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Processo kafkiano contro i cassintegrati Agile-Eutelia

Post n°854 pubblicato il 23 Gennaio 2013 da VoceProletaria

Processo kafkiano contro i cassintegrati Agile-Eutelia

di Cadigia Perini,  17.01.2013
 
Cosa si regala ad un cassintegrato che da tre anni lotta per il lavoro? Ma è ovvio! Una convocazione come imputato ad un’udienza in tribunale. Potrebbe sembrare un brutto incubo, ed invece è la cruda realtà per quattro cassintegrati di Agile ex Eutelia di Torino che si sono visti recapitare un “decreto di fissazione di udienza a seguito di richiesta di archiviazione non accolta” dal giudice Alessandra Pfiffner del Tribunale di Torino, per il 4 febbraio prossimo.

Questo accade se fai valere i tuoi diritti, se manifesti contro chi ti ha rubato il lavoro. Come migliaia di lavoratori sono ormai costretti a fare in Italia ogni giorno.
I reati contestati ai lavoratori sono relativi agli articoli del codice penale 612 (minaccia), 594 (ingiuria) e 624 (furto). I fatti risalgono al 16 aprile 2010, davanti alla sede di Eutelia al Centro Piero della Francesca di Torino. Una cinquantina di lavoratori e lavoratrici Agile manifestavano con le loro maschere bianche, che hanno contraddistinto fin da subito la lotta, e la bara di cartone che i lavoratori torinesi si portano dietro in tutte le manifestazioni, urlando la loro rabbia verso l’Eutelia dei Landi che li aveva svenduti con una falsa cessione di ramo d’azienda all’Omega di Massa lasciandoli senza lavoro e senza reddito per lunghi mesi.
Era il momento di massima esasperazione, dopo quattro mesi di occupazione delle sedi. Sembrava si fosse scongiurato il licenziamento di massa e che l’azienda fosse stata definitivamente tolta a Massa & Co, ma ancora non arrivava l’amministrazione straordinaria (il commissariamento di Agile arrivò solo tre giorni dopo la manifestazione “incriminata”), l’azienda era affidata a dei custodi giudiziari, non partiva la cassa integrazione che arrivò solo a maggio (dopo sei mesi senza reddito).
“La tensione era alta, ma non furono commessi atti di violenza - racconta Giulio, uno dei lavoratori denunciati  - urlammo i nostri soliti slogan contro chi ci aveva svenduto e messo in mezzo alla strada. Il più ripetuto era  ‘Ladroni i Landi e i collusi che li difendono’. Nella sede Eutelia era presente una sola persona, la conoscevamo bene perché era nostra collega fin dai tempi di Olivetti.”
La persona si allarma per gli slogan. Per le maschere. Per la bara. Chiama i Carabinieri. Sporge denuncia per minacce ed ingiurie. E furto.  Abbiamo parlato con i lavoratori denunciati per chiedere cosa avessero rubato (e come fosse possibile visto che erano fuori dalla sede), e leggendo dalla denuncia scopriamo che si tratta di oggetti (piante, quadri, ventilatori) rimasti negli ex uffici Eutelia che nemmeno i custodi giudiziari avevano ritenuto di dover restituire alla reale o presunta proprietaria.  Quindi, senza essere avvocati, l’accusa di furto è a dir poco debole: si tratta di oggetti rimasti nella sede ceduta con la cessione di ramo da Eutelia ad Agile e non sottratti, perché niente poteva uscire dalle sedi che in quel momento erano sotto custodia giudiziaria (dal 23 dicembre 2009).
Insomma la denuncia sembrava solo l’effetto di una reazione impaurita, gli stessi Carabinieri parlarono in quell’occasione con i lavoratori tranquillizzandoli.  Della manifestazione inoltre era stata avvisata la questura con la quale nonostante le tantissime azioni di protesta in città, incluse tre settimane di presidio permanente davanti al palazzo della Regione, non ci sono mai stati problemi.
Difatti andò come previsto: il Pubblico Ministero chiese l’archiviazione del caso. Peccato che il GIP, due anni e mezzo dopo, proprio qualche giorno prima di Natale, abbia deciso di rigettare la richiesta di archiviazione e di portare in giudizio i quattro lavoratori nominati nella denuncia.
Adesso i lavoratori dovranno cercare un legale che conosca bene la loro vicenda, che comprenda che quando ti rubano il lavoro e non prendi un euro da mesi non fai manifestazioni cantando “oh! happy day”, né gridi slogan tipo “cattivoni, per favore non fatelo più”, ma è più facile che volino parole forti.
Se tutte le migliaia di lavoratori costretti in questi ultimi anni a manifestare per il lavoro venissero denunciati e processati per i loro slogan forti, per le loro azioni estreme, non basterebbero le aule dei tribunali del mondo per svolgere i processi.
Se solo il nostro paese avesse protetto il lavoro, i lavoratori, le produzioni, la sua ricchezza insomma, tutto questo non accadrebbe. Perché vi assicuriamo che non c’è nessun divertimento a stare per strada con una maschera bianca di traverso, al sole, al gelo, ad urlare per farti sentire, sapendo che tacere è morire.

 
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