Creato da giglio.alfredo il 31/03/2013
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COMMENTO A DUE LIRICHE DI ANNA GRAZIA DI MARTINO

Post n°1 pubblicato il 31 Marzo 2013 da giglio.alfredo
Foto di giglio.alfredo

 

 

 

 

UNA PICCOLA POESIA
Anna Grazia Di Martino ©

Rigurgita frammenti dolorosi
a volte l’anima
e tu li guardi,
ne avverti angoscia e piangi.
Ma non potrai buttarli via.
E allora li raccogli,
li adagi in fondo ai tuoi ricordi
e ne fai una piccola
e malinconica poesia.

 

 

 

 

IL TRATTO E' DECISO
Anna Grazia Di Martino ©

Su queste righe ora scrivo
- il tratto è deciso-
del sole che a volte si spegne
del canto spezzato tra i denti,
anima persa tra i rovi
di strade sfumate nel niente.

 

 

 

 

 

 

 

COMMENTO A DUE LIRICHE

di   Anna Grazia Di Martino

 

 

Di Anna Grazia Di Martino, conoscevo solo il sorriso: un sorriso coinvolgente. pieno di luce su un volto, che emana pura  simpatia, quasi unica: simpatia derivante da un’espressione intelligente, allegra e spensierata.

Qui si fermava la mia conoscenza sulla persona testè menzionata, quando ho posato il mio sguardo, sempre alla ricerca di qualcosa da indagare, sempre alla ricerca di trovare qualcosa di bello, da commentare o da analizzare, per la gioia del mio spirito, assetato di conoscenza, su due componimenti, proprio a firma di Anna Grazia Di Martino.

Li ho sbirciati e, non contento, sono andato a documentarmi, leggendo un gran numero di poesie di questa Poetessa, a me totalmente sconosciuta. Chiedo venia per questa mia grave lacuna, che ho cercato di colmare.

La velocità con cui mi sono accinto alla lettura delle poesie di Anna Grazia, non mi consente di soffermarmi adeguatamente sulla sua arte poetica, ma mi piace osservare come la Poetessa avverta nei suoi versi una sorta di malinconia, che rimane quale filo conduttore dei suoi pensieri: la malinconia di un vivere incerto, che spesso si mescola all’angoscia dei ricordi, che riportano alla luce, sprazzi di un tempo ormai trascorso e che non potrà più tornare.

 

 

UNA PICCOLA POESIA

 

In questa brevissima lirica, Anna Grazia Di Martino, dice che l’anima triste, a volte, fa affiorare alla mente, con sorprendente rapidità, come se li rigurgitasse, dei ricordi dolorosi, che lei definisce come frammenti di pensieri, che sei costretto a guardare, ad osservare, come fossero entità corporee. Il ricordo viene quindi personificato e, nell’osservazione che ti rattrista, ne avverti tutta l’angoscia e vieni spinto al pianto, quasi le lacrime fossero liberazione dal male, sfogo dell’anima inappagata.

Ma, continua la Poetessa, non potrai buttarli via, questi ricordi, perchè ti appartengono e riflettono parte della tua esistenza, e, quindi, non potrai sbarazzartene per sempre.

E allora sei costretto a raccoglierli, come oggetti preziosi, per adagiarli, delicatamente, in fondo allo scrigno dei ricordi, perché non affiorino più alla mente sofferente e li ricomponi in fondo all’anima, per farne una poesia, piena di struggente malinconia.

 

 

IL TRATTO E’ DECISO

 

In quest’altra poesia, Anna Grazia Di Martino, pone l’accento sull’evanescenza della realtà , che caratterizza l’incertezza del vivere e dice: Il tratto è deciso….lo dice come se dicesse Il dado è tratto.. ed invece ha il sapore opposto. Alea iacta est o esto, frase attribuita a Giulio Cesare, era foriera del compimento del destino di Roma, mentre il tratto è deciso, frase che lei scrive sulle righe, sta ad indicare il percorso, come comportamento usuale, di alcune raffigurazioni o stati d’animo o avvenimenti, che scandiscono il nostro vivere quotidiano o colpiscono la nostra sensibilità, nell’osservazione della realtà. E, quindi, lei sente il tratto del sole, che, a volte, si spegne, come a significare il buio, non solo di una giornata senza il calore dell’astro fulgente, ma soprattutto la tristezza, che attanaglia il cuore, quando la luce si spegne nella nostra anima, la luce della gioia, la luce della speranza e dell’amore e quando il canto spensierato si spezza fra i denti, si spegne anch’esso sulle labbra, perché manca la gioia di vivere e di innalzare al cielo il canto dell’allegria, il canto melodioso della vita.

E continua in questa rappresentazione dell’incertezza e dell’evanescenza, ricorrendo ad una immagine altamente poetica dell’anima smarrita fra le spine di rovi immaginari, che costeggiano delle strade, che si perdono e sfumano, quasi non avessero corpo o contorni, nel nulla… o nella vanità del tutto. Non è difficile pensare che l’anima si perda fra le spine della vita, fra le amarezze e le avversità del nostro vivere incerto.

                                                       Alfredo  Giglio

 

 
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