Creato da: wolands il 21/06/2007
Diario di Viaggio di Wolands

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SO CHE E' FINITA

Oh madre, sento la terra che mi cade sulla testa
E mentre mi arrampico su un letto vuoto
Oh va bene.. ho detto abbastanza
Io so che è finita, eppure non desisto
Non so cos'altro fare
Oh madre, sento la terra che mi cade sulla testa
Guarda, il mare vuole impadronirsi di me
Il coltello penetrarmi
Pensi di potermi aiutare?
Triste sposa velata, sii felice
Bel consorte, dalle il suo spazio
Amante chiassoso e villano, trattala con gentilezza
Sebbene lei abbia bisogno di te più di quanto ti ami
Ed io so che è finita, eppure non desisto
Non so cos'altro fare
So che è finita
Ed in realtà non è neppure mai cominciata
Ma dentro di me era tutto così reale
E tu addirittura ti sei rivolto a me dicendo:
"Se sei un tipo così divertente
Allora perché te ne stai da solo stasera?
E se sei un tipo così sveglio
Allora perché te ne stai da solo stasera?
Se sei tanto simpatico
Allora perché te ne stai da solo stasera?
Se sei tanto affascinante
Perché dormi solo stanotte?
Lo so perché..
Perché questa è una sera come tutte le altre
Ecco perché te ne stai da solo stasera
Con i tuoi trionfi ed il tuo fascino
Mentre loro sono l'una nelle braccia dell'altro.."
é così facile ridere
é così facile odiare
Ci vuole del coraggio per essere buoni e gentili
é così facile ridere
é così facile odiare
Ci vuole del fegato per essere buoni e gentili
L'amore è Naturale e Vero
Ma non per te, amor mio
Non stasera, amor mio
L'amore è Naturale e Vero
Ma non per quelli come noi, amor mio

Oh madre, sento la terra che mi cade sulla testa
 

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grande Battisti....sempre attuale....(bacio caro)
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Marta non m’abbandonare,… non è possibile che tu non sia,...
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IL GENIO DEI CIELI CHE NESSUNO RICORDA

Post n°16 pubblicato il 03 Ottobre 2007 da wolands
Foto di wolands

Sarà presentato nei prossimi mesi, in collaborazione con il National Air and Space museum di Washington, un libro-documento sulla vita di Giuseppe Bellanca, il siciliano che è entrato nella storia dell’aviazione mondiale. Una vita fatta di grandi conquiste e di una sola grande delusione: non aver venduto a Lindberg il suo monoplano per la trasvolata in solitario da New York a Parigi.

Ma quando Clarence Chamberlin e Charles Levine con il loro “Miss Columbia” atterrarono a Eisbleden in Sassonia, a 170 chilometri da Berlino, alle 6,30 del 7 giugno 1927, avevano percorso, in 44 ore, quasi 6000 km. Chamberlin aveva battuto di ben 700 km il record di Lindberg (atterrato col suo Spirit of Saint Louis a Parigi).

L’aeroplano sul quale viaggiavano i due aviatori, battezzato “Miss Columbia” era partito da New York alle 6 e 5 del mattino (ora americana) del 4 giugno, e oltre al record di distanza, era il primo velivolo con passeggero a bordo che varcava l’oceano. Il “Miss Columbia”, entrato nella storia dell’Aviazione, era stato ideato e disegnato da un ingegnere siciliano emigrato in America: Giuseppe Mario Bellanca. Il volo, in realtà, doveva concludersi a Berlino, ma a causa del maltempo e per la fitta nebbia, i due piloti atterrano a Eisleben. La meta fu raggiunta il giorno 8, dopo un atterraggio a Klinge, in Prussia, dovuto ad un errore di rotta. L’aeroplano ideato da Giuseppe Bellanca aveva un peso totale di quasi 2500 kg inclusi 1920 litri di benzina e 90 di olio, poteva viaggiare ad una velocità di 180 km/ora ed era munito di un motore Wright Whirlwind da 400 cavalli, raffreddato ad aria.

Una versione meno potente del “Columbia”, il Wright-Bellanca-2 equipaggiato di un motore di 200 cavalli, aveva già conquistato con Bert Acosta e lo stesso Chamberlin, il record di durata, volando per 51 ore 11 minuti e 25 secondi consecutive. E fu proprio con la conquista di questo record che il velivolo, dapprima chiamato col nome suggestivo di «Mistero», si impose all’attenzione di tutti, tanto che lo stesso Lindberg lo aveva scelto per la sua trasvolata oceanica da New York a Parigi in solitario.  Non se ne fece niente perché il socio di Bellanca non era convinto che Lindberg potesse riuscire nell’impresa di trasvolare l’Oceano.

Ma chi era questo ingegnere siciliano che aveva rivoluzionato il modo di volare e aperto all’aviazione la possibilità di nuovi orizzonti?  Giuseppe Mario Bellanca nacque nel 1886 a Sciacca. Da giovane frequentò l’Istituto Tecnico di Milano, laureandosi nel 1908 in matematica. Durante i suoi studi per la seconda laurea in ingegneria aeronautica cominciò a disegnare e costruire il suo primo aereo. Il primo disegno di Bellanca era un “pusher”, ma, come capitava spesso ai giovani di quel tempo, il disegno c’era, ma non i fondi disponibili per la costruzione. Bellanca allora si associò con Enea Bossi e Paolo Invernizzi. L’unione dei tre produsse, all’inizio di dicembre del 1909, il primo volo di un aereo totalmente italiano (come disegno e costruzione). Il volo fu breve, ma fu l’inizio di un’epoca!  Il secondo aereo progettato da Bellanca, però, sebbene fosse stato costruito con successo, non volò mai perché non si trovarono i fondi sufficienti per comprare il motore.

Su pressioni di suo fratello Carlo che si era già stabilito a Brooklyn, nel 1911, a 25 anni, Giuseppe Bellanca decise di emigrare in America, e spinto dalla sua passione per il volo, prima della fine dell’anno cominciò a costruire il suo terzo aeroplano con il quale, dopo aver imparato a volare, per guadagnarsi da vivere, decise di aprire una Scuola di volo. Uno dei suoi studenti era il giovane Fiorello La Guardia, futuro sindaco di New York City. In cambio delle lezioni di volo, La Guardia insegnò a Bellanca a guidare un’automobile. Ma la scuola di volo non gli bastava, lui voleva disegnare e costruire aerei. L’occasione gli venne offerta da alcune società americane che lo ingaggiarono come consulente, e poi come progettista per gli aeroplani che montavano i motori Wright.

 E fu proprio alla “Wright Aeronautical Corp.” che Bellanca rivoluzionò il modo di volare. In controtendenza alla dominante formula biplana, disegnò il primo di una serie di monoplani ad ala alta controventata e cabina chiusa. Ed è subito successo: il “Model CF” (poi migliorato e ribattezzato WB-1) vince tredici gare su tredici.

Il WB-1 però ebbe vita breve. Il velivolo aveva già vinto una corsa e una competizione di efficienza, ma un incidente lo distrusse durante la preparazione per un tentativo di battere il record mondiale di volo di durata senza rifornimento. Fortunatamente, Bellanca stava già lavorando su una versione migliorata del monoplano, che battezzò con il semplice nome di WB-2. Ma la grande avventura, quella che farà di Bellanca uno dei pionieri della storia dell’aviazione inizia nel 1926.

 In quell’anno, il Wright-Bellanca-2 aveva vinto due gare di efficienza  al National Air Races di Filadelfia e visto il successo, si pensava di mettere l’aereo in produzione, ma Wright per evitare di respingere altre compagnie aeree che erano potenziali acquirenti dei motori, decise di non dare seguito al progetto. Deluso da questa decisione Bellanca lasciò la Compagnia e si mise in società con un giovane uomo d’affari americano, Charles Levine creando la “Columbia Aircraft company”. L’unione con Levine è caratterizzata da grandi imprese e da delusioni. Fu proprio lui, che nel 1926 respinse la richiesta di Charles Lindbergh di comprare il WB-2, per il volo da New York a Parigi.

  Il velivolo, ribattezzato “Miss Columbia” si prese la rivincita pochi giorni dopo, attraversando l’Atlantico, superando Parigi e stabilendo il nuovo primato di distanza. Partito da New York, sorvolò Princetown, Harbour, Halifax, Terranova, Capo Race, Plymouth, Gand, Crefeld, Dortmund, Cassel e atterrò a Eisleden. Malgrado il successo dell’impresa, che aveva portato due uomini al di là dell’Oceano, e ad una distanza superiore a quella di Lindgerg, dispiaciuto dal fatto che il Columbia non era stato il primo aereo a compiere la trasvolata oceanica, Bellanca troncò tutti i rapporti con Levine e creò la sua propria compagnia, la “Bellanca Aircraft Corporation of America”. Tutto quel che avvenne dopo, compresi i dieci record mondiali di trasvolate oceaniche, fa parte della storia.

 
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