VERO O FALSO?
Condizionamenti sociali e autenticità. Illusioni. Le maschere allo specchio. Correre verso la moralità comune o verso se stessi?
Ma chi siamo realmente?
Vi siete mai chiesti se davvero la vostra vita vi ha portato lungo il cammino ad essere realmente quello che volevate essere?
Io credo che tutti noi, almeno in parte, abbiamo sacrificato sull'altare della "moralità comune", per vergogna e paura di essere giudicati ed abbandonati, la nostra vera autenticità, i nostri desideri più pofondi, la vitalità interiore più vera.
Chi o che cosa hanno potuto fare tutto ciò?
Il nostro giudice interiore, che influenzato da tutto ciò che ci circonda (la cultura, la religione, il gruppo a cui apparteniamo, la nostra famiglia,..) ci condanna e reprime ogni volta che proviamo a solcare rotte non tracciate e già percorse dai più.
Una collezione di tante maschere, gaudenti e tristi, lussuriose e sante, dionisiache e apollinee, incorrutibili e dissolute, vicine una all'altra, da indossare ad ogni buona occasione!!
Ma davvero il mondo, i valori e il nostro Io sono tutti in bianco e nero? Il bene ed il male, il giusto e lo sbagliato?
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Riprendo dai validi e densi commenti al post precedente il ragionamento su cervello, verità e condizionamenti, partendo dall'ultimo commento di Aidoneo, che conentra la sostanza della questione nel verbo ORGANIZZARE dicendo che ".. il cervello e' come un computer che puo' accogliere in se i software piu' disparati. Alcuni di questi software (simili a quelli di un onesto giudice di gara) ci avvicinano alla realta'. Altri, invece organizzano male le informazioni provenienti dal mondo esterno..."
Ora, procedendo molto a tentoni tra il buio delle tenebre della mia mancanza assoluta di conoscenza di neurologia e affini, credo empiricamente (!!) che Aidoneo abbia centrato un punto importante del nostro dissertare.
A questo proposito, il neuroscienziato Joseph Le Doux ritiene che le emozioni, e in particolare la paura, si producono attraverso due percorsi separati nel cervello.
Il primo percorso è quello più antico. Risponde velocemente ma ha il difetto di fornire alla parte conscia informazioni assai imprecise su ciò che sta realmente accadendo. Ti fa reagire rapidamente al pericolo (reale o potenziale). Grazie alla sua velocità, spesso ci salva la pelle, ma a causa della sua imprecisione a volte ci blocca o ci fa fuggire di fronte a situazioni che invece andrebbero affontate, o ci procura ansie e fobie non necessarie.
Facciamo un esempio: immagina di stare guidando. Ti distrai. Stai per tamponare l’auto davanti che si è fermata. Prima che tu ti renda conto esattamente di cosa stia accadendo il cerello ti lancia un segnale di allarme. Il tuo corpo reagisce (ancora la discussione è aperta fra chi sostiene che l’emozione arriva dopo la reazione fisica e chi sostiene che arrivi prima), freni d’istinto. Ci vuole ancora qualche secondo prima che ti rendi conto esattamente di cosa stava accadendo e cioè che il veicolo di fronte a te ha frenato e tu stavi andando drittto, dritto a infilarti nel suo bagagliaio.
Il secondo percorso, si è sviluppato più recentemente. E’ più lento, ma più preciso. Analizza la situazione e ci fa concludere se il pericolo è reale o no. Se non lo è tranquillizza e mette a tacere ciò che è stato scatenato dal "fratello più antico e grossolano". E’ il meccanismo di controllo delle fobie e delle ansie.
Tornando all’esempio di prima, ti accorgi che l’auto di fronte a te si è sì fermata, ma la distanza fra te e lei è più che sufficiente per frenare. E tu invece hai inchiodato, magari rischiando di farti tamponare da quello dietro che in questo momento ti sta elencando una lunga serie di aggettivi per farti sapere cosa sta pensando di te e del tuo modo di guidare! (Non ti abbattere, la distanza di sicurezza deve tenerla lui!)
Questo spiega molte cose: perchè reagiamo e poi ci pentiamo. Perchè facciamo cose che sappiamo essere sbagliate. Lo sappiamo ma continuano a perpetuare comportamenti improduttivi.
E' certo direi che abbiamo in noi la capacità di poter attivare entrambi i percorsi separati del nostro cervello. E' invece probabile che abbiamo in noi tutte e due i "software" da attivare, uno ingannevole e l'altro vero, proprio perchè la missione dell'uomo è alla fine la ricerca della Verità.
Allora sta a noi scoprire la capacità di attivare uno l 'altro software. Il cervello è forse la materia perfetta, il Vero assoluto, la forma di vita che più si avvicina a Dio in quanto a splendore e perfezione. E nella perfezione ritengo ci sia anche il doppio software, quello ingannevole e quello sano.... perchè per conoscere il vero bisogna apprendere dagli errori, per conoscere il bene bisogna aver saggiato il male, per scoprire il giusto bisogna aver definito lo sbagliato...
Non sarà perchè in fondo siamo uomini..?
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