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I sentieri del Paradiso

Post n°14 pubblicato il 29 Luglio 2011 da beskersi

….ogni sera, prima di prendere sonno, esamino gli avvenimenti della mia giornata per accertarmi di non aver compiuto azioni offensive o che in qualche modo possano aver causato danni al prossimo, e  ciò per godermi un sonno ristoratore.

                Stamattina mi sono alzato un poco inquieto. Data la mia età mi domando spesso quanto ancora mi resta da vivere e non posso negare che la vecchiaia mi fa paura. I segni sono già evidenti, e lasciare questo mondo, anche se così distratto verso l’uomo in tutti i sensi non dà allegria, e quando ho momenti di tristezza il mio aiuto sono i ricordi della mia infanzia, ed è lì che mi rifugerò.

Quello di oggi consisterà nel ripercorrere “ I sentieri del Paradiso” e che sono quei sentieri che mille volte ho percorsi e che mille volte mi hanno dato e mi danno nuove e piacevoli sensazioni e che mille volte vorrei ancora percorrere. Mah, qualcuno potrà storcere la bocca, ma sono fatti miei.

Mi vesto in modo adeguato per una escursione in montagna, aspetto che la macchina del caffè gorgogli e lasci cadere il suo prodotto, mi gusto il caffè accompagnato da un biscotto e indossato lo zaino e presa la mia “giannetta di corniolo” mi incammino: il mio setter, come fa ogni mattina, mi ha già manifestata la sua disinteressata gioia, indipendentemente che possa portarlo con me o meno; oggi non potrò farlo.

                Apro la porta di casa mentre una palla di fuoco, il sole, facendosi largo sul crinale tra i tronchi del bosco di faggio mi manda un piacevole calore e l’aria del mattino, come un sapiente massaggio, mi dà vigore e voglia di libertà. Attraverso le limpide acque del fiume e il sentiero inizia a salire: quante volte l’ho percorso!.

L’ungo il viottolo, in un punto sassoso e ben scoperto, noto un piccolo serpente dalla forma strana, la vista non è più acuta, quindi mi avvicino e mi accorgo che il rettile  tiene in bocca una lucertola e tenta di ingoiarla,  la stessa si dibatte per sfuggirgli. Non ho dubbi tocco il rettile col bastone e lo stesso allenta la presa, la lucertola ne approfitta fuggendo “a coda levata”, il rettile si allontana lentamente infastidito. Sorrido e proseguo.

 Arrivo in breve nelle prossimità di un grande prato verde, dove spesso trovo Bovini al pascolo, questa mattina non ci sono, il mio sguardo percorre il suo perimetro e su vicino al bosco un capriolo mi guarda con sospetto, mi muovo e lui con quattro salti è già dentro il bosco e invisibile.

                Qualche giorno fa guardavo un video da me girato almeno 5 o 6 anni fa ad un gruppo di bovini al pascolo, mi siedo lì da dove avevo prese quelle immagini e ripercorro quelle scene. Rivedo quella mucca pascolare che col suo ritmico movimento della testa dal basso verso l’alto per brucava l’erba e il ritmico movimento dava modo al suo campanaccio di diffondere un suono grave e piacevole. Un altro bovino poco distante faceva rintoccare il suo, e i due suoni perfettamente complementari col sottofondo di qualche cinguettio, diffondevano pace. Poi la cinepresa zumò verso un boschetto dirimpetto dove i primi colori autunnali e in particolare quelli  dei ciliegi, macchiavano di un rosso ruggine il verde dei faggi, riproducendo un quadro variopinto che solo la natura sa comporre.

Le immagini continuavano attardandosi sui crinali dei monti più vicini, per cogliere giochi di luce creati dalle prime luci dell’alba e quelli di bianchissime nuvole, nei cui contorni si potevano “vedere” figure o scene incredibilmente originali. Le immagini poi scendevano lungo la dorsale della montagna, passavano sopra il paese, si allontanavano verso più ampie distanze, quindi sfioravano la Crocetta, mitico luogo di gioco di tutti i ragazzi e di tutte le epoche del paese. Infine l’immagine  rientrava sul grand’angolo e si posava su una pianta di rosa canina, i cui ultimi petali delle roselline, dai colori tenui di un bianco/violaceo, ma oramai squalciti stavano per abbandonare definitivamente la pianta e così facevano bella mostra le sue rosse bacche e la scena sarebbe finita lì se quella mucca col suo ritmico movimento della testo e il suono del suo campanaccio non avesse riempito lo schermo, fermandosi proprio al di là della pianta,convincendomi ad allungare la scena.

                                Riprendo il percorso da me scelto e risalgo verso le cime dell’Appennino, accompagnato dai miei ricordi. Salgo lungo un percorso tra noccioli dove il sole non può penetrare, poi mi avvicino ad una abetaia, la attraverso respirando a pieni polmoni il profumo della resina prodotta dagli abeti, passo vicino ad un casolare oramai abbandonato, ma dove sono ancora evidenti i segni di trascorsa vita umana, e dove il sentiero svolta a sinistra e porta diretto ad una sorgente ancora in uso, posso consumare un sandwich e dissetarmi. Davanti a me, l’orologio di un classico campanile a guglia, tipico dei pesi montani, scandisce le ore,in un casolare più giù il cane pastore di Ubaldino col suo bonario “bu”, “bu” “bu”, spinge le pecore al pascolo.

                Sono, ora, sul crinale dove un immenso prato è illuminato dal sole, i suoi tiepidi raggi  e la delicata brezza sono un compendio impagabile.

Guardo l’orologio, è ora di rientrare, scendo verso casa.

Giunto oramai vicino al paese prendo una scorciatoia che però per il poco uso che ne viene fatto attualmente, è stata invasa dalla vegetazione. Sposto un ramo che mi reca intralcio e davanti al mio viso vedo un topolini immobile  su un ramo spoglio di un ginepro, sorpreso mi chiedo come non possa essersi accorto della mia presenza. Passano pochi attimi  e a meno di quindici venti centimetri, un Biacco sta guardando fisso la sua preda, oramai ipnotizzata. E’ un rettile adulto e dai colori che bene si mimetizzano con l’ambiente.

Non ho dubbi tocco  il rettile che lentamente scende dal tronco e sparisce tra la vegetazione, anche il topolino liberato dall’ipnosi si dilegua velocemente, come la lucertola, “a coda levata!”. Sorrido e proseguo verso casa.

Anche quella sera prima di prendere sonno, ripassai in rassegna le azioni della giornata,  pensai ai miei sentieri che idealmente mi portano in Paradiso, a quella lucertola e a quel topolino a cui avevo salvata la vita e sorrisi, ma un’ombra ridimensionò il mio buon umore pensando che quei due rettili avevano saltato il pranzo.

Incornicio anche questa bella giornata passata lungo i miei sentieri accompagnato dai miei ricordi e dai molteplici rumori, sempre spiegabili, del silenzioso bosco.

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