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Riguardo le critiche a Jaron Lanier….

Post n°203 pubblicato il 06 Febbraio 2010 da Terpetrus

Nel numero 4 di Sette, supplemento del Corriere della Sera, è comparso uno strano articolo di Aldo Grasso proprio sull’ultima pagina del periodico, intitolato NO AL MAOISMO DIGITALE.

Voi direte: «Che kazzo è il Maoismo Digitale? Un movimento politico neomarxista adeguato al XXI secolo?».

No, magari…. sarebbe una cosa seria, allora. Invece è una scemenza....

Credo che Aldo Grasso intenda con questo termine la diffusione su Internet di un atteggiamento di anti-culto della personalità, o qualcosa del genere.

Tutto l’articolo mi sembra abbastanza confuso e non si sa dove vuole andare a parare, anche se direi che sostanzialmente il tono è decisamente reazionario, di quel tripo di pensiero reazionario che sa solo lamentarsi dei “tempi moderni” e “dei giovani d’oggi” senza offrire nessuna alternativa.

Beh, è  Aldo Grasso…. Non si poteva pretendere di più, da uno come quello.

E poi fare discorsi confusi è di gran moda nell’Italia del XXI secolo….

Da quel che ho capito, nell’articolo si allude al fatto che Mao condannava “il culto della personalità”, l’esaltazione degli individui più valenti o più importanti contro la “massa amorfa”, secondo le linee di tanto pensiero morale orientale, soprattutto di Cina e Giappone, secondo cui la modestia e l’umiltà, anche e soprattutto nei  personaggi importanti, sono valori importanti e fondamentali.

Già il fatto che Grasso non si degni di spiegare alle “masse ignoranti” a cosa allude, la dice tutta su come tratta i suoi simili: non parla a tutti, ma solo a chi è in grado di interpretarlo, come fanno tanti intellettualoidi aristocratici che nascondono il loro vuoto intellettivo dietro tante parolone di difficile o impossibile decifrazione.

Secondo Aldo Grasso, Internet opererebbe appunto un appiattimento nella massa e una fondamentale impossibilità, per l’individuo, di far valere quello che dice rispetto ad altri, per cui i discorsi intelligenti e colti si troverebbero di fatto equiparati alla gran massa di idiozie che prosperano e si diffondono sulla Rete, cosicché la verità non potrebbe mai prevalere sulla menzogna, né il genio sulla stupidità.

Ok, partiamo pure dal presupposto che possa essere davvero così, almeno in parte.

Comunque, l’articolo mi è servito se non altro per sapere qualcosa riguardo Jaron Lanier, il “guru del web” che per primo ha inventato il termine “realtà virtuale” riferito alle conquiste dell’informatica.

Aldo Grasso, scrivendo l’articolo, ha avuto il torto di cominciare parlando di Guido Ceronetti,  uno dei più grandi reazionari musoni piemontesi (notoriamente reazionari, provinciali e chiusi di mentalità ancora più dei miei conterranei veneti), permettendosi pure di dire che “sbaglia chi accusa Ceronetti di misoneismo, anche se può farlo”.

Bontà sua! Ci concede di dire che Ceronetti è un autore che non accetta il mondo contemporaneo. Magari domani ci concederà di dire che anche lui è un reazionario, chissà.

Dovrà concedere a me, però, povero operaio laureato in filosofia (materia che so che lui disprezza abbastanza, da una infelice battuta che disse alcuni anni fa su Magazine), di dire che sarebbe stato meglio spiegare al lettore che “misoneismo”, parola che io stesso non ho mai trovato prima, è una parola che significa “avversione per il nuovo”, e che lo può capire senza bisogno di traduzione solo chi la conosce già o conosce abbastanza le etimologie greche per interpretarla.

Ma proseguiamo: Aldo Grasso difende Jaron Lanier perché avrebbe denunciato questa sorta di appiattimento dei contenuti culturali della Rete, mentre invece molti bloggari (li chiamo così, un po’ per prendere in giro questa nostra pretenziosa categoria di persone che giocano a fare i “personaggi”, illudendosi di riuscire a farsi vedere dal mondo intero) gli avrebbero dato dell’”elitario”, probabilmente perché si sentono parte in causa, dato che la maggior parte dei bloggari infatti non sono altro che maestri di banalità e di collezionismo di parole e immagini di altri tramite il trucco universale del “copia&incolla”.

Grasso cita alcune frasi di Lanier: «Ovviamente un coro collettivo non può servire a scrivere la storia, né possiamo affidare l’opinione pubblica a capannelli di assatanati sui blog. La massa ha il potere di distorcere la storia, danneggiando le minoranze, e gli insulti dei teppisti on line ossificano il dibattito e disperdono la ragione».

Beh… io non conosco gli scritti di Jaron Lanier, e non dubito che sia un valente saggista. Però mi sento anche io di dargli torto, per una quantità enorme di ragioni.

Innanzitutto, il signor Lanier dimostra di avere una concezione della storia decisamente antiquata.

Certo, un coro collettivo di persone non qualificate, non può servire a scrivere la storia. Ma io penso che non lo può fare neanche un manipolo di “esperti” che in fin dei conti scrivono la storia delle maggioranze, dà ragione ai vincitori, e tace su tutto ciò che, secondo loro, è “irrilevante”.

Io rimango attaccato alla concezione che aveva Karl Popper della storia: la storia non ha alcun senso, perché la storia non esiste. La storia siamo solo noi.

Internet ha cambiato il mondo non semplicemente perché ha collegato in modo immediato la comunicazione di ogni essere umano a ogni altro (e ti pare poco?), operando un’unificazione pratica ed immediata dell’umanità, la quale ha potuto così avere la possibilità di conoscersi direttamente, a parte gli ostacoli delle lingue, ma soprattutto ha potuto dare a tutti, individui singoli e minoranze, di avere voce sulla Rete, di raccontare la propria storia e di fare sentire le proprie ragioni.

Penso alla minoranza a cui appartengo io, e all’immenso beneficio che ha operato la Rete per gli omosessuali, i quali hanno potuto riunirsi, conoscersi e farsi conoscere dai “normali” in tutti i loro aspetti, buoni o cattivi che siano.

Quale danno alle minoranze, signor Lanier? Solo perché ogni tanto c’è qualche imbecille o qualche ignorante che spara sul Web le sue kazzate, liberamente come chiunque altro?

La massa distorce la storia, signor Lanier? Perché, gli intellettuali cosa fanno, secondo lei? Non mi faccia ridere, signor Lanier!

Sì, è vero. C’è un certo appiattimento, e senz’altro Wikipedia lo dimostra, come accusa lei, signor Lanier, coadiuvato dall’ineffabile Grasso (e sinceramente penso che lei si sarebbe meritato una difesa molto migliore, di Aldo Grasso).

Su Wikipedia trovi i particolari più insignificanti della vita e dell’opera dell’ultima pos-star inglese, mentre magari particolari importanti di personaggi, popoli e autori storici non vengono menzionati o vengono spiegati en passant….. una cosa vergognosa, certo.

Però mi sembra che i giudizi siano un po’ troppo affrettati.

Voglio dire: da quanto tempo c’è la Rete? Due decenni? Non le sembra ancora un poco presto per dare giudizi così lapidari, signor Lanier?

Non ha pensato che forse tanti difetti della Rete sono dovuti al fatto che ancora deve crescere, e il pubblico deve imparare a usarla senza esserne usato?

Io personalmente ho dovuto imparare a selezionare fra le merdate e la roba davvero utile ed interessante, e vedo che lo fanno anche altri.

La madre dei cretini è sempre incinta, signora Lanier, e lei parla di capannelli di blogger assatanati… e allora?

La democrazia è permettere anche ai cretini e ai mediocri di dire la loro, con il rischio che possano prendere il sopravvento… e allora cosa facciamo, signor Lanier?

Non ha pensato che a lungo andare, con il passare degli anni e delle generazioni, l’umanità imparerà a sfruttare la Rete in modo corretto, buttando via la merda e tenendosi i frutti buoni e sani?

Non ha pensato che forse i cretini e gli ignoranti impareranno ad essere meno cretini e ignoranti, trovandosi di fronte una massa di persone che hanno imparato a rispettarsi e ad ascoltare e dare retta solo a chi pensa che il cervello non ci è dato solo per imbottire il cranio?

Insomma, signora Lanier, condivido le sue preoccupazioni. Difendere il fiore della civiltà e della conoscenza è un dovere di tutte le persone con un minimo di intelligenza, perché è un fiore fragile.

Ma Internet secondo me finora ha operato un tale beneficio dando voce a chi non ce l’aveva, che voglio sperare che quello che lei dice, signor Lanier, sia stato estrapolato da un contesto più ampio, e che Aldo Grasso l’abbia presentato in modo tale da portare acqua al suo reazionario mulino.

Penso a quello che sta succedendo in Iran, in Cina e in Tibet e in tanti altri paesi che non hanno altra voce oltre alla Rete, perché i mass media, governati non dai popoli, ma dalle classi dirigenti, non gli permettono di far conoscere al mondo i loro drammi.

E dico che l’appiattimento in certa mediocrità è veramente un piccolo prezzo da pagare rispetto all’urlo che si può levare dal mondo intero grazie alla Rete, l’urlo dell’umanità intera.

Il fatto che l’umanità non ha ancora imparato a urlare nel modo giusto e ad ascoltare le urla degli altri, è secondo me dovuto solo all’inesperienza e al fatto che non ci rendiamo ancora conto delle infinite possibilità della Rete.

E tra l’altro, chi può dire a quali traguardi porterà il progresso tecnologico della Rete, magari guando potrai avere in camera tua l’ologramma del tuo amico che vive nella giungla della Nuova Guinea e conoscere come vive?

Questa è fantascienza ancora…. Ma solo per pochi anni.

Appiattimento e danno alle minoranze?

Ma fatemi il piacere, va!

 

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