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Rifiuti&Politica (2)

Post n°1487 pubblicato il 22 Luglio 2009 da ad_metalla
 

Sugli sviluppi giornalistici di questi ultimi giorni: caro ing. Alberto Rao, dopo avere letto le sue ultime e incredibili dichiarazioni (e passato qualche giorno a consultare carte ed acquisire informazioni), ci permettera una piccola chiosa.  Se la merita. Lei,  ma anche tutti coloro che hanno avuto la pazienza di seguire l'evolversi della nostra inchiesta.

Allora, abbiamo già visto quello che Alberto Rao ebbe a dichiarare in sua difesa lo scorso 13 luglio, al giornalista Ennio Neri del "Sardegna". Ricordiamolo: riferendosi alla partecipazione in “progetti rifiuti” e ai suoi rapporti con la De Vizia, Rao ha negato ogni suo coinvolgimento a Quartu, ammettendo quello di Carbonia. Di più: Rao ha pecisato: “Con il piano di Quartu non c’entro nulla, penso sia opera dei tecnici comunali locali”.  A queste ridicole giustificazioni abbiamo già risposto, sostenendo che Rao confonde – non sappiamo quanto volutamente – il disciplinare di gara d’appalto (capitolato) con il “piano”, o se preferisce, col "progetto rifiuti". Il primo è stato redatto dai tecnici del Comune di Quartu, il secondo è stato presentato in sede di gara dalla De Vizia, poi vincitrice dell’appalto. E a noi risulta che su questo progetto De Vizia lui abbia avuto voce in capitolo. Ma il punto non è questo. Molto più interessanti le dichiarazioni che Alberto Rao ha rilasciato, sempre al "Sardegna", pochi giorni dopo, più precisamente lo scorso 17 luglio.

Insomma, pare che la linea giustificativa di Alberto Rao sia un tantinello cambiata, forse grazie a qualche utile ritorno di memoria, suggerimento, o non più procrastinabile ammissione. In sostanza Alberto Rao ha dichiarato che sulla “partita” rifiuti è normale che i progettisti siano a libro paga dei comuni e anche delle società, passando dall’uno all’altra (e noi aggiungiamo: anche dall'altra all'uno, o nell'uno e nell'altra contemporaneamente...). E questo perché, sempre a detta di Rao, “nell’ambito dei rifiuti è inevitabile, la legge stessa impone ai comuni consulenti che abbiano lavorato anche nelle aziende private, e le società importanti, in questo ramo, sono poche”. Francamente - e nessuno me ne voglia - io non ho ancora capito con chi ho a che fare, non ho capito se Rao c’è o ci fa. Per me, quelle di Rao sono solo panzane. Intanto sarei curioso di sapere, fosse solo per arricchimento culturale e professionale, quali sarebbero queste fantomatiche leggi che “impongono ai comuni consulenti che abbiano lavorato anche nelle aziende private”. Questa è una “balla” grande come una casa, e Rao dovrebbe saperlo benissimo, ma forse tira fuori queste amenità solo per giustificare il fatto che lui sia – o sia stato – col piede in due staffe.

Diciamo invece, più correttamente, senza tirare fuori imposizioni inesistenti, che per loro stessa garanzia le amministrazioni comunali possono chiedere  – possono, come  pura e semplice facoltà – a tutti coloro che intendono partecipare all’affidamento di un incarico di progettazione, di documentare la scienza e l’esperienza di cui sono portatori, solo come requisito per poter partecipare ed elemento di ulteriore qualificazione, sempre in sede di gara. Che, come potrete ben capire, è cosa ben diversa da quello che vorrebbe farci intendere Rao. Secondariamente, non è vero che sia “inevitabile” il conflitto di interessi che può venirsi a creare tra gli obiettivi di una amministrazione pubblica e quelli di un professionista che lavora, spesso contemporaneamente, con una o più imprese che svolgono (o potrebbero svolgere) un servizio nella stessa amministrazione pubblica. E’ solo una questione di opportunità, che può venire benissimamente regolamentata in un disciplinare tecnico.

Per combattere i conflitti di interesse, l’abbiamo già detto, possono esserci molte strade. Quella, ad esempio, di escludere fin dall’inizio del procedimento, l’affidamento di incarichi di progettazione  a coloro che in quel dato momento sono contestualmente consulenti di imprese che svolgono il servizio di raccolta rifiuti, ma anche quello – all’americana –  di obbligare i partecipanti ad una gara di affidamento progettazione a dichiarare gli eventuali conflitti di interesse di cui sono portatori.  Come dire che almeno la trasparenza sarebbe fatta salva. In tal senso, posto che nel disciplinare del comune di Cagliari nulla ci pare d'aver trovato al riguardo,  ci chiediamo: l’ing. Alberto Rao, all’atto della presentazione della sua offerta per l’aggiudicazione dell’incarico di progettista del nuovo appalto rifiuti, ha avuto la diligenza di evidenziare i suoi rapporti d’affari con alcune delle società che esercitano il servizio di raccolta rifiuti in città, o che potrebbero vederselo aggiudicato col nuovo appalto ? Non lo sappiamo, sappiamo solo che il Comune di Cagliari, con determinazione dirigenziale n. 7 del 24 maggio 2007, ha posto in capo ai soggetti che intendevano partecipare all’affidamento dell’incarico di progettazione dell’appalto rifiuti l’obbligo, in caso di aggiudicazione, di servirsi di “un ingegnere o architetto abilitato all’esercizio della professione da almeno 5 anni, con esperienza di almeno una progettazione di servizi di igiene urbana”, ovvero che tale “progettazione fosse stata affidata con specifico incarico di progettazione, positivamente valutata e dover concernere la raccolta differenziata riferita a comuni, unioni o consorzi di comuni con una popolazione di almeno 30mila abitanti”. Questo riguardo alla capacità tecnica richiesta, sommata al requisito (in questo caso direttamente chiesto in capo ai partecipanti all’appalto) di avere svolto nell’ultimo triennio progettazioni per servizi similari per un importo non inferiore a 80mila euro (e 150mila euro come fatturato globale).  Questo e niente di più alo stato dell'arte, che poi è cosa ben diversa da quello che vorrebbe farci credere Alberto Rao. 

Rao ha poi dichiarato che “le società importanti (che si occupano di progettazione, ndr) in questo ramo, sono poche. Certo, bisogna intendersi sulle parole “importanti” e “poche”, ma anche questa affermazione, in termini assoluti, è assolutamente priva di qualsiasi fondamento. A meno che Rao non creda che la sua, di società, faccia parte della fantomatica e ristretta elite. Anche perché vorremo fare presente a Rao che l’Europa non si ferma in via Cavalletto 62/c, in quel di Miane (TV), sede della sua società. Detto, molto più prosaicamente, che “chi si loda s’imbroda”, ovvero che in Italia, come in Europa, sono molti di più di quello che lui pensa i soggetti in grado di occuparsi della materia. 

Ma poi Rao ha voluto chiudere in bellezza, dimostrando di saper ironizzare (non sappiamo se su se stesso o su chi). Insomma, ha dichiarato che "se avesse vinto la seconda o la terza avremmo trovato società di progettazione che già avevano collaborato (notare, collaborare in luogo di lavorare, che sofismi...ndr) con De Vizia". Posto che non conosco la ragione sociale della seconda e della terza società(?), ovvero che sarei molto più curioso di sapere la ragione sociale  dei restanti 6 soggetti che hanno partecipato alla gara d'appalto per l'affidamento della progettazione rifiuti di Cagliari  (e se hanno qualcosa da raccontare...) vorrei fare presente all'ing. Rao che la battuta potrebbe prestarsi a molteplici interpretazioni. Con un po' di malizia qualcuno potrebbe anche pensare ad una partecipazione fittizia di questi  secondi e terzi classifcati, ad una triangolazione di interessi. Non è una accusa, non è un sospetto, è solo un dato di fatto che alle volte si realizza nelle gare d'appalto, come sanno bene tutti coloro che frequentano questo campo di interessi. O mi sbaglio ?

Ironia per ironia, mi chiedo come dobbiamo valutare l'apporto progettuale di Alberto Rao, tanto più se si guarda all'esito delle gare d'appalto. Riferendosi a Carbonia, Rao  sostiene di essere intervenuto sulla progettazione per "allargare i criteri di una gara eccessivamente restrittiva". Lo dice lui, certo, anche se nell'oggetto dell'incarico conferitogli dal comune di Carbonia nulla ho rilevato in proposito. Sarà senz'altro così, però il risultato qual è stato ? Semplice, è stato che i partecipanti alla gara di Carbonia - che non era di poco conto - quella poi vinta dalla De Vizia, sono stati  solo due. Detto che per il secondo classificato valgono le riflessioni che ho appena svolto di sopra, verrebbe da aggiungere: complimenti!! Sarebbe questo, caro Rao, l'allargamento della partecipazione ad un appalto pubblico ? No, proprio non ci siamo. E comunque le mie curiosità sarebbero altre, che non possono essere soddisfatte perchè il mio tempo è denaro, ma anche perchè nessuno mi paga per questa mia passione, quella di investigare, di pormi domande e, magari, di non passare per fesso. Infatti, se avessi tempo e sufficienti risorse mi occuperei di verificare quanti appalti (e dove) hanno vinto certe società, nell'Isola e altrove, cercando di capire se con queste società, o se con i comuni che hanno bandito le gare d'appalto, hanno lavorato certi progettisti. Magari se ne scoprirebbero delle belle, chissà. Non faccio illazioni, manifesto solo una sana curiosità da giornalista, che sia chiaro.

Sul conflitto di interessi, quelli palesi e quelli occulti, vorrei aggiungere due cose. L’appalto per l’affidamento della progettazione (e non solo) del nuovo servizio di igiene urbana del comune di   Cagliari è stato bandito sulla base del D.Lgs. 136/2006 (Codice degli appalti). Ebbene, c’è un articolo in particolare (il 90, 8° comma) che dice delle cose interessanti. Non sappiamo se Alberto Rao, la De Vizia o il comune di Cagliari ne siano a conoscenza. Lo riproduco testualmente nella parte di nostro interesse: “Gli affidatari di incarichi di progettazione non possono partecipare agli appalti o alle concessioni di lavori pubblici, nonché agli eventuali subappalti o cottimi, per i quali abbiano svolto la suddetta attività di progettazione; ai medesimi appalti, concessioni di lavori pubblici, subappalti e cottimi non può partecipare un soggetto controllato, controllante o collegato all'affidatario di incarichi di progettazione. Le situazioni di controllo e di collegamento si determinano con riferimento a quanto previsto dall'articolo 2359 del codice civile. I divieti di cui al presente comma sono estesi ai dipendenti dell'affidatario dell'incarico di progettazione, ai suoi collaboratori nello svolgimento dell'incarico e ai loro dipendenti, nonché agli affidatari di attività di supporto alla progettazione e ai loro dipendenti”. Certo, il “collegamento” sulla base di quanto prevede il codice civile può essere opinabile, però quello che conta, a nostro modesto avviso, è il principio indiscutibile che il Codice degli appalti sembra dettare agli occhi di qualsiasi persona dotata di buonsenso. Se non bastasse, vorremo chiedere all’ing. Alberto Rao se conosce il testo di quelle norme regolamentari e deontologiche (che chi esercita la professione di ingegnere è impegnato a rispettare e far rispettare) approvate dal Consiglio dell’Ordine degli Ingegneri in data 26.04.1999, così come modificato nella seduta del 2 dicembre 2002.  Ebbene, se non lo ricorda lo facciamo noi per lui, e per tutti quanti: in sostanza in questo testo (art. 7, art. 24) si dice che l’iscritto all’Ordine deve   evitare (e nel caso deve informarne il committente) situazioni in cui si configuri un conflitto di interessi (per capirci, compensi ricevuti da terzi, scelte progettuali che possono avvantaggiarlo sotto una qualunque forma, etc.). Mi pare di non dover aggiungere nulla, semmai mi è d'obbligo passare ad altre riflessioni, quelle che interessano la procedura finora seguita dal comune di Cagliari per giungere al nuovo appalto dei servizi di igiene urbana.  Per farlo parto dalle certezze manifestate ad un quotidiano locale, lo scorso 17 luglio, dal presidente della commissione Pianificazione del comune di Cagliari, tale Edoardo Tocco (Fi).

Prima però vorrei rivolgere una domanda a me stesso, ma anche - se non è troppo - al comune di Cagliari. Questa:  posto che una precisa norma di legge prescrive l’obbligo, per tutte le amministrazioni pubbliche, di trasmettere telematicamente all’Anagrafe delle Prestazioni   gli elenchi, suddivisi per comparto e settore di appartenenza dell'amministrazione dichiarante, che riguardano gli incarichi affidati a consulenti e collaboratori esterni, con la descrizione e la durata dell'incarico, l’importo previsto da corrispondere, nonché l’importo erogato nel periodo di riferimento a fronte di quell’incarico, come mai nulla risulta all’Anagrafe sull’incarico conferito dal comune di Cagliari alla società Azura srl dell’ing. Alberto Rao, con determinazione n. 45 del 18.10.2007 e repertorio contratti n. 87499 del 11.03.2008 ? Potete controllare voi stessi, basta collegarsi al sito del ministero per la Pubblica amministrazione e innovazione. Basta visionare gli elenchi relativi alle annualità 2007 e 2008 per verificare che della società Azura srl non c’è traccia. Perché ? Al di là del mistero – che speriamo qualcuno voglia svelare – vorremo avvisare l’amministrazione comunale di Cagliari che rischia molto grosso: la norma di legge prevede infatti l’automatica segnalazione alla Corte dei conti e il divieto di conferire nuovi incarichi fino a quando non si sia provveduto a sanare l’irregolarità.

Ora torniamo ad Edoardo Tocco, presidente della commissione Pianificazione del comune di Cagliari. Una commissione – è bene ricordarlo – che nei giorni scorsi è stata volutamente disertata (così mi pare d'aver capito) da molti consiglieri comunali, quella riunione in cui si sarebbe dovuto approvare il progetto esecutivo del nuovo appalto di igiene urbana del comune di Cagliari. Perché ? Non so ad altri, ma a me questo pare un accadimento assai significativo. E che ha dei precedenti, come vedremo tra non molto. ll presidente Tocco, serafico, lo scorso 17 luglio ha dichiarato: “È arrivato il momento delle decisioni importanti e siccome stiamo parlando di soldi pubblici trovo più corretto che sia l'aula a doversi esprimere e a licenziare il progetto”. Domanda al presidente Tocco: è veramente certo che l’aula abbia la competenza giusta per licenziare il progetto esecutivo dell’Azura srl ? Non metto in dubbio che l’aula consiliare possa più genericamente esprimersi al riguardo, però bisogna intendersi sul termine “licenziare”. Vuole forse fare intendere  Tocco che l’aula possa approvare  correttamente un progetto esecutivo di un appalto pubblico ? Se è così non la pensiamo alla stessa maniera. A me, infatti, pare che questa sia una competenza esclusiva del responsabile del procedimento, del dirigente. E parto da qui per fare un passo indietro, alla determinazione dirigenziale n. 7 del 24 maggio 2007, quella con cui venne approvato il disciplinare tecnico relativo alla predisposizione del progetto della gestione integrata dei rifiuti, delle analisi economiche e finanziarie dei servizi, del capitolato e dei disciplinari tecnici da utilizzare per l’espletamento della gara d’appalto finalizzata all’individuazione del gestore dei Servizi di igiene urbana per la città di Cagliari (sette anni eventualmente rinnovabili per due). 

Cosa succede a questo punto ? Succede che si tiene la gara d’appalto e l’incarico viene aggiudicato (sempre con determinazione dirigenziale, il 18 ottobre 2007), come abbiamo già visto, alla società Azura srl dell’ing. Alberto Rao (uno dei due titolari della società).  Le date sono importanti. E poi, cosa accade ? Poi, con verbale n. 292/21 del 6 febbraio 2008 (integrato in data 12 febbraio) si procede con una prima consegna all’ing. Rao della documentazione tecnica necessaria all’assolvimento dell’incarico. Una consegna dei lavori evidentemente anticipata, visto che il contratto con la società Azura viene sottoscritto  solo un mese dopo, in data 11 febbraio 2008. Ebbene, cosa prevedeva, tra le tante, cose il disciplinare tecnico di gara ? Prevedeva, ad esempio, che entro il termine di 30 giorni consecutivi (festivi compresi) dalla data di consegna della documentazione alla società Azura da parte del comune di Cagliari fosse consegnato il progetto di massima della gestione integrata dei rifiuti da parte dell’affidatario dell’incarico.

Termine rispettato ? Certo: il giorno dopo avere firmato il contratto, il 12 marzo 2008, la società Azura srl deposita il progetto di massima firmato dall’ing. Alberto Rao. Vediamo più in dettaglio che cosa doveva essere contemplato in questo progetto di massima, predisposto, come abbiamo visto, in soli 30 giorni:  “Definizione delle caratteristiche qualitative e funzionali dei servizi, il quadro delle esigenze da soddisfare e delle prestazioni da fornire, relazione tecnica illustrativa descrivente le ragioni delle scelte delle soluzioni prospettate in base alle valutazioni delle eventuali soluzioni possibili, anche con riferimento ai profili ambientali, all’utilizzo di materiali provenienti dalle attività di riuso e riciclaggio e, comunque, funzionali al raggiungimento delle relative percentuali di raccolta differenziata dei rifiuti valorizzabili e della frazione organica previste dalle vigenti normative, armonizzate con le direttive individuate dall’Amministrazione, della sua fattibilità amministrativa e tecnica, accertata attraverso le indispensabili indagini di prima approssimazione, analisi dei costi di massima, da determinare in relazione ai benefici previsti, suddiviso per singolo servizio e complessivo, schemi grafici preliminari per l’individuazione delle zonizzazioni del territorio e definizione, per ogni zona omogenea, delle modalità di raccolta per ciascuna delle diverse tipologie di rifiuti, nonché l’individuazione delle schede tecniche, contenenti le caratteristiche dimensionali, volumetriche, tipologiche funzionali e tecnologiche, delle diverse attrezzature ed automezzi che dovranno essere adottati per i servizi. Non c’è male e, del resto, come sappiamo dalle parole di Rao, la sua società fa parte di una ristretta elite di progettisti. Ristretta nel numero ed, evidentemente, anche nei tempi in cui svolge il lavoro affidato. Ora, posto che la società Azura srl ha impiegato 30 giorni a presentare il progetto di massima, quanto tempo invece ci hanno messo gli uffici comunali per trasmettere alla società i suggerimenti, le integrazioni e i miglioramenti dei servizi da analizzare e prendere in considerazione per chiudere la fase del progetto di massima e poter quindi passare a quella del progetto esecutivo ? Esattamente il doppio, 60 giorni. Da notare bene che tutta questa procedura, che attiene propriamente ad una fase gestionale, è stata giustamente seguita e validata dal dirigente del servizio. Che però, in ultimo, non approva il progetto di massima. Beh, e allora chi ha approvato il progetto di massima ? Stento a crederci: la giunta comunale, con delibera di giunta n. 225 del 5 agosto 2008. 

(ATTENZIONE: SEGUE DI SOPRA)

 
 
 
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