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Post N° 167

Post n°167 pubblicato il 23 Settembre 2007 da gb00053
 

ANSA) - RAMALLAH, 23 SET - Abu Mazen si e' mostrato insoddisfatto della decisione presa stamani dal governo israeliano di liberare 90 prigionieri palestinesi. "La liberazione di 90 persone non costituisce la soluzione del problema dei prigionieri", ha dichiarato il presidente palestinese in un comunicato diffuso a Ramallah, in Cisgiordania. Secondo l'Anp, infatti, sono ancora 11.000 i palestinesi detenuti da Israele. Criticata anche la scelta unilaterale sui nomi dei detenuti da rilasciare.

E’ esasperante. Logorante.
Perché anche un gesto come la liberazione di prigionieri palestinesi (e sottolineo prigionieri, in galera perché rei, di fatti più o meno gravi), deve essere seguito dalle astruse polemiche di un Abu Mazen che si permette di recriminare quantità e qualità dei detenuti rilasciati?
Non che ci si chieda perché e percome quelle persone  siano in carcere, ci si limita a criticare, accusare e naturalmente non il presidente dei terroristi, ma quella che dovrebbe essere la vittima, senonchè è una vittima troppo caparbia, che da 60 anni  continua a non cedere e a proteggere vergognosamente la giugulare dalle zanne del nemico.
Per quanto Israele dovrà continuare a giustificare al mondo la propria esistenza? Perché ogni passo che per un qualsivoglia stato sovrano sarebbe legittimo non lo è per lo Stato di Gerusalemme?

Gilad è ancora nelle mani dei suoi aguzzini, forse gli stessi che lo hanno rapito, forse venduto  a terzi, più potenti e spietati e inarrivabili.  
Un ragazzino magro, classe 1986, con gli occhiali e un sorriso dolce la cui sorte sprofonda nell’ oscurità degli imponderabili meccanismi del terrorismo armato.
Pochi, se non i più sensibili al fatto, conoscono il suo volto. Niente catene di s.antonio su internet, niente fiaccolate o discorsi di starlette tv o politici mediatici, non una parola per lui, piccolo ebreo.

I qassam continuano a piovere da Gaza , snervanti nella loro regolare imprevedibilità, ormai mortalmente “normali” , attraversano la quotidianità senza più squarciarla, tra un sussulto e la speranza di ritrovarsi tutti quanti, sani e salvi, a cena ancora una  sera. Quotidianamente sopravvissuti. Ma se una pattuglia di Tzahal viene mandata a cercare l’origine di quei lanci, nel tentativo di fermarli e di salvare vite e di arrestare terroristi, allora è un’invasione militare ingiustificata e sanguinaria.

Stesso tipo di proiettili venivano lanciati un estate fa dal Libano, ma dopo l’ennesimo attacco e il rapimento di 8 soldati , quando israele mette in campo l’esercito, il mondo si indigna, di fronte a una tale vergognosa reazione esagerata. Oggi in Libano c’è una missione uni fil, che pare non possa e non debba nulla se non star a guardare hezbollah ormai riarmato e organizzato. I nidi avvelenati del partito di Dio non tarderanno di nuovo a infestare i centri abitati per sputare fuoco e bramare una risposta “esagerata” che coinvolga il maggior numero di civili.

D’altronde il bombardamento dei qassam non è una sensazione del tutto nuova,  dopo anni passati a perdere il conto delle esplosioni e delle vittime dei kamikaze: mietute sugli autobus, nei caffè,  per strada, nei centri più affollati. Attentati vili,  diradatisi ora forse anche grazie a una recinzione che secondo buona parte del mondo “non andava fatta”, il “muro della vergogna” è stato definito, non una parola sulle migliaia di potenziali vittime sottrarre alla morte .

E’ esasperante. Logorante.

 
 
 
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