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I veri amici vedono i tuoi errori e ti avvertono. I falsi amici invece pur vedendo allo stesso modo i tuoi errori... ti lusingheranno sempre
Messaggi del 30/05/2012
Post n°806 pubblicato il 30 Maggio 2012 da acer.250
... è che ci costringono, sia pure brutalmente, a rivivere il vincolo profondo che abbiamo con i nostri paesi , i loro posti, la geografia, la storia, le sue persone, appena avvertita la scossa, se non si è tra gli sventurati che se la sono vista sbocciare proprio sotto i piedi, e capiamo di essere solo ai bordi di uno squasso tremendo e lontano, subito si cerca di sapere dov'è quel lontano, e quanto è lontano, e chi sono, di quel lontano, gli abitanti sbalzati dalle loro vite, si misurano mentalmente le pianure o le montagne che ci separano dal sisma, prima ancora che computer e tivù comincino a sciorinare, in pochi minuti, le prime immagini, le macerie, i dettagli, i volti spaventati, la nostra memoria comincia a tracciare una mappa sfocata, eppure palpitante, di persone, e di luoghi visti nel passato , molti degli odierni italiani di pianura hanno radici in montagna, l'Appennino ha scaricato a valle, lungo tutta l'Emilia, un popolo intero di operai e di impiegati, la sua popolazione, dal dopoguerra a oggi, è decimata: dove vivevano in cento oggi vivono in dieci, forse da nessun'altra parte la Pianura Padana appare altrettanto vasta e composita, non si è lontani da Modena, da Bologna, da Mantova, da Ferrara, ma neppure si è vicini, se sei un forestiero e l'aria non è limpida, e non vedi l'Appennino che segna il Sud e più lontano le Alpi che indicano il Nord, ti disorienti, non sai più dove stai andando, sono luoghi in cui alberga un equilibrio fortunato, e raro, tra benessere individuale e vincoli sociali, sono paesi di volontari di ambulanza e di guidatori di fuoriserie, di bagordi in discoteca e di assistenza agli anziani, la parola "lavoro", da quelle parti, è diventata una specie di unità di misura generale, li avrete sentiti anche voi, gli anziani, dire ai microfoni dei tigì "mai visto un lavoro del genere", il lavoro cattivo del terremoto, come fosse animato da uno scientifico malanimo contro il luogo, ha colpito soprattutto i capannoni industriali, le chiese e i municipi e quei portici, quei fantastici luoghi di mezzo tra aperto e chiuso, con le botteghe e i caffé, che sfregio vederli offesi, ingombri di macerie e sporchi di polvere, sono stati colpiti, come in un bombardamento scellerato, tutti i luoghi, dell'identità e della socialità …. la fabbrica e la piazza, che nell'Emilia rossa sono quanto resta di un modello economico che ha prodotto meno danni che altrove, vorticoso come in tutto il Nord, con qualche offesa all'ambiente come in tutto il Nord, con qualche malessere (le droghe, lo smarrimento, la noia) come in tutto il Nord, ma con una sua solidità, un suo equilibrio, una ripartizione intelligente tra industria e agricoltura, tra acciaio e campi, per quanto il terremoto abbia fatto "un lavoro mai visto", il lavoro di quei padani di buon umore rimetterà le cose a posto, prima o poi quando tutto sarà finito, i morti sepolti, i muri riparati, e i visitatori non saranno più di intralcio ai soccorsi,visitate quei luoghi e ditemi se non son belli |
Due scosse violentissime hanno messo in ginocchio le zone del modenese, dopo la già terribile scossa di domenica scorsa 20 maggio, ieri ha tremato di nuovo tutto il nord Italia, con gente spaventata che scendeva in strada da Milano a Padova, mentre piccole località tra Modena e Mantova subivano danni gravissimi, con il crollo di chiese, capannoni industriali e sedici morti, a quanto pare questo territorio dovrà soffrire ancora nuovi eventi sismici: è infatti in atto uno scontro tra le placche africana ed europea, una compressione tra nord e sud del pianeta e più nel dettaglio una spinta degli Appennini al di sopra della microplacca adriatica. In questo contesto si fanno numerose ipotesi: quella più comune riguarda la possibile apertura di una faglia sotterranea lunga anche quaranta chilometri che avrebbe tagliato la Val Padana tra Ferrara e Modena. Smentisce l'ipotesi il professor Ignazio Guerra, sismologo, contattato da IlSussidiario.net: "Difficilmente si aprono delle nuove faglie, sono delle linee di frattura lungo le quali abbiamo degli scorrimenti. Difficilmente una faglia si crea ex novo, normalmente sono tagli che si riattivano poi si bloccano e fino a quando non si crea uno sforzo sufficiente e non si accumula sufficiente deformazione per spezzare l'ostacolo questa faglia sta lì immobile". Quando però questa faglia che ha resistito anche per secoli agli sforzi che la vogliono far muovere, spiega ancora il professor Guerra, "all'improvviso spezza ciò che la teneva bloccata, e allora si verifica il terremoto devastante, abbiamo degli esempi sia nel passato remoto che in quello più recente, pensiamo alla grande scossa in Friuli all'inizio di maggio e poi il 15 settembre ci fu una replica molto forte quasi uguale a quella di maggio. In Irpinia il terremoto grande ci fu il 23 novembre però poi l'8 febbraio ci fu una nuova scossa che provocò altri morti a Napoli. Non parliamo della Calabria dove ci furono due terremoti nel 1783 di 10 gradi e poi di 11 gradi, terremoti che solo a pensarci vengono i brividi. |
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