Da Lo spazio bianco, di Valeria Parrella. Un libro da leggere.
Non sono buona ad aspettare. Aspettare senza sapere è stata la più
grande incapacità della mia vita. Nell’attesa ho avuto lo spazio per
costruire enormi impalcature di significato, e dieci minuti dopo farle
crollare, per mia stessa mano. Poi riprendere da un punto qualunque,
correggere il tiro di qualche centimetro per rendere la costruzione
immaginata più solida. Vederla crollare di nuovo. Ho speso svariati
fine settimana della mia vita in quest’opera, e pur riconoscendola, non
ho mai saputo distrarmi. Ho sentito la tragedia dell’attesa arrivare da
lontano, da una telefonata, da un viaggio, da una mail, da una notte di
sesso, da un ospedale. Ho scelto dal mio arsenale di dischi la musica
che incalzasse l’angoscia, quella per stemperarla, per piangere: per sfinimento poi mi addormentavo. Nell’attesa ho sempre fatto
sogni chiari, di epoche che non ho dovuto conoscere nè attraversare, il
sogno è stato il tempo speso meglio, e una volta sveglia il dolore era
decuplicato. Io non so aspettare e non voglio farlo, nell’attesa i
mostri prendono forma e si ingigantiscono, mangiano le ore per crescere
e mangiarmi. Non sento curiosità nel dubbio, nè fascino nella speranza,
fossi stata Eracle, non mi sarei fermata al bivio.
Inviato da: thecrowdgl5
il 07/06/2009 alle 20:55
Inviato da: yule1959
il 25/01/2009 alle 23:43
Inviato da: magda_s
il 25/01/2009 alle 08:47
Inviato da: InOgniMioBattito
il 06/01/2009 alle 22:02
Inviato da: InOgniMioBattito
il 23/12/2008 alle 00:16