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Condannata a pagare alla RIAA 220.000 $ per download illegale

Post n°104 pubblicato il 09 Ottobre 2007 da Lo_Stitico

Jammie Thomas, questo il nome della ragazza madre ora trentenne, è stata condannata a pagare la cifra di ben 220.000 Dollari USA per aver scaricato e condiviso illegalmente materiale coperto da copyright attraverso software peer-to-peer, nello specifico Kazaa. Soldi destinati alla famigerata RIAA, (Recording Industry Association of America), che dovrà a sua volta ridistribuire agli aventi diritto: Sony BMG, Arista Records, Interscope Records, Universal MG Recordings, Capitol Records e Warner Bros. Records.

La sentenza è destinata a creare allarme fra i milioni di utenti che utilizzano strumenti di file sharing, anche se è opportuno analizzare bene come sono si sono svolti i fatti fino ad oggi. Il giorno 21 febbraio del 2001 Jammie è stata colta in flagranza di reato, costituito nel caso specifico dall'aver condiviso 24 brani coperti da diritto d'autore, sul totale di 1700 file trovati nella cartella condivisa. Molti casi analoghi sono stati portati avanti in altre sedi legali, quasi tutti conclusisi con il patteggiamento al pagamento di cifre nell'ordine di qualche migliaio di dollari USA.

Diversa la linea di difesa scelta dall'avvocato di Jammie, che ha sempre puntato sulla completa estraneità della propria assistita ai diversi reati che le vengono contestati. Il PC di Jamie, sempre secondo la linea difensiva, sarebbe piuttosto finito in una "zombie botnet", ovvero in una rete di PC gestiti da malintenzionati all'insaputa del possessore del PC stesso. Una tesi destinata a crollare, in quanto si è poi scoperto come l'utenza Kazaa fosse riconducibile, attraverso incrocio di indirizzi IP e MAC address della scheda di rete, al nick Tereastarr, ovvero quello comunemente usato da Jammie anche in molti altri ambiti.

Non solo: l'imputata, dopo aver saputo di essere oggetto di indagine, avrebbe sostituito il disco rigido del proprio PC per non lasciare tracce, come confermato in tribunale da un ex-fidanzato, evidentemente con qualche conto in sospeso con Jammie.

Accantonata l'ipotesi che un malintenzionato abbia casualmente scelto come nick Tereastarr, guarda caso quello tipico di quasi tutti gli account di Jammie Thomas, e messa agli atti la testimonianza dell'ex-fidanzato, ecco aprirsi la strada alla disfatta in tribunale e al conseguente pugno di ferro da parte della Corte, che ha accolto la richiesta dell'accusa, la RIAA, di punire l'imputato con una pena esemplare. E così è stato: per ognuno dei 24 brani è stata comminata la pena pecuniaria di ben 9250 Dollari USA (la legge parla di un minimo di 500 Dollari), per un totale quindi di 222.000 Dollari USA.

Nessun commento per ora da parte di Miss Jammie Thomas, che ha lasciato l'aula senza rilasciare dichiarazioni. Rimane in ogni caso aperta la strada del ricorso in appello, oltre a non mancare alcune associazioni di consumatori e di sostenitori non meglio precisati disposti a sostenere le spese legali per i gradi successivi di giudizio. Qualora la situazione rimanesse questa, Jammie sarebbe costretta a versare un quarto dei saltuari assegni che percepisce per i lavori temporanei che svolge fino ad estinzione del debito.

Il tutto accade in un quadro molto incerto, in cui l'industria della musica sta vivendo vere e proprie rivoluzioni, l'ultima delle quali viene dai Radiohead, che hanno messo a disposizione dei propri fan l'ultima loro fatica, "In Rainbows", direttamente on-line, chiedendo in cambio una semplice donazione. Il gruppo inglese però già qualche anno fa disse "OK Computer", titolo di uno degli album più fortunati; quello che è certo è che occorre riflettere molto sul ruolo del computer nel mondo della discografia, per evitare pene concettualmente legittime ma sproporzionate, e senza trovare nel PC stesso sempre e solo un facile capro espiatorio per tutti i mali di questo mondo.

e ora popolo della rete che facimm? scarichiamo ancora roba da emule a nastro? se condannassero me per 224 dollari andrei in rovina.

una cosa positiva c'è sempre però, il fatto è accaduto nel 2001, 6 anni fa', ed è stata condannata in primo grado!!! l'italiano si domanda: e la prescrizione dopo 5 anni??? mah questi americani. si vede che non hanno politici  e giudici efficenti come i nostri.

a cura di Mario Sgoro

 
 
 
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