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Designazione membro esterno CdA da Consulta T.A.
Vittoria tattica, interrogativi e speranze.
Bologna, 18.05.2012
Care colleghe, cari colleghi dell'Università di Bologna,
poche righe per commentare il primo e più importante atto della neonata Consulta del Personale Tecnico Amministrativo, ovvero la designazione di uno dei tre membri esterni del nuovo CdA riformato alla luce della “Gelmini”. Prima, però, è necessaria una premessa sul sistema di preselezione dei candidati ammessi.
Per comodità e brevità ci si rifarà ai commenti già espressi da alcuni docenti relativi alla scarsa trasparenza della procedura di selezione ed alla ancor più opaca trasmissione per conoscenza agli stessi organi deputati alla designazione, rinviando ad un succinto riepilogo presente nell’articolo del Corriere di Bologna, all’indirizzo: http://www.magazine.unibo.it/RassegnaStampa/1F0A/1F0AH5.pdf oppure al comunicato dell’Intersindacale: http://www.intersindacale-unibo.it/senza-categoria/comunicato-sulla-designazione-del-nuovo-cda/ .
Un meccanismo affatto democratico – perfino meno del vituperato sistema elettorale “di nomina” del Parlamento Italiano! - in cui la “competenza” e la “professionalità” dei candidati vengono valutati da una commissione di “saggi” designati dal Rettore ed in cui, ça va sans dire, le “compatibilità” con i desiderata dello stesso sono il vero criterio discriminante.
In breve, da un numero già circoscritto di curriculum presentati, si arriva così ad una rosa più ristretta tra i nomi inizialmente candidatisi e su cui, obtorto collo, i membri della Consulta T.A. (così come quelli della Consulta dei Sostenitori) sono obbligati a scegliere. Si noti che i nomi degli esclusi, peraltro, non vengono neanche resi noti…
Difficile, se non addirittura impossibile, che tra tanti “competenti, professionali, etc…” ci possa essere un vero rappresentante del personale dipendente. Al più si può sperare in qualche nome augurabilmente “distante” dai piani e dagli interessi del Rettore, capace cioè di esercitare un mandato almeno all’insegna dell’autonomia di giudizio. E sempre che riesca a superare il “filtro” della commissione dei “saggi”.
Si arriva dunque al metodo del “carciofo”, ovvero lo sfogliamento delle parti più “dure” per giungere alla parte più “digeribile”.
Il nome designato dalla maggioranza della Consulta, con una votazione di 13 contro 7 (gli altri membri erano assenti), è risultato essere Massimo Mantovani, avvocato, direttore Affari Legali dell'ENI SpA e membro del Consiglio di Amministrazione di SNAM Rete Gas SpA.
Il nome è stato scelto in opposizione alla candidata preferita dal Rettore, Isabella Seragnoli, importante imprenditrice industriale bolognese e proprietaria della GD, nota finanziatrice di istituti sanitari, e fortemente sostenuta dal gruppo degli eletti di ConTa, il raggruppamento che esprime l’establishment dell’Ateneo.
Altri nomi “alternativi” che pure sono stati vagliati, alcune delle quali forse anche con qualche tratto etico in più, erano comunque molto più deboli in un confronto più serrato con l’imprenditrice “filantropa”.
Sicché, volere o volare…
Il match finale, insomma, si è disputato tra due esponenti di massimo rilievo del capitalismo italiano, di cui uno con una più spiccata presenza multinazionale.
Per inciso, la Seragnoli siederà comunque in CdA, in quanto designata dal Rettore stesso.
Il peso oggettivo del ruolo di Mantovani, massimo rappresentante legale dell’Ente per l’Energia Italiana, dovrebbe essere un’ovvia garanzia di autonomia di giudizio e soprattutto autonomia da interessi particolaristici (e, tutto sommato, perfino “provinciali”) del Rettore - e ci mancherebbe giusto il contrario!
E’ infatti questo l’aspetto che ha inciso nella sua scelta, ed è più che comprensibile.
Tuttavia, proprio il potere economico che è al centro degli interessi di Mantovani non rassicura affatto su una stretta aderenza agli interessi reali del Personale Tecnico Amministrativo, seppure da essi designato.
E' chiaro che la designazione di Mantovani è un esplicito atto di indipendenza e di “disobbedienza” della maggioranza della Consulta T.A. ai voleri del Rettore, il che fa ben sperare per ciò che riguarda l’utilizzabilità di questo organismo ancora poco definito.
La scelta operata dalla Consulta è da considerarsi dunque una prima vittoria tattica sui piani del Rettore, ma è bene essere anche consapevoli che questa vittoria è stata possibile contrapponendo un peso massimo ad un peso medio-massimo del capitalismo in un’istituzione che dovrebbe essere invece espressione di tutt’altro genere di faccende.
Non ci resta che sperare, a questo punto, su una possibilità di stretto contatto tra il rappresentante designato ed i suoi elettori.
Sarà sufficiente…? Lo si vedrà.
Il tema che qui preme evidenziare è la necessaria creazione di un coordinamento tra gli eletti della Consulta T.A. di chiara “controparte” al Rettore, e tra questi e gli altri organismi ed ambiti di rappresentanza del personale. Un coordinamento quanto mai necessario ed urgente.
Un saluto. p. Proletaria Vox - Virginio Pilò
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