I due Messia
Storia di Giovanni di Gamala e Yeshu ben Pandera
Sempre più "Ricercatori della Verità" si cimentano in ricerche storiche atte a stabilire come andarono veramente le cose duemila anni fa. E' veramente esistito il "Salvatore del "Mondo" catto-cristiano, Figlio di Dio che nasce da una vergine e che dopo aver predicato in lungo e largo in una Palestina occupata dai romani in pieno fermento rivoluzionario, come se nulla fosse ha praticato miracoli, dato la vista ai ciechi, moltiplicato i pani e i pesci, trasformato l'acqua in vino, fatto resuscitare i morti, camminato sulle acque, morto per redimerci dal peccato e infine resuscitato dopo tre giorni per poi ascendere al cielo fra le braccia del Padre?
Questo Blog vuole dare risposte soddisfacenti a queste domande che un uomo libero di pensiero e non ancora del tutto catechizzato dovrebbe sempre porsi. Di che cosa tratterà dunque? Tratterà di due Messia: uno rivoluzionario di nome Giovanni nato a Gamala il Nazireo detto "Gesù Cristo" discendente davidico, zelota, che tentò di rovesciare il potere di Roma insieme ai suoi fratelli Pietro, Giacomo, Giuda e Giuseppe, tutti con gli stessi nomi degli apostoli del "Figlio di Dio", per realizzare il Regno di Israele promesso da Dio. Fu arrestato dai romani dopo aver conquistato Gerusalemme e condannato per sedizione alla croce dopo essere stato torturato, sulla quale verrà affisso il celebre capo di imputazione "Re dei Giudei", morendo nel 36. Dunque un Messia rivoluzionario della terra e non del cielo, di Israele e non del mondo, della spada e non dell'ulivo. Che nacque da rapporto sessuale e non da "virgo intacta", che visse da rivoluzionario e che fu condannato alla croce senza essersi mai sognato di trasformarsi in un "Salvatore universale" o in "Figlio unigenito di Dio" risorto dalla morte, nè di fondare alcuna Chiesa universale. La traccia che tale Messia lasciò nella memoria dei suoi contemporanei dovette essere così profonda da indurre, più di un secolo dopo, gli antichi "Padri della Chiesa" attraverso la menzogna, a sfruttarne la vicenda per costruire la favola di Gesù di Nazareth. Il secondo Messia in aggiunta al Messia storico" è sacerdotale, un profeta di nome Yeshua ben Panthera o ben Stada che diventerà la seconda fonte del mito di Gesù di Nazareth. Dall'unione di Gesù (Yeshua) e del Cristo Giovanni di Gamala il Nazireo l'Unto del Signore, nacque il Gesù-Cristo, in tutto simile alle antiche divinità dei culti misterici e pagani, anche se a tradirne le origini erano il pensiero e la parola, entrambi espressione di pura spiritualità essena.
Tutti i post che verranno pubblicati d'ora in avanti nel blog, si rifanno a studi effettuati da eminenti biblisti che verranno nominati di volta in volta con conseguente relativa fonte. L'augurio è che questo lavoro, sicuramente avversato dalla casta di coloro che consapevolmente mentono al mondo da secoli, possa almeno nel suo piccolo, contribuire ad infondere coraggio a chi, pur intellettualmente onesto e preparato, non ha mai osato andare oltre il dubbio, nel timore di giungere a vedere con fin troppa chiarezza i contorni di una favola che oggi a distanza di 1700 anni, ancora in molti continuano a chiamare storia.
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Non è strano dunque che Yeshu, soprannominato "Egiziano" negli anni successivi al fallimento del tentativo di Giovanni di Gamala morto crocifisso per essersi dichiarato "Re dei Giudei", abbia quantomeno tentato di consacrare il proprio ruolo di messia sacerdotale eletto da Dio, presentandosi sul Monte degli Ulivi e promettendo un segno divino. (v. Zaccaria) Lo sarebbe stato eventualmente per un "Salvatore del Mondo" disarmato e pacifico, che non avendo nulla da suggerire al popolo ebraico se non di "amare i propri nemici", avrebbe rischiato l'attacco della folla furibonda ancor prima di quello dei soldati romani! Come al solito fa riflettere invece, il silenzio di Giuseppe Flavio sul precedente tentativo di Giovanni di Gamala il Galileo; abbiamo ormai compreso bene l'origine di tale silenzio che in riferimento al personaggio in questione, c'è stato un vero e proprio oscuramento. Il "Gesù" cristiano nascente non doveva aver nulla a che fare con il vero personaggio storico morto crocifisso nel 36 d.C. per sedizione contro Roma e per essersi dichiarato Re dei Giudei. Il messia, che in quell'occasione "si dileguò", morì LAPIDATO ANNI DOPO E CIOE' NEL 72 D.C. A LYDDA! Anche per Yeshu i giorni furono quelli delle feste pasquali, come attestato dal passo del Talmud che in una delle versioni note, reca un chiaro riferimento alla città di Lydda: "... Alla parasceve essi appesero a Lud (Lydda) Yeshu". L'imputazione di stregoneria e apostasia è identica a quella contestata al Gesù dei Vangeli. Per quest'ultimo, tuttavia, vista la commistione voluta nei Vangeli con la vicenda politico insurrezionale del messia davidico, fu necessario ideare un grottesco scarico di responsabilità tra le istituzioni religiose, popolo e organi giurisdizionali romani, allo scopo di raccordare alle meglio l'imputazione stessa di Yeshu (riguardante colpe di natura religiosa) con l'esecuzione di una pena romana prevista per il reato di sovversione armata commessa da Giovanni di Gamala il Galileo. Per Yeshu a decidere la condanna fu il Sinedrio che nel pieno dei propri poteri, comandò l'esecuzione mediante una pena che gli era dato comminare: la lapidazione. Il fatto avvenne come scritto sopra, a Lydda nel 72 d.C., vale a dire il primo anno nel quale la Pasqua cadde di SABATO, successivamente al trasferimento del Sinedrio in tale città, dopo la disfatta del 70 d.C.; A tal proposito un antico manoscritto talmudico reca, infatti, una versione del passo in questione nel quale è detto: "... Egli fu appeso alla vigilia del sabato della Pasqua". Inoltre particolare attenzione merita il rilievo dato dalla giurisdizione ebraica alle prove testimoniali. Infatti nel seguito del passo citato è scritto: "... Chiunque sappia qualcosa a sua discolpa venga e difenda il suo operato". Poichè nessuna testimonianza fu mai portata in suo favore, egli fu appeso per 40 giorni, dopo essere stato lapidato, alla vigilia della Pasqua". Nella discussione rabbinica che segue alla citazione, entrambe registrate nella Ghemarah, appare un'affermazione enigmatica di forte contenuto indiziario: "... Replicò Ulla: "Pensi egli sia stato uno per il quale ci si sarebbe potuto attendere una discolpa? Non era egli un sobillatore, riguardo cui la Scrittura dice: Non perdonarlo, non coprire la sua colpa? Con Gesù comunque fu diverso, perchè stava vicino al regno". Non essendo chiaro cosa si debba intendere per "regno", verrebbe da pensare che la qualità messianica sacerdotale di Yeshu fosse in qualche modo riconosciuta anche in seno all'antica casta rabbinica ormai di estrazione esclusivamente farisaica e che ciò gli fosse a suo tempo valso quel particolare riguardo costituito dall'attesa di una possibile discolpa su base testimoniale non previta per analoghi casi. Altrettanto rilievo veniva dato alle prove accusatorie per le quali era previsto un particolare iter acquisitivo, dettagliatamente previsto in altra parte dal Talmud. Due testimoni venivano fatti entrare nello stesso ambiente dove si trovava l'imputato per ascoltare non visti da questo, la confessione resa ad un terzo. "... Come può essere fatto tutto ciò senza essere scoperti da lui? "In questo modo: poichè il seduttore viene fatto restare nella parte interna della casa, una lampada viene tenuta accesa sopra di lui in modo che i testimoni possono vederlo ed ascoltarel a sua voce". (Talmud, Mishnah Sanhedrin) Il passo prosegue menzionando un famoso precedente nel quale fu attuata tale procedura: "... Così, ad esempio, essi fecero con il figlio di Stada, a Lydda. Contro di lui due discepoli di uomini istruiti furono messi in un posto nascosto ed egli fu portato così davanti alla corte per essere lapidato". Non è necessario spiegare chi fosse il "figlio di Stada" che come confermato in questa parte del Talmud, fu condannato e giustiziato a Lydda, mentre, con riferimento all'acquisizione delle prove testimoniali, vale la pena proporre un confronto tra questi e il "Gesù" del "Vangelo di Giuda", emerso dalle sabbie d'Egitto soltanto una trentina d'anni orsono. "... I sommi sacerdoti mormoravano perchè (lui) era andato nella stanza degli ospiti per la sua preghiera. Ma là alcuni scribi lo stavano guardando con attenzione per arrestarlo durante la preghiera, poichè erano impauriti dalla gente, in quanto era considerato da tutti come un profeta. Si avvicinarono a Giuda e gli dissero: "Che cosa stai facendo qui? Tu sei un discepolo di "Gesù". Giuda gli rispose quello che desideravano. Ricevette dei denari e lo consegnò a loro". La Chiesa si è affrettata a disconoscere e condannare l'antico scritto di origine cainita, proprio perchè balzato agli occhi del mondo con il suo esplosivo potenziale testimoniale, privo di condizionamenti, censure e secolari manomissioni. Il messia testimoniato nel Vangelo di Giuda presenta evidenti attinenze più con l'immagine messianica di estrazione sacerdotale che con quella di tipo carismatico e rivoluzionaria del messia davidico. Tale immagine, che nei racconti neotestamentari si stinge, svanendo dietro alla tumultuosa vicenda dell'arresto, del processo e della condanna del re ribelle, conserva invece in questo scritto una tale similarità di circostanze con quelle riferite nel Talmud, da indurci a pensare che esso, pur parlando di "Gesù", si sia riferito in via esclusiva proprio alla vicenda del messia sacerdotale. Di Giancarlo Tranfo: la Croce di Spine (pag. 211-212)
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Yeshua ben Stada o ben Pandera: si può iniziare a mettere ordine nel confuso materiale letterario riportando ad un'unica individualità i riferimenti ai due patronimici (figlio di Pandera o di Stada). In Stada è possibile infatti, riconoscere una forma contratta di stath-tah-dah, ossia: "Colei che ha abbandonato il marito". Lo Yeshua figlio di una donna che "ha abbandonato il marito", può dunque essere anche il figlio di Pandera o Panthera, così come un passo *talmudico sembra confermare: *(N.B. Il Talmud è considerato il testo sacro dell'ebraismo, e sta a significare insegnamento, studio, discussione). "... Questo figlio di Stada era il figlio di Pandira. Infatti il rabbino Chasda ci dice che Pandira era il marito di Stada, sua madre, ed egli visse durante la vita di Pophus, il figlio di Jehuda. Ma sua madre era stata, Maria di Magdala (una parrucchiera per signore) che, come dice il Pumbadita, aveva lasciato il marito". Nel nome di Pandera o Panthera gli studiosi di matrice cristiana si sforzano di vedere un significato allegorico, dato dall'alterazione in senso ingiurioso del termine greco "parthenos" (cioè vergine), in modo da relegare il personaggio stesso nell'ambito delle creazioni favolistiche di origine parodica. (loro si che se ne intendono!) Purtroppo per loro, già nel II secolo e in ambienti ben diversi da quelli delle scuole ebraiche che diedero vita alla Mishnah (La Mishnah o Torà Orale consiste nella grande e sistematica raccolta di insegnamenti dei Maestri dell’ebraismo, tramandati dapprima oralmente e poi messi per iscritto da Rabbi Yehudà Ha-Nasì alla fine del Secondo secolo), il filosofo Celso, nel II secolo, nel "Discorso della Verità", riferì una personale versione sia dell'origine del discusso patronimico che della stessa vita del messia cristiano, da lui ritenuto, come già detto*, un singolo soggetto realmente esistito. *N.B. Nel "Discorso della Verità" Celso, si riferisce al nome Yeshua non come al reale nome del Messia Giudeo "deidificato" dai cristiani, ma come ad una scelta tardiva degli stessi i quali, fino ad allora, sembra avessero chiamato il loro "Soter" con vari appellativi (il Signore, Kristos ovvero l'Unto), senza mai far ricorso ad un vero nome proprio: "Colui al quale AVETE DATO il nome di Gesù in realtà era il capo di una banda di briganti...". Il personaggio che emerge in maniera diffamante, non ha nulla dell'eroe davidico, diversamente dal quale è un povero, nato da un adulterio, che si diede alla magia e ai trucchi per proclamarsi Dio. "... T'inventasti la nascita da una vergine: in realtà tu sei originario di un villaggio della Giudea e figlio di una donna di quel villaggio, che viveva in povertà filando a giornata. Inoltre costei, convinta di adulterio, fu scacciata dallo sposo, falegname di mestiere. Ripudiata dal marito e vergognosamente randagia, essa ti generò quale figlio furtivo. Spinto dalla povertà andasti a lavorare a mercede in Egitto, dove venisti a conoscenza di certe facoltà per le quali gli Egiziani vanno famosi. Quindi ritornasti, orgoglioso di quella facoltà e grazie ad esse ti proclamasti Dio. Tua madre, dunque, fu scacciata dal falegname, che l'aveva chiesta in moglie, perchè convinta di adulterio e FU RESA INCINTA DA UN SOLDATO DI NOME PANTHERA". (Prima parte...) Giancarlo Tranfo: La croce di spine. (pag. 205-206)
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Secondo gli studi del “Biblista” Emilio Salsi una GRAVE CARESTIA si verificò in Giudea nel 35 e 36 d.C. e tale evento fu una delle cause scatenanti che alla testa degli Zeloti, spinsero l’ebreo rivoluzionario Giovanni il Nazireo detto “Gesù Cristo” nato a Gamala, figlio di Giuda il Galileo, alcuni giorni prima della festa delle Capanne del 35, a prendere il potere in Gerusalemme facendosi proclamare Re dei Giudei. A tale obiettivo concorsero i pellegrini dell’ecumene ebraica, soprattutto Galilei, Idumei, Giudei e gli abitanti di Gerusalemme, già esasperati dagli stenti legati alla carestia, in rivolta contro il potere imperiale e l’aristocrazia religiosa filo romana. Alla fine di impedire che tale calamità, unitamente ad altri eventi accaduti fra il 34 e il 36 d.C., tipo l’intervento della Regina Elena che inviò i suoi attendenti ad Alessandria per acquistare ingenti quantità di grano, ed altri a Cipro per carichi di fichi secchi o anche l’intervento di suo figlio Izate che a sua volta mandò ai capi di Gerusalemme una grande somma di denaro, richiamasse l’attenzione degli storici curiosi inducendoli a indagare e scoprire che il 36 d.C. fu la data della morte di “Gesù Cristo”, o peggio ancora, individuare che l’uomo veramente esistito non corrispondeva ideologicamente, all’essere soprannaturale creato su di lui da una setta religiosa molto tempo dopo… consapevole di ciò, San Luca, l’impostore, decise di far slittare in avanti di oltre dieci anni la notizia riguardante la carestia: sotto CLAUDIO anziché sotto TIBERIO! E’ utile precisare che Giovanni di Gamala, lo Zelota, detto “Gesù-Cristo”, Proclamato Re dei Giudei e Sommo Sacerdote alla suddetta festa delle Capanne nel 35 d.C. come nuovo Signore dei Giudei e loro Salvatore sentiva su di sé una responsabilità enorme nei confronti del popolo che lo aveva osannato: infatti l’attendeva l’onere di fronteggiare la carestia costringendolo insieme ai suoi gruppi armati di Zeloti a continue incursioni nelle zone rurali, attaccando i poderi dei ricchi aristocratici filo romani, incendiandoli e uccidendo chi opponeva resistenza dopo averli depredati delle misere scorte ancora rimaste. Con la stessa efferatezza venivano presi di mira i villaggi agresti dei Samaritani, saccheggiati e poi anch’essi dati alle fiamme. Le razzie si protrassero per tutta la durata dell’inverno, sin quando giunsero dei pellegrini al Tempio, per purificarsi prima della Pasqua, e portarono la notizia che Artabano, Re dei Parti, era stato sconfitto e le legioni romane, già entrate nel distretto della città, stavano marciando su Gerusalemme. Giovanni di Gamala detto “Gesù Cristo” resosi conto di non poter combattere contro lo strapotere delle truppe di Roma comandate da Vitellio , che avevano circondato la città, si consegnò ai romani per scongiurare una mattanza; e mentre Giuda, Simone e Giacomo, suoi fratelli , si dileguano nella notte fra i vicoli della città, lui il giorno successivo, dopo un lungo, inutile interrogatorio, sotto tortura per far confessare i nomi dei complici e i particolari sull’organizzazione rivoluzionaria, viene crocefisso pubblicamente, come monito per gli Ebrei, fuori dalle mura di Gerusalemme, per rimarcarne la sottomissione all’Impero Romano. Gli Esseni, gli Zeloti, i Farisei, i Sadducei e il popolo tutto, assitono impotenti alla sua morte “fra i più atroci tormenti d’ogni sorta fino all’ultimo istante di vita”… in silenzio consapevoli del suo significato. Stralcio del libro di Emilio Salsi: Giovanni il Nazireo detto “Gesù Cristo” e i suoi Fratelli. |
Post n°10 pubblicato il 22 Novembre 2013 da otto8dgl1
Ezechia padre di Giuda il Galileo a sua volta padre di Giovanni il Nazireo (Jeshua il Salvatore), Simone detto Kefaz, Giacomo, Giuda detto Theudas, Giuseppe detto Menahem ed Eleazar bar Jair: ogni membro di quella dinastia di Signori, discendenti dagli Asmonei, ha lottato e rischiato per un fine patriottico religioso nobile. Erano nella loro terra, i Romani erano gli invasori … quindi i pagani dovevano essere cacciati. Ma la loro caparbia coerenza si è scontrata con un Impero al culmine di un potere tale da incutere timore a tutti i regni confinanti che, in quel periodo, si guardavano bene dal provocarlo. Gli Zeloti hanno lottato contro quel potere e hanno perso … e con loro tutti i Giudei. Le due “filosofie religiose” ebraiche, la essena e la zelota, entrambe antischiaviste e aperte a tutte le classi sociali, si allearono ideologicamente per mobilitare i Giudei alla lotta e ricostituire il Regno d’Israele. Dalla guerra del censimento del 6.d.C. rimasero solidali fino alla sconfitta del 70 d.C. culminata nella distruzione della Città Santa e del Tempio. Fu un periodo di massacri caratterizzato da centinaia di migliaia di morti, del cui sangue, nei Vangeli non vi è traccia. Di Emilio Salsi.
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Giuda detto Theudas era il vero nome completo. Giuda detto "Luce di Dio", non Taddaeus, Taddeo o Giuda Taddeo, o Giuda Iscariota (sicario) ecc... morì nel 45 d.C. San Luca eliminò "Theudas" dalla lista dei dodici Apostoli lasciando solo il nome Giuda per impedirne l'identificazione con il Profeta figlio di Giuda il Galileo, mentre per lo stesso fine, gli evangelisti Marco e Matteo lo modificarono in "Taddaios greco, "Thaddaeus" latino, Taddeo in italiano. L’appellativo Thomas che significa “gemello”, gli fu dato probabilmente, per la somiglianza con un fratello. In Antichità Giudaiche lo incontriamo come promotore di un tentativo non riuscito di insurrezione messianica: era un vizio di famiglia! Giuseppe Flavio parlandocene non evidenzia la discendenza da Giuda il Galileo (o forse lo fece ma fu censurata…) ma come già visto, dai Vangeli emerge chiaramente il suo rapporto di fratellanza carnale con Simone Pietro, Giacome e “Gesù”. “Durante il periodo in cui Fado era procuratore della Giudea, un certo sobillatore di nome Teuda persuase la maggior parte della folla a prendere le proprie sostanze e a seguirlo fino al fiume Giordano. Affermava di essere un profeta al cui comando il fiume si sarebbe diviso, aprendo loro un facile transito. Con questa affermazione ingannò molti. Fado però non permise loro di raccogliere il frutto della loro follia e inviò contro di essi uno squadrone di cavalleria che piombò inaspettatamente contro di essi uccidendone molti e facendone altri prigionieri; lo stesso Teuda fu catturato, gli mozzarono la testa e la portarono a Gerusalemme". (Idem. XX: 97-99). Giuda Didimo Tommaso o Teuda è l’apostolo “dubbioso”, chiamato Teuda da Marco e Matteo, indicato invece con il nome di Giuda soltanto da Luca. Perché questa scelta di Luca? L’estensore del “terzo” Vangelo e degli Atti degli Apostoli, per evitare pericolose sovrapposizioni tra rivoluzionari messianisti e santi discepoli, fece sparire Teudas (sostituendolo con Giuda) da tutti i suoi scritti, avendolo nominato negli Atti come ribelle, in particolare nel famoso discorso in difesa degli Apostoli che avrebbe tenuto Gamaliele dinnanzi al Sinedrio. Nel citato discorso ( che posterò in altra occasione) di Gamaliele, appare evidente un ulteriore espediente posto in essere dall’Evangelista impostore per confondere le già confuse idee del lettore e cosa si inventa questo falsario furbo come una volpe? Egli, il santo Evangelista pensò bene di cambiare la storia e mise in bocca a Gamaliele un discorso nel quale si invertono cronologicamente sia le gesta che la morte di Giuda il Galileo padre di Giovanni di Gamala il Nazireo e dei suoi fratelli: Giacomo, Simone Pietro, Giuda e Giuseppe, “Santi Apostoli” e di Teuda, e si tace sulla discendenza diretta del secondo dal primo. Morto così il figlio prima del padre, il lettore meno attento grazie a questo maldestro stratagemma ed errore cronologico di portata generazionale, è dissuaso e allontanato da qualsiasi associazione di idee o parallelo tra i santi Apostoli, assolti grazie a tale provvidenziale arringa (vedi discorso fasullo di Gamaliele) e i componenti della nota e terribile famiglia dalle ambizioni messianiche e regali che faceva capo a Giuda il Galileo ed i suoi figli. Ecco come fece: “… prima d’ora sorse Teuda, dicendo di essere qualcuno; presso di lui si raccolsero circa quattrocento uomini; egli fu ucciso e tutti quelli che gli avevano dato ascolto, furono dispersi e ridotti a nulla. DOPO DI LUI SORSE GIUDA IL GALILEO, ai giorni del censimento, e si trascinò dietro della gente; anch’egli perì e tutti quelli che gli avevano dato ascolto furono dispersi” (At., 5:36, 37) Di: Giancarlo Tranfo- La Croce di Spine. (pag. 167-168)
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Non vi fu alcun processo per stabilire la colpevolezza o meno dell’imputato non ve n’era bisogno. Il “Processo” è stata un’invenzione per far ricadere sui Giudei la colpa dell’uccisione del “Salvatore”. Da quanto appenas letto, Eusebio ci informa della pubblicazione di una versione di "Atti degli Apostoli" ( fatta poi sparire, ovviamente), diversa da quella giunta sino a noi, nella quale si fa cadere il supplizio di "Gesù" il 21 d.C. (quarto consolato di Tiberio, cioè sotto Valerio Grato, predecessore di Pilato, a dimostrazione dei rimaneggiamenti fatti dai redattori evangelici per depistare la ricerca su chi crocifisse veramente "Gesù"... e la datazione. Secondo quegli "Atti" fu il Prefetto Valerio Grato a "sacrificare" "Gesù". Come possiamo constatare la "costruzione storica" della nuova fede era ancora in evoluzione e tendeva ad allontanarsi dalle religioni pagane precedenti, soprattutto da quella dell'ultimo "Salvatore" sacrificato, il Dio Mitra, per distinguersi da essa e non farne evidenziare l'innesto primitivo. Oltre ad aver inventato la nuova "Madre di Dio", che prima non esisteva, per farla adorare agli uomini "gentili" dolciotti, i "Venerabilissimi Santi Episcopi" Ognuno di voi, libero o no di pensiero, tragga le proprie conclusioni! Di Emilio Salsi: Giovanni Il Nazireo detto “Gesù Cristo” e i suoi fratelli. (pag 205) |
Impossibilitata a rendere coerente la data di nascita di un "uomo", per le contraddizioni esistenti fra il Vangelo di Luca e quello di Matteo, agli inizi del VI secolo, la Chiesa incaricò un erudito monaco, Dionigi il Piccolo, di risolvere il problema attraverso l'adozione di un uovo sistema di riferimento per la numerazione degli anni della storia. Anzichè dalla fondazione di Roma, in vigore sino allora, tutte le vicende narrate dovevano riferirsi all'anno della nascita di "Nostro Signore": L'Anno Domini... corrispondente al 753° anno della fondazione dell'Urbe. Dionigi fece i calcoli esatti ma di fronte alle contraddizioni di Luca e Matteo, posizionò "diplomaticamente" la nascita di Gesù proprio a metà fra le due nascite, con il risultato che ... smentì entrambi gli evangelisti. La Chiesa non dette peso all'anacronismo e contando sull'ignoranza della masse dei credenti, adottò tale calcolo pur sapendo che l'Anno Domoni 1, aveva tagliato sia la "strage degli innocenti", attuata da Erode il Grande (secondo Matteo) 6 anni prima, sia "l'anno del censimento di Quirino", riportato da Luca 6 anni dopo... inoltre, i mistici inventori e falsari, si prodigarono nei secoli a venire, per arricchire la favola della nascita del Cristo, stabilendo in "tre" il numero dei Magi", con tanto di nomi, razza di appartenenza e doni, il tutto ingorato dai Vangeli. Di fronte a queste incongruenze, gli ispirati esegeti odierni, stanno facendo "miracoli" per falsificare la storia tentando di accreditare a Quirino un altro inesistente censimento, basato su stupide ipotesi, potendo contare sul silenzio dei "media" e delle istituzioni scolastiche, della solita ignoranza e ingenuità della masse, nonchè ovviamente, sulla propria faccia tosta che siamo certi, rimarrà nella storia con i loro nomi. Sanno perfettamente che la storia, così come risulta nella realtà, smentisce la REALTA' di "Gesù" e ad essi non rimane altro che modificare la realtà della storia pur di garantire questa menzogna. Una volta fatta propria la "teoria" del doppio censimento di Quirino, per esisgenze di coerenza, devono insistere a mantenere la tesi basata su vuoti sofismi. Per la documentazione degli avvenimenti e i loro moventi, per l'archeologia, per la semplice elementare logica, tutti gli storici (tranne pochi mistici pervasi da profonda fede), riconoscono l'unico censimento effettuato da Quirino il 6 d.C., quando per la prima e unica volta, fu inviato da Cesare Augusto come suo Legato in Siria a sovrintendere tale atto. Roma deliberò il provedimento finalizzato all'esazione diretta dei tributi. Fu una misura amministrativa conseguente alla costituzione della nuova Provincia annessa alla Siria, sui territori della ex Etnarchia di Erode Archelao, appena deposto dall'Imperatore Augusto ed esiliato in Galilea per inettitudine. (Ant. Giud. XVII 344). (continua...) Di Emilio Salsi- Giovanni il Nazireo detto "Gesù Cristo" e i suoi fratelli. (pag. 60-61) |
Secondo Matteo la "Strage" degli innocenti, riguardava direttamente il neonato "Gesù bambino", lui era l'obiettivo di Erode e la conseguente "Fuga in Egitto", propiziata dalla omertà dei "Magi" venuti ad adorare il "Re dei Re", fu un evento drammatico per la "Sacra famiglia" al punto che l'esilio in quella terra si protasse fino alla morte del Re "criminale". Dramma che finirà alla morte di Erode, nella celestiale "Nazareth", unica città tranquilla della Galilea, ove la Madonna e San Giuseppe potranno accudire "Gesù bambino", ignari (come Matteo evangelista) del sangue che scorreva sulla loro terra, messa a ferro e fuoco dalle legioni romane di Quintilio Varo, il Legato di Siria di Cesare Augusto, inviato per domare, con migliaia di crocifissi e decine di migliaia fra morti in battaglia e schiavi, la ribellione giudaica capeggiata da Giuda il Galileo, Re "pro-tempore" di quella regione. La sempliciotta ignoranza palesata da "Matteo", sugli avvenimenti che sconvolsero la Galilea dopo la morte di Erode il Grande, attesta la FALSITA' del suo Vangelo ad iniziare dalla "fuga in Egitto"; infatti Nazareth (ammettiamo pure che sia esistita in quegli anni), dove ritornò la "Sacra famiglia", era vicinissima (6 km) alla capitale Seffori, che fu rasa al suolo e i suoi abitanti uccisi o deportati come sciavi. San Luca, al contrario di Matteo, ignora il pericolo che corre il "bambin Gesù"; per lui Erode non è criminale, è un altro Erode... e la "Sacra famiglia" può pensare al suo tranquillo menage domestico quotidiano senza avere la necessità di fuggire da alcuno. Poichè gli evangelisti: Luca, Marco e Giovanni, non riportano il grave pericolo corso da "Gesù bambino", con la fuga in Egitto per sfuggirlo, ciò significa che è un'invenzione... e il "Natale", festeggiato da centinaia di milioni di fedeli in tutto il mondo, è una suddola montatura ideata dai "Padri fondatori"del cristianesimo per sostituire sia la festa annuale pagana del Dio Sole, resa ufficiale in tutto l'Impero da Aureliano a partire dal 25 dicembre del 274 d.C. (Dies Natalis Solis Invicti), sia quella del Dio Mitra, il "Salvatore" con maggior seguito popolare prima del nuovo "Salvatore Gesù"... nati entrambi come il Dio Sole, nello stesso giorno dell'anno! Cari catto-cristiani, dovete sapere che quando festeggiate il Natale, state festeggiando un festività pagana, festeggiate la nascita del Dio Sole, quindi di conseguenza anche se ignorate la cosa, siete anche voi dei pagani... e torniamo a noi, anzi ai "Re Magi". Accreditati di capacità profetiche e taumaturgiche miracolose i "Magi" erano sacerdoti del culto di Mitra, originario nell'antica Persia, diffuso ed evolutosi nell'Impero Romano e anch'esso nato in una grotta. Sia la grotta che il bue e l'asinello, non compaiono nei Vangeli canonini, e la "grotta", in particolare, era un simbolo culturale ricorrente in altre relgioni orientali, preesistenti al cristianesimo; religioni che contemplavano la nascita di una divinità partorita da una vergine in fuga, cui le forze del male davano la caccia per impedire che il bene potesse sopravvivere ad esse per poi sconfiggerle. Infine l'Evangelista Matteo (Mt. 2, 9), dal lontano Oriente, con tanta fantasia, fece recare i Magi e Betlemme, guidati da una stella che li precedette lentamente, fino a posizionarsi (vista soltanto da Erode e i suoi militi) sulla casa dove era nato "Gesù bambino"- per sottomettersi al nuovo "Re dei Re" (era il titolo degli imperatori Parti) offrendo i doni simbolici del potere regale (oro), di quello spirituale (incenso) e della vita eterna (mirra). Ovviamente in casa mancavano il bue e l'asinello: "... Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finchè giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Entrati nella casa... lo adorarono" (Mt. 2,9/11). (Fine seconda parte) Di Emilio Salsi: Giovanni il Nazireo detto "Gesù Cristo" e i suoi fratelli. (pag.60-61) |