La storia delle Province, infatti affonda le sue origini negli anni immediatamente precedenti all’Unità d’Italia. Infatti, la loro istituzione risale al Regno Sabaudo quando correva l’anno 1859 e Urbano Rattazzi propose il nuovo ordinamento amministrativo con i comuni e le province. Nel 1947, con il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica, i Padri Costituenti le confermarono inserendole nella Carta Costituzionale e per un’altra ventina di anni nessuno ha più messo in discussione la loro ragione di esistere fino a quando nel 1970 il parlamento italiano ha deciso di dare alla luce una nuova istituzione e cioè le Regioni a statuto ordinario (avrebbero dovuto essere abilite.. le Province ndr).
Improvvisamente si cominciò a parlare della possibilità di sopprimerle e il primo a farlo fu Ugo La Malfa (appoggiato da Spadolini e da Nenni con Saragat..), sostenendo in un editoriale sul quotidiano di partito La Voce Repubblicana e sull'Avanti quotidiano del Partito Socialista e Socialdemocratico Italiano) che il loro costo ..diventava sempre più alto, mentre le funzioni sempre più prive di contenuto.. ininfluenti.. nonostante le materie scolastiche e viabilistiche.. delegate ad esse....
In effetti, nel corso degli anni, il loro ruolo burocratico si è ridotto drasticamente (scuole, strade e poche altre amenità..), mentre in maniera inversamente proporzionale è aumentato a dismisura il loro costo. Nel 1950 gravavano sullo Stato per 86 miliardi di lire; oggi, secondo l’ultimo dato fornito da Enrico Bondi, il manager chiamato dal premier Monti per cercare di tagliare il più possibile gli sprechi, le Province costerebbero allo Stato ben 2,3 miliardi di euro l’anno. Alla stessa maniera è aumentato anche il numero dei dipendenti pubblici: nel 1971 erano quasi 54mila, nel 1988 erano aumentati di ventimila unità arrivando a 74 mila persone e oggi superano i cento mila.
Poi.. la seconda volta che si parlò di una probabile loro abolizione fu tra il 1989 e il 1990 quando in Parlamento si discuteva del disegno di legge sul nuovo Ordinamento delle autonomie locali. Il risultato finale fu l’abolizione del limite minimo di 200 mila abitanti e la costituzione di nuove province e, addirittura, alcune anche a tre teste (Barletta – Andria – Trani e altri..) proprio per non scontentare nessuno. Ma quelli erano gli anni della Prima Repubblica... non parliamo della seconda..
Tuttavia, oggi questa elefantiaca macchina, è costituita da ben 107 enti e, particolare non di poco conto, è che di queste, 24 fanno parte delle cinque Regioni a statuto speciale (17 si trovano in Sardegna e Sicilia.. assurde duplicazioni..) e che guarda casi che non possono essere colpiti dalla scure della spending review... aspettiamo le vs osservazioni e suggerimenti alla mail: INFO@ACRACCADEMIA.IT o alla ILBAGGESE@LIBERO.IT (segue sul sito : http://www.panorama.it/news/marco-ventura-profeta-di-ventura/breve-storia-delle-province-italiane/ )
..seguici anche su F.B. e Tw.. ciao da http://www.acraccademia.it/Il%20Baggese%20pag%201.html
Inviato da: acrilmilanese
il 21/08/2018 alle 12:28
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il 23/02/2018 alle 09:39
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il 25/12/2017 alle 16:55
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il 25/12/2017 alle 14:38
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il 25/09/2017 alle 10:10