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I veri amici vedono i tuoi errori e ti avvertono. I falsi amici invece pur vedendo allo stesso modo i tuoi errori... ti lusingheranno sempre
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Post n°1042 pubblicato il 08 Gennaio 2013 da acer.250
Le infrastrutture fisiche necessarie per implementare le tirannidi telematiche potrebbero essere pronte a compiere l’operazione finale, quella con cui ruotando la chiave nell’immaginario cruscotto della sala di controllo planetario si avvia una macchina infernale in grado di intercettare e sorvegliare intere nazioni e non singoli soggetti, a poterlo fare sono i gestori delle intercettazioni, i controllori degli enormi data warehouse, i proprietari delle reti costituenti il tessuto connettivo internazionale, tutti in grado di eseguire il monitoraggio di idee, pensieri ed ogni altro genere di informazione, importanza della condivisione delle conoscenze, la natura e la dinamica dei rapporti interpersonali, permette un simile scenario, le istituzioni facendo un distinguo di buoni e cattivi come i maestri sulle vecchie lavagne delle aule più turbolente, e non mancano gli esempi ricordiamo che la NSA statunitense, fa quel tipo di spionaggio strutturato, è il suo mestiere da venti, trent’anni, ma non è una moda a stelle e strisce perché persino la Libia del colonnello Gheddafi ha impiegato il sistema Eagle, realizzato dalla francese Amesys e reclamizzato come efficace soluzione di intercettazione ad ampio spettro geografico.
A spingere il cosmo online in questa pericolosa deriva ha certo contribuito il costante calare dei costi per effettuare “ascolti” e “monitoraggi” delle comunicazioni, viene quindi da riflettere sull’approccio naif di parecchi utenti, assolutamente leggeri ed incuranti nell’affrontare ogni piccola azione sul web e non si riesce a darsi ragione della facilità a raccontare e render pubblica qualsiasi cosa e perché mai si debba dire a Facebook o a chicchessia quel che si sta pensando o facendo in un determinato momento.
La frenetica corsa ad aggiornare il proprio “stato” su Facebook indica una pericolosa tendenza alla diffusione spontanea e incontrollata di qualunque informazione sul proprio conto, una volta la Stasi poteva contare su una permeazione del 10% della popolazione dell’allora Repubblica Democratica tedesca: in pratica un cittadino su dieci era un informatore dei temutissimi servizi segreti ora è tutto incredibilmente più facile nei Paesi a maggior penetrazione tecnologica, come l’Islanda, ben l’80% degli abitanti è presente su Facebook e tiene aggiornati i propri amici su cosa ha fatto, fa o sta per fare, è facile, così, sapere tutto di tutti e magari acquisire informazioni che un domani possono persino essere utilizzate in danno del soggetto cui si riferiscono, vorrei quindi ribadire che dovremmo aver imparato che la conoscenza è il vero potere e al contempo dovremmo aver compreso che nelle viscere del globo virtuale scorrono fiumi di informazioni la cui aggregazione e rielaborazione può trasformare dati innocui in notizie compromettenti, e vortici e mulinelli di certi torrenti digitali possono mettere in difficoltà anche abili web-nuotatori, la disertazione è lunga e gli argomenti sono tanti, forse troppi per una pagina di un blog, vale però la pena premere il tasto “pausa” sull’immaginario telecomando della nostra vita telematica e scrutare in dettaglio il fermo immagine, probabilmente si potrà constatare che queste riflessioni non sono poi così remote.
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