Creato da giglio.alfredo il 31/03/2013
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COMMENTO A CURA DI ALFREDO GIGLIO

Post n°89 pubblicato il 20 Aprile 2013 da giglio.alfredo

 DUE LIRICHE

di Nadia Consani

 

 

 

Mi piace commentare due liriche di Nadia Consani, che ritengo interessanti e significative, in quanto specchio dell’anima della Poetessa, che con nostalgico afflato poetico e con il pacato scorrere del verso, si sofferma, su quei momenti, quasi a volerli immortalare, in cui l’uomo vede svanire la sua giovinezza e vede, ormai vecchio, l’approssimarsi interrogativo della morte.

La prima ha un titolo che colpisce profondamente il lettore:

 

CONTRIZIONE

 

L’idea della perdita della baldanza giovanile, che diviene contrita, per il fluire del tempo, si avverte, veramente, in  tutta la sua drammaticità.

La lirica si legge d’un fiato, poiché non ha soluzione di continuità e già il ritmo serrato delle parole, trasfigurate in immagini malinconiche, conferisce al verso una bellezza intima che diviene luce dell’anima e dell’intelletto.

Con felice similitudine fra l’uomo e l’albero, la Poetessa pone l’accento sulla vecchiaia, che giunge inesorabile, portata dallo scorrere inesorabile degli anni.

Come l’albero perderà la sua ultima foglia, che si staccherà dal suo fusto rinsecchito, non più capace di riprodursi, perché in lui si sarà perduta la linfa vitale, così l’uomo si ritroverà solo, privo del sentimento dell’amore e vedrà, sul suo capo, un vuoto infinito, che lo schiaccerà, proprio, sotto il peso della più profonda solitudine.

E quando l’anima, capace di nobili slanci, capace di far palpitare il cuore, non avrà la forza di ribellarsi, rimanendo succube di un corpo inetto ed impotente, e, quando il freddo dell’inverno della vita non gli farà più sentire il calore dell’amore, perché lo avrà avvolto nel suo gelido mantello, allora vorrà dire che sarà giunto il momento di pagare, in qualche modo, per avere vissuto. Così, in perfetto romitaggio, egli si avvierà, barcollando, con passo malfermo, verso l’epilogo della sua vita, verso il suo triste destino, avendo in animo, magari, qualche dolce rimpianto, o qualche intimo, conturbante rimorso.

 

COME SARA’ MORIRE ?

 

In questa seconda lirica, scelta quale riflesso poetico della prima, la Poetessa s’interroga su come potrebbe essere la morte. Un tema difficile, misterioso e, nello stesso tempo, interessante: un tema che Nadia Consani affronta, dando libero sfogo al suo sentire, sia attraverso raffigurazioni fantastiche, sia attraverso immagini soavi, che lei evoca e trasfigura nel sogno, col tocco delicato dei suoi versi, che sembrano radicarsi nel cuore.

La lirica si snoda attraverso quattro interrogativi, nell’intento di indagare il momento del trapasso.

Sarà, lei dice, il nulla eterno come sognare di scivolare leggeri, perché liberati da ogni affanno, da ogni sofferenza terrena, lungo il percorso dei due mondi, che sembrano paralleli: quello della vita e quello della morte?

E nel momento della morte, vedremo soltanto le tenebre più buie, che renderanno incerto il nostro avanzare e cammineremo, quindi, come sospesi nel vuoto, sempre col passo pesante e barcollante, con la nostra anima, che non troverà mai pace?

Oppure riusciremo a scorgere, in lontananza, la luce di un faro, proveniente da un porto dimenticato, ignoto e remoto, che ci farà sentire come un senso di perdono e di conforto al nostro divenire, inteso come nuova forma d’esistenza?

Oppure passeremo nel sonno della morte, senza avere più coscienza della nostra vita trascorsa e, quindi, dimenticheremo soltanto le nostre sofferenze, senza più nulla avvertire? Ed, in questo caso, che senso avrebbero avuto tutte le nostre angosce, le ansie, le paure, che hanno tanto contribuito al nostro soffrire?

Conclude la Poetessa,lasciando la risposta sotto un velo di mistero: tutto è probabile, dice, perché nulla si sa dell’al di là, ma certamente niente è lasciato al caso; pertanto, nemmeno l’intelligenza dell’uomo o la sua coscienza possono impedire che, sia la vita, che la morte, siano pervase da un triste senso di rimorso.

In entrambe le liriche, mi sembra di potere affermare, che traspare il filo conduttore dell’opera di Nadia Consani, che vuole esprimere, attraverso la poesia,un caotico e non condiviso cambiamento dello stile di vita, nonché l’angoscia straziante del vivere.

AlfredoGiglio

 
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