A Ingegneria arriva il primo bando per sostituire un precario in sciopero.
Ilaria Venturi, 09.10.2010 La Repubblica
E sotto le Due Torri nasce la rete nazionale dei ricercatori "Una bastonata", dice Gualandi, il ribelle rimpiazzato. "Non avevo scelta" si difende il preside
NASCE a Bologna la rete dei ricercatori precari, gli invisibili che nelle università - circa duemila all'Alma Mater - fanno ricerca e didattica, ma con contratti a termine. E senza futuro, dicono, «con questi tagli alla ricerca e questa riforma che spazzerà via intere generazioni di giovani studiosi». Intanto a Ingegneria è partito il primo (per ora unico) bando per la sostituzione di un ricercatore, Luciano Gualandri, che ha rifiutato di tenere il corso per protesta. Da ieri, sul sito Internet, la Facoltà cerca un docente entro il 22 ottobre per far partire le lezioni di Geometria e Algebra per gli studenti di Ingegneria civile e di Ambiente e territorio dalla settimana successiva. «Inizialmente è scoppiato un polverone all'annuncio di bandi per sostituire i ricercatori indisponibili alla didattica, poi tutte le Facoltà hanno ribadito che per mantenere la qualità dei corsi era una strada impraticabile - dice Gualandri - nel mio caso si è passati sopra a questa decisione, è una bastonata, non hanno accettato nemmeno di rinviare il mio corso o di attendere, forse avrei ripreso dopo la contestazione a Roma della riforma Gelmini». Per il preside Pier Paolo Diotallevi non c'erano altre soluzioni. «Non avevo scelta e dovevo decidere subito, si tratta di un corso fondamentale, non rinviabile, dovevo farlo partire nell'interesse degli studenti. È l'unico caso, sui mille insegnamenti che abbiamo, circa duecento tenuti da ricercatori.
Non si può dire che ho usato il bando come strumento per colpire i ricercatori, noi li sosteniamo, tutta la Facoltà ritiene che debba essere riconosciuto il loro ruolo».
A Ingegneria è stato sospeso anche un insegnamento opzionale per liberare il docente dal corso e spostarlo su quello di un ricercatore «indisponibile». I ricercatori sostituiti non perdono il posto o lo stipendio. Non faranno ciò che per legge non sono tenuti a fare: le lezioni. Un rifiuto a tenere i corsi deciso da alcuni ricercatori proprio per rendere evidenti all'opinione pubblica la loro condizione. Fuori dall'università, ma dentro a lavorare nei laboratori e nelle aule, ci sono poi i tanti precari. Pronti a mobilitarsi a Roma, al presidio davanti a Montecitorio il 14 ottobre. Nello stesso giorno è annunciato un sit-in al Rettorato.
All'assemblea di ieri, con duecento ricercatori precari in un'aula di viale Berti Pichat venuti da venti università, è uscito un documento di rivendicazioni. A partire dalla richiesta del ritiro della riforma Gelmini. In aula anche gli studenti medi, zainetti e caschetto giallo, che hanno portato la loro testimonianza. «Chiediamo che venga sbloccato il turn over e tutele sociali», spiega Francesca Rocco, voce bolognese dei ricercatori precari. «E proporremo piattaforme in tutte le università come quella di Bologna». Doveè già partito un tavolo tra i precari e il rettorato, almeno per censire gli invisibili della didattica e della ricerca.