ITALY: SHAME !

Ricevo e pubblico questa lettera del signor Licausi. 

 “”Gentile dottor Davide le scrivo dalla provincia di Bologna dove vivo da circa venticinque anni dove ho trovato un lavoro dove ho cercato di costruire la mia famiglia dove ho dato tutto me stesso sbagliando sicuramente tanto e dove alla fine ho perso tutto. Sono separato consensualmente da circa cinque anni e da allora ho dovuto abbandonare l’abitazione matrimoniale lasciando alla mia ex moglie il mio unico figlio che è stata l’unica cosa bella della mia vita. Sono stato costretto a lasciarlo alla mia ex sebbene questa mi abbia tradito più volte e distrutto psicologicamente a tal punto che allo stremo delle forze ho dovuto lasciare quella casa e cercare una dimora altrove. Penso di essermi comportato da persona perbene, anche se molte volte mi ha sfiorato il pensiero di essere stato invece un emerito cretino, nel senso che pur avendo un grande desiderio di usare la violenza nei confronti della mia ex mi sono defilato con grande dignità lasciandole la libertà di capire e scegliere. In questi cinque anni penso di essere stato un ottimo padre ho dato tutto quello che potevo dare a mio figlio per farlo soffrire il meno possibile e crescerlo come era giusto che io facessi. Gli ho dato la mia solitudine la mia fatica la mia sofferenza ma senza mai farglielo capire e soltanto chi si trova o si è trovato nella mia stessa situazione può realmente comprendere cosa ho fatto come ho vissuto e cosa ho provato e sto provando. Forse anche lei fatica a comprendere. Ad ogni modo sono schifato dalla legge italiana che non tutela minimamente noi padri ed invece non giudica reato grave il tradimento di un coniuge che scardina non soltanto un matrimonio ma mina la psiche della persona che subisce e che deve ricostruirsi totalmente da subito. Le chiedo un aiuto perché nonostante ripeto siano passati cinque lunghi anni e nonostante io sia cresciuto come uomo risento ancora di tutto quello che mi è stato fatto e risento del fatto che io non abbia potuto più vivere con mio figlio accanto e che nessuna legge ad ogni modo mi avrebbe potuto aiutare. Mi scuso per il mio breve sfogo e dico breve perché so per certo che sarebbe molto ma molto lungo. Grazie per quanto potrà fare per me.””

Premetto che le situazioni come quelle del signor Pietro sono molto frequenti nel nostro paese e la legislazione italiana purtroppo non tutela in nessun modo i padri che sono costretti loro malgrado e con estrema fatica ad inventarsi un ruolo ed un modo totalmente nuovi di essere genitore, un ruolo ed un modo che sono stati costretti ad inventarsi per il bene dei propri figli e per farli soffrire il meno possibile.

Carissimo signor Pietro posso dirle subito che la lettera esprime chiaramente il suo valore sia come persona che come padre cosi come esprime inequivocabilmente una sofferenza vissuta ed ancora ben presente. Non conosco le ragioni della sua separazione e quindi non posso giudicare nessuno tanto meno la sua ex moglie. So per esperienza che le colpe della fine di un matrimonio non sono mai ma proprio mai, se non in casi particolarissimi, attribuibili ad una sola persona per questo sono certo e la prego di non risentirsene se le dico, che anche lei avrà avuto le sue colpe. Ma quello sul quale mi preme soffermarmi velocemente è la ripercussione che questa storia ha avuto su di lei e sulla sua forza psichica. Ritengo che il cammino da fare sia ancora molto lungo sebbene si percepisca l’ottimo lavoro da lei svolto fino ad ora ma non le posso assicurare con certezza che il suo problema si risolva almeno in tempi brevi. Molti fattori devono giocare a suo favore e tra questi di estrema importanza sono l’amicizia e l’amore, amore che mi sembra di intuire lei non abbia ancora trovato o voluto trovare. Ma non fraintenda perché per amore non intendo soltanto quello datole da una nuova eventuale compagna, intendo amore che si può manifestare sotto vari e molteplici aspetti. Molti uomini e padri che escono distrutti da situazioni come la sua con molta difficoltà riescono poi a ricostruirsi una vita sentimentale ma io credo che sia possibile. Lei mi ha scritto forse per un semplice sfogo ma credo che comunque in questi anni si sia avvalso di un aiuto di un buon psicologo quindi continui a percorrere questa strada non tralasciando le altre cose importanti e nuove che si sarà costruito in tutto questo periodo. Le sono vicino e mi unisco a lei nell’affermare che la legge italiana non tutela assolutamente i padri ma tende a favorire soltanto le madri pur certo che alcuni padri sarebbero anche ottime madri se avessero il figlio in affidamento. Ma voglio chiudere con un piccolo commento se me lo permette: è vero che la legge non ha tutelato lei come padre e non tutela chi è nella sua stessa condizione ma esiste a mio avviso un qualcosa che va oltre la legge data dagli uomini ed è il senso di giustizia e moralità che ogni uomo ha dentro di se e che gli permette di uscirne vincente alla fine e mi creda signor Pietro, lei è un vincente ai miei occhi e sarà un vincente agli occhi di suo figlio. Mi venga a trovare. Cordialmente.