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CRISI DELLA POLITICA

Post n°93 pubblicato il 27 Settembre 2007 da Super_Fire
 

Ieri mi è arrivata risposta alla lettera mandata al presidente della camera Fausto Bertinotti:

"Gentile signor Firenzuoli,
 
ho ricevuto la Sua email del 14 settembre scorso e ho letto con attenzione quanto Ella ha inteso rappresentarmi.

Credo di aver esposto il mio pensiero in merito alla crisi della politica in tempi non sospetti: nel mio discorso di insediamento, ho sottolineato tra l'altro che - viviamo ogni giorno il rischio di un distacco del paese reale dalle istituzioni, il rischio di una separazione della quotidianità della vita delle donne e degli uomini dalla politica, il rischio che, in questo quadro, una parte della società - quella più debole, quella più spogliata - venga trascinata fuori dal quadro della politica. La politica tutta vive una sua crisi; eppure dal nostro paese viene alta e grande una domanda di politica, come si è visto anche nelle recenti partecipazioni alle elezioni, una domanda esigente e, a volte, aspra. Il Parlamento non potrà da solo risolvere questi grandi problemi, affrontare questa dura crisi, ma può concorrere alla rinascita e allo sviluppo di tutte le forze democratiche, di partecipazione e di politica; concorrere con l'insieme delle istituzioni democratiche e attraverso la partecipazione delle donne e degli uomini del nostro paese, con cui penso possiamo lavorare alla riqualificazione dello spazio pubblico, che ognuna e ognuno possa vivere come propria comunità. 
   Il nocciolo duro della crisi sta nell'incapacità della politica di dare risposte ai problemi della vita quotidiana dei cittadini, che rappresentano il fondamento sociale e strutturale della crisi. Se non si danno risposte a questi problemi allora le riforme rischiano di essere sì necessarie ma non sufficienti. Serve una riforma della politica che tenga conto del malessere degli strati a reddito medio e basso della popolazione -. 
    E' il rapporto tra il lavoro e la vita, che decide, spesso, il livello di società e di civiltà. Per anni, non solo questi ultimi, si è vissuto un oscuramento nel mondo del lavoro: un lavoro che ha subito spesso una svalutazione sociale, alla fine della quale è spuntata drammaticamente la precarietà come il male più terribile del nostro tempo. Io penso che sia intollerabile. Perciò, dobbiamo riprendere il filo di un diverso discorso, anche per restituire il futuro alle nuove generazioni, che ce lo chiedono in molti modi, ma che ce lo chiedono così intensamente.
    Nel mondo del lavoro ci sono stati e ci sono dei picchi di cancellazione dei diritti e di inciviltà che non ammettono più che si protraggano nel tempo e che chiedono interventi molto forti da parte della politica e delle istituzioni in particolare; allo stesso tempo penso che finalmente sul mondo del lavoro si riscontra una nuova attenzione, grazie anche ai lavoratori che la hanno sempre tenuta viva malgrado il lungo ciclo di oscuramento.
    Bisogna restituire ai lavoratori singoli e organizzati una capacità di controllo, associata anche ad una protezione quando denunciano i soprusi. Oggi il lavoro è diventato rischioso, è stato abbattuto il potere di controllo del sindacato sul lavoro. E' importante, invece, la restituzione di capacità di controllo affinchè i lavoratori abbiano la giusta protezione.
    Come ho detto in più occasioni, penso che sia arrivato il momento che le istituzioni agiscano e si mettano in condizione di avviare una grande inchiesta sul lavoro che cambia, con il coinvolgimenti di tutti i soggetti istituzionali tra cui il Cnel e l'Inail, così da costruire una cultura politica su un tema che è di ogni giorno. Ritengo indispensabile trovare una soluzione organica alla precarietà, che toglie il futuro ad un’intera generazione. L’intermittenza è una malattia sociale, combatterla, è un punto fondamentale di civiltà: persino la tragedia delle morti sul lavoro annovera tra le cause questa precarietà. Inoltre la condizione di precarietà non consente di progettare il futuro e questo è un problema per la società: mi impressiona lo spreco dell'intelligenza, delle capacità, delle professionalità, perchè se potessimo mettere a frutto le professionalità sprecate le cose andrebbero diversamente.
    Infine, nell'esprimere un’opinione personale, non connessa alla mia attuale funzione, mi confermo in quella che ho avuto occasione di sostenere in passate elezioni, quando le ho affrontate da dirigente di partito. I partiti dovrebbero convenire nella decisione di escludere dalle proprio liste - secondo un principio di responsabilità politica, e non giuridica - condannati o, anche, rinviati a giudizio per reati socialmente pericolosi. 
Nel ringraziarLa per la Sua attenzione, colgo l'occasione per inviarLe il mio saluto più cordiale.
Fausto Bertinotti"

Fatemi sapere cosa ne pensate. Il mio parere è che ci sia dietro solo una propaganda elettorale e non un senso civico di responsabilità.

 
                                                                                             

 
 
 
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