Creato da VoceProletaria il 26/02/2010

VoceProletaria

Controinformazione politica e sindacale

CONTATTI

AREA PERSONALE

 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Ottobre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30 31      
 
 

FACEBOOK

 
 

 

« Referendum. Mattarellum ...USCIRE DALL'EURO SI DEV... »

Uscire dall'Euro si deve, oggi! Parte II

Post n°475 pubblicato il 14 Settembre 2011 da VoceProletaria

Uscire dall'Euro si deve. Oggi!  Parte II

Anche in Italia, nonostante la nostra situazione di fondo sia ancora in equilibrio (sempre più precario in verità, perché le ruberie del Governo Berlusconi non sono bilanciate dai tagli dolorosissimi che sono stati affibbiati al Paese), perché nonostante ci sia ancora un consistente risparmio che proprio ora avrebbe tutta l’intenzione di acquisire titoli di Stato, siamo stati attaccati dalla speculazione.
La prova di questo ragionamento sta nell’osservare l'andamento dei rendimenti dei titoli di Stato italiani. Questi rendimenti fino a poco tempo fa erano molto bassi, vuol dire che c’era elevata richiesta e fiducia in essi: i tassi erano quasi a livello negativo (considerando le commissioni bancarie) ossia lo Stato paga il nuovo debito quasi niente. Del resto è comprensibile. Dove dovrebbero investire i piccoli risparmiatori il loro denaro? Bond? fondi di investimento?? azioni??? Con tutte le sberle che hanno preso meglio i cari vecchi BOT.
Cosa è successo improvvisamente? Nessuno lo sa. Il meccanismo è stato manomesso dal ‘mercato’ speculativo, che mostra la sua vera natura che è ben lontana dall’essere un ‘regolatore’ perfetto, ma solo una canea di strozzini.
Quali sono state le forze politiche e sindacali che si sono opposte a questo disegno criminale?
Berlusconi si è difeso dicendo che era l’Europa che ci imponeva i sacrifici (fatto del resto in un certo senso non falso, come abbiamo visto). Degli altri CHI ha denunciato che è la stessa Europa a essere in mano ai banchieri tedeschi e francesi, che poi sono gli stessi che innescano la speculazione. I nostri politici non hanno battuto ciglio. Si è attaccato Berlusconi sulla distribuzione dei tagli, non sulla reale necessità degli stessi! Del resto a ‘sinistra’ non siedono gli epigoni dei Prodi, dei Padoa Schioppa, tutta gente che viene dalle viscere di Goldman-Sachs e altre eminenti banche internazionali, che sono i registi di tutta questa ‘macelleria sociale’?
L'Italia e la storia di questi 10 anni di euro
La moneta unica doveva essere l’ultima delle azioni da eseguire. Prima si dovevano fare leggi, economie, culture comuni.
Perché hanno fatto così? Prima si mettono tutti i vagoni in corsa alla stessa velocità e poi si agganciano rigidamente gli uni agli altri.
Cosa succederebbe se si agganciassero rigidamente vagoni che hanno velocità differenti?
Quando si dice che l’Euro è l’unica moneta senza uno Stato dietro, si dice una cosa vera solo in parte. Non c’è per scelta precisa un’autorità monetaria governativa che ha strumenti di intervento fuori dal mercato, a parte la possibilità di determinare il “tasso di sconto”, che ormai è solo un riferimento teorico, in quanto le banche regolano le proprie transazioni con tassi che si basano solo su tassi di mercato. Inoltre, l’unica operazione che può essere fatta è quella di diminuire o aumentare tale tasso in modo indiscriminato e senza poter attuare attraverso esso una politica economica, con la conseguenza o di comprimere l’inflazione e con essa l’economia o di stimolare l’economia e con essa l’inflazione.
Perché questa scelta? Quali le conseguenze?
Partendo dall’assunto che a stabilire le strategie economico-monetarie continentali siano delle persone estremamente capaci e non dei cretini improvvisati, dai risultati si possono capire gli obiettivi che ci si proponeva fin dall’inizio con la creazione dell’Euro:
a) La moneta unica impedisce la svalutazione competitiva. I Paesi forti europei (Germania e Francia in testa) hanno sempre sofferto la competizione italiana che riusciva a scaricare le proprie inefficienze all’interno del Paese con una moderata inflazione.
b) La moneta unica fa sì che il grosso debito pubblico non evapori lentamente nel tempo. Esso dovrà essere pagato in moneta “forte” e quindi “strozza” il debitore, mettendo il “creditore” nelle condizioni di forza per ottenere apertura dei mercati, privatizzazioni (svendita delle aziende e del patrimonio economico e naturale nazionali).
c) L’impossibilità per le Banche Nazionali di intervenire sul mercato primario del debito pubblico (come abbiamo visto) espone le Nazioni alle speculazioni del mercato, fatto principalmente dalle primarie banche europee e internazionali.
L’acquisto operato dalla Banca Europea dei titoli di debito pubblico dei PIGS è stato fatto passare come il “salvataggio” dell’Europa fatto dai virtuosi a favore degli scapestrati. Nulla di più falso. Ci hanno solo incastrato ancor di più comprendo i nostri debiti a prezzi di saldo.
Perché i Paesi deboli d’Europa (i PIGS) hanno messo la testa in questo cappio?
La storia d’Europa è una storia di colonizzazione interna a costo zero e profitti massimi.
A paragone la colonizzazione del Meridione d’Italia è stata una storia in cui la borghesia del Nord ha dovuto scendere a patti con l’aristocrazia del Sud, inglobandola nella gestione del potere. Il Sud è stato colonizzato, ma le CLASSI dirigenti hanno beneficiato affacciandosi su un teatro politico di respiro internazionale. Diciamo che è stata una classe che ha svenduto il proprio popolo. Ciò naturalmente non è durato molto. Passata la festa gabbato lo santo. Il periodo del “trasformismo” ha annichilito le classi dominanti meridionali, riducendole al rango di “paglietta” e quindi tradendo anche se stesse.
La colonizzazione europea al contrario sta ripercorrendo la stessa storia a livello continentale bruciando le tappe. Questa volta non sono intere classi sociali delle candidate “semi-colonie” (Italia, Spagna, Grecia, Portogallo) a venire “sussunte” al potere, ma solo ristrettissimi pezzi di queste: tecnocrati cresciuti all’ombra delle banche europee che vengono gratificati del loro posticino (Prodi, Barroso, Draghi…), europarlamentari che vengono ben pagati per simulare una inesistenze “democrazia” continentale, una burocrazia farraginosa che sposta miliardi di euro a favore di ristretti circoli di ben individuate lobbies.
E allora?
La quota del debito pubblico sottoscritta dai privati cittadini è sempre mediata dalle banche (non si può più da tempo acquistare direttamente titoli di Stato se non attraverso le intermediazioni bancarie). Tuttavia in caso di default degli Stati, le banche possono sempre ricattare i propri correntisti che hanno affidato loro i risparmi, dicendo che poiché lo Stato non paga più, esse non possono più ripagare i propri clienti. Ma in verità le banche non possono mai fallire, perché possono sempre “stampare” nuova moneta, ossia accendere nuovi conti nei propri computer. Del resto i debiti non rimborsati dai clienti insolventi non vanno nel “passivo” della banca, proprio perché non devono essere restituiti a nessuno, ma vanno in un conto speciale, detto “sofferenze”, e lì muoiono.
Ripetiamo: la limitatezza del credito ai privati cittadini è dovuta solo a fattori in parte di opportunità per evitare l’esplosione dell’inflazione, ma soprattutto a rendere la merce “moneta” una merce rara e quindi preziosa.
È importante ricordare che negli ultimi anni la quantità di moneta bancaria (M2 – M1) è cresciuta in Europa negli ultimi anni a tassi che vanno dal 5% al 20% l’anno: questa è la vera e propria “inflazione”. Mentre l’incremento dei prezzi (alla produzione e anche al consumo) che dovrebbe esserne una diretta conseguenza, non ha mai superato mediamente il 2-4%.
 
Che significa? Chi ha pagato questa differenza? Ciò significa che ogni anno c’è un enorme sposta-mento di ricchezza dai produttori al mercato speculativo, che drena risorse e le distrugge. La quantità di “moneta” che circola nel mercato speculativo ormai è, come detto, decine di volte il PIL, mentre nel mercato reale si assiste a una deflazione (diminuzione di moneta a disposizione dei pro-duttori) che strozza l’economia reale.
È del tutto evidente che se non si mettono in luce le politiche esercitate dalle classi dirigenti centro-europee ai danni dei popoli, in particolare del Sud Europa, non si possono articolare percorsi politici che siano efficaci e accettabili per lavoratori e i popoli.
Intanto è follia pensare che tutto questo sia dovuto al caso o all’insipienza di alcuni tecnocrati. Invece è un disegno ordito dai capitali finanziari ed economici della Mitteleuropa. Stiamo arrivando proprio dove ci volevano portare: debito alto, economia debole, moneta forte, competitività bassa, un mix esplosivo che conduce al fallimento. Conseguenza: spoliazione dell’intera nazione.
È altresì risibile dire che l’Europa dovrebbe fare come gli USA: stampare denaro. A chi lo facciamo digerire e, soprattutto, come? Ci mettiamo in concorrenza con gli USA?
Dall’altro lato invocare una indiscriminata insolvibilità dello Stato provocherebbe una crisi del risparmio e farebbe insorgere tutta l’Italia, dove ricordiamo c’è il maggior risparmio delle famiglie (in diminuzione, ma comunque ancora gigantesco) del mondo. Tutte le famiglie, ma proprio tutte, hanno ancora qualcosa da parte. Inoltre sono moltissimi che hanno debiti con le banche non solo dovute al consumo (tendenza purtroppo crescente a causa della crisi) ma soprattutto ai mutui immobiliari. In Italia c’è la maggior quota di proprietari della propria casa di residenza.
Ricordiamo che il default argentino provocò un assalto alle banche per ritirare i risparmi e esse dovettero contingentare i prelievi. Sarebbe uno scenario apocalittico in Italia che provocherebbe danni incalcolabili.
Uscire al più presto dall’euro e tornare alle monete nazionali.
Prima di vedere le conseguenze di una tale azione, studiamo ancora una volta la storia dell’Argentina. Dopo che è andata in default alla fine del 2001, ha dovuto affrontare un breve pe-riodo di forte flessione, ma ha avuto un rapido recupero che è poi proseguito a lungo. Sganciando il peso dal dollaro e respingendo (purtroppo fin troppo tardi) le ricette della Banca Mondiale del FMI, si fece sì che dopo un anno di transizione l’economia argentina riprendesse a crescere.
Lì fu possibile anche accompagnare la politica con un taglio del debito perché il paese era poco esposto al proprio interno.
In Italia tornare alla moneta nazionale, diciamo una nuova lira che potrebbe inizialmente essere quotata con un cambio con l’Euro alla pari, porterebbe, si dice, a un attacco indiscriminato dei mercati speculativi, che non rinnoverebbero più i titoli pubblici in scadenza neanche a tassi altissimi. Ebbene, uno Stato che recuperasse la propria capacità di acquistare i titoli sul mercato primario, potrebbe puramente e semplicemente stampare moneta. Ricordiamo che dei 1,9 mila miliardi di euro di debito (circa il 130% del PIL), ce n’è in scadenza circa il 10% l’anno, ossia 200 miliardi. Quindi nelle peggiori condizioni non si andrebbe ad un incremento di inflazione se non dell’ordine del 10%-13% l’anno.
Ma le proposte non possono fermarsi qui. Occorre fermare lo strapotere delle banche nell’emissione di moneta bancaria, riportando la sovranità allo Stato. Quindi le banche devono essere ricondotte immediatamente a veri intermediatori finanziari, cioè tra chi ha i soldi VERI e chi ne ha bisogno, riservando allo Stato la possibilità di immettere liquidità secondo criteri economici. Non occorre togliere loro il denaro, basta stamparne di nuovo.
Eliminando la loro possibilità di immettere moneta del tutto virtuale nel mercato finanziario si eliminerebbe la causa principale di “inflazione” che potrebbe largamente bilanciare l’incremento di moneta immessa dallo Stato. La speculazione internazionale non potrebbe nulla contro questa manovra.
Il debito dello Stato verso i cittadini verrebbe preservato, mentre sarebbe in crisi quello delle banche internazionali, le quali potrebbero rifiutarsi di pagare i depositi ai cittadini. Ma questo non è proprio possibile perché i depositi delle banche sono interconnessi a livello internazionale. In buona sostanza come potrebbero rifiutarsi di pagare il credito depositato da un cittadino italiano e invece pagare il debito di un cittadino francese o tedesco?
Le banche italiane, dove i nostri cittadini hanno la maggior parte dei propri depositi, potrebbero invece trovarsi in difficoltà perché costrette a pagare i depositi in euro e non nelle nuove monete nazionali. Ma a questo punto potrebbe intervenire lo Stato attraverso una grande campagna di acquisizione del debito delle banche nazionali (che significa NAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE) e pagamento del debito in moneta nazionale grazie alla propria autorità sovrana (trasformazione del debito privato in debito pubblico) con rimborsi selettivi e ristrutturazione del restante. In pratica, poiché molto del debito pubblico italiano è proprio con le banche italiane, la loro nazionalizzazione porterebbe automaticamente a una cancellazione di questa quota. Lo Stato inoltre dovrebbe garantire il piccolo risparmio attraverso la solvibilità delle banche nazionalizzate mediante l'emissione di una quantità di moneta adeguata.
Per alleggerire il debito, ora in moneta nazionale, e migliorare la competitività del Paese all’estero e all’interno, una buona dose di svalutazione conseguente a tutto ciò non può che aiutare. Ricordiamo che non è detto che ciò si trasformi immediatamente in incremento dei prezzi al consumo. È vero che le merci, a cominciare dall’energia, acquistata all’estero costerebbe di più. Ma si potrebbe lanciare una grande campagna di risparmio energetico e uso delle rinnovabili prodotte all’interno, con effetti benefici nella bilancia dei pagamenti e dal punto di vista ecologico. Inoltre, essendo l’Italia un Paese prevalentemente di trasformazione, ciò potrebbe essere direttamente scaricato sulle esportazioni, rendendo più competitiva comunque la quota di valore aggiunto nazionale.
Inoltre c’è da considerare che la crisi è sempre crisi di sovrapproduzione e non di sottoconsumo.
C’è scarsità di beni al supermercato, le concessionarie auto hanno difficoltà a reperire i modelli richiesti, c’è scarsità di forza lavoro? Sappiamo benissimo che è proprio l’esatto contrario.
L’economia si ferma non perché non si sono beni e servizi offerti o offribili sul mercato, ma perché ce ne sono troppi rispetto alla capacità del mercato, ossia alle disponibilità degli acquirenti.
La crisi economica, rendendo la moneta sempre più scarsa per i produttori-consumatori e sempre più abbondante per gli speculatori, non fa che distruggere forze produttive, restringendo la base produttiva, nel tentativo di rendere comunque positivo il TASSO di profitto, che è invece storicamente tendente a zero.
Uno Stato che recupera la propria sovranità economica può lanciarsi in grandi campagne per produrre di più, ma soprattutto meglio e aumentare la possibilità per i produttori di accedere al proprio prodotto.
I limiti politico-militari (diciamolo con franchezza: non sarebbe così liscia come può apparire seduti a casa propria: chi tocca le banche muore!) sono del tutto evidenti. Ma due considerazioni sono da fare.
La prima storica. In Argentina non mandarono i bombardieri. Forse perché gli affari li avevano già fatti e non c’era più nulla da spremere se prima non si fosse reingrassato il Paese.
La seconda politica. Uscire dall’Euro sarà contrastato da tutti in Italia. La stessa Lega abbaia, abbaia e poi? Per non parlare del PD che è proprio il partito dell’Euro, caratterizzato per spingere sul pedale dei sacrifici e delle privatizzazioni. Del resto è proprio il partito filo europeo per eccellenza.
Ma anche a “sinistra” c’è molta confusione.
Vendola su questi temi tace o invoca più “equità” rimanendo comunque all’interno della compatibilità capitalista.
Ferrero riesce a mala pena a dire “facciamo come gli USA” e stampiamo moneta, una proposta che, se non passa come abbiamo visto dall’uscita dall’Euro e dalla nazionalizzazione delle banche, è del tutto inattuabile e velleitaria.
Uscire dall’Euro e nazionalizzare le banche, garantire il credito nazionale e rimettere in moto l’economia capitalistica è una proposta politica che può aggregare i popoli d’Europa contro lo strapotere finanziario mittel-europeo. È una proposta che potrebbe essere adottata anche solo da una regione o da un gruppo di regioni, che facessero la secessione, oppure la tutta una serie di Stati, per esempio dai cosiddetti PIGS (Portogallo, Italia, Grecia e Spagna). Essi potrebbero subito dare vita a un’area di libero scambio basata su economie simili e compatibili, con monete che potrebbero seguire e assecondare le rispettive capacità di ripresa. Soprattutto sarebbero un fronte così vasto che non potrebbe essere attaccato tutto insieme contemporaneamente dalla speculazione e anche – mettiamocelo nel conto – militarmente dal resto d’Europa. E quindi questa proposta unisce e non divide i popoli d’Europa.
Sintesi
La “crisi” dell’Euro è prevista e anzi è stata creata dalle grandi banche europee per strozzare i popoli europei e dal capitalismo mittel-europeo per far fuori la concorrenza dei Paesi sud europei e ridurli al rango di “semi-colonie” interne.
L’uscita da questa morsa non può che passare dall’uscita dall’Euro dei popoli sotto attacco.
La conversione dei debiti pubblici nelle nuove monete e conseguente moderata svalutazione penalizzerà fortemente la speculazione internazionale, ma non il piccolo risparmio nazionale che continuerà a effettuare transazioni nelle monete nazionali e quindi relativamente protette dalle oscillazioni del cambio. Quindi non è necessario un default del debito nazionale, che invece pena-lizzerebbe anche i piccoli risparmiatori.
Ciò deve essere accompagnato dalla nazionalizzazione delle banche, che invece rischieranno la bancarotta, per ripristinare la sovranità degli Stati sulle emissioni monetarie, e soprattutto sul credito, e tenere sotto controllo l’inflazione monetaria.
La svalutazione controllata avrà anche un effetto benefico sulla produzione nazionale, rendendo di nuovo competitive produzioni di beni e servizi (soprattutto energetiche) nazionali e disincentiverà le delocalizzazioni.
È possibile e quindi indispensabile riformulare totalmente il mercato del lavoro in Italia con leggi da sempre osteggiate dall’Europa che proteggano i diritti dei lavoratori e dei consumatori.
Tutto ciò non può non passare dalla creazione di un ampio fronte antiliberista che associ al movimento anticapitalista anche ampi settori produttivi in caduta libera di rappresentanza.
Alberto Lombardo

 
Commenta il Post:
* Tuo nome
Utente Libero? Effettua il Login
* Tua e-mail
La tua mail non verrà pubblicata
Tuo sito
Es. http://www.tuosito.it
 
* Testo
 
Sono consentiti i tag html: <a href="">, <b>, <i>, <p>, <br>
Il testo del messaggio non può superare i 30000 caratteri.
Ricorda che puoi inviare i commenti ai messaggi anche via SMS.
Invia al numero 3202023203 scrivendo prima del messaggio:
#numero_messaggio#nome_moblog

*campo obbligatorio

Copia qui:
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ULTIME VISITE AL BLOG

Axz88softmaker68silas_flannerydelfina19710vitoloduromaurizio.piscitillistudiolegalerodarinamarenalyda75walter.gellioperatore61chesterbos.colellimarconissimoUomoconlaclava76
 

ULTIMI COMMENTI

Un saluto By bed e breakfast palermo
Inviato da: MariaLara
il 28/06/2014 alle 23:22
 
Molto interessante il tuo discorso e credo che al fondo del...
Inviato da: cittadinolaico
il 10/05/2013 alle 19:07
 
ottimo una proposta di semplificazione terminologica:...
Inviato da: urs
il 07/05/2013 alle 12:32
 
Non male...Un pò di autocritica non può che far bene,...
Inviato da: charlyone0
il 03/03/2013 alle 23:49
 
A questo punto, siete voi a non dover cadere nello stesso...
Inviato da: Giona
il 02/03/2013 alle 14:02
 
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963