Urlo.
No: silenzio.
Inquieta veglia..
Non c’è forza nella mia
(sarx) carne, nè volontà
(pneuma)
nelle ossa.
Poichè la volontà sta nelle ossa.
Solo una stanchezza che fa strisciare
e io, verme dagli occhi senz’iride,
striscio.
Sono stanco, stanco
delle scimmie, i lupi e gli avvoltoi
e degli scorpioni
che si nascondono sotto sassi sbiancati dal sole.
Stanco di tutto.
Oh, se solo potessi aver fede
nelle apparizioni della Vergine Maria,
o nei cerchi nel grano, nei tarocchi egizi, nelle
linee di nazca o, volendo,
nell’esistenza di un dio saggio e benevolo
seduto su un trono di luce.
Oppure confidare in un giro di vite materiale:
fare soldi e farli fruttare,
vivere in uno shangri-la ben arredato,
avere giovani donne ai miei piedi
e l’occhio vacuo (ma chi se ne frega?)
di chi ha pisciato via l’anima
nell’acqua azzurra
(colore di Maria)
di una piscina riscaldata.
Come potrei arginare il caos, la decadenza,
la dissoluzione
e il continuo passaggio
da uno stato di ordine apparente ad un altro?
Se solo il tempo scorresse più lento...
così da schivare le frecce e i dardi dell’alterna fortuna,
affinchè il fango ripugnante si decori della corretta apparenza,
rapprendendosi in un caglio di quieta essenza
che giustifichi la mia smidollata indifferenza.
O trovare una donna
nel cui fertile ventre di madre
depositare (e poi dileguarsi come un tagliagole nella macchia)
un altro seme
di impermanenza.