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MARRONI..alimento principe

Post n°9 pubblicato il 21 Febbraio 2010 da beskersi
Foto di beskersi

                             “ballotte”, “bruciate”, “pelati”, castagne, polenta, frittelle e per le feste tortellini fritti imbevuti nell’alchermes e spolverati di zucchero e altri piatti ancora, erano appunto l’alimento principale durante la nostra infanzia per l’autunno – inverno.

Al mattino mio Padre si alzava per primo, accendeva il fuoco, l’unico mezzo di riscaldamento, e poi preparava le “bruciate” per la colazione della famiglia.

Sentivo mio Padre salire le scale e dal letto vedevo la rarefatta luce della lanterna che il mio babbo teneva in mano, e che piano piano illuminava la camera dove dormivo. La luce della lanterna, che serviva per raggiungere la soffitta, rifletteva l’ombra di mio Padre sulla parete dove era posto il mio letto, poi ingrandendosi a dismisura attraversava la parete laterale alla mia sinistra, risaliva su quella e me dirimpetto e poi si riuniva alla persona del mio babbo infondo alla camera, dove una porta conduceva alla soffitta e dove tenevamo la scorta dei Marroni.

Quando scendeva l’ombra faceva il percorso all’inverso riunendosi alla persona di mio Padre, questa volta, alla porta d’ingresso della mia camera. Capivo, dai rumori che mi pervenivano dalla cucina e che mi erano famigliari, che i marroni potevano essere cotti!, scendevo in cucina, afferravo qualche marrone dal cesto del “bruciatoio” e quindi esclamavo “babbo sono cotti”!.

A quel punto tutta la famiglia si riuniva attorno alla tavola e lentamente consumavamo la colazione.

Il gatto sonnecchiava  sulla sedia accanto al fuoco, ma aveva dormito nel mio letto, infatti, la sera quando tutto era calmo, saliva furtivamente le scale, io alzavo le coperte e lui si infilava sotto e si acciambellava accanto al mio corpo. Una mattina però, incautamente, usci di sotto le lenzuola proprio mentre passava mio Padre, e da quella sera prima di coricarsi, i miei genitori passavano a controllare e, se c’era, veniva preso, come si suol dire, per la “collottola” e spedito in cucina.

Fatta colazione prendevo la cartella con i libri, un pezzo di legno e andavo a scuola; sì un pezzo di legno da bruciare; non esisteva altro modo per riscaldarsi se non accendere una stufa nell’aula scolastica, e quindi tutti dovevamo contribuire.

 
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