Creato da giglio.alfredo il 31/03/2013
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SPEME TRADITA DI ALFREDO GIGLIO

Post n°244 pubblicato il 17 Dicembre 2013 da giglio.alfredo
Foto di giglio.alfredo

 

SPEME TRADITA

di Alfredo Giglio ©


Più non vedo il chiaror

Degli occhi tuoi

Ch’eran come il sol di primavera.

E non odo nemmeno

La tua voce amena

Che penetrava il core,

Ch’or si dispera

E l’anima destava

Da quell’erto torpor

Della mia sorte,

Ch’eterno si mostrava.

Ora quei giorni sono andati,

Come son passati gli anni

Della mia età fiorita

E tante primavere profumate.

E quanti Natali hanno veduto

Il solito Presepe inanimato.

La vita mi scorrea davanti agli occhi

Nel pensier tuo,

Ed io non m’accorgea,

Chiuso nel mio dolor

Che già le rughe

Avean preso a solcare

Il volto mio.

Le stagioni correvano nel cielo,

In una gara

Che parea veloce

E si seguian l’una dietro all’altra,

Nel mentre consumavo i giorni miei

In cocenti lacrime di pianto,

Sognando di poterti avere accanto.

Su per campi assolati

O per sentieri innevati,

Fra sterpi, fra spine,

Fra sassi appuntiti,

Niente m’avea tormentato

Quanto il tuo sguardo assente

E quanto estro in me

S’era fissato,

Per dilaniarmi dentro.

Hai ! speme tradita,

Come ho potuto viver

Senza quell’alito di vita,

Che da te, mi venia negato ?

Ahi,  vile destino !

Gioco ti sei preso

Della mia natura

E mi negasti il riso

D’un viver felice,

Che tanto lo spirto mio

Avea bramato.

Chi mi darà la vita

Ch’è passata tutta a te votata?

Dove finiti sono

Gli anni miei di quell’età,

Che di beltà m’inondava

E l’amor tuo invece,

Mi negava?

Scambierò i miei pensieri

Con la luna e le stelle,

E attenderò il sorgere del sole,

Ma dentro non avrò più

Per come suole

La luce del tuo amore

E mi consumerò nel tuo ricordo,

Fino all’ultimo fiato

Senza pentirmi poi

D’averti amata.

Nei dì che  passeranno

Davanti alla mia mente

Ormai segnata,

Sognerò di fissar nel tempo

Quell’avvenire

D’un viver sempre insieme

E mi parrà d’essere più felice

Coperto dai tuoi baci,

Mentre adagiata

Ti fingerò a me serrata.

Indarno aspetterò quel pio momento

In cui t’avrei colta nel tormento

Accanto al corpo mio tutto fremente.

Invece or mi resta la certezza

Che giammai t’avrei sfiorata, né baciata

Né mai sentito quella tua dolcezza

Perché così era scritto nella stella

Che m’avea condannato alla tristezza.

Or sento vicina la mia fine

E giaccio ancora sempre più negletto,

Per il mio destino ancora gretto

E per tutto quel mare d’amarezza

Che da anni, ormai,

Serbo nel mio petto.


Alfredo Giglio



 

 

 

 

 

 
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