« NELLA "MIA" STAGIONEDREAM TEAM - CONSULT FIN 5-3 »

L'ULTIMO GIORNO DI SCUOLA

Post n°86 pubblicato il 12 Giugno 2009 da Heart.and.Soul
Foto di Heart.and.Soul

Ieri pomeriggio sono andato a scuola a prendere mia sorella.
I bambini piccoli (non ricordo bene se solo quelli di adesso oppure è sempre stato così) forse non sentono molto l'evento. Non so perché.
Mia sorella è uscita dal cancello assieme ad un'altra ventina di bimbi come lei che erano il volto della normalità.
Per loro era una giornata qualunque.
Alcuni genitori hanno dovuto spronarli e sbraitare loro che QUELLO era l'ULTIMO GIORNO DI SCUOLA ottenendo in cambio espressioni ancora più neutre di quelle di prima.
Da una parte, meglio così: se un bambino non urla a squarciagola la frase "E' FINITAAA" come si fa di solito alle scuole superiori vuol dire che, tutto sommato, alla scuola elementare, si sta bene.
Talmente bene che la scena che mi ha colpito di più è stata quella di una bambina. Forse di quarta o quinta elementare che, uscita dal cancello, ha lasciato lo zainetto al papà e, subito dopo, ha nascosto il viso con le mani per non mostrare alla gente intorno le lacrime che la sua piccola coscienza le suggeriva di lasciar scorrere via in quel momento.
Nello stesso istante, osservando quella bambina, mi è tornata alla mente un'immagine di me stesso.
Fine della scuola.
1994 o forse 1995.
Urla e strepiti tutt'intorno a me, ma dentro devastazione e solitudine.
Le piccole voci dei bambini come me si davano appuntamento nei cortili delle loro abitazioni ed io, con la testa chinata e il viso bagnato dalle lacrime, immaginavo grandi partite a pallone, sudate infinite, nascondini fino al tramonto e tante innocenti risate.
Io, invece, ero solo.
Non abitavo vicino ai miei compagni. O almeno non abbastanza da poter raggiungerli scendendo semplicemente le scale del mio condominio o attraversando la strada. Abitavo in un palazzo in cui la maggior parte delle persone avevano superato i quarante, alcuni anche da molto tempo. E nessun bambino. Né della mia età, né di nessun'altra.
Non provavo invidia per i miei compagni.
Nemmeno quella leggera e velata dei bambini che definire tale sarebbe perfino eccessivo.
Io provavo dolore.
Vero dolore.
Non avrei più visto i miei amici per tre mesi dopo averli visti tutti i giorni per tutto l'Inverno. Fino a Settembre nessuna traccia di coloro che riempivano le mie giornate.
E per un bambino i dolori più grandi nascono dalle cose più piccole.
Le lacrime continuavano a scendere giù davanti a quel cancello dove mai avrei immaginato di ritrovarmi, ben 15 anni dopo, inerme nell'osservare una scena assolutamente identica alla mia.
E non valevano a niente le frasi stupite delle mamme dei miei compagni sul "alla mia età quando finiva la scuola saltavamo alto così".
No che non bastava.
Perché se i compiti e i piccoli esercizi da fare a casa tutti i giorni erano il dazio da pagare per poter stare così bene, sarei stato pronto a svolgere i miei e quelli di tutti i miei compagni. Anche di quelli antipatici, pur di stare un altro po' con loro.
Sarebbe iniziata un'altra Estate chiuso in casa in attesa delle tanto sospirate vacanze di Agosto.
L'oratorio della mia zona non lo volevo vedere nemmeno in cartolina. Perché non conoscevo nessuno. Per me loro erano nulla e io sarei valso ancora meno, a mia volta.
Un'altra Estate a guardare la TV. I bei cartoni, i programmi che ti tenevano compagnia. Stando bene, sì, ma affacciandomi al balcone, di tanto in tanto, vedere in lontananza le case popolari azzurre che significavano "il quartiere della scuola" e pensare quanto mi sentivo imprigionato. Il caldo, il bel tempo, le giornate vuote e nate per essere riempite nel migliore dei modi.
E lì la mia fantasia doveva fare due cose: sopperire o adeguarsi.
Così, passavo intere giornate a ideare giochi e passatempi con la consapevolezza che avrei dovuto idearne uno che doveva essere bello, affascinante, ma che avrei dovuto giocare rigorosamente da solo. E la maggior parte dei giochi, anche quelli in scatola, si sa, erano ideati e pensati per un numero di persone decisamente più alto. Avevo a disposizione una casa, qualche giocattolo, uno stereo con qualche CD e una marea di musicassette. Tanti fogli, tanti pennarelli e tanti colori.

Così è nata la mia vita. Da un piccolo angolo di solitudine cresciuto al punto di diventare talmente grande ed importante da invadere come una bolla anche il ricordo bello e felice dei compagni di classe che, per diversi mesi, non avrei rivisto.
Una bolla che forse ancora adesso mi tiene ad un millimetro dalle vite degli altri.
E se oggi, piccola bambina, stai piangendo le stesse lacrime, ricorda che dentro di noi c'è un mondo che dobbiamo scoprire e coltivare e che non ha bisogno di subire ad uno ad uno gli stimoli che arrivano dall'esterno e che, proprio perché già fatti e confezionati apparentemente su misura, uccidono il bambino che è in noi.
Questo mondo vivrà con te per sempre.
E sarà il tuo unico amico quando gli appuntamenti tristi della vita busseranno alla tua porta e tu DOVRAI lasciarli entrare.
Asciuga le lacrime.
E se ti senti sola, domani, guardati dentro.
Forse così sola poi non sei.

Soul

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
Vai alla Home Page del blog
 
 

 

WELCOME

Qualunque sia il motivo della tua visita, sei il benvenuto. 
Rispetta le mie parole e, più di ogni altra cosa, cerca di comprenderle a fondo, di gustarle. Fanno parte di me.
E quando andrai via, per favore, fa' piano e non sbattere la porta.
C'è un magnifico silenzio qui.
Qui abita Soul. 

 

FACEBOOK

 
 

FACEBOOK

 
 

Archivio messaggi

 
 << Dicembre 2025 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

Ultime visite al Blog

dynastise.marcelliLaura.f_2007tarantino100x100Heart.and.Soulmarysq92GiAnRi1821delo10blackdream2nautico74isa.7msupersonny75baronello76francesco.mirobatmanu1
 
Citazioni nei Blog Amici: 11
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2025Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963