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Post n°179 pubblicato il 16 Dicembre 2010 da VoceProletaria
La Senatrice Finocchiaro ed il Patto Sociale Pietro Ancona, 14.12.2010 C'è stato un passaggio nel discorso al Senato di Anna Finocchiaro, capogruppo del PD, che mi ha sconcertato anche se è stato la rivelazione di una cosa che sospettavo da tempo. Ha detto, quasi vantandosi, che le forze sociali si concertano tra di loro senza il governo del quale non sentono alcun bisogno. Alludeva al patto sociale recentemente stipulato dalle associazioni padronali e dei lavoratori articolato in quattro punti già definiti ed aperto soltanto sulla questione "produttività" che, comunque, ha subito una fortissima accelerazione dopo il summit di New York tra Marchionne e la Marcegaglia nel corso del quale sono state definite le condizioni per scippare ai metalmeccanici il loro contratto di lavoro e dare loro in cambio una carta di obbligazioni "prendere o lasciare". Questo incontro della Marcegaglia con Marchionne non è stato commentato dalla CGIL che si è limitata a rimproverare a Marchionne di "non disprezzare l'Italia" ma si è guardata bene dal mettere in discussione il processo di liquefazione del contratto nazionale avviato a Pomigliano, confermato a Torino, ratificato al massimo livello dalla Confindustria che consente la finta uscita di Marchionne dalla organizzazione padronale per poi rientrarvi dopo avere fatto i suoi porci comodi con i lavoratori di Mirafiori. Stupisce e lascia allibiti il silenzio della Camusso sulla costituzione delle Newco che sono chiaramente e spudoratamente la Fiat che si rinomina con denominazione diversa. Stupisce e sconcerta la quasi accettazione della Camusso del nuovo contratto del settore auto che è naturalmente basato sulla imposizione di una organizzazione del lavoro che non consentirà più all'operaio-robot di potere fare pipì durante le otto ore nelle quali gli è stato anche proibito pranzare. Le condizioni che verranno imposte sono durissime ed invito i politici a leggerle. Marchionne considera i lavoratori della Fiat alla stregua di bestiame umano da tenere con una cavezza rigidissima come si fa con certi muli riottosi. Fa nei suoi stabilimenti un investimento in odio, impone condizioni che genereranno soltanto rancore e senso di rivolta per ora impotente da parte di chi non avrà la libertà di distrarsi neppure per un istante dalla gogna in cui lo ha messo a sedere il signor Marchionne, rappresentante del capitalismo dell'homo hominis lupus, dello sfruttamento più spietato. Uno sfruttamento peraltro fatto per pure ragioni di odio di classe dal momento che il costo della manodopera non incide molto sui costi generali della produzione e della commercializzazione dell'auto.
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