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I due Messia

Storia di Giovanni di Gamala e Yeshu ben Pandera

 
 
 
 
 
 

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Yeshu ben Pandera (seconda parte)

Post n°13 pubblicato il 22 Dicembre 2013 da otto8dgl1
 

Non è strano dunque che Yeshu, soprannominato "Egiziano" negli anni successivi al fallimento del tentativo di Giovanni di Gamala morto crocifisso per essersi dichiarato "Re dei Giudei", abbia quantomeno tentato di consacrare il proprio ruolo di messia sacerdotale eletto da Dio, presentandosi sul Monte degli Ulivi e promettendo un segno divino. (v. Zaccaria)

Lo sarebbe stato eventualmente per un "Salvatore del Mondo" disarmato e pacifico, che non avendo nulla da suggerire al popolo ebraico se non di "amare i propri nemici", avrebbe rischiato l'attacco della folla furibonda ancor prima di quello dei soldati romani!

Come al solito fa riflettere invece, il silenzio di Giuseppe Flavio sul precedente tentativo di Giovanni di Gamala il Galileo; abbiamo ormai compreso bene l'origine di tale silenzio che in riferimento al personaggio in questione, c'è stato un vero e proprio oscuramento. Il "Gesù" cristiano nascente non doveva aver nulla a che fare con il vero personaggio storico morto crocifisso nel 36 d.C. per sedizione contro Roma e per essersi dichiarato Re dei Giudei.

Il messia, che in quell'occasione "si dileguò", morì LAPIDATO ANNI DOPO E CIOE' NEL 72 D.C. A LYDDA!

Anche per Yeshu i giorni furono quelli delle feste pasquali, come attestato dal passo del Talmud che in una delle versioni note, reca un chiaro riferimento alla città di Lydda:

"... Alla parasceve essi appesero a Lud (Lydda) Yeshu".

L'imputazione di stregoneria e apostasia è identica a quella contestata al Gesù dei Vangeli. Per quest'ultimo, tuttavia, vista la commistione voluta nei Vangeli con la vicenda politico insurrezionale del messia davidico, fu necessario ideare un grottesco scarico di responsabilità tra le istituzioni religiose, popolo e organi giurisdizionali romani, allo scopo di raccordare alle meglio l'imputazione stessa di Yeshu (riguardante colpe di natura religiosa) con l'esecuzione di una pena romana prevista per il reato di sovversione armata commessa da Giovanni di Gamala il Galileo.

Per Yeshu a decidere la condanna fu il Sinedrio che nel pieno dei propri poteri, comandò l'esecuzione mediante una pena che gli era dato comminare: la lapidazione. Il fatto avvenne come scritto sopra, a Lydda nel 72 d.C., vale a dire il primo anno nel quale la Pasqua cadde di SABATO, successivamente al trasferimento del Sinedrio in tale città, dopo la disfatta del 70 d.C.; A tal proposito un antico manoscritto talmudico reca, infatti, una versione del passo in questione nel quale è detto:

"... Egli fu appeso alla vigilia del sabato della Pasqua".

Inoltre particolare attenzione merita il rilievo dato dalla giurisdizione ebraica alle prove testimoniali. Infatti nel seguito del passo citato è scritto:

"... Chiunque sappia qualcosa a sua discolpa venga e difenda il suo operato". Poichè nessuna testimonianza fu mai portata in suo favore, egli fu appeso per 40 giorni, dopo essere stato lapidato, alla vigilia della Pasqua".

Nella discussione rabbinica che segue alla citazione, entrambe registrate nella Ghemarah, appare un'affermazione enigmatica di forte contenuto indiziario:

"... Replicò Ulla: "Pensi egli sia stato uno per il quale ci si sarebbe potuto attendere una discolpa? Non era egli un sobillatore, riguardo cui la Scrittura dice: Non perdonarlo, non coprire la sua colpa? Con Gesù comunque fu diverso, perchè stava vicino al regno".

Non essendo chiaro cosa si debba intendere per "regno", verrebbe da pensare che la qualità messianica sacerdotale di Yeshu fosse in qualche modo riconosciuta anche in seno all'antica casta rabbinica ormai di estrazione esclusivamente farisaica e che ciò gli fosse a suo tempo valso quel particolare riguardo costituito dall'attesa di una possibile discolpa su base testimoniale non previta per analoghi casi.

Altrettanto rilievo veniva dato alle prove accusatorie per le quali era previsto un particolare iter acquisitivo, dettagliatamente previsto in altra parte dal Talmud. Due testimoni venivano fatti entrare nello stesso ambiente dove si trovava l'imputato per ascoltare non visti da questo, la confessione resa ad un terzo.

"... Come può essere fatto tutto ciò senza essere scoperti da lui? "In questo modo: poichè il seduttore viene fatto restare nella parte interna della casa, una lampada viene tenuta accesa sopra di lui in modo che i testimoni possono vederlo ed ascoltarel a sua voce". (Talmud, Mishnah Sanhedrin)

Il passo prosegue menzionando un famoso precedente nel quale fu attuata tale procedura:

"... Così, ad esempio, essi fecero con il figlio di Stada, a Lydda. Contro di lui due discepoli di uomini istruiti furono messi in un posto nascosto ed egli fu portato così davanti alla corte per essere lapidato".

Non è necessario spiegare chi fosse il "figlio di Stada" che come confermato in questa parte del Talmud, fu condannato e giustiziato a Lydda, mentre, con riferimento all'acquisizione delle prove testimoniali, vale la pena proporre un confronto tra questi e il "Gesù" del "Vangelo di Giuda", emerso dalle sabbie d'Egitto soltanto una trentina d'anni orsono.

"... I sommi sacerdoti mormoravano perchè (lui) era andato nella stanza degli ospiti per la sua preghiera. Ma là alcuni scribi lo stavano guardando con attenzione per arrestarlo durante la preghiera, poichè erano impauriti dalla gente, in quanto era considerato da tutti come un profeta. Si avvicinarono a Giuda e gli dissero: "Che cosa stai facendo qui? Tu sei un discepolo di "Gesù". Giuda gli rispose quello che desideravano. Ricevette dei denari e lo consegnò a loro".

La Chiesa si è affrettata a disconoscere e condannare l'antico scritto di origine cainita, proprio perchè balzato agli occhi del mondo con il suo esplosivo potenziale testimoniale, privo di condizionamenti, censure e secolari manomissioni. Il messia testimoniato nel Vangelo di Giuda presenta evidenti attinenze più con l'immagine messianica di estrazione sacerdotale che con quella di tipo carismatico e rivoluzionaria del  messia davidico. Tale immagine, che nei racconti neotestamentari si stinge, svanendo dietro alla tumultuosa vicenda dell'arresto, del processo e della condanna del re ribelle, conserva invece in questo scritto una tale similarità di circostanze con quelle riferite nel Talmud, da indurci a pensare che esso, pur parlando di "Gesù", si sia riferito in via esclusiva proprio alla vicenda del messia sacerdotale.

Di Giancarlo Tranfo: la Croce di Spine (pag. 211-212)

 

 
 
 

Yeshu ben Pandera

Post n°12 pubblicato il 12 Dicembre 2013 da otto8dgl1
 

Yeshua ben Stada o ben Pandera: si può iniziare a mettere ordine nel confuso materiale letterario riportando ad un'unica individualità i riferimenti ai due patronimici (figlio di Pandera o di Stada).

In Stada è possibile infatti, riconoscere una forma contratta di stath-tah-dah, ossia:

"Colei che ha abbandonato il marito".

Lo Yeshua figlio di una donna che "ha abbandonato il marito", può dunque essere anche il figlio di Pandera o Panthera, così come un passo *talmudico sembra confermare:

*(N.B. Il Talmud è considerato il testo sacro dell'ebraismo, e sta a significare insegnamento, studio, discussione).

"... Questo figlio di Stada era il figlio di Pandira. Infatti il rabbino Chasda ci dice che Pandira era il marito di Stada, sua madre, ed egli visse durante la vita di Pophus, il figlio di Jehuda. Ma sua madre era stata, Maria di Magdala (una parrucchiera per signore) che, come dice il Pumbadita, aveva lasciato il marito".

Nel nome di Pandera o Panthera gli studiosi di matrice cristiana si sforzano di vedere un significato allegorico, dato dall'alterazione in senso ingiurioso del termine greco "parthenos" (cioè vergine), in modo da relegare il personaggio stesso nell'ambito delle creazioni favolistiche di origine parodica. (loro si che se ne intendono!)

Purtroppo per loro, già nel II secolo e in ambienti ben diversi da quelli delle scuole ebraiche che diedero vita alla Mishnah (La Mishnah o Torà Orale consiste nella grande e sistematica raccolta di insegnamenti dei Maestri dell’ebraismo, tramandati dapprima oralmente e poi messi per iscritto da Rabbi Yehudà Ha-Nasì alla fine del Secondo secolo), il filosofo Celso, nel II secolo, nel "Discorso della Verità", riferì una personale versione sia dell'origine del discusso patronimico che della stessa vita del messia cristiano, da lui ritenuto, come già detto*, un singolo soggetto realmente esistito.

*N.B. Nel "Discorso della Verità" Celso, si riferisce al nome Yeshua non come al reale nome del Messia Giudeo "deidificato" dai cristiani, ma come ad una scelta tardiva degli stessi i quali, fino ad allora, sembra avessero chiamato il loro "Soter" con vari appellativi (il Signore, Kristos ovvero l'Unto), senza mai far ricorso ad un vero nome proprio:

"Colui al quale AVETE DATO il nome di Gesù in realtà era il capo di una banda di briganti...".

Il personaggio che emerge in maniera diffamante, non ha nulla dell'eroe davidico, diversamente dal quale è un povero, nato da un adulterio, che si diede alla magia e ai trucchi per proclamarsi Dio.

"... T'inventasti la nascita da una vergine: in realtà tu sei originario di un villaggio della Giudea e figlio di una donna di quel villaggio, che viveva in povertà filando a giornata. Inoltre costei, convinta di adulterio, fu scacciata dallo sposo, falegname di mestiere. Ripudiata dal marito e vergognosamente randagia, essa ti generò quale figlio furtivo. Spinto dalla povertà andasti a lavorare a mercede in Egitto, dove venisti a conoscenza di certe facoltà per le quali gli Egiziani vanno famosi. Quindi ritornasti, orgoglioso di quella facoltà e grazie ad esse ti proclamasti Dio. Tua madre, dunque, fu scacciata dal falegname, che l'aveva chiesta in moglie, perchè convinta di adulterio e FU RESA INCINTA DA UN SOLDATO DI NOME PANTHERA".

(Prima parte...)

Giancarlo Tranfo: La croce di spine. (pag. 205-206)

 

 
 
 

La grave carestia del 35-36 d.C.

Post n°11 pubblicato il 01 Dicembre 2013 da otto8dgl1
 

Secondo gli studi del “Biblista” Emilio Salsi una GRAVE CARESTIA si verificò in Giudea nel 35 e 36 d.C. e tale evento fu una delle cause scatenanti che alla testa degli Zeloti, spinsero l’ebreo rivoluzionario Giovanni il Nazireo detto “Gesù Cristo” nato a Gamala, figlio di Giuda il Galileo, alcuni giorni prima della festa delle Capanne del 35, a prendere il potere in Gerusalemme facendosi proclamare Re dei Giudei. A tale obiettivo concorsero i pellegrini dell’ecumene ebraica, soprattutto Galilei, Idumei, Giudei e gli abitanti di Gerusalemme, già esasperati dagli stenti legati alla carestia, in rivolta contro il potere imperiale e l’aristocrazia religiosa filo romana. Alla fine di impedire che tale calamità, unitamente ad altri eventi accaduti fra il 34 e il 36 d.C., tipo l’intervento della Regina Elena che inviò i suoi attendenti ad Alessandria per acquistare ingenti quantità di grano, ed altri a Cipro per carichi di fichi secchi o anche l’intervento di suo figlio Izate che a sua volta mandò ai capi di Gerusalemme una grande somma di denaro, richiamasse l’attenzione degli storici curiosi inducendoli a indagare e scoprire che il 36 d.C. fu la data della morte di “Gesù Cristo”, o peggio ancora, individuare che l’uomo veramente esistito non corrispondeva ideologicamente, all’essere soprannaturale creato su di lui da una setta religiosa molto tempo dopo… consapevole di ciò, San Luca, l’impostore, decise di far slittare in avanti di oltre dieci anni la notizia riguardante la carestia: sotto CLAUDIO anziché sotto TIBERIO! E’ utile precisare che Giovanni di Gamala, lo Zelota, detto “Gesù-Cristo”, Proclamato Re dei Giudei e Sommo Sacerdote alla suddetta festa delle Capanne nel 35 d.C. come nuovo Signore dei Giudei e loro Salvatore sentiva su di sé una responsabilità enorme nei confronti del popolo che lo aveva osannato: infatti l’attendeva l’onere di fronteggiare la carestia costringendolo insieme ai suoi gruppi armati di Zeloti a continue incursioni nelle zone rurali, attaccando i poderi dei ricchi aristocratici filo romani, incendiandoli e uccidendo chi opponeva resistenza dopo averli depredati delle misere scorte ancora rimaste. Con la stessa efferatezza venivano presi di mira i villaggi agresti dei Samaritani, saccheggiati e poi anch’essi dati alle fiamme. Le razzie si protrassero per tutta la durata dell’inverno, sin quando giunsero dei pellegrini al Tempio, per purificarsi prima della Pasqua, e portarono la notizia che Artabano, Re dei Parti, era stato sconfitto e le legioni romane, già entrate nel distretto della città, stavano marciando su Gerusalemme. Giovanni di Gamala detto “Gesù Cristo” resosi conto di non poter combattere contro lo strapotere delle truppe di Roma comandate da Vitellio , che avevano circondato la città, si consegnò ai romani per scongiurare una mattanza; e mentre Giuda, Simone e Giacomo, suoi fratelli , si dileguano nella notte fra i vicoli della città, lui il giorno successivo, dopo un lungo, inutile interrogatorio, sotto tortura per far confessare i nomi dei complici e i particolari sull’organizzazione rivoluzionaria, viene crocefisso pubblicamente, come monito per gli Ebrei, fuori dalle mura di Gerusalemme, per rimarcarne la sottomissione all’Impero Romano. Gli Esseni, gli Zeloti, i Farisei, i Sadducei e il popolo tutto, assitono impotenti alla sua morte “fra i più atroci tormenti d’ogni sorta fino all’ultimo istante di vita”… in silenzio consapevoli del suo significato.

Stralcio del libro di Emilio Salsi: Giovanni il Nazireo detto “Gesù Cristo” e i suoi Fratelli.

 
 
 

Giovanni di Gamala il Nazireo ed i suoi fratelli

Post n°10 pubblicato il 22 Novembre 2013 da otto8dgl1
 

Ezechia padre di Giuda il Galileo a sua volta padre di Giovanni il Nazireo (Jeshua il Salvatore), Simone detto Kefaz, Giacomo, Giuda detto Theudas, Giuseppe detto Menahem ed Eleazar bar Jair:

ogni membro di quella dinastia di Signori, discendenti dagli Asmonei, ha lottato e rischiato per un fine patriottico religioso nobile. Erano nella loro terra, i Romani erano gli invasori … quindi i pagani dovevano essere cacciati. Ma la loro caparbia coerenza si è scontrata con un Impero al culmine di un potere tale da incutere timore a tutti i regni confinanti che, in quel periodo, si guardavano bene dal provocarlo. Gli Zeloti hanno lottato contro quel potere e hanno perso … e con loro tutti i Giudei.

Le due “filosofie religiose” ebraiche, la essena e la zelota, entrambe antischiaviste e aperte a tutte le classi sociali, si allearono ideologicamente per mobilitare i Giudei alla lotta e ricostituire il Regno d’Israele. Dalla guerra del censimento del 6.d.C. rimasero solidali fino alla sconfitta del 70 d.C. culminata nella distruzione della Città Santa e del Tempio. Fu un periodo di massacri caratterizzato da centinaia di migliaia di morti, del cui sangue, nei Vangeli non vi è traccia.
Ma la vera storia, concernente la costante ribellione di un popolo che non voleva sottomettersi al dominio pagano, non doveva risultare nei “Sacri Testi” pena il crollo della dottrina cristiana della "salvezza per la vita eterna".
In quel contesto storico, teatro di una Guerra Santa nazionalista che vide rivolte sanguinosamente represse, carestie e crocefissioni, stando ai vangeli, intorno agli anni '30 del I secolo, un gruppo di dodici Ebrei e il loro Maestro Gesù Cristo, indifferenti al sangue che scorreva sulla loro terra, vagavano per la Palestina stupendo folle con discorsi e gesta mirabolanti, indifferenti appunto del sangue che scorreva in Giudea. Un impossibile Messia ebraico, Figlio di Dio, inconsapevole del massacro perpetrato verso i suoi connazionali dai pagani: gli invasori (kittim) della Terra Promessa dal Padre suo "Abba"
al popolo eletto.

Questa nuova raffigurazione del Messia ebreo originò il Cristianesimo dopo la morte di Giuseppe Flavio; una immagine ideologica che si evolse, nei secoli seguenti, dal messianismo primitivo, come descritto dallo storico ebreo, concernente la "quarta folosofia, una novità sinora sconosciuta"
in conseguenza del genocidio degli Ebrei perpetrato in tre guerre (dal 70 al 135 d.C.) dai vincitori che repressero tutte le rivolte giudaiche. Nell'arco di tempo di due generazioni i Romani causarono più di un milione di morti, la distruzione di tutte le città e dei villaggi più importanti della Giudea, sin quasi a svuotarla dei suoi abitanti, e senza contare l'enorme numero di schiavi che fece crollare il mercato. Il potere imperiale di Roma annientava chiunque non voleva sottostare al suo dominio, pertanto, buona parte degli ebrei sopravvissuti, ad iniziare dalla diaspora delle Province, scelsero di modificare il concetto di Messia "Dominatore del Mondo" in quello di Messia "Salvatore del Mondo".
La nuova dottrina fu ideata dagli ebrei Esseni d'Egitto che adottarono il "Logos divino" (Verbo di Dio) concepito, meno di un secolo prima, dal filosofo Filone d'Alessandria, il più influente rappresentante della numerosa comunità ebraica della seconda città dell'Impero Romano, ma la più avanzata nella cultura scientifica e filosofica.

L'elaborazione del "Logos" - incarnato nel Messia "Figlio di Dio" che, in quanto tale, avrebbe "garantito" la salvezza della vita eterna ai Suoi credenti - avvenne in epoca successiva alla distruzione di Gerusalemme e del Tempio di Yahweh da parte dei Romani. Gli Esseni avviarono il processo storico del "Messia Salvatore" ebreo che si evolse, con raffigurazioni evangeliche diverse e contrastanti fra loro, al punto di obbligare la convocazione di numerosi Concili nel IV secolo, ad iniziare da quello di Nicea nel 325 d.C., finalizzati a sanare le controversie cristologiche sulla "sostanza" della divinità del "Salvatore". Il Concilio conclusivo, indetto ad Efeso nel 431 d.C., decretò che la Vergine Maria, Madre di Dio "Theotokos"
, aveva generato il Logos che risiedeva nell'uomo Cristo "Figlio di Dio", seppur già Dio consustanziale al Padre dall'inizio dei secoli. Chi ci capisce qualcosa è bravo ...

L'olocausto ebraico perpetrato dai Romani fu la drammatica conclusione della lotta di un popolo zelota verso la propria Legge ancestrale e convinto dell'avvento di un Messia, prescelto da Yahweh, capace di fare strage dell'esercito più potente del mondo. Un continuo conflitto del "popolo eletto" da Dio contro l'Impero dominante: lotta che vide i discendenti degli Asmonei; Giovanni di Gamala ed i suoi fratelli: Giacomo, Simone Kefa, Giuda detto “Theudas” e Iosep il più giovane, affrontare, alla testa degli Zeloti, i legionari e gli ausiliari delle coorti di Roma. Una triste epopea perfettamente compatibile con le vicende reali di quegli anni, riferite, come abbiamo visto negli studi precedenti, soprattutto da Giuseppe Flavio e Tacito, e confermate, pur con descrizioni ridotte, anche da Filone Alessandrino, Svetonio e Cassio Dione.

 Di Emilio Salsi.

 

 

 
 
 

Giuda Didimo ovvero... Theudas

Post n°9 pubblicato il 20 Novembre 2013 da otto8dgl1
 

Giuda detto Theudas era il vero nome completo. Giuda detto "Luce di Dio", non Taddaeus, Taddeo o Giuda Taddeo, o Giuda Iscariota (sicario) ecc... morì nel 45 d.C. San Luca eliminò "Theudas" dalla lista dei dodici Apostoli lasciando solo il nome Giuda per impedirne l'identificazione con il Profeta figlio di Giuda il Galileo, mentre per lo stesso fine, gli evangelisti Marco e Matteo lo modificarono in "Taddaios greco, "Thaddaeus" latino, Taddeo in italiano.
L’appellativo Thomas che significa “gemello”, gli fu dato probabilmente, per la somiglianza con un fratello.
In Antichità Giudaiche lo incontriamo come promotore di un tentativo non riuscito di insurrezione messianica: era un vizio di famiglia!
Giuseppe Flavio parlandocene non evidenzia la discendenza da Giuda il Galileo (o forse lo fece ma fu censurata…) ma come già visto, dai Vangeli emerge chiaramente il suo rapporto di fratellanza carnale con Simone Pietro, Giacome e “Gesù”.

“Durante il periodo in cui Fado era procuratore della Giudea, un certo sobillatore di nome Teuda persuase la maggior parte della folla a prendere le proprie sostanze e a seguirlo fino al fiume Giordano. Affermava di essere un profeta al cui comando il fiume si sarebbe diviso, aprendo loro un facile transito. Con questa affermazione ingannò molti. Fado però non permise loro di raccogliere il frutto della loro follia e inviò contro di essi uno squadrone di cavalleria che piombò inaspettatamente contro di essi uccidendone molti e facendone altri prigionieri; lo stesso Teuda fu catturato, gli mozzarono la testa e la portarono a Gerusalemme". (Idem. XX: 97-99).

Giuda Didimo Tommaso o Teuda è l’apostolo “dubbioso”, chiamato Teuda da Marco e Matteo, indicato invece con il nome di Giuda soltanto da Luca.
Perché questa scelta di Luca?
L’estensore del “terzo” Vangelo e degli Atti degli Apostoli, per evitare pericolose sovrapposizioni tra rivoluzionari messianisti e santi discepoli, fece sparire Teudas (sostituendolo con Giuda) da tutti i suoi scritti, avendolo nominato negli Atti come ribelle, in particolare nel famoso discorso in difesa degli Apostoli che avrebbe tenuto Gamaliele dinnanzi al Sinedrio.
Nel citato discorso ( che posterò in altra occasione) di Gamaliele, appare evidente un ulteriore espediente posto in essere dall’Evangelista impostore per confondere le già confuse idee del lettore e cosa si inventa questo falsario furbo come una volpe?
Egli, il santo Evangelista pensò bene di cambiare la storia e mise in bocca a Gamaliele un discorso nel quale si invertono cronologicamente sia le gesta che la morte di Giuda il Galileo padre di Giovanni di Gamala il Nazireo e dei suoi fratelli: Giacomo, Simone Pietro, Giuda e Giuseppe, “Santi Apostoli” e di Teuda, e si tace sulla discendenza diretta del secondo dal primo.
Morto così il figlio prima del padre, il lettore meno attento grazie a questo maldestro stratagemma ed errore cronologico di portata generazionale, è dissuaso e allontanato da qualsiasi associazione di idee o parallelo tra i santi Apostoli, assolti grazie a tale provvidenziale arringa (vedi discorso fasullo di Gamaliele) e i componenti della nota e terribile famiglia dalle ambizioni messianiche e regali che faceva capo a Giuda il Galileo ed i suoi figli.
Ecco come fece:
“… prima d’ora sorse Teuda, dicendo di essere qualcuno; presso di lui si raccolsero circa quattrocento uomini; egli fu ucciso e tutti quelli che gli avevano dato ascolto, furono dispersi e ridotti a nulla. DOPO DI LUI SORSE GIUDA IL GALILEO, ai giorni del censimento, e si trascinò dietro della gente; anch’egli perì e tutti quelli che gli avevano dato ascolto furono dispersi” (At., 5:36, 37)

Di: Giancarlo Tranfo- La Croce di Spine. (pag. 167-168)

 

 

 
 
 

Antichi Miti

Post n°8 pubblicato il 18 Novembre 2013 da otto8dgl1
 


Thimoty Frake e Peter Gandy, nell’opera The Jesus Mysteries hanno analizzato le incredibili coincidenze tra elementi significativi della tradizione neotestamentaria e aspetti fondamentali di altri miti preesistenti quali L’egizio Osiride o il greco Dioniso.
Tali impressionanti comunanze inducono a ritenere che situazioni ed episodi attribuiti al Gesù cristiano, derivino in realtà d
all’adattamento di miti molto antichi relativi a divinità semiumane che:
- Rappresentano Dio fatto uomo (con compito salvifico) e fuso in uno con il Padre;
- Sono nati da madre vergine in una caverna in giorni dedicati alle festività di tutti i culti solari (25 dicembre o 6 gennaio);
- Sono venuti al mondo preannunciati da una stella;
- Hanno ricevuto la visita di maghi che portavano doni;
- Hanno ricevuto il battesimo con un rito iniziatico;
- Con un miracolo hanno trasformato l’acqua in vino; Con i loro miracoli hanno sanato gli infermi, propiziato una pesca miracolosa o calmato acque in tempesta;
- Hanno avuto 12 seguaci o discepoli ( come i segni zodiacali o le dodici tribù d'Israele);
- Sono entrati in una città a cavallo di un asino e sono stati acclamati Re dalla folla;
- Hanno stabilito un parallelo tra il vino ed il proprio sangue, il pane e la loro carne;
- Sono morti assassinati o sacrificati, sono stati unti, deposti in una tomba e avvolti da un lenzuolo e sono resuscitati dopo tre giorni;
- Tre loro seguaci hanno scoperto il sepolcro vuoto;
- La loro morte e resurrezione è celebrata con un rito che simboleggia la volontà di fusione del fedele con il loro corpo mistico;
Il loro sacrificio ha avuto un valore salvifico e redentivo;
- I loro seguaci si dicono certi in un loro ritorno alla fine dei tempi per giudicare i vivi e i morti e per fondare un’età dell’oro.

Questi incredibili paralleli possono costituire motivo di sconcerto e smarrimento per il fedele, che ha sempre visto l’originalità di ciò che conosce della vita di Gesù come garanzia di storicità della stessa.
In effetti, osservando le straordinarie similitudini sopra evidenziate, è facile giungere alla conclusione che il Gesù cristiano non sia mai esistito e che vita, opere e vicende dello stesso siano il frutto di una sintesi indotta dall’inconscio collettivo, in funzione di una radicata e immemorabile tendenza a produrre cicilicamente archetipi dalle connotazioni simili.
Dunque secondo questa teoria, esisterebbero un Cristo eterno che in tutte le culture, civiltà e tempi, si rigenererebbe secondo i medesimi modelli rispondenti ad un bisogno inconscio, profondo ed inspiegabile delle collettività umane.
In Egitto e Grecia Osiride/Dioniso, in Persia Mitra, in Asia Minore Attis, in Siria Adone, Fuori dall’area mediterranea Virishna che era un indio indù.
Tutto proviene dall'antica religione dell’Egitto, la matrice è comune a tutti i culti Mediterranei.
La prima “sacra famiglia” era composta da Osiride, Iside e da Horus, messo al mondo senza atto sessuale e che si fonde in un unico essere con il Padre (RA). Anche per gli egizi il Dio supremo era “uno e trino”.

Di Giacarlo Tranfo: La Croce di Spine. (pag. 252/253)

 
 
 

Il processo a… due “Gesù”

Post n°7 pubblicato il 11 Novembre 2013 da otto8dgl1
 

Non vi fu alcun processo per stabilire la colpevolezza o meno dell’imputato non ve n’era bisogno. Il “Processo” è stata un’invenzione per far ricadere sui Giudei la colpa dell’uccisione del “Salvatore”.
Il “Signore”, per la Nuova Dottrina nascente, non poteva essere stato ucciso da un alto plenipotenziario imperiale di Roma, perché ciò avrebbe dimostrato che fu ucciso un Re Zelota guerriero, Giovanni di Gamala, e questo era in contrasto con la nuova docile figura dell’”Agnello di Dio”, vittima sacrificale divina per il bene dell’umanità.
I Vangeli, lo sappiamo tutti, narrano che, COSTRETTO DAI GIUDEI, fu Ponzio P
ilato ad uccidere “Gesù” e non Lucio Vitellio. Anche due scritti, giunti sino a noi, di Giuseppe Flavio (Testimonium Flavianum) e di Cornelio Tacito (Ann. XV, cap. 44) riportano che l’uccisore di Gesù fu Ponzio Pilato; così come lo riporta il “Credo” che, quale simbolo apostolico di fede, masse di praticanti addormentati recitano meccanicamente ad alta voce in una cantilena puerile, reiterata all’infinito, durante la liturgia della Messa domenicale… “Patì sotto Ponzio Pilato” ecc… Un vero e proprio lavaggio del cervello perpetrato allo scopo di impedire la conoscenza della verità storica.
Nello studio comparato fra Cornelio Tacito e Giuseppe Flavio, riportato più avanti, dimostriamo che i passaggi dei due grandi storici del I secolo sono interpolazioni spurie. Furono introdotte da falsari amanuensi i quali, dopo aver copiato e censurato i manoscritti originali dei due scrittori, con le modifiche aggiunte, anziché conservarli, li distrussero per eliminare le prove delle loro manomissioni.
Ma Ponzio Pilato, come uccisore di “Gesù”, la storia lo fa scomparire anche dal … “Credo”. Il nome di quel Prefetto FU INTRODOTTO nel “Credo” del Concilio di Costantinopoli nel 381 d.C. che declamava:
“… Incarnato nel seno della VERGINE MARIA e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto PONZIO PILATO, e fu sacrificato e sepolto, il terzo giorno è resuscitato…”
Mentre, il “Credo” ORIGINALE, formulato a Nicea nel 325 d.C., recitava così:
“… Si è incarnato e si è fatto uomo, FU SACRIFICATO, E IL TERZO GIORNO è RESUSCITATO…”
Oltre Pilato MANCA la “VERGINE MARIA”… e tornando al Prefetto è doveroso riportare una dichiarazione molto importante, fatta nel IV secolo da Eusebio di Cesarea, Padre della Chiesa:
“… E’ dunque dimostrata la falsità degli Atti degli Apostoli contro il nostro Salvatore, PUBBLICATA RECENTEMENTE, essi infatti, pongono sotto il quarto consolato di Tiberio, che coincide col suo settimo anno di regno, le SOFFERENZE CHE GLI EBREI OSARONO INFLIGGERE AL NOSTRO SALVATORE; ma in quel tempo Pilato non governava ancora la Giudea”. (HEc. I 9,3/4).

Da quanto appenas letto, Eusebio ci informa della pubblicazione di una versione di "Atti degli Apostoli" ( fatta poi sparire, ovviamente), diversa da quella giunta sino a noi, nella quale si fa cadere il supplizio di "Gesù" il 21 d.C. (quarto consolato di Tiberio, cioè sotto Valerio Grato, predecessore di Pilato, a dimostrazione dei rimaneggiamenti fatti dai redattori evangelici per depistare la ricerca su chi crocifisse veramente "Gesù"... e la datazione.

Secondo quegli "Atti" fu il Prefetto Valerio Grato a "sacrificare" "Gesù".

Come possiamo constatare la "costruzione storica" della nuova fede era ancora in evoluzione e tendeva ad allontanarsi dalle religioni pagane precedenti, soprattutto da quella dell'ultimo "Salvatore" sacrificato, il Dio Mitra, per distinguersi da essa e non farne evidenziare l'innesto primitivo.

Oltre ad aver inventato la nuova "Madre di Dio", che prima non esisteva, per farla adorare agli uomini "gentili" dolciotti, i "Venerabilissimi Santi Episcopi"
inventarono anche il "sacrificatore" di "Gesù", ripescando il funzionario romano (senza incolparlo del delitto) precedente a Lucio Vitellio, per depistare la ricerca storica sull'intera vicenda. 

Ognuno di voi, libero o no di pensiero, tragga le proprie conclusioni!

Di Emilio Salsi: Giovanni Il Nazireo detto “Gesù Cristo” e i suoi fratelli. (pag 205)

 
 
 

Il Buco storico

Post n°6 pubblicato il 07 Novembre 2013 da otto8dgl1
 

Il buco storico di Emilio Salsi dal libro “Giovanni il Nazireo detto “Gesù Cristo” e i suoi Fratelli.

Dal periodo del censimento di Quirino 6 d.C. c’è un vero vuoto nella memoria dello storico Giuseppe Flavio sempre ricca di particolari sulle vicende giudaiche.
Dal 15 al 35 d.C. vengono citati personaggi senza gesta. Fra il 15 e il 18 d.C., il Prefetto Valerio Grato, nuovo governatore dei giudei, sostituì in tre anni quattro Sommi Sacerdoti: Anano (Anna dei Vangeli), figlio di Seth, in carica dal 6 d.C., con Ismaele, figlio di Fabi; sostituito a sua volta con Eleazaro, figlio di Anano; sostituito da Simone, figlio di Camitho; sostituito da Giuseppe detto Caifa, ultra conservatore che rimarrà in carica dal 18 al 36 d.C. e secondo i Vangeli, sarà l’accusatore di Gesù. (Ant. XVIII 27,34,35).
Come si può notare l’unico Sommo Sacerdote senza patronimico è proprio di Giuseppe detto Caifa. Dopo il 36 il movimento dei Sommi Sacerdoti riprende proprio come quelli antecedenti al 15 d.C. e tutti con il patronimico.
Che strana cosa direbbe qualcuno ancora non catechizzato e libero di pensiero…
Dunque Giuseppe Flavio tace di quel periodo mentre l’altro storico Tacito riporta soltanto l’azione svolta da Vitellio e le sue legioni al confine con la Parthia, ma non riporta i suoi due interventi nella Giudea, possedimento imperiale, avvenuti nel 36, e nel 37 d.C., mentre perdurava il confronto tra le due grandi potenze.
Infatti il libro VI dei suoi “Annales”- relativo agli anni dal 30 al 37 d.C., durante i quali fra il 35 e il 37, avvenne il conflitto contro i Parti- mentre inizialmente è particolareggiato, poco dopo, si interrompe proprio sugli interventi di Vitellio a Gerusalemme; così come è insufficiente la “Storia Romana” di Dione Cassio sempre riferita a quell’epoca ed allo stesso Legato. (LVIII 19,5 e 26, 1/4; LIX 27, 2/6)
Il vuoto di quel periodo storico è troppo mirato; sembra che gli scrittori di allora si siano trovati d’accordo per non tramandare le cronache politico-militari della Provincia romana di Siria e dei governi giudaici nel tempo in cui operò “Gesù”.
Circa duemila anni ci separano da quegli eventi e dopo la dissoluzione dell’Impero Romano, il patrimonio che potè essere salvato dagli archivi storici imperiali ci proviene da monasteri ove i manoscritti originali furono copiati e la conoscenza storiografica, oggi documentata, è stata sottoposta ad una lenta e progressiva censura ideologica religiosa finalizzata salvaguardare la dottrina cristiana e i suoi protagonisti ELIMINANDO OGNI POSSIBILE VICENDA O RIFERIMENTO CHE AVESSE PERMESSO DI INDIVIDUARE LA VERA FIGURA STORICA DELL’UOMO CELATO DIETRO IL PERSONAGGIO SOVRANNATURALE CHIAMATO “GESU’”.
Sulle gesta dei briganti sobillatori zeloti, che operarono durante il governo di Pilato, una testimonianza ci viene da Filone Alessandrino che bolla sino alla calunnia il comportamento del crudele Prefetto di Giudea e su quanto avveniva in quell’epoca:
“Un tiranno corrotto, avido e insensibile alle ragioni della giustizia. Orgoglio, prepotenza e insolenza erano la sua regola. Il Paese sotto di lui fu lasciato al saccheggio di bande di ribelli che incendiavano le case dei ricchi e la gente veniva uccisa senza il rispetto di alcuna legge” (Filone D’Alessandria, “Legatio ad Gaium”).
Risulta evidente il richiamo ai “Boanerghes” ribelli zeloti, figli di Giuda il Galileo, a partire da Giovanni il Nazireo detto “Gesù Cristo” e da Simone detto Kefatz, seguiti da Giacomo e da Giuda detto Theudas, tutti capi del movimento alla cui guida, l’ultimo di loro e fratello, Giuseppe, dopo aver scacciato i romani da Gerusalemme, nel 66 d.C., riuscirà a conquistare il trono dei Giudei.
Il VUOTO DI MEMORIA di Giuseppe Flavio, compreso fra la morte di Germanico nel 19 d.C. e l’arrivo di Vitellio per la Pasqua del 36 d.C., viene colmato da Pilato citato già in azione.
La sequenza storica degli eventi – Pilato, Testimonium Flavianum (“ Allo stesso tempo, circa, visse Gesù…”), scandalo della signora Paolina, vittima di sacerdoti di Iside e un’altra matrona d’alto rango che circuita e truffata da alcuni Giudei a Roma, provoca le ire di Tiberio- è una sequenza sballata che dimostra il “TAGLIA E INCOLLA MA SOPRATTUTTO TAGLIA” effettuato dai mistici copisti falsari quando compresero la vera natura dei “fratelli” a capo del movimento ribelle degli Zeloti, nella prima metà del I secolo.
Questo “vuoto di memoria ”questo “buco storico” gli esegeti spiritualisti lo “giustificano” con il venir meno della “fonte” di notizie di Giuseppe Flavio costituita dallo storico Nicola di Damasco. Balle! E’ il consueto, ipocrita, alibi per celare la verità. Su questi temi la fonte di notizie numero uno era proprio la famiglia di Giuseppe Flavio.
Fra il 15 e il 36 d.C. lo storico giudeo si “zittisce” sulle malefatte dei ciarlatani, profeti, sobillatori, sicari, zeloti… e questo “vuoto”, riempito con “taglia e incolla” meschino ma ingenuo dai mistici copisti, ci permette di evidenziare il grave errore anacronistico commesso nell’introduzione del falso… “Testimonium Flavianum” e conseguentemente ricostruire cosa avvenne in quel periodo…

 
 
 

Il nuovo calendario della Chiesa

Post n°5 pubblicato il 01 Novembre 2013 da otto8dgl1
 

Impossibilitata a rendere coerente la data di nascita di un "uomo", per le contraddizioni esistenti fra il Vangelo di Luca e quello di Matteo, agli inizi del VI secolo, la Chiesa incaricò un erudito monaco, Dionigi il Piccolo, di risolvere il problema attraverso l'adozione di un uovo sistema di riferimento per la numerazione degli anni della storia.

Anzichè dalla fondazione di Roma, in vigore sino allora, tutte le vicende narrate dovevano riferirsi all'anno della nascita di "Nostro Signore": L'Anno Domini... corrispondente al 753° anno della fondazione dell'Urbe.

Dionigi fece i calcoli esatti ma di fronte alle contraddizioni di Luca e Matteo, posizionò "diplomaticamente" la nascita di Gesù proprio a metà fra le due nascite, con il risultato che ... smentì entrambi gli evangelisti.

La Chiesa non dette peso all'anacronismo e contando sull'ignoranza della masse dei credenti, adottò tale calcolo pur sapendo che l'Anno Domoni 1, aveva tagliato sia la "strage degli innocenti", attuata da Erode il Grande (secondo Matteo) 6 anni prima, sia "l'anno del censimento di Quirino", riportato da Luca 6 anni dopo... inoltre, i mistici inventori e falsari, si prodigarono nei secoli a venire, per arricchire la favola della nascita del Cristo, stabilendo in "tre" il numero dei Magi", con tanto di nomi, razza di appartenenza e doni, il tutto ingorato dai Vangeli.

Di fronte a queste incongruenze, gli ispirati esegeti odierni, stanno facendo "miracoli" per falsificare la storia tentando di accreditare a Quirino un altro inesistente censimento, basato su stupide ipotesi, potendo contare sul silenzio dei "media" e delle istituzioni scolastiche, della solita ignoranza e ingenuità della masse, nonchè ovviamente, sulla propria faccia tosta che siamo certi, rimarrà nella storia con i loro nomi.

Sanno perfettamente che la storia, così come risulta nella realtà, smentisce la REALTA' di "Gesù"  e ad essi non rimane altro che modificare la realtà della storia pur di garantire questa menzogna. Una volta fatta propria la "teoria" del doppio censimento di Quirino, per esisgenze di coerenza, devono insistere a mantenere la tesi basata su vuoti sofismi.

Per la documentazione degli avvenimenti e i loro moventi, per l'archeologia, per la semplice elementare logica, tutti gli storici (tranne pochi mistici pervasi da profonda fede), riconoscono l'unico censimento effettuato da Quirino il 6 d.C., quando per la prima e unica volta, fu inviato da Cesare Augusto come suo Legato in Siria a sovrintendere tale atto.

Roma deliberò il provedimento finalizzato all'esazione diretta dei tributi. Fu una misura amministrativa conseguente alla costituzione della nuova Provincia annessa alla Siria, sui territori della ex Etnarchia di Erode Archelao, appena deposto dall'Imperatore Augusto ed esiliato in Galilea per inettitudine. (Ant. Giud. XVII 344). (continua...)

Di Emilio Salsi- Giovanni il Nazireo detto "Gesù Cristo" e i suoi fratelli. (pag. 60-61)

 
 
 

Le "Nascite" (seconda parte)

Post n°4 pubblicato il 30 Ottobre 2013 da otto8dgl1
 

Secondo Matteo la "Strage"  degli innocenti, riguardava direttamente il neonato "Gesù bambino", lui era l'obiettivo di Erode e la conseguente "Fuga in Egitto", propiziata dalla omertà dei "Magi" venuti ad adorare il "Re dei Re", fu un evento drammatico per la "Sacra famiglia" al punto che l'esilio in quella terra si protasse fino alla morte del Re "criminale".

Dramma che finirà alla morte di Erode, nella celestiale "Nazareth", unica città tranquilla della Galilea, ove la Madonna e San Giuseppe potranno accudire "Gesù bambino", ignari (come Matteo evangelista) del sangue che scorreva sulla loro terra, messa a ferro e fuoco dalle legioni romane di Quintilio Varo, il Legato di Siria di Cesare Augusto, inviato per domare, con migliaia di crocifissi e decine di migliaia fra morti in battaglia e schiavi, la ribellione giudaica capeggiata da Giuda il Galileo, Re "pro-tempore" di quella regione.

La sempliciotta ignoranza palesata da "Matteo", sugli avvenimenti che sconvolsero la Galilea dopo la morte di Erode il Grande, attesta la FALSITA' del suo Vangelo ad iniziare dalla "fuga in Egitto"; infatti Nazareth (ammettiamo pure che sia esistita in quegli anni), dove ritornò la "Sacra famiglia", era vicinissima (6 km) alla capitale Seffori, che fu rasa al suolo e i suoi abitanti uccisi o deportati come sciavi.

San Luca, al contrario di Matteo, ignora il pericolo che corre il "bambin Gesù"; per lui Erode non è criminale, è un altro Erode... e la "Sacra famiglia" può pensare al suo tranquillo menage domestico quotidiano senza avere la necessità di fuggire da alcuno.

Poichè gli evangelisti: Luca, Marco e Giovanni, non riportano il grave pericolo corso da "Gesù bambino", con la fuga in Egitto per sfuggirlo, ciò significa che è un'invenzione... e il "Natale", festeggiato da centinaia di milioni di fedeli in tutto il mondo, è una suddola montatura ideata dai "Padri fondatori"del cristianesimo per sostituire sia la festa annuale pagana del Dio Sole, resa ufficiale in tutto l'Impero da Aureliano a partire dal 25 dicembre del 274 d.C. (Dies Natalis Solis Invicti), sia quella del Dio Mitra, il "Salvatore" con maggior seguito popolare prima del nuovo "Salvatore Gesù"... nati entrambi come il Dio Sole, nello stesso giorno dell'anno!

Cari catto-cristiani, dovete sapere che quando festeggiate il Natale, state festeggiando un festività pagana, festeggiate la nascita del Dio Sole, quindi di conseguenza anche se ignorate la cosa, siete anche voi dei pagani... e torniamo a noi, anzi ai "Re Magi".

Accreditati di capacità profetiche e taumaturgiche miracolose i "Magi" erano sacerdoti del culto di Mitra, originario nell'antica Persia, diffuso ed evolutosi nell'Impero Romano e anch'esso nato in una grotta. Sia la grotta che il bue e l'asinello, non compaiono nei Vangeli canonini, e la "grotta", in particolare, era un simbolo culturale ricorrente in altre relgioni orientali, preesistenti al cristianesimo; religioni che contemplavano la nascita di una divinità partorita da una vergine in fuga, cui le forze del male davano la caccia per impedire che il bene potesse sopravvivere ad esse per poi sconfiggerle.

Infine l'Evangelista Matteo (Mt. 2, 9), dal lontano Oriente, con tanta fantasia, fece recare i Magi e Betlemme, guidati da una stella che li precedette lentamente, fino a posizionarsi (vista soltanto da Erode e i suoi militi) sulla casa dove era nato "Gesù bambino"- per sottomettersi al nuovo "Re dei Re" (era il titolo degli imperatori Parti) offrendo i doni simbolici del potere regale (oro), di quello spirituale (incenso) e della vita eterna (mirra). Ovviamente in casa mancavano il bue e l'asinello:

"... Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finchè giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Entrati nella casa... lo adorarono" (Mt. 2,9/11).

(Fine seconda parte)

Di Emilio Salsi: Giovanni il Nazireo detto "Gesù Cristo" e i suoi fratelli. (pag.60-61)

 
 
 
 
 
 
 

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