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Un blog creato da violet_space il 11/01/2009

ViolaMente

spettri viola di parole e musica

 
 

CANZONE ECOLOGICA

Parole che vanno e vengono in quantità:
come pennellate di colore cariche
aggrumano le preziose tenuità
in cumuli di volgari croste, ovunque.

Forse sarebbe più bello tacere,
in accordo coi nostri pensieri,
che solo ad esprimerli in verbi e parole
non sono più verità.

Ma so che sarebbe anche bello
Sceglierle bene;
per farle aderire con più precisione
all’anima con la sua musica.

Sento svanire il suono infinito,
il timbro che unisce le vite
alle cose del mondo:
l’umano ululato strepita
e tutto si fa disarmonico.

Quanto rumore e parole in libertà…
Quanto timore di ammutolire in sé…

L’umano fracasso contamina
Il fiato dell’universo.

Marlene Kuntz

 

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LA SUPERFICIE DEI PENSIERI »

QUESTA ORA NON TORNERA'

Post n°1 pubblicato il 11 Gennaio 2009 da violet_space

Ho notato che il mio nuovo orologio, o meglio, la frase che vi ho sopra orgogliosamente apposto, ha creato delle perplessità e, talvolta, angoscia. Voleva essere solamente un promemoria, come di chiudere il gas, ricordarsi il telefono o buttare il pattume (rusco direi se non scrivessi) che, altrimenti, con quella testa persa che mi ritrovo potrei, nell'ordine, 

  • far scoppiare casa,
  • bucare una gomma e non sapere come raggiungere telepaticamente mio fratello,
  • oppure, e questa è la peggiore delle ipotesi, far germogliare indisturbata un'intera batteria di vermi pronti a rivoltarsi contro colei che, sbadatamente, gli ha generosamente donato un utero fertile senza nemmeno il gusto della procreazione.

Insomma, un memo, per il mattino quando preparo la moka e calcolo guardinga quanti minuti occorreranno per domare dei ricci che, partendo da pensieri contorti, si spargono nello spazio attorno senza logica e direzione.

Un orologio che mi ricordasse di non far scivolare via gli istanti con il tintinnio incosciente delle lancette e al ritmo di gesti automatici, che non si permettesse di reguardirmi dall'essere meno stronza del solito, sia ben inteso, ma semplicemente mi bisbigliasse attimo dopo attimo che tutto, forse, ha un senso se percepito con cognizione, lucidità, consapevolezza e, tanto che ci siamo, ci aggiungesse pure di non infangarmi nella solita fetida palude d'immobilismo.

Non intendevo assolutamente suscitare nei miei ospiti brividi di turbamento, sensazioni di inutilità, tanto meno ansie da prestazione.

Non volevo affatto che la tavola imbandita sotto al complemento d'arredo diventasse indigesta per chi - notando che il boccone che stava ingoiando aveva quel non so quale retrogusto letale - vi ha letto lì sopra: coglione, questo aggeggio da quattro soldi è il tuo ultimo, fottutissimo, fotogramma.

A qualcun'altro è andata persino peggio.

 

 

 
 
 
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