Creato da ad_metalla il 09/05/2006

RealCaimani Cube

La verità delle parole sta nelle azioni successive

 

 

« Non si rinuncia al cerve...L'ambientalista Renato.... »

Bastano otto cazzate e mezzo. E sulla società di De Benedetti è meglio non rispondere...

Post n°1373 pubblicato il 20 Gennaio 2009 da ad_metalla
 
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Il poeta inglese Alexander Pope diceva che "una scusa è peggiore e più terribile di una menzogna, perché la scusa è una bugia guardinga". Noi di RealCaimani pensiamo che non avesse tutti i torti. Se non ne siete convinti vi basterà vedere la parte più interessante dell'intervista a Renato Soru (e da noi commentata) andata in onda nei giorni scorsi su LA7. Un capolavoro di mezze verità, di contraddizioni, di bugie guardinghe, di parole prive di senso rispetto alle domande poste. Insomma, il solito teatrino.


 

Il Corriere della Sera del 23 Dicembre 2008

IL CASO SORU
La maledizione doppiopesista


di Pierluigi Battista

La maledizione del doppiopesismo, ancora una volta. Quella malattia politica e culturale che spezza ogni unità di giudizio, fomenta l'indignazione a corrente alternata, alimenta il pregiudizio che tra di «noi» si possa regalare per grazia ricevuta un trattamento più indulgente e autogratificante di quello abitualmente riservato all'avversario. È questa sindrome del doppio standard che si manifesta ancora una volta nelle parole di Renato Soru, una delle figure più innovative, moderne e post-ideologiche della famiglia democratica. Parole da cui si evince che anche il conflitto di interessi è sottoposto alla logica del doppio standard: intollerabile se ne sono responsabili gli altri; una trascurabile inezia se ad esserne prigioniero è uno dei «nostri».

Soru si è dimesso da governatore della Sardegna. Ieri ha sciolto la riserva e ha deciso di ricandidarsi per le prossime elezioni regionali sarde confermando che un apposito blind trust rimedierà al conflitto di interessi espressamente indicato da una legge regionale della Sardegna come motivo di incompatibilità tra la proprietà di un'azienda e la carica di presidente della Regione. Ma è qui che nascono i problemi. Perché la sinistra ha da sempre fieramente indicato nel conflitto d'interessi dell'avversario Silvio Berlusconi la più colossale anomalia del sistema italiano, bollando come una risibile panacea la legge che sul tema è stata emanata nella precedente legislatura del centrodestra e considerando anche il blind trust come una misura largamente insufficiente, monca, facilmente aggirabile. E invece, quando Alberto Statera su Repubblica ha chiesto di rispondere a chi «ironizza dicendo che Racugno a Tiscali è come "Fedelu Confalonieri" a Mediaset e suo fratello all'Unità è come "Paolu Berlusconi" al Giornale », Soru ha liquidato sprezzantemente come «sciocchezze» quelle domande sacrosante eppure trattate come spregevoli insinuazioni.

Non sono «sciocchezze », sono il normale sospetto cresciuto nell'atmosfera del conflitto di interessi. Se poi si risponde come Soru, e cioè rivendicando al professor Racugno (intervistato oggi da Alberto Pinna per il Corriere) una «specchiata onestà e moralità», è fatale che si commettano insieme almeno due deprecabili errori. Con il primo si getta gratuitamente un'ombra sulla «specchiata moralità» degli avversari, che invece possono vantare titoli di «moralità» non inferiori a quelli giustamente attribuiti a Racugno. Con il secondo si persevera nella pretesa di una pregiudiziale «superiorità morale» di cui ci si sente investiti come per un diritto acquisito. Ma questo secondo errore continua ad essere una fonte di guai da cui il mondo del Partito democratico farà bene a liberarsi al più presto. È la malattia doppiopesista che oramai viene accolta con sempre maggiore freddezza e incredulità dall'opinione pubblica italiana. È la stessa malattia che traspare dall'insofferenza con cui, dentro e attorno al Partito democratico, ci si lamenta in questi giorni per il legittimo interesse con cui vengono seguite le inchieste che stanno minando numerose giunte di centrosinistra. È la malattia che scambia per «sciocchezze » tutte le domande sulla coerenza di chi si sente per principio sottratto all’esame spietato dell'opinione pubblica. Domande che esigono una risposta, prima che sia troppo tardi.

 

Il Foglio del 23 Dicembre 2008

Giornalisti da questione morale
Le dolci interviste di Soru,
cavaliere senza conflitti e senza interessi

La differenza c’è e sarebbe sciocco negarla. E’ evidente che la posizione di Silvio Berlusconi è ben diversa da quella di Renato Soru: un conto è essere meri proprietari di Mediaset e presidenti del Consiglio, un altro meri proprietari dell’Unità e presidenti della regione Sardegna. La differenza che più colpisce, però, è nel trattamento riservato ai due meri proprietari e ai rispettivi interessi (e ai relativi conflitti) dell'house organ della questione morale fondato da eugenio Scalfari, edito da Carlo De Benedetti (che nella Tiscali di Soru ha una corposa quota) e diretto oggi da Ezio Mauro. L'intervista di alberto Statera al presidente della Sardegna pubblicata ieri su Repubblica ne è un luminoso esempio, con domande incalzanti e spietate come la seguente: "Mi pare che lei si sia già preparatao a candidarsi subito per il secondo manato, sanando in tutta fretta il suo conflitto di interessi con la nomina a fiduciario per le sue aziende del professor Racugno". Va detto che il giornalista non manca di segnalare a Soru la somiglianza tra la posizione di Berlusconi e la sua, con Racugno a Tiscali come Fedele confalonieri a Mediaset, e con Emanuele Soru all'Unità come Paolo Berlusconi al Giornale. Ma le risposte di Soru appaiono più che convincenti. Per esempio quando Soru spiega che "mio fratello è stato nel consiglio dell'Unità per pochi giorni e si è già dimesso". O meglio ancora, quando l'intervistato fa osservare all'intervistatore che "Racugno e io dovremmo eventualmente parlarci soltanto di nascosto e contravvenendo a un preciso obbligo di legge. Questo le sembra possibile?". Replica del giornalista: "Direi  di no, se c'è etica da tutte le parti, ma ormai ne vediamo di tutti i colori". Proprio vero, signora mia. Figurarsi che in tutta l'intervista, in cui Soru parla lungamente della questione morale del Pd per via dei suoi amministratori locali recentemente indagati dalla magistratura, nemmeno una volta si cita l'indagine che riguarda lui.

 

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