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IL GRILLISMO, ASSENTE LA QUESTIONE SOCIALE
Denis Loris Valenti
Coordinatore Comunisti Sinistra Popolare Forlì-Cesena
Forli 20/092010
La Cgil ha diffuso questa settimana i dati drammatici dell’aumento esponenziale (+244% rispetto all’anno scorso) della Cig ordinaria, straordinaria ed in deroga nella nostra provincia; questi numeri ci collocano al 4 posto per indice di gravità in Regione, dove si allarga la protesta sociale dei lavoratori, dei precari e addirittura dei ricercatori universitari, mettendo in seria crisi il modello” Ceto medio e Emilia rossa”. Tutto ciò mentre a Cesena si svolgeva la cosiddetta Woodstock a 5 stelle, manifestazione organizzata da Grillo, il comico-capopopolo miliardario che nella sua performance politica non ha nemmeno sfiorato l’argomento della crisi sociale. Ha lanciato i soliti strali, spesso a ragione, contro la classe dirigente attuale e slogan stantii sul cambiamento possibile. Quindi tanta musica, nessuna proposta sulla questione sociale e programmi minimali anche sulle grandi questioni ecologiche. Si conferma la contraddizione di un movimento fatto di tanti militanti generosi e bravi, ma avvitato attorno alla figura istrionica ed autoreferenziale del comico genovese: parla contro la classe politica ma tenta di candidarsi alle primarie del Pd, dove gli viene rifiutata la tessera; narra di rivoluzioni possibili mentre ammicca a Montezemolo, di società civile contro i partiti mentre i suoi eletti in Regione litigano ferocemente per la classica poltrona. Insomma siamo al deja vu, al già visto, E’ una proposta politica, quella di Grillo, afona sulle nuove e drammatiche forme predatorie di neodominio nel mondo, di un sistema di produzione sempre più ingiusto e sempre meno sostenibile, di un Paese che detiene il triste primato dei morti sul lavoro, dei salari e degli stipendi fanalino di coda, del Paese record delle diseguaglianze sociali, in cui Marchionne guadagna 435 volte in più dei propri dipendenti quando il ragioniere Valletta ne guadagnava “solo” 20 in più e dove una cricca sempre più ristretta si appropria della ricchezza sociale prodotta. Se non si riparte da questa analisi sociale, dai vecchi e nuovi rapporti di classe che si determinano drammaticamente nelle società contemporanee, sul carattere autoritario delle nostra democrazie, le nuove società del “Sorvegliare e Punire”, su un modello alternativo di sviluppo che contesti radicalmente il capitalismo non ci sarà alcuna trasformazione politica possibile. Non basta denunciare giustamente l’attualità della questione morale (Berlinguer lo faceva già negli anni 70), il degrado e l’autoreferenzialità dei Partiti, non accorgendosi di riprodurre in peggio proprio i mali che denuncia. Sostiene di essere né di sinistra ne di destra; sbaglia, la soluzione in politica mai è neutra.
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