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Porta Stiera

Post n°4 pubblicato il 22 Settembre 2006 da gasfra
 

Messaggio N°11 06-04-2006 - 14:28Tags: BOLOGNA, CULTURA CRONACA CINEMA TEATRO 

 
Porta Stiera

Il Centro di iniziativa culturale “Porta Stiera” di Bologna, con cui Agire Politicamente, unitamente ad alcuni Circoli ACLI, condivide  da tempo, con la comune ispirazione cattolico democratica, un impegno di riflessione politica e di presenza nella città, ha redatto il seguente documento che il coordinamento locale di Agire Politicamente condivide pienamente e propone all’attenzione di tutti , in vista della scadenza elettorale del 9 e 10 aprile prossimi.

 

 

PERCHE' NON POSSIAMO NON SCEGLIERE E PERCHE' NON POSSIAMO TACERE

 

Quando abbiamo pensato il Centro di iniziativa culturale Porta Stiera, eravamo convinti, ed oggi lo siamo ancora di più, che per ricreare le naturali condizioni di rapporto con le persone, le cose, le idee, le tradizioni, e le novità che costituiscono la dimensione sociale e, quindi politica, di ogni uomo e di ogni donna, occorra ripartire proprio dalla dimensione che è oggi più negata, quella della comunità capace di esprimere ancora una propria soggettività culturale e quindi di essere nucleo di resistenza contro l'omologazione.

Distruggendo questa dimensione si promuove la crescita di un egoistico individualismo, si distrugge il senso di appartenenza e si trasforma un popolo capace di auto governarsi in una moltitudine di individui soli che chiedono l'uomo forte che li governi.

Quando per il nostro periodico abbiamo scelto il nome "Sull'incrocio", abbiamo pensato a quegli incroci sui quali si sono incontrate le interpretazioni popolari dell'umanesimo socialista e del personalismo cristiano, dando vita ad esperienze originali, fondate sul rifiuto di ogni integralismo, emblematiche di quell'incrocio della vita e della coscienza cristiana con le situazioni del mondo, quale punto sul quale possono e debbono incontrarsi tutti gli uomini di buona volontà.

La cultura cattolico-democratica nella quale, per tanta parte, affondano le nostre radici, sembra volersi tenere lontana da una laica elaborazione dei cambiamenti in atto, delegandola sempre più all'intervento diretto della Gerarchia Ecclesiastica, senza ricercare le mediazioni necessarie, (proprie di una responsabilità laicale), per compiere scelte coerenti ed efficaci nelle diverse situazioni storiche, sociali e politiche. Sia chiaro, non si tratta di vagheggiare la nascita (non la rinascita, perché la Democrazia Cristiana non è mai stata questo) di un partito “cattolico” che si faccia interprete, diretto e immediato (nell’accezione di senza mediazioni), delle esigenze della Chiesa Cattolica nella sfera della politica. Stiamo parlando di "cultura" cattolico-democratica e di conseguente assunzione di responsabilità in quanto laici cattolici "nelle cose del mondo", prescindendo, qui, dagli strumenti con i quali ciascuno rende conto delle proprie coerenze. Il balbetttio sommesso dei laici cattolici, rischia di ridurre il Magistero stesso ad una sorta di formulario esortativo, stiracchiabile strumentalmente da tutte le parti o lo si espone al rischio di diventare ingerenza, in ogni caso utilizzabile per dare copertura a qualunque processo di svuotamento del valore dell'esperienza sociale e politica del cattolicesimo democratico.

Esperienza sociale e politica che, insieme ad altre esperienze, ha concorso in modo determinante fin dalla stesura della Carta Costituzionale ad evitare che le categorie di ordine morale fossero ridotte immediatamente a categorie politiche. Riduzione, questa, che impedisce alla morale di svolgere il compito di formazione delle coscienze che le è proprio.

Ci sentiamo costretti, dentro una legge elettorale più idonea ad una "repubblica delle banane" che ad una grande democrazia europea, a ricercare le tracce residue della suddetta esperienza all'interno di due schieramenti (o coalizioni), dove per semplificazioni successive (al di là di questa farsesca proporzionale) si producono processi di omologazione che mortificano le diversità invece di renderle risorse utili per la crescita della democrazia e si riduce la competizione elettorale al confronto fra due "campioni", mentre la partecipazione democratica dei cittadini diventa una sorta di manifestazione da "curva sud" di tifo calcistico. Ma proprio perchè questo è il quadro, e proprio per tener vive le tracce suddette, NON POSSIAMO NON SCEGLIERE E NON POSSIAMO TACERE i motivi della nostra scelta.

Per dovere di onestà intellettuale vogliamo dire subito che la nostra "scelta di campo" non è di oggi, anche se la nostra concezione della politica ci ha portato più volte ad esprimere perplessità ed anche critiche all'azione del centrosinistra.

La politica come noi la intendiamo è la trasposizione in esperienza civica, senza dogmatismi e integralismi, dei valori che hanno ispirato l’azione dei padri costituenti, cattolici e laici, quando hanno formulato la Legge Fondamentale improntata all’etica della solidarietà, della partecipazione democratica, della promozione dei corpi sociali intermedi, delle valorizzazioni delle rappresentanze della volontà popolare, della ricerca dello sviluppo integrale della persona, di ogni persona. Così come ci siamo formati secondo l'esortazione di Paolo VI° ad "amare la politica che è misura minima della giustizia che è misura minima della carità".

Siamo figli di una cultura che mentre afferma che la politica non è tutto, afferma altresì che tutto è politica, e qualunque scelta, a partire da quelle più comunemente quotiane, è sempre una scelta politica, E’ quindi per noi assolutamente impensabile sottrarci al dovere civico, prima ancora che politico,. di tentare di impedire ad una destra eversiva e clerico-reazionaria, come quella che ha governata il nostro Paese in questi cinque anni, di proseguire nello sfascio della nostra Costituzione..

Perchè ciò mette a rischio la nostra libertà e la nostra democrazia; altrochè i deliri del berlusconismo sul regime di terrore, miseria, morte che si instaurerebbe nel nostro paese in caso di vittoria del centro sinistra.

E' a rischio la nostra libertà di vivere in una italia serena, non sottoposta a continue emergenze: in un Paese dove l'interazione tra persona e collettività funzioni, dove la produttività conosca un gesto gratuito, dove il capitale che si produce sia "capitale sociale", fatto di fiducia, senso civico, lealtà fra cittadini e istituzioni.

Altrochè leggi mirate a tenere lontani dalle patrie galere amici e colleghi, o ex ministri, ancora parlamentari, che ammettono con signorile distacco di avere frodato il fisco, forse confortati in questo dal fatto che ciò sembra essere meno riprovevole di una convivenza al di fuori del matrimonio.

Crediamo sia doveroso uscire da una cultura di governo fondata sull'individualismo, mentre l'incertezza diffusa spinge le persone a chiudersi nel proprio io, nel proprio particolare a difesa del proprio stato; ciò mette in crisi il concetto stesso della dimensione sociale delle persone, rischiando di vanificare la ricerca delle vie più coerenti per costruire la società del futuro come società della partecipazione e della solidarietà.

Dove per solidarietà non intendiamo un fine, ma un mezzo per raggiungere l'uguaglianza, lo strumento fondamentale per passare dalla libertà "da" (povertà, malattia, emarginazione, ecc...) alla libertà "di"(autorealizzazione, possibilità di un autonomo progetto di vita, ecc...). Solidarietà che  "non è un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane. Al contrario è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perchè tutti siano veramente responsabili di tutti" (Giovanni Paolo II°: Sollecitudo rei socialis).

E' a partire da questa concezione di solidarietà, che riteniamo del tutto estranea alla sub-cultura dei partiti costituenti la coalizione del centro destra, che pensiamo sia possibile ricostruire un sistema  di "stato sociale" capace di costruire una "società sociale", attraverso il coinvolgimento delle risorse della società civile a partire dal volontariato. Ciò, comunque, abbandonando una volte per tutte uno strumentalmente incolto concetto di sussidiarietà, per il quale lo stato e le sue articolazioni dovrebbero indebolire il loro ruolo; siamo, al contrario, convinti che tale ruolo vada rafforzato anche attraverso l’assunzione di più incisive funzioni di programmazione, governo, controllo.

Così come riteniamo che sia necessario riaprire una seria riflessione in ordine a quella sorta di ubriacatura collettiva che ha visto un’ampia maggioranza del mondo politico affollarsi attorno alla botte da cui spillare il vino delle privatizzazioni generalizzate.

Siamo convinti che sanità, energia,trasporti, comunicazioni, ed i servizi che ne derivano, non siano risorse disponibili per produrre un profitto  privato.

Siamo assolutamente convinti che la tutela della famiglia così come definita dall'articolo 29 della Costituzione sia, prima che un problema di ordine morale, una esigenza di ordine sociale, perchè è su un patto stabile nel tempo fra un uomo ed una donna che si fonda una società coesa e solidale.

Ma siamo altresì convinti che tale tutela non passa attraverso la negazione di diritti soggettivi a persone che scelgano altre forme di convivenza. Senza fare nessuna inammissibile confusione fra famiglia e convivenza, senza ipotizzare nessun surrogato del matrimonio, siamo convinti che la tutela della famiglia e la tutela della vita, possono realizzarsi solo all'interno di una organizzazione sociale, politica ed economica  fondata sul primato della persona e dei suoi inalienabili diritti. La famiglia, così come la vita, non si tutelano con prediche moraleggianti e tanto meno con strumentali ed elettoralistici inchini alla "sacra pantofola", (magari con spudorata incoerenza rispetto a comportamenti personali).

Siamo irriducibilmente convinti che vita, famiglia, persone, comunità non si tutelano:

      -     riducendo le tasse ai ricchi, togliendo così risorse ad interventi possibili di sostegno;

-          tagliando le risorse ai comuni che sono i primi attuatori degli interventi nel sociale;

-          precarizzando il lavoro oltre ogni sostenibilità, il chè impedisce ai giovani di costruirsi un autonomo progetto di vita e quindi anche di formare nuove famiglie;

-          scaricando il peso economico e psicologico degli anziani non auto sufficienti, degli handicappati, dei disabili sui familiari;

-          penalizzando il lavoro femminile e negando la possibilità di far coesistere lavoro produttivo e lavoro di cura famigliare.

 

Siamo irriducibilmente convinti che tutela della vita, della famiglia, delle persone, della comunità passa anche attraverso una decisa azione tesa a superare le “nuove debolezze” nel mondo del lavoro (collaborazioni, lavori in affitto, lavoro a tempo determinato, contratti individuali ecc…) che impattano in maniera pesantemente negativa sulla coesione e l’equilibrio sociale (possibilità di progettare il futuro, pianificazione familiare, educazione dei figli, tempi di lavoro e di riposo). 

Il modello competitivo scatenato a scala mondiale si basa sempre di più sulla deregolamentazione del rapporto di lavoro che ne abbassa i costi. In una situazione economica di stagnazione, si sbilancia la domanda di lavoro a favore dell'offerta, trasferendo così ulteriore potere a favore dell'impresa che costruisce la propria competitività sul contenimento dei costi.

Ci si lasci osservare che rispetto alla balcanizzazione che si è prodotta nel mercato del lavoro, ci sembra necessaria ben altra determinazione di quella fin'ora dimostrata dalla coalizione di centro sinistra se, vincendo la competizione elettorale, andrà al governo del Paese, come ci auguriamo.

Cultura della pace senza se e senza ma, cultura della solidarietà e dell'uguaglianza, cultura della difesa delle ragioni della storia attraverso la difesa intransigente della Costituzione della Repubblica nata dalla resistenza, cultura del lavoro come mezzo di autorealizzazione degli uomini e delle donne del lavoro, cultura della vita e della famiglia da concretizzare attraverso scelte economiche, politiche e sociali fondate sulla coerenza fra comportamenti sociali e convincimenti interiori,  cultura dell’accoglienza che non consideri i lavoratori extracomunitari solo della merce da importare al bisogno.

Da queste motivazioni culturali, prima ancora che politiche, nasce la nostra determinazione a votare per i partiti del centrosinistra. Motivazioni culturali prima ancora che politiche, perchè se da un lato siamo convinti che sia assolutamente necessario rimuovere dal governo del Paese questa sorta di compagnia di illusionisti, nani e ballerine, siamo altresì convinti che non basta vincere per vincere.

Siamo convinti che sia più necessario vincere per governare nella ricerca del bene comune, per riportare i cittadini da "governati" a popolo sovrano, per dare a tutti l'occasione di partecipare alla realizzazione del sogno di un paese ancora capace di cercare l'armonia fra le esigenze dei singoli e le esigenze collettive, di proporre alle nuove generazioni l'opportunità di una vita vissuta come un viaggio avventuroso dello spirito capace di dilatare ogni singolo “io” in  un “noi” solidale perché non condizionato dalle nevrosi del successo e del potere. Un viaggio fra i poli del "i care" e del "i hawe dream".

Forse tutto ciò può sembrare utopistico, ma siamo convinti che oggi il massimo di concretezza possibile stia proprio nel perseguire l'utopia.

 

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Messaggio N°10 06-04-2006 - 14:25Tags: VIAGGI E DIVERTIMENTO
 AUGURI
 

Auguri a tutti i lettori di

 

BUONA PASQUA

 
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Messaggio N°9 06-04-2006 - 12:46Tags: VIAGGI E DIVERTIMENTO
 Venerdì 7 aprile incontro conviviale con il Candidato, nonchè Assessore Regionale Luigi GILLI

Alle 20,30 presso la trattoria Morara (Strada per Monterenzio) si terrà l'incontro conviviale, organizzato dai nostri circoli, con l'amico Candidato Luigi GILLI. Si parlerà anche di politica ed elezioni, ma soprattutto si mangerà e berrà bene! Perchè basta una croce sui nostri simboli della margherita, non essendoci la possibilità di dargli la preferenza, se non idealmente! Ci raccomandiamo, una ed una sola croce per scheda e nessun nome, altrimenti è nulla!

 
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