Creato da: blobbino2005 il 29/12/2005
Il fischiettista è molto utile per la comunità. Mi chiamo Giovanni Maria TAMPONI, sono un collaudato whistleblower e sottolineo l'importanza di creare un ambiente che non impedisca ai fischiettisti di fare il loro dovere (morale) cioè quello di denunciare strani comportamenti sbagliati all'interno della propria Azienda (ci saremmo risparmiati una figuraccia internazionale con i casi di Parmalat, Cirio, Banca d'Italia etc.:) e soprattutto come nel caso del sottoscritto, licenziato illegittimamente per ben due volte dagli amministratori di una Pubblica Amministrazione (CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA) solo per aver denunciato una truffa a danno degli utenti dell' Ufficio BREVETTI & MARCHI. Grazie al cielo ne sono uscito recentemente vittorioso (dopo dieci lunghi anni) è sono stato gratificato dai dirigenti camerali corrotti con un congruo risarcimento dei danni morali, retribuzioni arretrate comprese. Loro sono stati semplicemente puniti con una censura verbale seguita da un trasferimento d'Ufficio presso altra Area. Non ho potuto fare altro che denunciarli alla Magistratura contabile. Il BLOG è dedicato al mio amico Gian Paolo POGGI, ex Direttore di un' Azienda della CCIAA di Roma. Questo coraggioso "Whistleblower", recentemente scomparso, aveva denunciato delle gravi irregolarità e quindi licenziato illegittimamente durante un periodo di malattia (tumore al pancreas). L'impunità in Italia è uno STATUS SYMBOL.

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Post n°3560 pubblicato il 21 Maggio 2009 da blobbino2005

CULINARIA

dal Blog "Senza Panna"

SAS LIMBAS 'E CANE.

(la lingua di cane)


Da bambina ogni volta che andavo in Sardegna era per me un'occasione per vedere quello che faceva mia nonna paterna in cucina, praticamente di tutto: pane, salsicce, formaggio, ravioli e tanto altro
Forse è lì che mi è nata la curiosità per la cucina.
Spesso guardavo solamente mia nonna cucinare ma molte volte la aiutavo o io credevo di aiutarla, ma in ogni caso mi permettevano di partecipare.
Una delle cose più belle che ricordo era quando si faceva il pane. C'era un lievito madre che girava di casa in casa e le donne si riunivano intorno a un tavolone di legno, a turno in casa di una o dell'altra, a panificare.
Ricordo che già a 5 anni io ricevevo il mio piccolo pezzo di impasto da lavorare e alla fine a volte facevo il mio pane che veniva cotto insieme agli altri nel forno del paese.
Ricordo ancora i sapori e gli odori, il profumo del pane appena cotto e dei biscotti cotti "alla sfornatura del pane".

In occasione del concorso di Sandra, "Inventa la ricetta", mi è venuto in mente una cosa che preparava spesso mia nonna e che a me piaceva molto e non avendo più mia nonna a disposizione l'ho reinventata basandomi sui miei ricordi di bambina.
Sas limbas e cane, le lingue di cane.
Un piatto semplicissimo ma che è sconosciuto a molti.

Per molti la cucina sarda si riduce a pane frattau, gnocchetti, ravioli, porcetto e seadas.
O poco altro.
Tutte cose ottime ma c'è molto di più e questa ricetta ne è un esempio.
A volte sono ricette povere, altre sono più ricche.
Questa è una di quelle semplici, ma non si faceva spessissimo e quando succedeva era una festa.

partiamo dagli ingredienti, per ogni persona:

semola rimacinata di grano duro 100 g (io ne avevo ancora un po' di quella sarda)
acqua 50g (circa)
sale un pizzico

olio aglio prezzemolo peperoncino pecorino sardo

La preparazione è semplicissima.
Impastare la semola con l'acqua tiepida salata aggiungendola poco per volta e lavorando molto. Si deve procedere in questo modo perché se si aggiunge tutta l'acqua in una volta la semol a fa effetto segatura e l'impasto non si lega.
Ho indicato una quantità approssimativa di acqua perché non tutte le farine sono uguali. Il risultato finale deve essere un impasto della consistenza di quello della pizza in teglia, quindi abbastanza morbido ma ben legato.
Mettere a bollire l'acqua e nel frattempo procedere con olio, aglio e peperoncino come per una normale ajo e ojo e peperoncino.
Quando l'acqua bolle, salarla e con le dita bagnate d'acqua prendere piccole quantità di impasto, appiattirle come se fossero straccetti (o orecchiette schiacciate) e gettarli nell'acqua.
Procedere così fino alla fine e a mano a mano che vengono a galla tirarli su con una schiumarola, condirli con l'olio (togliendo lo spicchio d'aglio), il peperoncino, il prezzemolo tritato fine e se necessario mantecare con poca acqua di cottura.
Servire con pecorino sardo grattugiato.

Questa ricetta, se ancora non si fosse capito, concorre per la sezione La cucina dei ricordi e in palio c'è il libro La cucina di casa mia di Guido Tommasi Editore.


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