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“La pupazza ” e “ju cavallucciu” sono due dolci di pasta biscottata a forma, appunto, di bambola e di cavallo che a Roviano, ma anche negli altri paesi della Valle dell’Aniene, venivano donati ai bambini per la merenda della Pasquetta o della domenica successiva in Albis, come a Ciciliano.
Essi erano adornati con canditi rossi o ciliegie al posto delle bocche e chicchi di caffè o pezzettini di carbone al posto degli occhi ed avevano la singolare caratteristica di avere collocato nella pancia un uovo tenuto fermo grazie a due cordicine di pasta intrecciate.
L’usanza di donare questi particolari tipi di dolci si perde lontano nel tempo e, mancando una vera e propria documentazione scritta, a parte notizie riportate in diversi testi da studiosi locali, l’unico mezzo che abbiamo per averne la testimonianza è cercare nella tradizione orale, nei ricordi delle persone anziane.
La bambolina, cui spesso veniva dato l’aspetto di donna matura con tanto di seni e braccia incurvate sui fianchi nella tipica posa in cui venivano ritratte le contadine nelle stampe sette-ottocentesche, poteva inoltre portare collanine fatte di confettini di zucchero.
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