Ferrara, Ferrara 1770, rist. anast.Arnaldo Forni, Bologna 1977, p. 15.

[6] Lanzi Luigi Antonio, Storia pittorica dell’Italia, Remondini, Bassano (1796),1809 in 6 volumi e Indici.

[7]Roberto Longhi, Officina Ferrarese (1934-1955), a c. di A.Boschetto, Sansoni, Firenze 1980.

[8]Francesco Arcangeli,  Il Bastianino, cit...

[9] Claudio Savonuzzi, Ottocento ferrarese, Ferrara 1971.

 
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