Creato da giglio.alfredo il 31/03/2013
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RACCONTO DI ALFREDO GIGLIO

Post n°90 pubblicato il 21 Aprile 2013 da giglio.alfredo
Foto di giglio.alfredo

L’ALBUM DI FOTOGRAFIE

( da Volare Alto)

di Alfredo Giglio

 

In una magnifica giornata di fine maggio, soleggiata e luminosa, oltre che calda, Leonardo, giovane avvocato, da poco, brillantemente, avviato alla carriera forense, saliva le scale dell’antico palazzo, sede degli Uffici dei Giudici di Pace, dove aveva appuntamento con una sua amica, Erika, che svolgeva mansioni di Cancelliere, per la visura di un fascicolo.

Entrava, dopo aver chiesto permesso, facendosi incontro ad Erika,  che gli tendeva la mano, in segno di cordiale saluto, e gli elargiva anche un largo sorriso.

In piedi accanto a lei, che stava seduta dietro la scrivania, lui notava una ragazza, alta, formosa, coi capelli castani rilucenti sotto i raggi del sole, e due occhi verdi, in cui era facile smarrirsi.

Visto che Leonardo sembrava essere stato folgorato da tanta bellezza, l’amica si sentiva in dovere di presentargli  quel fiore di ragazza: ti presento una mia cara amica, che si chiama Ylenia, un nome raro per una ragazza ancora più rara. Lui le porgeva la mano e sussurrava appena: Leonardo, lieto. Lei sorrideva, ma non diceva una sola parola.

Erika,visto l’insistenza con cui lui guardava la ragazza, continuava: sai quanti anni ha Ylenia? Leonardo rimaneva muto, ma con occhi interrogativi. Ha compiuto, giorni or sono, quattordici anni!!

Impossibile,replicava il giovane frastornato, avrei detto diciotto .. E’ vero, continuava Erika, ne dimostra diciotto ed anche più, perché è alta e formosa, ma in realtà, frequenta il primo anno di ragioneria.

Ylenia, era diventata rossa per tutti questi apprezzamenti positivi sulla sua persona e se ne compiaceva, segretamente.

Il ghiaccio ormai era rotto.

Dopo qualche istante di stordimento, Leonardo, chiedeva permesso alle due donne, e si allontanava, perdendosi nei corridoi del palazzo, oltre che nella poesia di quella visione divina, che gli aveva sconvolto l’anima ed i pensieri.

Ylenia ed Erika continuavano a parlare fra loro, quasi segretamente, si sorridevano con reciproci ammiccamenti. Quando lui ritornò sui suoi passi, da lontano, nel corridoio, le scorse felici, che si scambiavano qualcosa da una mano all’altra. Si avvicinò e vide che Ylenia porgeva all’amica un piccolo album di fotografie, in modo quasi furtivo.

Erika, da dietro la scrivania, incurante del sopraggiungere di Leonardo, passava le foto una per una, ed un’espressione di compiaciuta acquiescenza compariva sul suo volto sorridente.

Lui rimaneva leggermente in disparte e distaccato, mentre Ylenia le spiegava che stava facendo vedere delle foto, fatte appena tre giorni prima, che erano venute molto bene.

Leonardo, visto che Erika era distratta, totalmente assorbita dalla bellezza delle foto a colori, che suscitavano forse interesse e curiosità, approfittava per chiedere ad Ylenia, se poteva sperare in un appuntamento a breve scadenza, scavalcando le prenotazioni di una probabile sfilza di corteggiatori e pretendenti, perché gli sarebbe piaciuto conoscerla meglio e magari fidanzarsi ufficialmente.

Lei arrossiva un po’ e poi, timidamente, gli diceva che era contenta di tutti quei propositi allettanti, che accettava momentaneamente come complimenti felici, ma aggiungeva che ci avrebbe pensato e poi gli avrebbe fatto sapere.

Leonardo,che non stava più nella pelle, le chiedeva subito l’indirizzo ed il numero di telefono, che lei prontamente gli scriveva su un pezzo di carta, che teneva nella borsetta e glielo porgeva. Lui lo leggeva e notava che lei aveva scritto pure il nome ed il cognome: Ylenia Lorenzetti, corso Mazzini, 31 tel. ………..-

Ora lui si sentiva fortunato e felicemente realizzato, pregustando a quando avrebbe tenuta quella giovanissima ragazza fra le sue braccia, per baciarla tutta dalla testa ai piedi, respirando il suo profumo di vergine, a pieni polmoni.

Intanto Erika aveva finito di gustare con attenzione compiaciuta tutto quel piccolo album di fotografie e lo restituiva ad Ylenia, che prontamente lo riponeva nella sua borsetta.

Leonardo, spontaneamente e sena furbizia, chiese ad Erika se quelle foto l’avessero turbata, visto che era rimasta col sorriso sulle labbra e con gli occhi lucidi di gioia e di segreti desideri.

Lei, allora, come riavendosi da un sogno, rispondeva sono delle foto splendide, fatte sul terrazzo di casa, dove si nota chiaramente la felicità, che traspare dai volti di Ylenia e del suo fidanzato.

A questo punto, lui deluso quanto amareggiato, per il tradimento testè subito e per l’ipocrisia di lei, che gli aveva pure data una speranza, si rivolse ad Ylenia con uno sguardo truce, ma, allo stesso tempo interrogativo.

In volto era diventato tra il rosso ed il paonazzo, perché si era sentito preso in giro, ma anche lei, rossa come un papavero, non sapeva cosa dire; poi d’un tratto, come se si fosse ripresa da un brutto sogno, ebbe la forza di replicare: ma non è il mio fidanzato, è soltanto un amico!!

Leonardo che sentiva già come un pugno allo stomaco, si riebbe e gli tornò un sorriso sulle labbra, mentre Erika, interveniva: scusami Ylenia, pensavo fosse il tuo fidanzato. E’ un giovane simpatico ed avvenente e non è difficile immaginare che fra voi vi sia del tenero, visti gli atteggiamenti intimi e confidenziali.

Poi, rivolto a lui: guarda tu stesso, se non era facile scambiarlo per il fidanzato. Ma no, replicava Ylenia, io non sono ancora fidanzata, perché sono troppo piccola.

Però le sue guance continuavano ad avvampare, mettendo a nudo tutta la sua costernazione ed il suo imbarazzo per quella situazione, che si era venuta a creare, senza il suo volere.

Leonardo rimaneva taciturno ed aspettava che qualcuno gli facesse vedere quelle benedette foto, che l’avevano colpito nel profondo dell’anima. Erika aveva ripreso il suo lavoro alla scrivania ed Ylenia le rimaneva accanto, in piedi, come se volesse salutare tutti ed andarsene: si vedeva che era sulle spine.

Erika aveva intanto trovato il fascicolo che le aveva richiesto il suo amico e glielo porgeva per visionarlo, pregandolo di accomodarsi ad una delle due sedie, che stavano di fronte al suo tavolo da lavoro. Pregò anche l’amica a prendere posto sull’altra sedia. Di rimpetto a lui.

Ylenia si accomodava, sentendosi finalmente risollevata da quella incresciosa situazione e stava cercando di assumere un atteggiamento rilassato, come se nulla fosse successo.

Leonardo, dopo aver visionato i documenti che gli interessavano, prendeva rapidamente qualche appunto sul suo taccuino e poi pregava Erika di fargli la fotocopia dell’intero fascicolo.

Nel frattempo che Erika si dava da fare alla fotocopiatrice, lui rimasto solo con Ylenia, le diceva: scusami, se ti ho trascurata qualche minuto, ma se mi aspetti, t’accompagno per la strada, fino al Tribunale, che dista poco da casa tua.

Lei dava il suo tacito assenso e, quando, fu pronto il fascicolo, salutarono Erika e si avviarono verso l’uscita del Palazzo.

Attraversata la strada, lui si diresse alla sua macchina, una lussuosa berlina nuova, di grossa cilindrata, che aveva acquistato da poco. Apriva lo sportello lato passeggero, e, con gesto cavalleresco, faceva accomodare Ylenia, che ancora era rossa in viso, come una rosa appena sbocciata.

Fatte poche centinaia di metri in un guizzo, imposto dal rombo del potente motore, lui rallentava e le chiedeva se era lecito vedere quelle foto, che aveva dato all’amica. Nessuna risposta, da parte di lei, che fingeva di non avere sentito la richiesta: un silenzio di tomba era sceso nell’auto, che contrastava col tono rabbioso del motore, che riprendeva la sua corsa, verso il Tribunale.

Giunti che furono, senza scambiarsi nemmeno una parola, davanti lo spiazzo, che ospitava le auto di giudici, poliziotti ed avvocati, Leonardo bloccava l’auto e si prodigava, con un balzo felino, ad aprire la portiera di lei, per farla scendere. Siamo arrivati, signorina, dalla vita affascinante e misteriosa.

Lei rimaneva a testa bassa e non accennava a scendere. Dopo qualche istante di esitazione, tirava fuori dalla borsetta le foto e gliele consegnava, senza proferire parola.

Lui, impacciato, curioso e contento, riprendeva posto nell’auto e si metteva a spulciare quelle ventiquattro fotografie a colori, racchiuse in quel piccolo album verde, osservandole come se le mettesse sotto una lente d’ingrandimento.

Le guardava con la massima attenzione: due giovani, nel segreto di un terrazzo, al sesto piano di un palazzo, indisturbati ed in pantaloncini corti entrambi, con le camiciole a mezze maniche, semi sbottonate, che lasciavano vedere il petto villoso di lui, un giovane aitante sulla trentina ed il reggiseno di lei, che nascondeva a stento due poppe di tutto rispetto, che si protendevano in fuori, in tutta la loro perfetta rotondità, abbellite dal loro naturale turgore.

Le foto portavano impressa la data di tre giorni prima e i due giovani era in posizioni varie, ora abbracciati, ora lei seduta sulle gambe di lui, che nascondevano a mala pena un fagotto vivo e tormentato, mentre lui le baciava il collo, tenendola avvinghiata a sé con un braccio, che le schiacciava i prosperosi seni, come in una morsa.

Leonardo sorrideva sotto i baffi, e, quando ebbe finito, restituì ad Ylenia le fotografie,  dicendo, come fra sé, a voce bassa: Hai capito, il prete…….come se la spassa.

In quel momento, lei avrebbe voluto sprofondare sotto terra. Il viso le si avvampò più di prima e le prese una sorta di tremarella, che la rendeva pure balbuziente. Aveva perso lo smalto e la sua baldanza, mostrava tutta la sua insicurezza di adolescente, cresciuta in fretta e fatta subito oggetto di morbose attenzioni, da parte di uomini più grandi e senza scrupoli, che volevano accaparrarsi quel fiore, ancorché sbocciasse e diffondesse il suo inebriante profumo.

Poi con gli occhi umidi di pianto e con voce tremante cercò di balbettare: siamo solo amici, anzi come fratello e sorella. Io, almeno, lo considero un fratello e gli voglio bene.

Vedi, Ylenia mia, io ti credo e penso che tu sia in buona fede, ma il prete, sono certo, ti vorrebbe fare la festa. Ma dimmi come l’hai conosciuto? Io ho frequentato con lui, che è più grande di me di tre anni, la prima media soltanto; poi lui, che era, sin d’ allora, un discolo, è stato bocciato, per la seconda volta, ed il padre lo ha spedito in seminario, dove è arrivato a farsi prete, ma, sicuramente, senza vocazione. Tu sei un bocciolo molto ricercato dagli uomini, per la tua bellezza e per il tuo fascino particolare.

L’ho conosciuto in chiesa, quando gli ho chiesto di confessarmi, rispondeva Ylenia, molto confusa. Mi ha fatto un sacco di domande e mi ha messo in guardia contro Satana e contro i peccati che si possono fare, ascoltando la sua voce, che agisce dentro di noi attraverso il desiderio sessuale, attraverso la debolezza della carne, che ci porta diritti all’Inferno. Meno male, continuava a dire la ragazza, che avevo conosciuto lui, sacerdote in odore di santità, perché protetto dallo Spirito Santo, che mi avrebbe sorvegliata ed eventualmente aiutata a non desiderare altri uomini, inviati dal Diavolo malvagio, all’infuori di lui, del quale mi potevo fidare ciecamente, perché mi avrebbe sempre assolta da ogni eventuale peccato.

Ma non ti ha mai fatto la proposta di andare a letto con lui? Aggiungeva Leonardo,

preoccupato.

No,rispondeva lei, ma mi aveva assicurato che, se avessi voluto fare l’amore con lui, avrebbe fatto in modo che io restassi vergine, come la Madonna e non mi avrebbe fatto sentire dolore.

Però, tu sapevi che era un prete, vero? Riprendeva lui. Si, si, lo sapevo, perché mi aveva confessato quindici giorni fa. Poi mi ha detto che voleva che ci vedessimo da soli, in privato, che avremmo scattato delle belle fotografie, con l’autoscatto della sua macchina.

Finite le foto, mi ha consegnato il rullino da portare ad un fotografo, per lo sviluppo e lui le foto non le ha ancora viste.

Ma tu gli vuoi bene, tanto da andarci a letto? No, no, te lo giuro, questo non lo farei mai: la foto in cui mi sono seduta sulle sue gambe, l’ho fatta, perché lui mi ha tirata di forza, mentre l’autoscatto era partito.

Io gli voglio bene come si può voler bene ad un fratello, ma non come amico del cuore o come fidanzato, anzi non lo voglio nemmeno vedere più…. E qui scoppiò in un pianto liberatorio, convulso, con tante lacrime che rigavano copiose il suo volto d’angelo.

Ora che ci penso, lo odio, per quello che mi ha fatto e che voleva farmi, aggiungeva mentre si asciugava le lacrime. Sono felice di avere conosciuto te e di averti mostrato le foto. Tu mi hai fatto vedere una realtà diversa che non ero riuscita a capire e ti ringrazio. Ora se vuoi strappare il bigliettino col mio indirizzo, puoi farlo, perché non credo che avrai interesse per una ragazzina stupida come me.

Leonardo sorrise e se l’abbracciò con tenerezza e se la coccolò, asciugandole meglio le lacrime; poi e se la baciò sulle guance calde e rosse come un fuoco. Poi,baciandole ancora la mano, le disse: io sento di volerti bene con tutto il cuore, se anche tu mi vuoi, vengo domattina a parlare coi tuoi genitori, perché mi concedano la tua mano, e, non appena sarai maggiorenne ed avrai conseguito il diploma, ci sposeremo.

Gli occhi di lei si illuminarono come due lampadine e le sue labbra rosse e vellutate, si accostarono alla bocca fremente di lui, per suggellare, in un bacio d’amore, l’inizio della loro storia d’amore.

Alfredo Giglio

 

 

 

 

 
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