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RICORDI FLASH

Post n°12 pubblicato il 04 Febbraio 2011 da beskersi

 

         Era Autunno inoltrato, pioveva, la nebbia copriva le cime più alte dei monti che circondano il mio paese. Il caminetto ardeva e l’acqua nel paiolo che pendeva nel camino, gorgogliando, ci faceva capire che era tempo di preparare il pranzo. La mia Mamma, seduta vicino alla finestra, stava  “rattoppando” gli abiti da lavoro del babbo e quelli di noi bambini; con mani esperte faceva  scorrere velocemente il tessuto degli abiti sotto il “piedino” della sua Singer.           

      Io Le sedevo accanto e nei momenti opportuni, facevo scorrere, sull’asta millimetrata dipinta sulla base della macchina per cucire e nella quale individuavo un lungo binario,  un pezzetto di legno con una piccola protuberanza su un lato e in quella forma “vedevo” una patente macchina a vapore, proprio come quelle che sbuffando passavano  davanti alla mia finestra;  figlie dei loro inventori, il francese Papin, il britannico Newcomen e dello scozzese Watt.            

     Fuori la pioggia cadeva insistente, mi rammaricavo un po’ perché non avrei potuto incontrare i miei amici; poi la pioggia pian piano si trasformò in neve, mi piaceva molto vedere cadere la neve  e così esclamai: ”Mamma nevica!”, mia Madre alzò lo sguardo e non sembrò felice anzi, e riprendendo a cucire esclamò: ”e poveri  noi come faremo a passare l’inverno”.             

      Certo che gli inverni, particolarmente in montagna, erano lunghi e le provviste non erano  così abbondanti e a volte anche  la legna da ardere scarseggiava; Una cassa di farina dolce, una di quella di gran turco, un pò di marroni, fagioli, patate e poco altro, provviste che non ci mettevano  al sicuro da qualche rinuncia. Notai, poi, che il volto di mia Madre, effettivamente esprimeva  preoccupazione, e un bimbo di 6 o 7 anni, come me, non poteva esser felice nel  vedere la propria mamma preoccupata. Mia Madre si accorse del mio turbamento e cercò di tranquillizzarmi dicendo:  “Non preoccuparti, Bertino,  penserà a tutto il babbo”, riprese a cucire e il suo volto riapparve sereno e anche in me tornò  il buon umore.          

     Nevicava ancora  copiosamente, mia mamma fece una pausa, andò  al paiolo, dove  mise  gli ingredienti che quel giorno avrebbero costituito il pranzo per la famiglia, e così  io potei riprendere liberamente a far scorrere il mio pezzetto di legno sull’asta millimetrata della Singer, sognando sbuffi e sibili di vapore e il classico “ciuff,ciuff, ciuff” della mia potente locomotiva, seminascosta in una nuvola bianca!.

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