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La morte.
Post n°9 pubblicato il 03 Aprile 2012 da AHOsuperstizioni
In Sardegna vi è una grande varietà di usanze funebri ma ciò che è caratteristico è che tali usanze sono simili alle prime manifestazioni funebri condivise in parte da tutte le civiltà, compresa quella mediterranea. Nell'Ogliastra, ancora ai primi del Novecento, quando moriva una persona la parente più vicina accendeva una candela benedetta e segnava il morto con un segno di croce, gli chiudeva per bene le labbra per non far fuggire i segreti di famiglia. A Onanì, Lula ed Orune, quando moriva una madre di famiglia, le si tagliavano le unghie e parte dei capelli perché non si portasse via la fortuna della casa; qualche volta questi erano portati addosso dal vedovo. Intorno agli anni Cinquanta in alcuni paesi sardi, ancora si usava coprire il morto con il basilico, a Muravera con fiori di carta. A Perdas, testimonianza diretta di una donna del 1907, si ricoprivano i defunti con dei lunghi nastri variopinti, portati dai visitatori. E' ancora d'uso comune deporre oggetti nel letto funebre, se erano puerpere un pettine, un ago e un pezzo di stoffa affinchè non tornassero a disturbare i vivi. Le "panas" o "pantamas" sono chiamate gli spiriti delle donne morte di parto che di notte lavano i panni dei loro bimbi per sette anni consecutivi. Pana pare derivi dal Manciù-Tunguso che significa anima-ombra. In alcune zone della Sardegna si deponeva una bambolina di cera a forma di croce per evitare che il morto si prendesse qualcuno della famiglia. Il giorno dopo il funerale, in Ogliastra, fino ancora agli anni Sessanta alcune parenti si recavano alla casa del morto con delle bacinelle sul capo, in fila dalla più anziana alla più giovane. Le donne lavavano i panni del morto con sette pezzi di sapone dati dalla parente più stretta del defunto. Riconsegnavano poi i panni lavati ma non il sapone avanzato che veniva diviso dalle donne, altrimenti il morto non sarebbe potuto entrare in Paradiso (testimonianza diretta). Tratto da "Stregoneria in Sardegna" di Simonetta Delussu. Paola |
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il 05/03/2012 alle 19:25
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