il mio diario

Cammino, cammino nello spazio di una giornata umida e piovigginosa.

Questo quartiere nuovo, ancora poco affollato e coi suoi grandi spazi mi trasmette un senso di novità e di libertà

Mi fanno eco i passi, tanto è silenzio intorno, però mi sento bene in questa sensazione di infinito e di immenso, pur se la mente naviga e fa voli lontani da me e da qui.

Se si potesse raccontare in una parola la sensazione che provo non saprei dare una definizione; c’è un appagamento al quale non sai dare una spiegazione,  misto a un senso di malinconia, ma non è tristezza.

Pure i pensieri non sono puliti come questo volo, sono foglie lasciate volare nel vento, cadono lentamente e in un soffio più forte si riprendono , per poi cadere  ancora e dove vanno? E dove sto andando?

Questo vuoto che un po’ mi somiglia, forse è per questo che mi ci trovo bene.. come se qui, lontano dal mondo e dalla sua frenesia ritrovassi una parte di me, senza domandarmi se mi piace.

Sarà perché tutto corre ormai, questa pace, forse troppa , che da l’idea di un’altra dimensione che non sta stretta e non sta larga.

Mio figlio a due passi da me, ormai i suoi passi più lunghi dei miei, qui, in questo quartiere appena nato leggo il suo futuro …  questo mondo è suo e io vorrei avere la sua età , per ricordarlo tra tanti anni com’era e come non sarà più; come me , come noi, come tutto.

Fa strano tutti questi parcheggi vuoti, questi grandi spazi tra un isolato e un altro, questi piccoli alberi appena piantati … fa strano l’imponenza delicata dei palazzi, allineati a schiera, con un ordine preciso, le strade ancora pulite, le facciate colorate di tinte pastello, i ricami disegnati sull’asfalto.

E ho una voglia matta di fermarmi nel centro di questa visione e con le braccia larghe mettermi a girare su me stessa, come ad abbracciare il mondo

E allo stesso tempo tutto questo mi fa sentire così piccola.

Non siamo che bottoni, tanti bottoni , messi alla rinfusa in un cassetto, pronti per essere cuciti da una vita che ci gira il filo intorno.

Appena posso voglio tornarci, a passeggiare in questo posto,

e mentre mi allontano mi prende un attacco di nostalgia.

Forse succede che talvolta luoghi o episodi ci riportano a qualcosa che ci ha colpito nell’infanzia, forse nel mio inconscio mi ricorda il quartiere dove ho  vissuto da bambina , prima che divenisse brutto e invivibile

O semplicemente si cresce e si diviene brutti noi , o si guarda le cose con gli occhi degli adulti, che sono più tristi e più cattivi, segnati dalla vita e dalle esperienze.

E sì, vorrei avere 15 anni ancora, e rompere questo silenzio con risa di ragazzi che scherzano, con i miei segreti di adolescente urlati al vento;

vorrei una bicicletta e girare intorno in tondo, spensierata, come se i pedali fossero due ali.

Vorrei alleggerire questo cuore che porta il peso di nomi che hanno spento il mio sorriso di fanciulla, rei o non rei della mia sofferenza,

vorrei fermare un attimo ancora questo tempo e regalargli il mio pensiero e le mie profonde sensazioni            Tiffany