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Tenda San Damiano
tel. 333.9211945
email: tendasandamiano@gmail.com su facebook: gruppo Tenda San Damiano

 

 

Collaborazione attiva con...
Comunità Oasi2 S.Francesco Onlus
http://www.oasi2.it/

 

Parla la Responsabile, Antonella De Benedictis

 

TRATTA DI ESSERI UMANI

Il traffico di esseri umani è definito come il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, l'alloggio o l'accoglienza di una o più persone, usando mezzi illeciti ai fini dello sfruttamento.

Lo sfruttamento comprende almeno, lo sfruttamento della prostituzione altrui o altre forme di sfruttamento sessuale, il lavoro o i servizi forzati, la schiavitù o le pratiche analoghe alla schiavitù, la servitù o il traffico di organi.

(video tratto dal web)

QUESTO ACCADE OGGI!!!

 

Desideriamo che questo blog sia mezzo di comunicazione e di "denuncia" perchè (come dicevo qualche sera fa in una testimonianza che partiva da una famosa canzone di Liabue) vogliamo saltare giù dal palco sul quale stavamo a guardare questa realtà scomoda, tuffarci in essa, e portarla proprio sul palco perchè tutti possano vederla e rendersi conto...

 

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E TU????

E' l'indifferenza a renderci complici!

Il tuo Cristo è ebreo,
la tua macchina è giapponese,
la tua pizza è italiana,
la tua democrazia è greca,
le tue scarpe sono thailandesi,
il tuo thè è indiano,
il tuo caffè è brasiliano,
il tuo cellulare è finlandese,
la tua maglietta è cinese,
le tue vacanze sono egiziane,
i tuoi numeri sono arabi,
la tua scrittura è latina,
la tua birra è africana,
le tue patate sono americane.
E tu dici a me di essere straniero...
 

 

Che bello...
Ho avuto modo di vedere in questo periodo di ferie la purezza dei bambini... che di fronte ad una persona con la pelle di un altro colore mi hanno posto un'unica domanda: "Come faccio per dirgli se vuole giocare a tombola con noi? Mi insegni a dirlo in inglese così lo invito?"...
Dovremmo imparare dai bambini... spesso!  

 

PERCHE', IN FONDO, C'č UN SOLO DIO...

 

Non che diverta... ma rende molto l'idea!

 

 

 

 

 

 

La resistenza di padre Zanotelli : Fermi, li portate in un lager

Post n°53 pubblicato il 15 Aprile 2010 da Lory.B87

Carissimi amici,
col cuore amareggiato ho letto questa notizia in rete, e sento il DOVERE di dare spazio a quanto accaduto... il nostro semplice e piccolo blog non sarà una piattaforma mediatica, ma vuole essere di sostegno e condivisione del dolore di queste persone...

La resistenza di padre Zanotelli
"Fermi, li portate in un lager"

Il padre comboniano e la protesta: "Sono bambini, dovrete passare su di me"
Riccio e la Iervolino abbandonano la manifestazione "Non c'è niente da fare"

di STELLA CERVASIO
 

"Sono bambini. Li state mandando in un lager. Dovete passare su di me". Ma la furia di chi obbedisce al governo e alla legge che punisce gli immigrati non risparmia neanche un uomo di chiesa, padre Alex Zanotelli. Pur di far partire in fretta in una camionetta i nove africani della "Vera D.", pur di chiudere la questione che ha agitato il porto di Napoli e le coscienze nell'ultima settimana, senza il minimo rispetto hanno buttato a terra persino il sacerdote che difende i diritti civili e si prodiga per l'umanità. Sta bene, il paladino di chi non ha voce e lotta per sopravvivere, ma è tornato a casa addolorato, come chi ha sostenuto una battaglia persa.

Intorno alle 21 la protesta era davanti ai garage della questura in via dei Fiorentini: "Siamo tutti clandestini" gridavano i manifestanti. Organizzazioni umanitarie, centri sociali, la Cgil con Jamal Quoddorack che hanno seguito dall'inizio la vicenda. L'assessore Giulio Riccio e il sindaco Iervolino vanno via aprendo le braccia: "Non c'è niente da fare". Ma Zanotelli resta, con i suoi collaboratori, tra i quali Felicetta Parisi, che è in lacrime. "Li abbiamo visti, li abbiamo visti bene, erano vicino a noi - piange - non c'è alcun dubbio che sono minorenni", riferendosi alla querelle sull'età dei cinque clandestini più giovani, tre dei quali erano stati giudicati maggiorenni dall'ospedale dove erano stati visitati. "Anche secondo il parere dei medici ospedalieri l'età scheletrica era intorno ai 18 anni - dice ancora Parisi - ma ci sono due anni di scarto in quell'analisi. Me ne assumo io la responsabilità. Sono un medico, un pediatra: erano minori. Li hanno spediti in un lager. Questa è una ignominia, una vergogna, viviamo l'epoca della disumanità".

Padre Zanotelli ha salito le scale della questura ed è tornato indietro poco dopo amareggiato: "Non c'è niente da fare, li portano via". Intanto i celerini si radunavano sotto il palazzo. "Dopo ore di trattative, di promesse, all'improvviso è arrivata la celere e abbiamo capito che li avrebbero portati a Brindisi - dice il sacerdote - Eppure c'era la richiesta di asilo politico, il Comune aveva trovato per loro una sistemazione". Zanotelli viene accompagnato dai collaboratori, a proseguire nel racconto è Felicetta Parisi: "Quando Alex è sceso noi ci siamo messi davanti al garage da dove doveva uscire la camionetta - dice - Zanotelli voleva stendersi per terra, voleva protestare contro questo sopruso. E ha detto ai poliziotti: "Nessuno ha chiesto a questa gente che cosa ha fatto nell'ultimo mese, come ha vissuto, di che cosa ha bisogno. È una vergogna. Per me potete passare sul mio corpo, prima di prenderli". Allora è scoppiato un tafferuglio, i poliziotti si sono lanciati verso di noi e Alex è stato scaraventato per terra".

I collaboratori del sacerdote, indignati, denunciano: "Per ore la questura ha portato avanti quello che sembrava un dialogo. Era falso. Per la prima volta Napoli, la città dell'accoglienza e dell'umanità, si è macchiata della strage degli innocenti. Lo sanno tutti i Cie sono dei lager".

fonte: LA REPUBBLICA NAPOLI.IT

LINK UTILI
http://www.nigrizia.it/sito/copertina.aspx 
http://www.beati.org/valentinas/

 
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INCONTRO GIOVANI MANDURIA

Post n°52 pubblicato il 09 Marzo 2010 da Lory.B87

A distanza di pochi giorni dall'incontro fatto a Manduria con il gruppo dei Giovani, voglio lasciare su questo blog qualche commento a riguardo...

Abbiamo condiviso un bel momento, pur essendo gli argomenti della prostituzione e dell' immigrazione vasti e spinosi, è stato belle vedere la curiosità "positiva" di questi giovani che hanno preferito il nostro noioso parlare alle giostre della festa del paese...

Che in loro arda qualcosa? Che possa questo piccolo seme portare frutto in loro? Me lo auguro con tutto il cuore!
Mi auguro che questi giovani possano essere tormentati dal sapere che qualcuno li invita, come fu per Simone di Cirene, a portare la Croce di Gesù Cristo, resa attuale nelle sofferenze e le ingiustizie che subiscono tanti nostri fratelli e sorelle.
Mi auguro che il nostro semplice incontrarci possa aprire loro il cuore, e far scaturire dalle loro labbra il Si dell'impegno!

Buon cammino, ragazzi!

 
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FABRIZIO DE ANDRE'- LA CITTA VECCHIA

Post n°51 pubblicato il 04 Febbraio 2010 da Lory.B87

Amici vi proponiamo questa canzone del grande De Andrè, sperando sia di vostro gradimento!

Buona giornata!

FABRIZIO DE ANDRE'- LA CITTA VECCHIA
Nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi
ha già troppi impegni per scaldar la gente d'altri paraggi,
una bimba canta la canzone antica della donnaccia
quello che ancor non sai tu lo imparerai solo qui tra le mie braccia.

E se alla sua età le difetterà la competenza
presto affinerà le capacità con l'esperienza
dove sono andati i tempi di una volta per Giunone
quando ci voleva per fare il mestiere anche un po' di vocazione.

Una gamba qua, una gamba là, gonfi di vino
quattro pensionati mezzo avvelenati al tavolino
li troverai là, col tempo che fa, estate e inverno
a stratracannare a stramaledire le donne, il tempo ed il governo.

Loro cercan là, la felicità dentro a un bicchiere
per dimenticare d'esser stati presi per il sedere
ci sarà allegria anche in agonia col vino forte
porteran sul viso l'ombra di un sorriso tra le braccia della morte.

Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone
forse quella che sola ti può dare una lezione
quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie
quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie.

Tu la cercherai, tu la invocherai più di una notte
ti alzerai disfatto rimandando tutto al ventisette
quando incasserai delapiderai mezza pensione
diecimila lire per sentirti dire "micio bello e bamboccione".

Se ti inoltrerai lungo le calate dei vecchi moli
In quell'aria spessa carica di sale, gonfia di odori
lì ci troverai i ladri gli assassini e il tipo strano
quello che ha venduto per tremila lire sua madre a un nano.

Se tu penserai, se giudicherai
da buon borghese
li condannerai a cinquemila anni più le spese
ma se capirai, se li cercherai fino in fondo
se non sono gigli son pur sempre figli
vittime di questo mondo.

 
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Una normale famiglia Rom a due passi da casa nostra

Post n°50 pubblicato il 03 Febbraio 2010 da Lory.B87

Amici, ho trovato questa "testimonianza" su facebook ( http://www.facebook.com/home.php?#!/notes/informare-per-resistere/una-normale-famiglia-rom-a-due-passi-da-casa-nostra/284850416266 ) e voglio condivderla con voi... buona giornata!

di Chiara Profeti -

Quando mi è stato chiesto di raccontare la storia di una famiglia Rom conosciuta alcuni mesi fa, avrei dovuto descrivere la vita quotidiana delle persone che la compongono nell’invisibilità, proprio sotto i miei occhi. Li ho visti un giorno caldo di giugno nel parco sotto casa mia, portando a spasso la mia cagnona appena adottata al canile di Milano. Sono stata avvicinata da due musetti sorridenti che ho scoperto poi essere due dei componenti più piccoli di una famiglia composta da mamma, papà e 9 figli. I nostri primi incontri sono stati caratterizzati da continui allontanamenti e avvicinamenti, diffidenza da entrambe le parti e tante domande rimaste per un po’ di tempo in sospeso. Dopo essermi permessa però di scavalcare un muro costruito su pregiudizi e stereotipi lontani nel tempo, sono riuscita a far incontrare i due mondi: il mio e il loro. Mi sono chiesta come ho fatto prima a non essermi mai accorta di loro, a non aver mai notato questa realtà parallela in cui si festeggia il Natale proprio come faccio io, in cui le mamme vanno a fare la spesa al supermercato di quartiere come capita nelle più comuni famiglie italiane, anche se i sacchi della spesa dei miei nuovi amici non si compongono nemmeno della metà delle prelibatezze e leccornie con cui noi riempiamo i nostri carrelli. Avrei voluto anche raccontare di come i bambini del mondo parallelo appena scoperto, sono sempre sorridenti, anche se ricevono in dono una barbie senza una gamba o una macchinina senza una ruota, mentre i nostri bambini pretendono quasi sempre modelli di giochi "all’ultimo grido". Dopo tutto quello a cui ho assistito pochi giorni fa, preferisco invece raccontare ciò che seguirà nelle prossime righe. Immaginate questa scena: persone in divisa, armate, arrivano e vi minacciano di buttare giù la vostra casa, di portarvi via i vostri bambini, così voi siete costretti a prendere le poche cose che avete e incastrarle disordinatamente in valige o sacchi rimediati di fortuna, e scappare veloci come topi a rifugiarvi sotto a un ponte per restare sempre più nell’ombra. Immaginate ancora che, durante questa corsa sfrenata verso l’invisibilità, non riusciate a prendere tutto e lasciate indietro molti dei vestiti per i bambini, le scarpine di vostro figlio di due anni, le coperte con cui vi riscaldate la notte e l’unico piatto dentro il quale mangiate. Immaginate poi che fuori faccia freddo, molto freddo, perché è inverno inoltrato, che si stia facendo buio e che voi non sappiate dove trovare rifugio almeno per i vostri bambini. Questo non è un racconto, né delle parole inventate per sottolineare che qualsiasi sgombero, non seguito da reali interventi di politica sociale, è inammissibile in una società moderna e soprattutto è deplorevole, per chi lo ordina, compierlo in inverno. E’ solo il racconto di ciò a cui io ho assistito in prima persona e di ciò che è accaduto in quei due mondi che, una volta tanto si sono incontrati. Sfortunatamente le persone in divisa, che hanno sgomberato la famiglia che conosco insieme a una decina di altri loro parenti e che senza nessuno scrupolo hanno buttato giù la baracca di queste persone minacciando di portargli via i bambini, appartengono al mio. Ancora una volta, ho provato vergogna nel farvene parte. I protagonisti che hanno subito questa aggressione invece, fanno parte di quella realtà appena scoperta, in cui sono stata sempre accolta tra le grida eccitate e gli abbracci dei bambini, con la speranza negli occhi dei giovani uomini di trovare un lavoro che dia loro la dignità di esistere, con donne un po’ sdentate e sempre indaffarate, come lo sono alcune delle nostre mamme, a curare qualche bambino o a cucinare qualcosa che bolle per ore in pentoloni fumanti. Non starò qui a sottolineare che queste azioni, compiute da "squadracce" armate quasi in "assetto di guerra" contro un gruppo di persone composte per la metà da bambini indifesi abbiano letteralmente mandato all'aria un lungo e difficile lavoro compiuto negli ultimi mesi al fine di costruire un rapporto di fiducia tra questa famiglia e istituzioni come la scuola che avrebbe dovuto accogliere i bambini per la prima volta, dando loro la reale possibilità di una vita forse normale. Come giudicare, dopo tutto quello che hanno vissuto negli ultimi giorni, la paura dei genitori di questa famiglia di mandare i bambini a scuola e magari vederseli portare via un giorno da operatori del servizio sociale che finora è stato completamente inesistente anche se, in maniera del tutto fasulla, è stata riportata la presenza di assistenti sociali sul luogo dello sgombero? E come riuscire poi a chiudere gli occhi di fronte alle ingiustizie subite da queste persone o dalle mamme che con i loro bambini, non sapendo in quale altro luogo andare, non sono state libere nemmeno di sostare in un parco giochi, perchè accusate sempre dalle solite "squadracce" di bighellonare in un luogo a loro non destinato. Quante volte ho visto invece mamme italiane bighellonare, loro sì, nello stesso parco giochi, indisturbate e piene di speranza per il futuro dei loro piccoli. Quello che mi chiedo è come mai questi due mondi appena descritti si incontrano, a livello "istituzionale", quasi sempre e solo per azioni di minaccia e violenza gratuita da parte chi è più forte verso il più debole. Non sarebbe forse più consono, per una società che si professa da anni "aperta all’inclusione dell’altro e del diverso" e "attenta alle esigenze delle fasce più deboli della popolazione", che questi incontri avvenissero per lo meno in pace o che fossero finalizzati alla risoluzione di qualcosa, come ad esempio il potenziamento degli operatori e delle risorse che si occupano dell’inserimento scolastico dei bambini, o l’apertura di sportelli informativi dedicati alle comunità Rom o ancora una maggiore apertura del mondo del lavoro a persone che erroneamente si crede non siano portatrici di alcun mestiere. Tutto ciò che vedo invece intorno a me, da quando mi sono interessata a questa realtà, è la verità indiscussa del cosiddetto "mondo sviluppato" di arrogarsi sempre e comunque il diritto di sapere cosa è meglio e come dovrebbe essere la società Rom, ovviamente una copia della nostra. Non credo che questa lettera servirà a cambiare le cose, ma dopo aver partecipato a scene che anni fa ho letto, sui banchi di scuola, in riferimento alle persecuzioni naziste a carico degli ebrei (ovviamente per venire a conoscenza di quelle subite anche dal popolo Rom, sono dovuta diventare più grande, e approfondire privatamente l’argomento perché sui libri di formazione giovanile lo spazio dedicato è esiguo), non me la sono sentita di descrivere la "vita normale di una famiglia Rom a due passi da casa mia". Mi chiedo come sia possibile definire normale una vita soggetta a un olocausto invisibile ai più, ma continuo.

Nelle foto di Steed Gamero, dall'alto: Chiara Profeti (Gruppo EveryOne) con una famiglia Rom romena appena sgomberata da Lorenteggio; alcuni bambini Rom colpiti dalle recenti operazioni poliziesche.

 

 
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Rosarno, associazione MigrAzione: "leggi rendono difficile l'integrazione"

Post n°49 pubblicato il 28 Gennaio 2010 da Lory.B87

L'associazione MigrAzione interviene sul dibattito legato all'immigrazione e l'integrazione nell'ambito dei fatti accaduti a Rosarno 22/01/2010 «Abbiamo preferito mantenere le distanze dal giudizio immediato sui fatti accaduti a Rosarno perchè abbiamo ritenuto controproducente intervenire in un dibattito avvelenato dalle distorsioni prodotte dalla semplificazione mediatica. Oggi, a mente fredda, avanziamo alcune considerazioni». È quanto si afferma in una nota dell’associazione culturale migrAzione: «Le leggi in materia d’immigrazione, approvate negli ultimi anni – è scritto ancora nella nota – hanno reso più difficile il processo d’integrazione e accoglienza degli immigrati che, giunti nel nostro paese, riscontrano innumerevoli difficoltà per il rilascio dei documenti di soggiorno e nella ricerca di un lavoro regolare. Tutto ciò non permette loro di emergere socialmente e rendersi autonomi. La ricerca di una nuova vita può spesso tradursi in un miraggio, nello status di clandestino e la debolezza determinata dalla condizione giuridica diventa occasione di sfruttamento e abuso da parte di chi in Italia ha visto in altri esseri umani un’occasione di profitto piuttosto che un’opportunità di confronto, crescita e rigenerazione». «Inoltre, avvertiamo sempre più forte – prosegue la nota – l'atteggiamento di chiusura e rifiuto che hanno assunto molti italiani non più disposti ad accogliere e a condividere. Tutto questo ci indigna perchè troppo spesso ci troviamo a gestire situazioni riconducibili al razzismo più inaudito. Allo stesso tempo, però, ci sentiamo più forti e motivati a reagire e a non tollerare più episodi del genere. Crediamo che ognuno di noi abbia diritto alla mobilità e alla ricerca di un’opportunità qualora una condizione di vita migliore fosse inimmaginabile nel paese d’origine». «Dobbiamo essere capaci – riporta ancora la nota – di accogliere e convivere; questo non vuol dire fare entrare tutti nella nostra vita, ma accettare le persone che decidono di venire nel nostro paese perchè è qui che hanno deciso di poter vivere dignitosamente. Lasciamo allo Stato l’onere di tutelarci rispetto a situazioni d’illegalità. Quello che è accaduto a Rosarno è il prodotto dell’abbandono da parte dei governi di una terra già dimenticata con tutte le problematiche annesse alla criminalità organizzata. Gli scontri non hanno reso onore nè agli stranieri nè ai cittadini di Rosarno, succubi entrambi di un sistema che da soli non sono in grado di cambiare. È nostro dovere tutelare il rispetto dei diritti umani e chiedere al Governo e al Parlamento una maggiore attenzione verso i migranti, in uno scenario che mette in discussione la nostra umanità. Occorre una condanna decisa dello Stato di ogni tipo di sfruttamento, ma allo stesso modo i cittadini devono avere un ruolo attivo nella vita sociale del paese>>.

 
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SFRUTTAMENTO DEL LAVORO

Post n°48 pubblicato il 28 Gennaio 2010 da Lory.B87

MATERA - Percepivano tre euro all’ora, lordi, i lavoratori rumeni da mesi sfruttati nelle campagne della provincia di Matera: è emerso nell’inchiesta 'Terra Promessa' dei carabinieri e della Dda di Potenza che oggi ha portato all’arresto di cinque persone, due fratelli imprenditori agricoli di Montescaglioso e tre cittadini rumeni, fra cui due donne, che organizzavano l’ingaggio di manodopera nel loro Paese, prospettando allettanti situazioni che invece si rivelavano un vissuto di sfruttamento.

I lavoratori rumeni, tra cui delle donne, una volta giunti in Italia, venivano privati dei propri documenti di identità. Erano costretti a lavorare tutti i giorni, dall’alba al tramonto, senza un’effettiva paga, poichè dovevano saldare il debito delle spese di viaggio, nonchè esosi e sproporzionati contributi pro-capite, per il consumo delle utenze domestiche e degli alimenti. Non potevano sottrarsi perchè, senza documenti, non potevano essere assunti da altre aziende.

Le pessime condizioni di vita e alloggiative presso dei casolari inducevano gli operai rumeni a prestazioni lavorative tipiche delle forme di servitù, in quanto doppie nell’orario a quelle ordinariamente previste dalla legge, non regolarmente pagate, senza alcuna forma di riposo e soprattutto senza quei minimi requisiti di sopravvivenza, cibo necessario, pulizia personale, congruo periodo di riposo, tale da permettere un recupero di energie lavorative. L’alimentazione era alquanto povera e carente, tenuto conto dell’usurante tipologia di lavoro svolto, poichè basata solo sul consumo di pane, qualche uova, wurstel e frutta. Era limitata la disponibilità di acqua durante le ore di lavoro anche durante le giornate di caldo torrido. La spesa per l’acquisto o la fornitura dei generi alimentari era decurtata, in maniera sproporzionata, dalla inesistente paga giornaliera.

Le presunte ore lavorative venivano riportate su un registro per il conteggio finale (ore inferiori a quelle effettivamente prestate) mentre le condizioni igienico-sanitarie dell’ambiente in cui le vittime erano costrette ad alloggiare erano pessime e disumane e la dimora era infestata dalla presenza di ratti ed insetti di ogni genere. I locali ricadevano in aperta campagna, in luogo distante dal centro abitato, in località San Marco, a Bernalda. E' stato accertato anche un episodio di violenza in cui lavoratori che avevano deciso di ribellarsi, pretendendo la giusta paga, sono stati colpiti con bastoni e mazze da baseball. Per gli arrestati le accuse sono estorsione e riduzione in schiavitù con il vincolo dell’associazione a delinquere.
23 Gennaio 2010

www.lagazzettadelmezzogiorno.it

 
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PIANAR... UN DRAMMA CHE SI RIPETE QUOTIDIANAMENTE

Post n°47 pubblicato il 28 Gennaio 2010 da Lory.B87

NON SERVE SPENDERE PAROLE PER COMMENTARE... LE IMMAGINI SI COMMENTANO DA SE... GUARDATE!

 
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DALLA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

Post n°46 pubblicato il 18 Gennaio 2010 da Lory.B87

Articolo tratto dalla Gazzetta del Mezzogiorno... merita lettura per comprendere cosa accade nel nostro territorio. Merita attenzione per renderci consapevoli di quanto ci accade intorno, perchè non possiamo continuare a mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi! 

 

Nordbarese e Gargano ecco l'esercito degli «invisibili»
 
di GIANPAOLO BALSAMO 

Sono considerati i nuovi «schiavi»: occupano abusivamente mucchi di pietre pericolanti che alcuni si ostinano a chiamare case, vivono al buio e senza acqua corrente e servizi, si spostano, invisibili, a piedi su strade pericolose, mettendo ulteriormente a rischio la propria vita. Tra il Nord Barese ed il Gargano sono circa 4500 le persone migranti potenzialmente vittime di tratta e sfruttamento nei luoghi in cui svolgono le loro attività. È quanto emerso da «Le città Invisibili», il progetto promosso per il quarto anno consecutivo dalla Regione Puglia che ha visto la cooperativa sociale Comunità Oasi 2 tra gli enti attuatori, impegnata in un lavoro capillare nelle campagne di tutta la Puglia nord, a fianco di centinaia di immigrati, invisibili ai più, ma fondamentali per l’economia e per il settore agricolo. 

Immigrati spesso sfruttati e costretti in una condizione di inumanità. «Non sono tutti clandestini - spiega Mariella D’Angelo, responsbile della sezione unità di strada della Cooperativa sociale Oasi 2 “S.Francesco” di Trani - ma il più delle volte persone che la crisi economica ha gettato non solo in una condizione di maggiore precarietà economica ma anche di irregolarità: se non hai un lavoro non hai neanche un permesso di soggiorno. Se non hai un permesso di soggiorno sei più vulnerabile e più sfruttabile perché senza documenti non puoi chiedere che i tuoi diritti siano rispettati». 

Delle 4500 presenze stimate, un buon 40% insistono sul territorio del Sud Foggiano mentre il 22.25% nel Nord Barese dove si assiste alla compresenza del fenomeno dello sfruttamento sessuale sulle statali e dello sfruttamento lavorativo in agricoltura. I mesi che vanno da gennaio a marzo coincidono con la campagna olivicola nel Nord Barese (Terlizzi, Andria, Corato) e quindi, per questa ragione, una maggiore concentrazione di migranti su questi territori. Sin da aprile invece cominciano gli arrivi dei cittadini stranieri nei comuni della sesta Provincia, nelle zone di Cerignola e nelle campagne di Rignano Garganico per la raccolta dei pomodori. 

«Le presenze più significative nel Nord Barese - commenta Antonella De Benedittis della direzione dell’ Oas2 - si registrano nei comuni di Andria e di Terlizzi: nelle campagne di Andria registriamo una presenza di circa 170 presenze, in maggioranza sudanesi, rumeni emaghrebini. Nelle vicinanze di Terlizzi la presenza più significativa è relativa a sudanesi, eritrei e maghrebini, circa 120 persone. Si tratta di migranti, nella maggioranza dei casi titolari di permessi di soggiorno come rifugiati e per asilo politico, spesso anche titolari di permessi di soggiorno per un lavoro che però, a causa della crisi economica, hanno perso.Migranti che vivono nelle campagne, in casolari dismessi, in condizioni inumane, esposti alle intemperie eppure funzionali, con la loromanodopera a bassissimo costo, all’economia agricola locale». 

Più di loro, così come la Gazzetta ha denunciato più volte, vivono in angusti locali, senza elettricità e in condizioni precarie di sicurezza ed igiene. Tra i nuovi «schiavi», purtroppo, ci sono anche diversi bambini che vivono, insieme ai loro genitori, in precarie condizioni, costretti a spostarsi da una zona all’al - tra dell’Italia, in base alle colture e alle stagioni, sempre alla ricerca di un lavoro. 
«I dati che abbiamo raccolto - continua la De Benedittis - non sono certo definitivi. Il fenomeno potrebbe essere ancora più grave visto che la mappatura continua ad essere complessa visto che le nostre unità di strada sono costrette a muoversi nelle campagne della BAT, del foggiano e del barese, su viottoli e strade impervie e sconosciute, che conducono a “villaggi” fantasma e accampamenti insospettati, dove centinaia di persone vivono per alcuni periodi dell’anno in situazioni di grave marginalità, spesso di violenza e gravissimo sfruttamento e dove piccoli gruppi di persone, anche con la presenza di minori, continua a vivere tutto l’anno anche durante i mesi freddi quando le condizioni abitative certo non cambiano ma si accentuano quei disagi come la mancanza di acqua ma anche la mancanza di abbigliamento adeguato alla stagione fredda o alla mancanza di coperte».

 
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MORIRE NEL DESERTO

Post n°45 pubblicato il 16 Gennaio 2010 da Lory.B87

Carissimi amici,
vorrei che ognuno di voi potesse vedere un video trovato in una pagina di facebook.
E' un video molto forte, non adatto alle persone più sensibili e documenta come migliaia di immigrati muoiano nel deserto durante un viaggio senza meta...
Non potendo pubblicarlo qui, inserisco il link invitandovi vivamente a visionarlo.

http://www.facebook.com/#/video/video.php?v=107950599218580

Un filmato documenta la tragica fine degli immigrati espulsi dalla Libia. Così come prevede l'accordo siglato tra Berlusconi e Gheddafi

Le mani nere sollevate ad afferrare l'aria. Pochi passi oltre, il vento sulla camicia anima la smorfia dell'ultimo respiro di una donna. E subito accanto, il corpo di un ragazzo ancora chino nella preghiera da cui non si è mai rialzato. Muoiono così gli immigrati. Così finiscono gli uomini e le donne che non sbarcano più a Lampedusa. Bloccati in Libia dall'accordo Roma-Tripoli e riconsegnati al deserto. Abbandonati sulla sabbia appena oltre il confine. A volte sono obbligati a proseguire a piedi: fino al fortino militare di Madama, piccolo avamposto dell'esercito del Niger, 80 chilometri più a Sud. Altre volte si perdono. Cadono a faccia in giù sfiniti, affamati, assetati senza che nessuno trovi più i loro cadaveri. Un filmato però rivela una di queste stragi. Un breve video che 'L'espresso' è riuscito a fare uscire dalla Libia e poi dal Niger. Un'operazione di rimpatrio andata male. Undici morti. Sette uomini e quattro donne, da quanto è possibile vedere nelle immagini.

Il video è stato girato con un telefonino da una persona in viaggio dalla Libia al Niger lungo la rotta che da Al Gatrun, ultima oasi libica, porta a Madama e a Dao Timmi, avamposti militari della Repubblica nigerina. È la rotta degli schiavi. La stessa percorsa dal 2003 da decine di migliaia di emigranti africani. Uomini e donne in cerca di lavoro in Libia, per poi pagarsi il viaggio in barca fino a Lampedusa. Secondo la data di creazione del file, il video è stato girato il 16 marzo 2009 alle 12.31. L'ora centrale della giornata è confermata dall'assenza di ombre nelle immagini. L'uomo che filma è accompagnato da una pattuglia militare. Per una breve sequenza, si vede un fuoristrada pick-up con una mitragliatrice. Le 11 persone morte di sete sarebbero arrivate fino a quel punto a piedi. Si sono raccolte vicino a una collina di rocce e sabbia. Forse speravano di avvistare da quell'altura un convoglio di passaggio e chiedere aiuto. Addosso o accanto ai cadaveri, scarpe e pantaloni di marche che si comprano in Libia. Intorno non ci sono altri fuoristrada o camion. Non ci sono strade né piste battute. È una regione del Sahara in cui ci si orienta solo con il sole e le stelle.

In quei giorni migliaia di emigranti dell'Africa subsahariana salgono in Libia da Agadez, l'ultima città del Niger, ancora isolata dal mondo per la guerra civile tra l'esercito e una fazione di tuareg. Dalla fine del 2008 si contano almeno 10 mila emigranti in partenza ogni mese, dopo una lunga interruzione del traffico di clandestini. I passatori del Sahara riaprono gli affari sfruttando la ribellione tuareg, sostenuta dalla Francia per ottenere lo sfruttamento del secondo giacimento al mondo di uranio, a Imouraren, vicino ad Agadez. Il 2 marzo il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è invece in Libia per siglare l'ennesimo accordo con il colonnello Muhammar Gheddafi. È la visita in cui Berlusconi porge le scuse per l'occupazione coloniale. Quella in cui i governi di Roma e Tripoli mettono le basi per la collaborazione nei pattugliamenti sottocosta, contro le partenze per Lampedusa. Nel 2008 il regime di Gheddafi aveva lasciato salpare verso l'Italia più di 30 mila immigrati, un record che ha richiamato in Libia migliaia di persone fino a quel momento bloccate ad Agadez.

Nell'incontro Berlusconi e Gheddafi non parlano solo di immigrazione. Discutono di affari personali, dei 5 miliardi di dollari in vent'anni a carico dell'Eni per il risarcimento dei danni di guerra, di contratti per il petrolio e il gas. Tripoli offre subito un segnale di buona volontà e rispedisce verso il Niger centinaia di migranti rinchiusi nel campo di detenzione della base militare di Al Gatrun. Forse i cadaveri filmati con il telefonino sono la tragica conclusione di una di quelle operazioni. Al Gatrun e Agadez sono separate da 1.490 chilometri di deserto. Dieci giorni di viaggio e in mezzo una sola oasi, Dirkou. Fino a quando non si entra ad Agadez non si può dire di essere sopravvissuti al Sahara. Ma la polizia e l'esercito libici di Al Gatrun non si sono mai preoccupati della sorte degli stranieri una volta lasciati al di là del confine con il Niger. Gli immigrati espulsi vengono scaricati dai camion militari e costretti a proseguire a piedi. Oppure sono affidati ai trafficanti che spesso li abbandonano molto prima di arrivare a destinazione. Dalla linea di frontiera tratteggiata sulla carta geografica, la prima postazione militare del Niger è solo Madama, a 80 chilometri di colline e avvallamenti senza pozzi. Non c'è altro. Ottanta chilometri in cui, persa la rotta e abbandonato il bidone d'acqua per camminare leggeri, si è destinati a morire. Già nel 2005 'L'espresso' aveva scoperto che le operazioni di rimpatrio verso il Niger, dopo il primo accordo tra Berlusconi e Gheddafi, avevano provocato 106 morti in quattro mesi. Ed erano soltanto le cifre ufficiali. Come i 50 schiacciati da un camion sovraccarico che si è rovesciato. Oppure il ragazzo del Ghana mai identificato, sbranato da un branco di cani selvatici durante una sosta a Madama. E le tre ragazze nigeriane morte di sete o le15 raccolte in fin di vita con quattro uomini da un convoglio umanitario francese, dopo essere state abbandonate. Tutti condannati a morte da chi aveva organizzato il loro rimpatrio.

La notizia del filmato arriva a 'L'espresso' nella primavera 2009 durante la preparazione del documentario 'Sulla via di Agadez'. L'uomo con il telefonino però non è più nella città di fango rosso: "È tornato in Libia", sostiene una fonte: "Lo stesso giorno del filmato, a molti chilometri da quei cadaveri, hanno soccorso due ragazzi ancora vivi. I due hanno detto che erano stati costretti dai militari a partire da Al Gatrun. Arrivati nella zona del confine hanno dovuto proseguire a piedi". Nel Sahara i passaparola richiedono molto tempo. Ma di solito vanno a destinazione. Il 16 luglio il dvd con il filmato viene recapitato in redazione. Mancano altre conferme. Bisogna aspettare che l'uomo con il telefonino torni ad Agadez e passano cinque mesi. È il 9 gennaio di quest'anno quando finalmente arrivano le risposte. Nel frattempo il video finisce anche in altre mani. Il 13 dicembre qualcuno lo carica su YouTube dagli Stati Uniti. Dice di averlo ricevuto da Augustine, ospite di un campo di rifugiati a Malta. Augustine però non conosce la storia delle espulsioni a piedi.

Palazzo Chigi sa ufficialmente dal 3 marzo 2004 che gli immigrati bloccati in Libia subiscono maltrattamenti. È la data stampata su un rapporto riservato della presidenza del Consiglio che 'L'espresso' ha potuto leggere. La relazione viene consegnata allo staff di Berlusconi, dopo la visita nel Sahara della delegazione della Protezione civile che deve progettare la costruzione dei centri di detenzione libici: "Si ritiene di dover scegliere, per motivi di opportunità e per una fluidità delle operazioni, la via che impegna il governo italiano in misura ridotta", dice il rapporto: "Tale soluzione ci farebbe calare meno nella configurazione dei centri, in considerazione anche del trattamento che riservano i libici ai cittadini extracomunitari trattenuti nei loro centri, di cui si allega documentazione fotografica". Il governo invece si cala, eccome. Fino a chiedere a Gheddafi di proteggere i nostri confini meridionali. Costi quel che costi. Incuranti che in Italia esiste ancora l'articolo 40 del codice penale. Dice così: "Non impedire un evento, che si ha l'obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo".

                                                                                  da L'ESPRESSO 

 
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PEZZI DI VITA ... VITE A PEZZI!

Post n°44 pubblicato il 16 Gennaio 2010 da Lory.B87

Cari Amici,
oggi voglio raccontarvi un pezzo della nostra vita, quella di operatori volontari che vanno su strada (vedi qualche post più sotto per capire cosa voglia dire unità di strada) per incontrare delle schiave del sesso.
Capita, così come è capitato oggi, di trovarsi dinanzi a situazioni che credi siano impossibile, che hanno del surreale... come una macchina con due giovani e una ragazza che attendono il loro "turno"... e che appena ci allontaniamo accostano per far scendere uno dei ragazzi che si appresta tutto contento a consumare la sua prestazione in un casolare diroccato qualche metro più lì...
Io, dopo così tanto tempo passato su strada, a certe cose ci ho un pò fatto l'abitudine, o almeno credevo... Perchè rimango esterrefatta e schifata nel vedere che non solo uomini, ma anche una RAGAZZA possa avvicinarsi con tanta spavalderia e tanta normalità ad accompagnare un amico (un fratello?) a consumare una prestazione sessuale. Attenzione: non l'ha accompagnato dal dentista o al bancomat... ma da una persona! Una RAGAZZA come lei, costretta di sottostare ai pruriti sessuali del suo amico... ora, se io mi immaginassi in una situazione del genere (non da operatrice, ma proprio da DONNA), non riesco a concepire come si possa assistere a tutto questo senza batter ciglio... anzi, magari divertendosi e lasciandosi andare a commenti "da camerata"...
Voleva essere questo un modo per donare a tutti coloro che si soffermano su questo blog, un pezzo di vita (la nostra)... che racconta di vite fatte a pezzi, nell'indifferenza e, ancor peggio, nella complicità di uomini e donne, di ognuno di noi...

 
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VEGLIA DI PACE

Post n°43 pubblicato il 15 Gennaio 2010 da Lory.B87

Amici, con grande gioia pubblichiamo la locandina della Veglia Di Pace organizzata dal Settore Giovani dell'Azione Cattolica della Diocesi di Oria...

PARTECIPIAMO NUMEROSI!

 

 
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HAITI

Post n°42 pubblicato il 14 Gennaio 2010 da Lory.B87

Vogliamo esprimere tutta la nostra vicinanza alla popolazione di Haiti...
A chi ha perso la vita nell'inferno del terremoto, a chi ha perso affetti e averi, a chi vive ora nella precarietà e nella disperazione... A chi sta lottando tra la vita e la morte, a chi sta soccorrendo questi fratelli così duramente colpiti... Ai nostri connazionali e a tutti i fratelli di ogni nazionalità che si ritrovano ad affrontare questo doloroso dramma, questa catastrofe naturale...

Vicino a tutti voi con il cuore e con la preghiera...

 
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ANTONELLA DE BENEDICTIS, RESP. OASI 2 SAN FRANCESCO - TRANI

Post n°41 pubblicato il 11 Gennaio 2010 da Lory.B87

 
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E LA MAFIA RINGRAZIA...

Post n°40 pubblicato il 11 Gennaio 2010 da Lory.B87

Per comprendere quanto sta succedendo a Rosarno, rileggiamo cosa scriveva don Tonio Dell'Olio di Libera nella postfazione del libro "Gli Africani Salveranno Rosarno" (edizioni Terrelibere).
Un segnale di allarme lanciato un anno fa.


E la mafia ringrazia. Perché i governi si susseguono e le maggioranze si rovesciano ma le porte continuano a chiudersi in faccia a questa umanità dolente che bussa alla speranza. Perché fuggono dalla disperazione quei sogni, quelle vite, quelle mani desiderose di faticare per spedire quattro soldi a casa e mangiare pane di sudore. Ed è per questo che sono disposti a pagare qualunque prezzo pur di attraversare deserti e mari per giungere a toccare una terra santa in cui poter ritornare a sperare.

E la mafia ringrazia. E incassa. E ringrazia anche perché potrà sfruttare quelle braccia per quattro soldi e potrà chiedere loro il pizzo del caporale e quello di una catapecchia e quello del trasporto da casa al podere in cui raccogliere le arance. E la mafia ringrazia perché questo Paese non ha leggi umane per la povera gente e perché tutti gli altri si voltano dall'altra parte.

E la mafia ringrazia perché queste sono braccia buone a vendersi anche per fare del male. La disperazione. Qui nella Piana tra San Ferdinando e Rosarno dove la campagna urla una natura generosa e gli alberi sembrano vestiti a festa per il Natale, non te l'aspetti che la miseria ti colpisca alle spalle e che qualcuno sia pronto a sfruttarti perché qui da sempre il lavoro è chiamato fatica e sono popoli nomadi senza romanticismo. Nomadi per lavoro. Nella Piana e nella Locride fino a Reggio ti capita sovente di incontrare gente che è capace di parlarti in tedesco perché a Kalzruhe lavorava da manovale o nei dintorni di Berna indossava una tuta da lavoro per andare in fabbrica. Qui sanno che sapore ha la polvere mischiata al pane e alle lacrime e alla nostalgia del sole e di una campagna vestita a festa. Ma la mafia ringrazia perché si dimentica presto e "chi ha il ventre pieno non crede al digiuno". Parleranno gli studiosi e ci diranno che il fenomeno delle migrazioni è esistito da sempre. Linfa umana nuova e diversa che circolando tra sponde e strade si mischia alla vita, trasportando con sé culture e tradizioni, facendo muovere persino i sapori della cucina fino a condizionare ed arricchire i ricettari. Tutto questo sciamare di popoli sta inscritto nel DNA della razza umana. Questo migrare di volti e di storie, questo rigare di lacrime i volti in partenza sui porti è reso più drammatico oggi da una fame che non conosce precedenti nella storia e dalla velocità delle comunicazioni e delle informazioni. Volersi opporre a tutto questo con la carta delle leggi o con leggi di carta è come voler distendere una rete in aria per fermare il vento. Carne umana che preme sulla pelle del mondo.

E la mafia ringrazia perché questa è carne che si compra e che si vende. E che si ammazza anche per futili motivi. Solo per far capire chi è che comanda veramente qua. Solo per educarne cento. Che tanto noi non li conosciamo per nome e non abbiamo mai pensato che, avvolto in un panno grezzo, anche loro conservano la reliquia di una foto con bimbi che sorridono senza denti e mogli che guardano fiere davanti a sé. Che anche loro durante il lavoro cantano i ritornelli della loro terra e a volte si commuovono e non vogliono farlo vedere. "Sui fiumi di Babilonia, là sedevamo piangendo al ricordo di Sion. Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre. Là ci chiedevano parole di canto coloro che ci avevano deportato, canzoni di gioia, i nostri oppressori: «Cantateci i canti di Sion!».Come cantare i canti del Signore in terra straniera? Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia destra; mi si attacchi la lingua al palato, se lascio cadere il tuo ricordo, se non metto Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia" (Salmo 136). E la mafia ringrazia perché spesso anche le nostre chiese hanno assopito le proprie coscienze e non ripetono più né il pianto né la denuncia. Per l'orfano, per la vedova e per lo straniero. E le mafie ringraziano perché mai si sarebbero aspettate che ad essere loro complici fedeli fossero genti del nord raccolte in un partito a progettare la condanna alla clandestinità, ovvero a chiedere i passaporti alle mafie e viaggio e pedaggio. Questa anagrafe della vita ribolle sotto i colpi dell'inospitalità e ci invita alla scuola di una nuova umanità in cui sono loro i maestri che, dalla cattedra della fatica e del sudore ci insegnano come si fa l'antimafia. Col sangue, con la fatica, col sudore e con la coscienza che ancora sa dire no alla prepotenza.

 
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ROSARNO...

Post n°39 pubblicato il 09 Gennaio 2010 da Lory.B87

Dopo i recenti fatti successi a Rosarno, ritengo e  riteniamo doveroso dedicare una spazio a questa vicenda... per chi non avesse seguito, le notizie apprese e viste sono grosso modo le seguenti:

Rosarno. La cronaca e il bilancio degli scontri
09 gennaio 2010

 

Centinaia di auto distrutte, cassonetti divelti e rovesciati sull’asfalto, ringhiere di abitazioni danneggiate. E’ il bilancio di un pomeriggio di guerriglia urbana a Rosarno, nella Piana di Gioia Tauro, per la protesta di alcune centinaia di extracomunitari, lavoratori dell’agricoltura, accampati in condizioni disumane in una vecchia fabbrica in disuso e in un’altra struttura abbandonata. Risale a maggio dello scorso anno l’arresto di tre imprenditori, sempre a Rosarno, per "riduzione in schiavitù" di alcuni immigrati. A dicembre del 2008, invece, un episodio simile a quello di oggi: due giovani a bordo di un’auto spararono alcuni colpi di pistola contro due ragazzi africani di ritorno dai campi. Anche in qual caso gli extracomunitari reagirono con una violenta protesta.

Cosa è successo

A fare scoppiare la rivolta è stato il ferimento con un’arma ad aria compressa, da parte di un gruppo di sconosciuti, di alcuni cittadini extracomunitari lo scorso giovedì. I feriti - tra i quali c’è anche un rifugiato politico del Togo con regolare permesso di soggiorno - non destano particolari preoccupazione, ma la volontà di reagire che covava da tempo nella colonia di lavoratori ammassati nella struttura in condizioni ai limiti del sopportabile (e di altri nelle stesse condizioni a Gioia Tauro in locali dell’Ex Opera Sila) non ci ha messo molto ad esplodere.

Armati di spranghe e bastoni, gli extracomunitari in larga parte provenienti dall’Africa hanno invaso la strada statale che attraversa Rosarno mettendo a ferro e fuoco alcune delle vie principali: dalle auto - in qualche caso anche con persone a bordo - alle abitazioni, ai cassonetti dell’immondizia. È un paesaggio in cui sono evidenti i segni della guerriglia urbana e dei danneggiamenti compiuti quello che si presenta lungo la strada che dal centro di Rosarno conduce al centro ricovero ospitato nell'ex Esac.  

L'ultimo bilancio

L'ultimo bilancio degli incidenti a Rosarno, fornito poco fa dal prefetto di Reggio Calabria, Luigi Varratta, è gravissimo, I feriti sono 66: 30 extracomunitari, 17 abitanti del posto e 19 appartenenti alle forze di polizia. Cinque immigrati sono ancora ricoverati in ospedali per lesioni più gravi. Uno è stato gambizzato con colpi sparati da un fucile.

Nella notte era stato effettuato un primo trasferimento di circa 300 persone dalla ex cartiera «La Rognetta» di Rosarno verso i centri d'accoglienza di Crotone e Siderno. Il trasferimento è scattato alle 23 di venerdì tra gli applausi dei cittadini residenti nella zona interessata. Dei 300 stranieri, un centinaio andranno nel Centro di prima accoglienza di Crotone mentre altri 200 saranno portati in quello di Bari. Una volta avviato il trasferimento di questo nucleo di immigrati ne rimangono ancora circa 600 ospitati sia nell'ex Opera Sila, sia in un'altra struttura abbandonata in località Le Colline, a Rizziconi, sempre nell'area compresa tra Rosarno e Gioia Tauro. Con loro è in atto una mediazione affinchè si riesca, nel più breve tempo possibile, a trasferirli tutti.

Gli investigatori

C'e' la mano della criminalita' organizzata dietro alla guerriglia urbana di Rosarno? Gli investigatori di carabinieri e polizia dicono che, ''allo stato attuale delle indagini, questo collegamento non emerge''. A loro avviso si tratta di ''un problema soprattutto di ordine pubblico'', che nasce da una situazione sociale ''esplosiva'' in cui trovano spazio ''intolleranza e razzismo''. Gli accertamenti sulla ''matrice'' del gesto che ha innescato la rivolta - e cioe' il ferimento di alcuni extracomunitari con un fucile ad aria compressa - sono appena cominciate: secondo la polizia tutto sarebbe nato da un litigio per ''motivi banali' tra un abitante del paese con qualcuno degli stranieri. Ma probabilmente la spiegazione a quello che e' successo dopo non e' cosi' semplice e non si puo' escludere che la criminalita' organizzata - sempre piu' attiva anche nello sfruttamento del lavoro nero - c'entri, eccome. 

Ecco alcuni video di come gli immigrati di Rosarno vivono...

Sconcertante l'affermazione dell'ultimo ragazzo nel secondo video... "we are no dogs!= Non siamo cani!"... perchè queste persone sono trattate così!
Certamente incendiare auto o danneggiare strade non porta a nulla... ma hanno forse altro mezzo per farsi ascoltare queste persone, trattate da animali?
A questo proposito, trovo molto interessante quanto affermato da Saviano, che mi trova pianamente concorde e da decisamente voce a quanto credo e all'idea che mi sono fatta circa questa storia...

Voi al loro posto, nelle loro condizioni, cosa avreste fatto?

 
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AAA CERCASI ARMADIO PER CASA DI ACCOGLIENZA

Post n°38 pubblicato il 09 Gennaio 2010 da Lory.B87

Carissimi Amici,
come già detto la nostra casa di accoglienza sta crescendo... e con i nuovi ospiti crescono le esigenze... In questo momento abbiamo necessità di un armadio da inserire in una delle stanze da letto che è diventata doppia... qualcosa anche di usato ma in stato buono.
L'unica cosa è che per questioni di spazio non deve essere molto grande (il tipico armadio a due ante con cassetto ad esempio andrebbe benone!)...

Chiunque avesse disponibilità si può rivolgere ai nostri recapiti! Grazie

 
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IL PANE IL VINO E LA VISIONE...

Post n°37 pubblicato il 08 Gennaio 2010 da Lory.B87

CARI AMICI, HO SCOPERTO PER CASO QUESTA CANZONE DI QUESTO GRANDE CANTAUTORE CHE E' SERGIO CAMMARIERE E VOGLIO PROPORVELA.... SPERANDO DI FARE COSA GRADITA, ATTENDENDO I VOSTRI COMMENTI... VI AUGURO BUONA SERATA!!

CLICCA QUI PER ASCOLTARE QUESTA MERAVIGLIOSA CANZONE... http://www.youtube.com/watch?v=_R-rYP8UEZA 

Ed ecco il testo...

Il Pane, Il Vino E La Visione :
(parole di Roberto Kunstler)

Là dove l'uomo è libero e non c'è più differenza
Tra razza fede e sesso esiste solo fratellanza
Ma forse l'utopia non è una scienza
O forse sono io che ne ho abbastanza

Di questo avanti e indietro di scemenza
E di ogni assurda intolleranza
Verso chi come me chiede soltanto
Rispetto per il mondo

Perché davanti a Dio non c'è secondo
E ognuno è solo ed unico di fondo
Per quanto la memoria a volte dice
Che questa vita é solo un appendice

E siamo noi gli stessi di quel giorno
In cui vivevano gli eroi
quando un re poteva battersi al tuo fianco
E morire per noi

Ma non pensare che poi sia così lontano
C'è un tempo nel tempo in cui noi ancora non siamo
Ma fatti non fummo così per essere coinvolti
Da metafisiche e illogiche infinità

Ma nessuno ti dice che poi
Nel deserto non conta chi sei
Conta solo se sai
riconoscere il vero dal sogno

Ma soli nel buio risplende una chiara coscienza
Ed ogni dubbio poi dal cuore scomparirà

Attenti quindi all'abito che fa la differenza
Per voi che dispensate conoscenza
Il caso è matematica e la fede
E' geometria celeste per chi crede

Che questa vita sia un passaggio
Verso un altro tipo di esistenza
Come un ponte che unisce cielo e terra
Inferno e paradiso

Ma se potrai dividere davvero
Il pane il vino e la visione
E affrontare ogni giorno col sorriso
La nostra missione

un sorriso, sarà la comunione
un sorriso, l'amore che verrà

Ma nessuno ti dice che poi
Nel deserto non conta chi sei
Conta solo se sai
riconoscere il vero dal sogno

BUONA SERATA AMICI 

 
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CAPODANNO SOLIDALE...qualche foto!

Post n°36 pubblicato il 04 Gennaio 2010 da Lory.B87

 

 

Qualche foto del nostro Capodanno Solidale... per condividere con Voi la gioia che abbiamo provato nel dare il benvenuto a questo 2010... pieno di grandi speranze!!!!

 
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grazie!

Post n°35 pubblicato il 02 Gennaio 2010 da Lory.B87

GRANDE FESTA DI FINE ANNO... GRAZIE A TUTTI COLORO CHE HANNO RESO POSSIBILE LA REALIZZAZIONE DI QUESTO BEL MOMENTO DI INTEGRAZIONE E GRAZIE A TUTTI COLORO CHE HANNO PARTECIPTO, PREFERENDO UN CAPODANNO SOLIDALE AL SOLITO CAPODANNO!!!

... un anno di grandi speranze... per tutti!

 >>>>>AUGURONI<<<<<

 
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AUGURI...

Post n°34 pubblicato il 31 Dicembre 2009 da Lory.B87

Vogliamo farvi degli auguri speciali... perchè questo 2010 possa essere per ognuno di Voi, ogni giorno, Natale Vero... con attenzione all'Uomo che incrociamo ogni giorno...

Ve li vogliamo fare in musica i nostri auguri... Felice e "Scomodo" 2010...

 
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