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DONNE 8 marzo

Post n°42 pubblicato il 01 Marzo 2009 da riverbero_blu
 

donne 8 marzo

"DONNE" 
di Jack Folla

Più dei tramonti, più del volo di un  uccello, la cosa meravigliosa
in assoluto
è una donna in  rinascita.
Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la  caduta.
Che uno dice: è finita.
No, finita mai, per una  donna.
Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non
vuole.
Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle  ferite da mina anti-
uomo che ti fa la morte o la  malattia.
Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti  stai
giocando l'esistenza in un lavoro difficile, che ogni  mattina è un
esame, peggio che a scuola.
Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti
guarderà
deciderai se sei all'altezza o se ti devi  condannare.
Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce  mai.
E sei tu che lo fai durare.
Oppure parlo di te, che hai  paura anche solo di dormirci, con un
uomo;
che sei terrorizzata che una storia ti tolga l'aria,
che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno
s'infiltri nella tua vita.
Peggio: se  ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.
Sei stanca: c'è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti
vuole cambiare,
o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.
Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa.
Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le  altre:
"Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così".
E il cielo si abbassa di un altro palmo.
Oppure con quel ragazzo ci  sei andata a vivere, ci hai abitato
Natali e Pasqua.
In quell'uomo ci hai buttato dentro l'anima; ed è passato tanto
tempo, e ne hai buttata talmente
tanta di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio
perché non sai più chi sei diventata.
Comunque sia andata, ora sei qui e so che c'è  stato un momento che
hai guardato giù
e avevi i piedi nel  cemento.
Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel  tuo lavoro,
nella tua solitudine.
Ed è stata crisi.
E hai  pianto.
Dio quanto piangete!
Avete una sorgente d'acqua nello  stomaco.
Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata,  alla fermata
della metro, sul motorino.
Così, improvvisamente.  Non potevi trattenerlo.
E quella notte che hai preso la macchina  e hai guidato per ore,
perché
l'aria buia ti asciugasse le guance?
E poi hai scavato, hai parlato.
Quanto parlate,  ragazze!
Lacrime e parole.
Per capire, per tirare fuori una  radice lunga sei metri che dia un
senso al tuo dolore.
Perché  faccio così? Com'è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono
forse pazza?"
Se lo sono chiesto tutte.
E allora vai giù  con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a
quattro mani,
e saltano fuori migliaia di tasselli.
Un puzzle inestricabile.
Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi?
E'  da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così,
scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai.
Perché una donna  ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la
trascinerà sempre avanti.
Ti servirà una strategia, dovrai  inventarti una nuova forma per la
tua
nuova te.
Perché ti è  toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te
stessa.
Non  puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa.
Non ti  entusiasma? Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se  stessi, o farlo per la prima volta, è
come un diesel.
Parte  piano, bisogna insistere.
Ma quando va, va in corsa.
E'  un'avventura, ricostruire se stesse. La più grande.
Non importa  da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende
o dal taglio di capelli.
Vi ho sempre adorato, donne in  rinascita, per questo meraviglioso
modo di gridare al mondo
"sono  nuova" con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo biondo.
Perché tutti devono capire e vedere:  "Attenti: il cantiere è aperto.
Stiamo lavorando anche per voi.
Ma soprattutto per noi stesse".
Più delle albe, più del sole, una  donna in rinascita è la più
grande meraviglia.
Per chi la  incontra e per se stessa.
È la primavera a novembre.
Quando  meno te l'aspetti...

 
 
 
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