Creato da viaggincanto il 14/05/2009
Viaggi-incontro nel deserto

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Programma Viaggio nel Deserto

Post n°13 pubblicato il 29 Luglio 2009 da viaggincanto
 

FINALITA’ DEL VIAGGIO: 

La nostra proposta verte su un turismo “in punta di piedi”, nel pieno rispetto dell’ambiente, della cultura e delle persone del luogo visitato.

 Il nostro viaggio si ispira a principi di equità economica, tolleranza, rispetto, conoscenza, incontro. E’ importante essere consapevoli che un viaggio di questo tipo ha delle valenze superiori al mero “fare turismo”. Innanzitutto pone l’incontro con le popolazioni locali come momento centrale dell’esperienza turistica rendendo il viaggio un’imperdibile occasione di confronto tra diverse culture, di conoscenza di un altro popolo, delle sue tradizioni, dei suoi usi e costumi, in un’ottica di scambio culture. In secondo luogo vuole essere un modo per rilanciare realmente le economie locali dei paesi di destinazione, sviluppando un settore importante come quello turistico, trasmettendo professionalità alle associazioni con cui si collabora e lasciando la maggior parte dei profitti alle popolazioni locali, a differenza di un turismo di massa che esporta la quasi totalità della spesa turistica. Infine vuole essere una possibilità di capire realmente una cultura diversa dalla propria, entrando in contatto diretto con la realtà sociale di un paese, le sue difficoltà, i suoi drammi e le speranze di cambiamento.

IL PAESE:

"Il Marocco è un susseguirsi di porte che si spalancano a mano a mano che si avanza. E non si può avanzare se non visitandolo assiduamente, e conservando in sé il desiderio dello stupore, la curiosità di conoscere e di assimilare."

Con queste parole del più grande scrittore marocchino (Tahar Ben Jelloun), inizia il viaggio alla scoperta degli splendori e dei misteri di questo paese.

I contrasti di luci, colori e paesaggi si fondono con storia ed origini che si perdono nelle epoche preistoriche: Fenici, Cartaginesi, Berberi, Bizantini, Vandali, fino agli Arabi sono vissuti in questa terra in grado di offrire allo sguardo curioso dei visitatori una sorprendente molteplicità di ambienti e paesaggi. Diviso in due dalle montagne, lo sguardo spazia da spiagge candide, boschi secolari dell’entroterra, catene montuose a tratti alpine ed a tratti lunari, fino ad arrivare alle propaggini del deserto del Sahara con oasi di palme e accampamenti berberi.

 PROGRAMMA DI VIAGGIO

1° GIORNO
Partenza dall’Italia ed arrivo a Marrakech. La “città rossa” ci accoglierà con la magia degli artisti di strada della piazza Jamal el Fna, i colori sgargianti ed il vociare dei mercati, e la ricchezza dei suoi monumenti. Cena, riunione preparatoria al viaggio e pernottamento in un riad nella medina.

2° GIORNO
Dopo la colazione attraverseremo in minibus l’Alto Atlante seguendo la bellissima strada del Tizin’Tichka, un passo a più di 2000mt di altitudine, prima di raggiungere Ouarzazate. Da qui proseguiremo verso sud, attraversando i paesaggi lunari del Jebel Sahro e quelli suggestivi e lussureggianti della Vallée du Drâa, fino a giungere a M’hamid dove ci sistemeremo in un tranquillo albergo ai margini del palmeto.

3° GIORNO
Giornata dedicata alla visita delle antiche e suggestive casbah di M’hamid.  Saremo accolti dagli abitanti nelle loro case dove avremo l’occasione di bere il tè e di pranzare assieme a loro.  Ci racconteranno le storie e la vita nelle casbah, mostrandoci le loro abitazioni. Incontreremo anche alcuni membri dell’associazione “Lallàt l’Kasbah” (le donne delle casbah) che ci mostreranno l’artigianato tradizionale di loro produzione.

4° GIORNO
In mattinata prepareremo insieme la carovana e poi ….. partenza verso il Sahara. Pranzo in pieno deserto. Pernottamento nel deserto, a scelta in tenda nomade o sotto il meraviglioso cielo stellato.

 5° GIORNO
Proseguimento carovana. I giorni che passeremo nel deserto ci daranno la possibilità di condividere la vita quotidiana con i nomadi, secondo le loro antiche tradizioni e seguendo il ritmo dettato dalla Natura. Durante il cammino potremo apprezzare il susseguirsi di vari paesaggi desertici, da quello sassoso pieno di fossili, passando per quelli sabbiosi con varie specie di piante, a quello vasto ed esteso delle dune di Chegaga.

“Il deserto non si racconta, si vive”    Théodor Monod

6° GIORNO
Proseguimento carovana

7° GIORNO
Proseguimento carovana

8° GIORNO
Proseguimento carovana. In serata arrivo presso le suggestive dune di Chegaga, dove si potrà ammirare uno straordinario tramonto.

9° GIORNO
Dopo colazione rientreremo a M’hamid in fuoristrada. Il pomeriggio prevede la visita della cooperativa Rôb che produce il prezioso concentrato di succo di dattero. Il resto del pomeriggio sarà a vostra disposizione per riposare, passeggiare per le vie di M’hamid, immergersi nella vita quotidiana del luogo.

10° GIORNO
In tarda mattinata saremo ospiti di una famiglia di nomadi che, come tante altre, si è installata a M’hamid a causa della siccità. Avremo occasione di conoscere i membri della famiglia e di ascoltare la loro storia. A pranzo ci prepareranno il loro leggendario cous-cous!

11° GIORNO
In mattinata partenza in minibus per Marrakech, dove pernotteremo in riad.

12° GIORNO
Ci trasferiremo all’aeroporto per il rientro in Italia.

PROGETTI SOSTENUTI

Una percentuale del costo dei servizi in Marocco viene accantonata come quota progetti, un aiuto concreto per la realizzazione di progetti ad opera di associazioni locali o comunque operanti sul territorio. Il sostegno avviene, oltre che con la quota progetto, anche con altri metodi, a seconda della tipologia. Durante questo viaggio vengono sostenuti:

 Associazione “Lallàt l’Kasbah”: alcune donne di M’hamid si sono riunite in associazione per poter produrre l’artigianato tradizionale locale. La vendita della loro produzione permette a tante mamme vedove o abbandonate dal marito di mandare i loro figli a scuola e di provvedere al loro sostentamento.

 Associazione “Oasis du Sud”: l’associazione con sede a M’hamid produce il concentrato di succo di dattero, confettura di dattero e barrette energizzanti a base di dattero.

Vorremmo far conoscere questa giovane impresa dinamica in quanto contribuisce a preservare un’antica tradizione offrendo possibilità di lavoro alle donne del posto.

COSTO INDICATIVO DEL VIAGGIO

(calcolato su un gruppo di 8 persone)

Quota di partecipazione a persona: a partire da 810

- Costo volo aereo: a partire da  400 € (tasse incluse)

 NUMERO MINIMO PARTECIPANTI: 4

NUMERO MASSIMO PARTECIPANTI: 12

 

 

 

 

 
 
 

Racconto di un'esperienza nel Deserto - 12a e ultima parte

Post n°12 pubblicato il 18 Luglio 2009 da viaggincanto
Foto di viaggincanto

Colpo di scena! Vi scrivo di nuovo dal Friuli, dove sono rientrata la settimana scorsa. Ho lasciato il lavoro all’Oasi in maniera rocambolesca il 29.12, assieme a Françoise, Anne e la sua famiglia.

Ma procedo con ordine.

 

Sono ripartita dalla Svizzera il 15 dicembre e, come previsto, mi sono incontrata a Marrakech con Françoise, l’amica francese che avevo conosciuto un anno fa all’Oasi. Lei ha lasciato il suo lavoro di segretaria personale in una multinazionale per iniziare una nuova carriera come “tour operator”. Propone viaggi responsabili e sostenibili, sia in Francia che all’estero, fra i quali anche il deserto del Marocco.

Aveva scelto l’Oasi come meta del suo viaggio e, piacendole il progetto, propone questa destinazione ai viaggiatori interessati. Ha accompagnato un primo gruppo questo novembre, poi Abbas l’ha invitata a ritornare per il periodo di capodanno per darci una mano. Così ci siamo messe d’accordo per fare il viaggio da Marrakech all’Oasi insieme.

 

Marrakech ci ha accolte con pioggia, vento e freddo. Dall’aeroporto abbiamo subito preso un taxi per arrivare la sera a Ouarzazate, dove avevamo prenotato una stanza. Ma, prima di arrivare sul passo del Tichka (2260 m), ci ha accolti la neve e la strada è stata bloccata dalla polizia. Volevano addirittura farci tornare a Marrakech! Insistendo abbiamo trovato una stanza in un albergo semi-chiuso, freddissimo. Malgrado i sacchi a pelo e le coperte c’era da battere i denti!

Il giorno dopo un sole splendente illuminava i picchi innevati della catena dell’Atlante e dopo una minestra calda, la colazione tipica di quelle parti, siamo ripartiti lentamente verso Ouarzazate. Dopo un passaggio all’agenzia Iriqui per salutare Laura e Yasmin, abbiamo proseguito il nostro viaggio con un altro taxi fino a Zagora, dove ci aspettava il sig. Aziz, tecnico gentilissimo della Maroc Telecom che mi aveva preparato il CD per la connessione internet all’Oasi. Verso sera siamo finalmente arrivate a M’hamid, stanche dal lungo viaggio.

Abbas ci ha salutate brevemente all’hotel Iriqui, poi è partito di corsa verso Zagora.

Ho tentato di chiedergli un’informazione per poter subito seguire i pagamenti dei debiti presso i commercianti e dei salari vari, ma, come spesso accadeva ultimamente, mi ha subito risposto male dicendo che non è affar mio!

Noi abbiamo dormito all’hotel, poi, il mattino dopo siamo approdate all’Oasi, dove ci aspettavano Anne, l’amica belga con la quale avevo partecipato alla carovana in febbraio, Pierre, il giovane volontario inviato da Philippe, Mbarek, il cuoco e Jellùl, l’agricoltore. Da non dimenticare il mio trio, Chico, Kerita e Max, che dopo la scenata “siamo molto offesi perché ci hai abbandonati”, ci hanno fatto mille feste e scodinzolamenti!

 

I giorni seguenti ci siamo messi tutti al lavoro – c’era molto da fare! Mentre i 4 operai stavano ancora ultimando i lavori di rifinitura nella nuova cucina e nei nuovi sanitari, noi abbiamo sistemato i materiali edili sparsi ovunque, spostato ed intassato una camionata di legni per il fuoco di capodanno, preparato e decorato il ristorante, pulito e ripulito cucina e sanitari.

Nel frattempo erano arrivati anche Roland e Marie-Julie, il marito e la figlia di Anne dal Belgio.

Il clima allegro che si era formato tra di noi ha iniziato a cambiare dopo l’arrivo di Corinne, la socia Svizzera e sua cognata Marina. A dire il vero, Marina è simpatica e stava bene con tutti, ma Corinne ha subito mostrato un comportamento da piccola capa, senza però prendere in mano l’intera gestione del lavoro.

Inevitabile la conseguente formazione di due gruppi che si guardavano in cagnesca, facendo però finta che tutto va bene…..

 

Abbas, al suo arrivo all’Oasi, deve aver notato qualcosa, e, invece di riunire tutti e chiarire la situazione, ha preferito scappare nel deserto con un suo amico.

 

Poi, il 28 è arrivato Philippe con il gruppo di 14 clienti svizzeri. Erano partiti la mattina presto da Ginevra e avevano viaggiato tutto il giorno per arrivare finalmente dopo le 22.00 all’Oasi – un viaggio massacrante ed estenuante! Stanchi morti com’erano non hanno neanche visto l’accoglienza che avevamo preparato, con innumerevoli candele e lanterne accese dappertutto. Però Philippe ha notato che io non ero sul portone ad accoglierli al momento del loro arrivo e, al posto di dirmi buona sera, ha iniziato ad urlarmi che avevo fallito nell’unico compito che avrei dovuto svolgere, quello di un’adeguata accoglienza dei suoi clienti!

E’ stata la famosa goccia che ha fatto traboccare il vaso….

 

Assieme a Françoise, Anne, Roland e Marie-Julie ho deciso di non restare all’Oasi per la festa di Capodanno e di lasciare che “se la sbroglino” gli altri. Non c’erano più le condizioni per continuare a stare, soprattutto per me che non sapevo più (ma a dire il vero non l’avevo mai saputo) quale fosse il mio compito in quel progetto.

Il giorno seguente c’è stata un tentativo di discussione con Philippe e Corinne, ma mi sono accorta che non capivano l’entità del problema: continuavano a dirmi che giocavo la vittima e che stavo facendo di tutto per difendere il mio posto ecc.

Nel pomeriggio, quando avevamo già allineato i nostri bagagli e stavamo aspettando un fuoristrada che venisse a prenderci, è arrivato Abbas. Senza rivolgerci la parola si è seduto in riunione con Philippe, Corinne e Pierre che gli hanno dato la loro versione dei fatti; purtroppo la sera prima, nella foga della discussione, mi era sfuggita una frase che non avrei dovuto dire, e che ha dato l’opportunità à Abbas di aggrapparcisi e di farne IL problema. Non sapendo come gestire la situazione, si è lasciato andare ad una sfuriata colerica contro il nostro gruppetto ed è praticamente così che ci siamo lasciati.

 

Mentre attendavamo il fuoristrada all’esterno dell’Oasi, si sono riuniti a noi i 4 operai che, saputa la notizia, ci hanno salutato tutti con le lacrime agli occhi. Avevamo passato delle indimenticabili serate intorno al fuoco, cantando canzoni tradizionali marocchine, francesi, belghe e l’ormai classico “O bella ciao”. Gli operai non parlavano francese, ma ci capivamo lo stesso, a gesti, a moti. Non scorderò i loro volti a volte sorridenti, allegri, a volte pensierosi, illuminati dal fuoco crepitante.

Ad uno ad uno ci hanno portato i loro numeri di telefoni, scritti con difficoltà su un pezzo di carta straccia, raccomandandoci di tenerci in contatto con loro. Questo gesto mi ha fatto molta tenerezza …. questi lavoratori semplici con le mani piene di vesciche e calli che ci mostravano tutta la loro amicizia e gratitudine.

Anche Mbarek, il giovane cuoco e Jellùl, il mitico agricoltore erano commossi quando ci siamo salutati. Sono stata poi a dare una carezza agli amici a 4 zampe, i quali non hanno chiesto grandi spiegazioni, ma hanno sentito perfettamente che c’era qualcosa che non andava: Kerita, la mia preferita, mi ha abbracciato le caviglie con le zampe anteriori e non voleva più lasciarmi!

 

Dopo questi momenti intensi , l’attesa per la macchina è durata ancora per un paio d’ore, durante le quali eravamo come in sospeso nel tempo, all’esterno dell’Oasi, con la porta chiusa alle spalle, nel buio – poi, finalmente un rumore di motore e la luce di due fanali che lentamente si avvicinavano. Salvi!

A M’hamid ci attendeva Boujemàa, l’attuale responsabile dell’albergo. Aveva già ricevuto una telefonata che ci interdiva di pernottare all’hotel Iriqui! Era già tardi e Anne e famiglia hanno trovato una stanza in un albergo di fronte e Françoise ed io abbiamo accettato l’invito della famiglia di Boujemàa a dormire nella casa vuota di una delle sorelle.

Abbiamo passato dei bellissimi giorni a M’hamid, con delle lunghe passeggiate fino alle antiche Casbah, ancora abitate, che mi piacciono tanto.

Anne e famiglia si sono trasferiti da Houssine, che gestisce un camping con due dei suoi fratelli. Sono molto gentili ed hanno costruito un posto veramente molto bello e semplice. Si sta bene lì.

Così loro hanno festeggiato Capodanno nel Camping, mentre Françoise ed io siamo rimaste con la famiglia di Boujemàa, simpaticissima, ed abbiamo finito l’anno vecchio ed iniziato quello nuovo nel migliore dei modi, in piena tranquillità.

Ne sono veramente grata.

 

I due giorni successivi sono passati all’insegna di riposo e rilassamento. Noi donne siamo andate al hamam, il bagno pubblico, ed è stata una bella esperienza, soprattutto perché eravamo abbastanza impacciate e goffe, poiché nessuna di noi conosceva le procedure da seguire. Poi abbiamo visitato con Brahim, il fratellino di Houssine, la parte vecchia di M’hamid che dista circa 7 km da quella attuale. E’ come entrare in un altro mondo, antico, arcaico, ma ancora vivo e vegeto. Le antiche case non hanno l’acque corrente, ma da qualche anno c’è l’elettricità. L’acqua viene erogata in orari precisi una volta al giorno presso il “rubinetto” pubblico, che poi viene chiuso a chiave. Le donne si presentano munite di un buon numero bidoni in plastica da 5 lt che vengono poi conservati nei punti più freschi della casa. Le case sono costruite tutte in argilla e paglia, hanno una corte interna all’aperto e alcune stanze sia al piano terra che al primo piano. Tutte hanno anche una terrazza dove dormono in estate quando qualunque dentro è troppo caldo. Sono case semplici, ma di una bellezza e rifinitezza straordinarie. Ci si sente veramente bene in quei posti. Se ci si muove con una guida del posto, c’è sempre l’occasione di entrare in qualche casa di un parente o un amico che, dopo aver mostrato tutta la casa, offre volentieri un tè ed un pezzo di pane appena sfornato, contro un piccolo ricompenso che aiuta la famiglia a tirare avanti. Non c’è praticamente turismo in quella parte di M’hamid e non c’è neanche commercio. Tranne un piccolo negozio di coloniali, tutto dev’essere acquistato e trasportato dal nuovo villaggio.

 

Anne e la famiglia sono partiti per Ouarzazate il 2 gennaio ed io sono rimasta con Françoise ancora due giorni in più. Poi siamo partite con la corriera delle 06.00 per Marrakech, dove avevamo ancora qualche giorno di tempo prima della partenza nei rispettivi paesi.

Abbiamo trovato un albergo economico vicino a Jamàa El Fna, la piazza più folle che conosco. Françoise era già stata a Marrakech, così mi ha fatto da guida e mi ha mostrato i bellissimi giardini Majorelle, il museo di storia e l’antica scuola coranica. Il tempo non era dei migliori e così dopo due giorni abbiamo deciso di andare ad Agadir per incontrare due rappresentanti di cooperative femminili che si occupano della produzione dell’olio d’Argano.

 

Agadir è una città balneare moderna; è stata completamente ricostruita dopo il terremoto negli anni ’60. Come a Marrakech si vede che stanno entrando enormi somme di denaro che si trasformano in costruzioni sontuose, alberghi di lusso, negozi e ristoranti di tutti i tipi. Il lungomare è interminabile e la lunga spiaggia sabbiosa apre sulle onde dell’atlantico.

Gli incontri con le cooperative non sono stati del tutto convincenti, solo una ci sembrava buona. Faremo delle ricerche per essere sicure che le donne che producono l’olio con tanto lavoro manuale ricevano veramente un salario equo.

 

Al rientro a Marrakech abbiamo contattato, su suggerimento insistente di Anne, il sig. Ilyas che dirige alcuni riad in città. Anne e famiglia lo conoscono da tempo avevano alloggiato in uno dei riad prima di rientrare in Belgio. In quella occasione avevano parlato di quanto successo all’Oasi e lui voleva conoscere anche Françoise e me per vedere se si potesse ideare insieme qualche progetto.

Infatti il sig. Ilyas sembra veramente interessato a una collaborazione. Lui vuole creare un sito internet con una vasta gamma di offerte, dai biglietti aerei ai trasferimenti su strada, dall’autonoleggio ai riad, compreso proposte di escursioni in varie zone del Marocco. Ci ha chiesto di proporre delle escursioni nel deserto da inserire ne suo sito. E dato che lui ha collegamenti e conoscenze di tour operator ed agenzie viaggi in mezza Europa, forse qualcosa ne esce……

 

Ci ha invitate ad alloggiare in uno dei riad che sta gestendo – roba da mille e una notte! Una bella differenza dalla stanza fredda e rumorosa dell’alberghetto da quattro soldi!

I riad sono delle tradizionali case della medina (centro storico) con corte interna aperta, piano rialzato e terrazza. Erano state abbandonate da tempo, poi da alcuni anni sono stati scoperti, acquistati e restaurati da persone europee per scopi turistici. Adesso si sono trasformati in bellissimi ed incantevoli alberghi nascosti nei tortuosi vicoli della medina.

 

Così abbiamo concluso la nostra avventura in maniera principesca – quale finale migliore per questo racconto?

 

 

Mandi e alla prossima avventura……

 
 
 

Racconto di un'esperienza nel Deserto - 11a parte

Post n°11 pubblicato il 18 Luglio 2009 da viaggincanto
Foto di viaggincanto

19-11-2008

Rieccomi! Stavolta dal Friuli, dove sto passando una vacanza-lavoro a lungo agonizzata. Durante le ultime settimane era diventato difficile scrivere all’Oasi, un po’ per problemi tecnici di elettricità, un po’ per la mole di lavoro e un po’ per stanchezza personale.

 

Ma ci sono molte novità da raccontare: al momento si trovano all’Oasi una dodicina di operai che stanno costruendo la nuova cucina, nuove docce e bagni e poi prepareranno il fondo per la sistemazione di nuove tende più confortevoli e, soprattutto, impermeabili al vento/sabbia e alla pioggia.

 

I fondi dovrebbero arrivare dalla Svizzera, dai due amici che si sono resi disponibili ad aiutare il progetto, sia a livello economico, sia a livello organizzativo. L’idea che si è formata è quella di creare una piccola comunità che porta avanti il progetto, ognuno dei membri con le proprie competenze. Questo mi solleverà di molte responsabilità e mi darà l’occasione di potermi dedicare ai compiti che più mi interessano e che riesco a svolgere al meglio.

 

Stamattina ho parlato con Philippe il quale mi ha confermato di aver già ricevuto la richiesta di una decina di persone interessate a passare un periodo di lavoro all’Oasi. Buone nuove!

 

Per quanto riguarda l’agricoltura stiamo arredando, con l’aiuto di un professionista, un fascicolo per poter chiedere delle sovvenzioni per il sistema goccia a goccia.

Dovrebbe essere un momento propizio per riceverle, in quanto a Rabat si sono accorti che tutti i fondi stanziati per lo sviluppo dell’agricoltura nelle aree povere del Marocco, sono andati a finire a Casablanca e ad Agadir! (Ci suona familiare, no?)

Pertanto ora ci saranno maggiori controlli ed è il momento buono per darsi da fare per ricevere qualche aiuto.

Resta sempre in piedi il progetto che vorrei portare avanti con l’associazione “La Nuova Terra” per portare la vita, nella sua forma migliore, nel deserto.

 

Ultimamente la famiglia all’Oasi è aumentata: si sono aggregati dieci conigli, dieci galline ovaiole ed un bellissimo asino di nome Ariùl (= asino in lingua berbera). E’ nero con le occhiaie ed il muso bianchi ed è tutto foffo foffo!

 

La meta è veramente quella di diventare quanto prima autonomi per quanto riguarda l’alimentazione umana ed animale. Così almeno sapremo cosa mangiamo – cosa non di poco conto!

 

Tre settimane fa ha iniziato a lavorare con noi una giovane ragazza che, oltre alla cucina, conosce bene tutti i lavori dell’agricoltura e dell’allevamento. Per il momento fa la cuoca nel piccolo albergo di M’hamid, ma presto si trasferirà all’Oasi per prendersi cura degli animali. Al momento i nostri animali sono ben nutriti e curati, ma manca la mano esperta per far sì che le capre producano un buon latte, che le galline facciano le uova, che tutti si riproducano nel migliore dei modi. Sono contenta che Aïcha venga da noi, così almeno non sarò più l’unica donna all’Oasi!

 

In questo momento si trova all’Oasi un giovane austriaco, Florian, che passò da quelle parti con due ragazze giovani e biondissime, durante un tour nel deserto.

Tutti e tre volevano poi fermarsi da noi per un periodo di lavoro volontario, ma, per grande delusione del personale maschile, poi è restato Florian! È un operatore sociale alla scoperta del mondo, in quanto è in viaggio da ben 14 mesi, lavorando qua e là per guadagnarsi da vivere. Fine mese tornerà a casa, poi deciderà se ritornare per un periodo all’Oasi o se riprendere il suo lavoro. Comunque il suo essere tranquillo e rassicurante è stato di grande aiuto nelle ultime settimane agitate di riordini e riorganizzazioni di tutta l’Oasi.

Essendo esperto di cani, ha subito preso in cura il nostro trio e mi ha dato dei consigli utili sulla loro educazione.

 

Queste sono le notizie più recenti: dall’ultima pagina del diario però sono successe ancora delle cose curiose come il ritrovamento di uno sciacallo morto proprio vicino alla gabbia delle gazzelle. Sembra sia caduto nella trappola di qualche nomade e si sia poi trascinato fino nell’Oasi. Così ho imparato che, contrario a quanto credevo, c’è ancora qualche sciacallo dalle nostre parti!        

 

Indimenticabile resterà per me la festa di fine Ramadàn – Aït el Shrìr  (M’barùk  Aïdek):

dato che eravamo solo in tre all’Oasi, dei quali solo Jellùl l’agricoltore stava osservando impeccabilmente il digiuno, abbiamo deciso di acquistare un capretto per festeggiare la fine di quel periodo difficile. Jellùl l’ha macellato con una sorprendente perizia e maestria, poi l’abbiamo cotta come da tradizione, facendo gli spiedini con il fegato avvolto nel tessuto grasso ed i pezzi più teneri di carne, e la tajine con gli altri pezzi.

Jellùl, pur essendo un uomo e padre di famiglia di passa 50 anni, era contento e felice come un bambino di altri tempi davanti ai doni di Natale! Non finiva di ringraziarmi durante i giorni successivi, fino a che il capretto non era finito!

 

Un altro aneddoto si è verificato durante il soggiorno di Philippe à l’Oasis: seduti a pranzo, Jellùl ha preso la mano di Philippe e l’ha guardata con attenzione, scuotendo la testa. Non sono mani di operaio, ci ha fatto capire. Philippe è rimasto male a essere considerato una tale nullità e ha tentato di salvarsi mostrando un callo sul dito medio destro, spiegando che si è formato dovendo scrivere molto. Jellùl ne è rimasto impressionato, soprattutto perché non sa né leggere né scrivere e così Philippe ha trovato la sua rivalutazione!

 

……

 

Nel frattempo mi trovo in Svizzera a casa di Philippe e Corinne per discutere insieme sul futuro del progetto e soprattutto sull’organizzazione che vogliamo darci. Philippe è molto positivo e sostiene di essere sempre più convinto che le cose possano andare per il meglio. Di questa strada sto vedendo se riesco a tirarmi fuori uno stipendio decente, cosa che non mi dispiacerebbe, dopo tanto volontariato! ;))

 

Qui siamo immersi nella neve e mi fa impressione pensare che fra qualche giorno mi ritroverò nell’aridità del deserto…..

 

Sono curiosa di vedere i progressi dei lavori in corso: la cucina dovrebbe già essere finita ed anche i bagni e le docce sono ad un buon punto.

 

 

 

 

 

 
 
 

Racconto di un'esperienza nel Deserto - 10a parte

Post n°10 pubblicato il 18 Luglio 2009 da viaggincanto
Foto di viaggincanto

24-09-2008

Strana cosa il tempo: sembra che qui scorri lentamente, ma poi mi accorgo che è già di nuovo passato un mese dalla mia ultima pagine del diario.

Come sempre sono successe molte cose che, anche se apparentemente piccole, qui si vivono in maniera più intensa, pesante. O forse è solo un problema mio che significa che non riesco ancora a relativizzare gli avvenimenti come si deve.

 

In ogni caso giornalmente si presentano delle nuove sorprese, come, per esempio, Salém l’agricoltore che parte in vacanza e poi non rientra più lasciandoci inguaiati con con un giardino enorme da seguire e soprattutto da bagnare!

 

Poi ci si ritrova a fare i conti con dei problemi tecnici che impediscono ogni contatto con il resto del mondo. Siamo stati praticamente 1 settimana senza poter contattare M’hamid per via di un guasto del sistema telefonico di M’hamid stesso. Ciò significa niente ordini di frutta, verdura e carne e, ad esaurimento scorte, 3 giorni di pane e sardine! Niente di grave, ma dopo un po’…….

 

Una delle domande più difficili da rispondere ai viaggiatori che si fermano qui all’Oasi riguarda le mie mansioni in questo posto. Tra i mille nuovi “mestieri” che mi trovo ad affrontare c’è, per esempio, anche quello di togliere le sanguisughe dalla bocca dei cani. I lazzaroni ogni tanto se la svignano all’esterno dell’Oasi e, bevendo l’acqua dalla sorgente, e acchiappando così gli ospiti indesiderati.

 

Una storia curiosa ed intensa è successa la sera prima di partire per il Friuli: Labbas era arrivato due giorni prima con un signore sulla cinquantina che doveva sostituire l’agricoltore che sostituiva Salém che non è più rientrato dalle vacenze (…. Non ho mai sostenuto che le cose qui siano facili! ;))

Il primo giorno di lavoro sembrava che sbagliasse tutto: Mohammed, l’altro agricoltore non finiva di lamentarsi con Labbas sui “disastri” provocati da Jellùl e quest’ultimo, già un po’ psicolabile del suo, la sera si è preso su ed è sparito. Quando ci siamo accorti che non era più nei paraggi, abbiamo iniziato a cercarlo dentro e fuori dell’Oasi, ma non si è trovata traccia. La mattina seguente ci siamo dati subito da fare per proseguire le ricerche, anche perché era partito senza acqua, cosa che nel deserto significa morire in poco tempo. In più non è della zona e non conosce il deserto. Abbiamo avvertito i militari che hanno iniziato la ricerca con 6 macchine, ma per tutta la giornata non fu trovato.

Poi, la sera, è rispuntato, non si sa come, presso i “falsi” nomadi che abitano dietro la collina a 500 m. Che sollievo!

Alla fine si è scoperto che, per reazione istintiva di concorrenza, Mohammed aveva raccontato un sacco di storie sul nuovo collega, probabilmente perché temeva che questo potesse soffiarli il posto. Così si è auto-condannato, poiché Labbas l’ha spedito a casa ed ha tenuto il sioretto, che si sta dimostrando un gran lavoratore e una persona molto simpatica, anche se, essendo berbero, neanche fra di loro non si capiscono del tutto!

 

La situazione del personale al momento: c’è Jellùl, l’agricoltore, che segue fedelmente il ramadàn, lavora duramente dall’alba a mezzogiorno senza bere un goccio d’acqua, poi fa la siesta fino verso le quattro quando riprende il lavoro fino al calar del sole che gli darà il permesso di bere e di mangiare. Come detto, Jellùl parla il berbero e solo un poco arabo.

Poi c’è Boujemäa, il giovane cammelliere che sostituisce il cuoco Mbarek il quale è partito a trovare la sua famiglia nel Sahara occidentale. Boujemäa ride sempre e riesce a comunicare bene con Jellùl, anche se sono sicura che non capisca molto di ciò che dice. Poi fa la traduzione per me, con quelle due parole di francese che conosce lui, mescolate a quelle due in arabo che conosco io. Si può facilmente intuire che non ci dilettiamo in discorsi sui massimi sistemi, ma in cambio ridiamo molto.

 

Al mio rientro dalla breve vacanza in patria ho cercato di convincere Labbas di partire per qualche giorno in vacanza. Vuole smettere di fumare (cosa assai consigliabile con quella tossaccia che ha!) e pensava di andare un po’ al mare. Per non affliggerlo con i problemi quotidiani, mi sono sobbarcata delle decisioni difficili che spero siano state giuste. Come, per esempio, l’altro ieri quando si è presentato qui Mouh, il guardiano dei dromedari, dicendo che un piccolo si era rotto il femore e che doveva essere abbattuto. Mi sono rassicurata con tutti che non esiste alcuna, neanche più remota, possibilità di cura e che, effettivamente la sola soluzione era quella di sgozzarlo. Per fortuna si trovava qui Hussein, un ragazzo che da anni collabora con Labbas, che mi ha aiutato nel risolvere la questione. Siamo partiti con il Landrover fino all’accampamento di Mouh, che ci ha mostrato il luogo dove il piccolo dromedario era caduto il giorno prima. Poi ci siamo diretti verso il piccolo di 7 mesi, l’abbiamo caricato in macchina e portato qui all’Oasi. I 2 signori che (previdentemente) accompagnavano Mouh si sono occupati della macellazione e della spartizione del povero animale.

Se si pensa, sono cose naturali, ma prendere la decisione sulla vita o la morte di un animale sofferente, non è davvero cosa facile.

 

Ultimamente qui soffia spesso il Saheli, un vento pomeridiano proveniente da sud. Non è un vento caldo, ma abbastanza forte. Poi abbiamo avuto qualche pioggerellina, niente di grave, ma con dei risvolti curiosi. Una sera, mentre cadeva una leggera pioggia, si sono materializzate tutto intorno a noi, una miriade di ranocchiette. Erano dappertutto: come ti muovevi le vedevi saltare via, e, soprattutto, in gran numero si erano rifugiate nella stanza-ufficio dove avevo deciso di passare la notte. Quando ho appoggiato la testa sul cuscino, due rane mi stavano guardando dritte negli occhi! Incomincio a credere la storia che qui spacciano per vera, ovvero che a volte piove rane…….

 

Con l’umidità della pioggia appaiono tutti i tipi di insetti, formiche alate, falene, zanzare e …. scorpioncini. Mi sorprende sempre la potenza della lingua: da quando ho iniziato a chiamarli tra me e me: sgripiòns, mi fanno molto meno impressione. Poi mi dico che la gente qui convive con loro da migliaia di anni, e pertanto è inutile farsi prendere dal panico.

L’altro giorno ho catturato da sola uno piccino, piccino, gli ho preparato un terrarium da dove non può scappare e che mi dà la possibilità di osservare le abitudini. È una buona terapia per perdere eventuali paure.

Ovviamente ai viaggiatori continuo a mentire spudoratamente dicendo che gli scorpioni sono assai rari e che se ne vedono rarissimamente…..

 

Questi ultimi tempi mi sono concessa qualche ora per la lettura e sto finendo un libro assai interessante ed illuminante: “In viaggio con Erodono” di Ryszard Kapuscinski. Anzi, penso proprio di chiudere questa pagina e andarmene a leggere l’ultimo capitolo distesa sull’amaca con bibita fresca accanto.

Non per farvi invidia, ma qui fa ancora assai caldo durante il giorno e le notti sono fresche da coprirsi, verso il mattino, con una copertina. Dopo tanto calore, veramente un clima di lusso!

 

Un abbraccio affettuoso e un salutone da tutta l’Oasi!

Alma   

 

 
 
 

Racconto di un'esperienza nel Deserto - 9a parte

Post n°9 pubblicato il 13 Luglio 2009 da viaggincanto

19-08-2008

Carissimi,

 so di essere ripetitiva, ma qui fa ancora caldo! Ma caldo, caldo. Fortunatamente la notte incomincia a dare dei vaghi segni di rinfrescamento, cosa assai gradita. In cambio c’è qualche zanzara fastidiosa che tenta di impedire il sonno, ma dopo una giornata intensa di lavoro e calore, non ha molte possibilità di averla vinta!

 

Ultimamente sto incontrando tanti Italiani, che, coraggiosi, si avventurano fino qui nel deserto. Sono tutti contentissimi di trovare una compatriota, soprattutto per poter parlare nella propria lingua!

 

Anche qui all’Oasi è periodo di vacanza: Mbarek, il giovane cuoco, è andato a casa a M’hamid per tre giorni, e Salem, l’agricoltore è partito in bicicletta per il suo lontano villaggio in mezzo alle montagne (1 giorno di viaggio su fondo sassoso!) Dovrebbe rientrare domani, e nel frattempo è sostituito da un signore che, almeno in questi primi giorni, si è visto un gran lavoratore.

Sta zappando aiuola dopo aiuola, e rientra solo per mangiare e dormire – un vero stacanovista!

Ma dalla esperienza fatta, so che presto le cose cambieranno e che incomincerà il ritmo più rilassato che contrassegna tutti coloro che lavorano qui. È per questo che sono obbligata di dare sempre il buon esempio, cioè: alzarmi alle 06.30 del mattino, lavorare sempre senza riposo fino all’ora di pranzo, riprendere il lavoro alle 17.00 e finire quando fa buio.

 

Il fatto di non avere un “angolino” dove ritirarmi incomincia a diventare un po’ pesante – alla fine sono 24 ore su 24 in pista, senza possibilità di prendere dei momenti per me.

Inizia anche a farsi sentire la mancanza di una vita sociale, di relazioni con le persone care, di eventi culturali……

È difficile anche poter conversare con le persone che lavorano qui: a parte la barriera linguistica, ovviamente qui non si trova nessun aggancio con la nostra cultura, pertanto ci si può immaginare l’ampia scelta di discorsi………!

 

Le uniche discussioni animate nascono quando si parla della religione. Siamo in prossimità del Ramadan e questo porta con sé delle novità curiose:

già da qualche tempo i colleghi hanno iniziato a dirmi che anch’io dovrò seguire il Ramadan, per il mio bene. Infatti ho scoperto che sono preoccupati per la mia anima, in quanto i musulmani credono che solo loro, se hanno seguito bene tutti i precetti, possono entrare in Paradiso. Io in quanto Cristiana (o infedele) non avrei nessuna chance, eccetto se mi converto all’Islam.

Nel tentativo di spiegar loro che, essendoci molte vie per arrivare alla Meta, avevo scelto un altro percorso, ho scoperto quanto profondo è l’indottrinamento cranico da queste parti. I giovani che hanno frequentato le scuole superiori sono i più intransigenti e credono, senza alcun dubbio, che nel Corano si trovi l’unica Verità. Loro sostengono che il Corano riassume e perfeziona quanto scritto nei due libri precedenti (Torà e Bibbia) e che a questo punto tanto vale che tutti gli abitanti del pianeta diventino musulmani.

Per loro esistono solo le tre religioni monoteiste – gli indiani che adorano le vacche non vengono presi in considerazione, ma derisi.

La cosa curiosa è che quando chiedo quale fosse il messaggio in sintesi del Corano o della religione islamica, mi rispondono: fare la preghiera 5 volte al giorno e seguire il Ramadan! Non c’è verso di far capire che questo rappresenta solo un contorno e non l’essenza!

Leggevo giusto oggi la recensione di un libro scritto da un musulmano tunisino sull’Islam. L’autore si chiede come mai i musulmani abbiano fatto del Corano un idolo potentissimo, quando proprio la religione musulmana vieta nella maniera più assoluta di utilizzare gli idoli……..

 

Qui a M’hamid ci sono tanti giovani che non seguono il Ramadan. Posso dirlo già da ora, perché il Corano prevede che durante i 40 giorni prima dell’inizio del Ramadan è vietato bere l’alcool. Normalmente è sconsigliato, ma in quel periodo è proprio vietato per potersi preparare al periodo di digiuno. Tra l’altro è anche vietata la vendita – solo qui all’Oasi, essendo un “porto franco” continuiamo a venderlo.

Ho notato che molte guide ed autisti in questo periodo bevono con rabbia, come per scolpevolizzarsi da questo peccato.

Ciò porta a delle scene curiose, nelle quali i loro clienti, vittime di questo bere smodato, cercano rifugio qui all’Oasi chiedendo aiuto. Ovviamente scene del genere non capitano spesso, ma comunque non rappresentano una buona pubblicità per il turismo in zona!

L’altro giorno sono venute qui due signore di Lucerna (una conosce addirittura mia sorella), spaventatissime e piangenti perché non osavano continuare il viaggio con la loro guida ubriaca fradicia!

Poi abbiamo avuto le visite notturne di guide che dovevano assolutamente comprare delle birre e del vino alle 2 di notte e che non riuscivano a capire il concetto: siamo chiusi! Alla fine, dopo tante discussioni, ho dovuto cedere, altrimenti non se ne sarebbero più andati. In pratica, Mbarek ha aperto loro la porta ed io mi sono beccata la grana…….

Come si vede, non c’è pericolo che ci si annoi da queste parti!

 

Oggi ho dovuto prendermela con le colleghe nell’ufficio di Ouarzazate, che sono là tutto il giorno a raccontarsela, ma che non hanno alba di cosa voglia dire lavorare.

Quando serve la spesa grande per l’alimentazione e materiale vario, invio un ordine all’ufficio a Ouarzazate e le ragazze poi fanno gli acquisti ed organizzano il trasporto fino all’Oasi. Se però ci sono degli intoppi, se non trovano il trasporto o se non ci sono più soldi in cassa, non si rompono più di tanto le scatole ad avvertirmi e così mi ritrovo spesso con delle brutte sorprese!

Fuori dal mondo come siamo qui all’Oasi, non è poi così facile rimediare……

Ma chissà perché tutta questa storia mi suona tanto familiare – come se avessi già passato delle esperienze simili da qualche parte ……….. – ma no, forse me le sono sognate! ;))


Sono contenta di rientrare in patria per 10 giorni i primi di settembre per riprendere un pò le distanze. Poi vedrò come organizzarmi per il futuro.....

 

Per intanto un abbraccio a tutti e a presto.

Alma

 
 
 
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