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We're all part of...| « Messaggio #79 | A DAVIDE, MAURO E NOEMI » |
SOUL INTERVISTA SOUL
La domanda iniziale può apparire scontata, però, credo sia essenziale come punto di partenza. Come stai?
Beh…E’ un periodo particolare. Lo scorso anno, in alcuni momenti sono stato veramente bene. Adesso sto combattendo con me stesso una battaglia tosta, molto difficile, semplicemente perché è una battaglia che devo e posso vincere soltanto da solo. L’ansia.
L’ansia. Sei ansioso di cosa?
Ancora non lo so. Sono in un periodo di formazione, sia personale, sia professionale. Devo mettermi continuamente in discussione e penso che sia dovuta a questi motivi. L’Estate l’ho vissuta come un momento di serenità grazie anche ad una persona che mi ha saputo trasmettere emozioni nuove ed estraniare completamente dalla realtà.
Quindi l’ansia che ti porti dietro è soltanto un fatto legato all’età, al momento, al periodo.
Mi auguro di sì. Lo spero, se non altro. E’ certo che se dovessi vivere in questa condizione per tutta la vita, non vivrei per molto. E’ probabile che mi ammalerei dopo poco tempo. E poi c’è un altro fattore che caratterizza un po’ il mio malessere.
Quale?
Patisco i ritmi della città. E’ una cosa che ho iniziato a realizzare da poco. Noto che quando sono in altri luoghi che non siano la città ho ritmi e cadenze che permettono alla mia vita di scorrere in maniera più rilassata. L’alimentazione, gli orari, il movimento, lo sport. Credo di essere più lucido altrove.
Pensi di andare via da qui?
E chi lo sa. Se avessi la palla magica probabilmente saprei rispondere in maniera più esauriente. So solo che questa città, per quanto bellissima, inizio a sentirla distante dalle mie esigenze.
E quali sono?
Anzitutto la tranquillità. La natura. Non sono affatto un naturista o un fissato, tant’è che odio il 70% delle specie animali viventi. Ho una fobia ancestrale legata agli uccelli e in un bosco da solo non saprei accendere un fuoco. Sono i miei limiti. Probabilmente anche per questo ho bisogno di quel tipo di vita, per ricongiungermi ad un qualcosa di più naturale. In città è tutto artificioso: lo stile di vita, gli orari, il cibo. La gente non si guarda nemmeno negli occhi passando per strada, i vicini si detestano. Non mi piace questa dimensione.
Non mi hai risposto, però. Andrai via?
Ti ho detto che non lo so. Ho delle mete che vorrei raggiungere, ma il distacco dalla mia famiglia è la cosa che vorrei evitare. Preferirei fare la spola per un certo periodo.
Roma?
Esattamente. Roma. Penso sia una città più a mia misura. Più alla buona. Credo.
Perché Torino non è una città “alla buona” ?
La gente è sofisticata, spesso ha la puzza sotto il naso e non è un’accusa. E’ semplicemente un mondo diverso. Ognuno pensa alla propria vita.
Il lavoro come va?
Beh, per quel poco che faccio (sono comunque ancora uno studente), va bene. Ho la stima di molte persone che assieme a questo sentimento bellissimo mi danno fiducia e soprattutto contano su di me sia per il presente che per il futuro.
Ti dividi tra il teatro e il doppiaggio. E’ naturale che specie per quanto riguarda la seconda attività sei agli inizi. Cosa pensi del tuo operato?
Per avere ventidue anni, sono un discreto attore. Riesco a ricreare le emozioni, le sensazioni. Alle volte mi fotte l’ansia e il fatto che devo trovare ancora un metodo preciso. Sto leggendo molto riguardo il metodo di Lee Strasberg, uno dei padri storici dell’Actor’s Studio di New York e presto mi butterò anche su Stanislavskij e altri autori. Però, vuoi per l’esperienza che è comunque quella di un ventenne, vuoi perché sono ancora in fase di formazione, ogni tanto imbrocco la serata giusta e sono convinto di aver fatto tutto in maniera perfetta, altre volte mi rendo conto di non essermi piaciuto. Anzi, sono convinto di aver fatto una merda colossale. E non c’è nessuno che mi possa convincere del contrario. Se dentro di me sento che ho fatto schifo, è dura riuscire a farmi cambiare idea.
Però fai già molte cose e riesci a creare sensazioni ed emozioni particolari per essere uno di ventidue anni…
Sì, diciamo che lì l’esperienza del teatro fa tanto. Ridendo e scherzando, sono undici anni che salgo e scendo da un palco. A parte una breve pausa in mezzo nella quale mi sono decisamente sentito sperduto, quando salgo su un palco ottengo una dimensione mia. Mi sento a mio agio.
E il doppiaggio?
No, del doppiaggio non voglio parlare. Lavoro già fortunatamente, ma a livello tecnico non sono affatto impeccabile. Ho ancora un anno pieno di specializzazione davanti e poi la dura gavetta che mi aspetterà. Forse fra dodici mesi avrò un’idea più chiara. Nel frattempo mi diverto a guardare i doppiatori già totalmente formati che già solo quando si infilano la cuffia hanno qualcosa da insegnarti. Diciamo che le basi per fare bene ce le ho, devo impegnarmi e farmi il culo quadrato che qualsiasi professionista di qualsiasi settore deve farsi per diventare un asso nel proprio mestiere.
Teatro, doppiaggio…E il cinema?
Qui mi si tocca nel vivo. Il cinema è la mia vita. Ogni volta che trovo un set in giro per Torino divento una iena perché nessuno, nonostante chiunque abbia i miei curriculum, mi ha contattato per mezzo, che sia mezzo provino. Devo sicuramente mettermi in gioco un po’ di più. Far girare maggiormente le mie credenziali, da un lato. Dall’altro, credo non sia ancora il mio momento. Il mio futuro spero sia il cinema. Lo voglio fare. E’ la mia dimensione. Il set è la mia vita. I film che ho girato fino a questo momento mi hanno dato la prova di sentirmi veramente a mio agio. Credo che nel 90% dei casi farei una bella figura. Ma devo ancora studiare molto. Guardare le star di questo mestiere e come loro arrivano ad interpretare un ruolo è già storia di suo.
Chi ti piace come attore italiano?
Ho diversi nomi, che ricorrono spesso. Tutti uomini. E’ anche normale. D’altronde se dovessi interpretare un ruolo, nel 99% dei casi sarebbe di sesso maschile.
Comunque apprezzo molto Pierfrancesco Favino, che ho anche avuto il piacere di conoscere, Sergio Castellitto, Giancarlo Giannini, Massimo Dapporto, Giorgio Tirabassi e Raoul Bova.
Tra quelli in vita…
Beh, se dovessi elencare quelli che non ci sono più, l’elenco sarebbe infinito. Tra tutti, Vittorio Gassman, Jean Marie Volonté, poi ci sono i grandi nomi della commedia come Totò, Eduardo De Filippo, Franchi e Ingrassia che adoro.
Nella commedia italiana, oggi chi apprezzi?
Contrariamente a quanto la moda del momento imponga, sono un fan sfegatato di Christian De Sica, di Massimo Boldi, di Vincenzo Salemme e di Leonardo Pieraccioni.
Cosa ti colpisce di loro?
Sono attori che interpretano nel bene e nel male sempre lo stesso ruolo, più o meno sé stessi, ma ogni volta hanno trovate geniali. Pieraccioni è fantastico in quasi tutti i film, Salemme a teatro specialmente, è mostruoso. De Sica e Boldi sono conosciuti per le commedie di “Vanzina” , che poi in realtà sono di Neri Parenti, ma sorvoliamo e soprattutto sono conosciuti per le commedie dove ci sono “le tette e i culi”. Io li trovo assolutamente favolosi. Ci sono scene che negli anni venturi ricorderanno tutti. Detesto il fatto che un attore debba essere bistrattato quando è in attività, poi, con gli anni, vuoi perché non ci sia più, vuoi per effetto dei tempi che cambiano, essere riaccreditato come “big”. E’ capitato a geni della commedia come Totò, ma anche a personaggi di fama decisamente inferiore come Bombolo o Alvaro Vitali che hanno incentrato tutta la loro carriera sulla loro fisicità e sulla loro attitudine a caratterizzare. Non scordiamo che questi ultimi due sono stati scoperti da Fellini in persona…
Ti piace Fellini?
Non molto, anzi decisamente no. Sono uno legato coi piedi per terra, quindi pur provando un’ammirazione immensa per chi usa il sogno o l’immaginazione per fare dell’arte, non riesco a farmi piacere quel tipo di cinema. Non si può negare, però, che sia un maestro, perché aveva una mise en scène da far invidia a chiunque al giorno d’oggi. Registi così “astratti” non ce ne sono più. Ripeto, non mi piace, ma non posso negare che sia un genio per come lo fa.
Altra tua grande passione è la musica. In questo momento cosa stai ascoltando?
Trovo che questo 2008 sia un anno favoloso dal punto di vista musicale. I grandi ritorni delle rockband inglesi che seguo. Nel giro di pochi mesi sono in uscita i dischi di Coldplay, Verve, Oasis e presto anche i Kasabian. Per un assiduo ascoltatore di questi “gropponi” non può che essere un eden il solo pensiero di avere così tante canzoni nuove da poter ascoltare sicuro che quei gruppi non ti deluderanno.
E i Fahrenheit?
Torneranno. E molto presto. Abbiamo in cantiere un album molto bello. Aspettiamo solo conferme riguardo il batterista e il bassista, ma per il resto dovremmo essere pronti per intraprendere una nuova avventura. Il primo CD che abbiamo fatto era molto sperimentale, ma conteneva pezzi che sono rimasti, il prossimo deve essere per forza di cose un lavorone. Mi auguro di accumulare abbastanza denaro per poterlo curare come si deve.
L’amore come va?
Va… Penso ora di aver trovato la persona giusta, però bisognerà aspettare.
Come vi siete conosciuti?
Non mi va di parlare di queste cose.
Sei riservato.
Sì, poi aspetto che la cosa abbia degli sviluppi concreti. E’ una cosa molto bella, per cui ha bisogno del suo tempo per crescere e diventare effettivamente grande.
Anima, lavoro, amore. Abbiamo parlato di tutto. Pensi che abbiamo tralasciato qualcosa?
Beh, la famiglia. La cosa senza la quale non sarei ciò che sono, non farei ciò che faccio e non avrei ciò che ho. Devo tutto a loro e provo un amore profondo.
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Qualunque sia il motivo della tua visita, sei il benvenuto.
Rispetta le mie parole e, più di ogni altra cosa, cerca di comprenderle a fondo, di gustarle. Fanno parte di me.
E quando andrai via, per favore, fa' piano e non sbattere la porta.
C'è un magnifico silenzio qui.
Qui abita Soul.

