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messico e nuvole

Post n°142 pubblicato il 01 Febbraio 2007 da gb00053
 

Un paio di pomeriggi fa, complice una figlia appisolata, passando da un canale all’altro mi sono imbattuta in un ”ricomincio da tre” sepolto nella memoria. E come fu galeotto un profumo per un letterato famoso, così quelle scene e quell’attore mi hanno catapultata in un rovescio di ricordi.

Ricordi di un’epoca creativa e ricca di spunti, di ricerca, di meraviglia continua nell’affacciarsi sulle mille scatole d’argento che la vita mi porgeva .
Ricordi di un estate.

L’estate  del motorino. Del motorino e della casa di San Miniato.
 La ricorderò sempre così.
 Venduto il cavallo a un amico di famiglia e la bici tramite un annuncio gratuito, finalmente anch’io potevo sfrecciate su un piccolo scooter rosa acquistato di terza mano dietro consiglio di un fratello.
Affrancata da ogni dipendenza motoria, abbandonato l’autobus e l’implorazione di passaggi a genitori e amici, finalmente ero libera di correre via da casa verso più rosee destinazioni.
E dove avrei potuto correre su quelle due ruote instabili se non verso San Miniato?
 Il quartiere “dei palazzoni”, cubi di cemento multifamigliari accatastati in improbabili geometrie appena fuori da una delle più belle città toscane .
Il quartiere del mio amico pianista, Michel, il papero coi ricci.
Legatissimi fin dai tempi dell’asilo, vivemmo in quel periodo un’ amicizia profonda, costruita sulla nostra curiosità di adolescenti “strambi”. Un legame fatto di libri scambiati, di vecchie canzoni re-interpretate, di nuove scritte tra mille discussioni, di poesie, di politica, di filosofia (mentre lui cercava di convincermi della bontà dei greci, io rimanevo arroccata sulla mia nippo-filia) di ricordi di infanzia, e soprattutto di tanti, tanti VHS.
Se chiudo gli occhi e riguardo a quel periodo, la prima immagine che ritorna è un Troisi magrissimo infilato in una tutina nera . Fu grazie a Michel che lo conobbi così, rivedendo un vecchio sketch de “la smorfia”, e fu una folgorazione. Mi innamorai di quel personaggio all’istante , e da allora divorai kilometri di pellicola guardando e riguardando quelle mani sottili dalla gestualità particolare, tentando di capire le battute (tra dialetto, presa diretta, e naturale bofonchio dell’attore non era facile), ammirando la mimica del viso così espressiva, e quegli occhi, magnifici e tristi .
Un vero innamoramento mediatico da ragazzina romantica .
Ma non erano solo Troisi e le infinite discussioni sul finale de “il postino” (lui non lo avrebbe mai voluto così, mi arrabbiavo, troppo “politicizzato”) ad animarci i pomeriggi.
Dal vecchio video registratore uscivano fuori i primi sanguinolenti thriller di Dario Argento, la dubbia comicità di Nuti (per vendetta, subito dopo, pretendevo la visione di “mishima”), i cartoni di Lucky Luke o i sogni di Kurosawa .
 Proprio accanto alla TV campeggiava il pianoforte, nero e lucido, amore assoluto ( e un po’ invadente) del mio migliore amico. Se si sedeva davanti a quei tasti d’avorio ogni altra attività veniva rimandata, passavamo tutto il tempo a disposizione studiando i testi di vecchie canzoni ereditate dai genitori: De Andrè. De Gregori, Jethro Tull, Leonard Cohen, cercando di carpirne i significati, di sviscerarne la poesia, mentre le corde dello strumento venivano martoriate dagli infiniti tentativi di nuovi arrangiamenti . Raramente riuscivo a strapparlo da quel tipo di ricerca, quando la spuntavo era per fiondarmi sulla sua collezione di “Dylan Dog”, o di “Musica!”, mentre lui attingeva dal mio zaino i vari Benni, Pennac, Allende, Hesse o Kafka .

Non so cosa cercassimo con tanta ansia tra caratteri tipografici, vecchie VHS o vinili consumati .
Chissà quali verità o insegnamenti potevamo immaginare di trovarvi .
 Probabilmente era solo la spinta dei nostri 15 anni di ignoranza innocente, il tentativo di comprendere quel mondo così complicato attorno a noi, di catalogare e analizzare ogni elemento perché facesse meno paura .
 Adesso che è passato un decennio non so se ho davvero molti altri strumenti per capirmi e capire la realtà . Di certo, continuo a farmi portare lontano dai fotogrammi di un vecchio film.

A proposito,  ma come si chiamava quello che ha inventato la pennicillina?

 
Rispondi al commento:
qis
qis il 01/02/07 alle 15:37 via WEB
:) bello! Mi ricordi tanto una ragazza, che mi ricorda un me che forse mi ricorda un altro. Ciao
 
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