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La crudele legge del matrimonio temporaneo in Iran

Post n°9 pubblicato il 10 Maggio 2011 da ritacoruzzi2
 

La crudele legge del matrimonio temporaneo in Iran

La crudele legge del matrimonio temporaneo 
Il regista Babak Amini denuncia con il suo film I Wish Someone Were Waiting for Me Somewhere, la realtà delle nozze a tempo in Iran. Un'usanza che permette all'uomo di vivere rapporti fuori dal matrimonio ufficiale senza incorrere nella legge islamica. Ma che può sfociare in tragedia quando la donna resta incinta di Giuliano Di Caro
«Ho discusso la richiesta di sua figlia con il Signore e ha risposto che le sue ragioni non sono sufficienti. L’aborto non è permesso ed è proibito dalla religione», scandisce il custode della Fede islamica sulla segreteria telefonica. Il diritto della donna di disporre del proprio corpo in Iran è come in questa scena cinematografica: una materia tra le tante, una semplice faccenda amministrativa da sbrigare. Si chiede il permesso al funzionario della fede e ci si attiene alle indicazioni, pena un’esclusione sociale tra le più feroci. E’ la denuncia del regista iraniano Babak Amini nel suo I Wish Someone Were Waiting for Me Somewhere, visto in anteprima al festival Film Middle East Now di Firenze. Sono migliaia le donne iraniane, spesso senza famiglia, che ogni anno contraggono i cosiddetti temporary marriage, i matrimoni temporanei, pratica sconosciuta nel resto del Medioriente. Nella teocrazia di Ahmadinejad e Khamenei, che ha represso nel sangue la rivolta dell’Onda Verde, la religione ha una risposta a ogni cosa. «Le persone consultano l’Hallolmasael, il libro delle soluzioni dei problemi», spiega Amini. «Se rimangono dei dubbi, si fa una telefonata».

Anche la propensione dell’uomo al tradimento è regolata dalle autorità. «Gli uomini possono avere fino a quattro mogli ufficiali, più quante mogli temporanee desiderano: per una settimana, un mese o vent’anni, a discrezione dell’uomo». Da un’ora a 99 anni, dice la legge. Il matrimonio a scadenza è regolato da un contratto depositato, cioè ufficialmente riconosciuto dalle autorità, giacché gli adulteri in Iran vengono perseguiti a livello penale. Le donne, beninteso, assai più duramente degli uomini. Se non sposate, vengono punite con un certo numero di frustate, mentre l’uomo ne subisce meno della metà. Se invece le adultere sono sposate, la pena può arrivare fino alla lapidazione (ricordate Sakineh?), mentre gli uomini generalmente se la cavano assaggiando la frusta. «Una recente sollevazione femminista ha però avuto il paradossale effetto di inasprire la punizione anche all’uomo, anziché alleggerire quella inflitta alle donne» spiega Ahmad Rafat, scrittore e attento osservatore dell’Iran. «Un anno fa, per la prima volta, un uomo è stato lapidato per adulterio con una donna sposata e oggi, tra le 14 persone in attesa di esecuzione per questo reato, due sono uomini».
Il matrimonio temporaneo serve dunque al regime teocratico per lasciare mano libera agli appetiti maschili e salvare le apparenze. Nel periodo concordato, le mogli vengono mantenute e talvolta ricevono qualche soldo extra, a seconda del potere economico dell’uomo. Ma quando rimangono incinte, sono guai. «Moltissimi uomini provano a imporre alle mogli temporanee di abortire: nessuno vuole concedere il proprio cognome a bambini concepiti in relazioni del genere» spiega Amini. Con il suo film il regista prova a far luce su questo tema sociale e incrinare il tabù «gradualmente, un passo per volta» spiega, mostrando la vicenda di una giovane moglie a tempo determinato che non vuole rinunciare al suo bambino. Non è facile girare film come questi in Iran, basta ricordare che il,regime ha imposto al grande cineasta Jafar Panahi, giudicato "scomodo " di non girare film per 20 anni.

Amini nel suo film mostra il sistema di pressioni e violenze, non solo psicologiche, che i mariti a scadenza esercitano sulle donne quando queste rimangono incinte. Uomini che provano con ogni mezzo a evitare la nascita di questi “figli temporanei” perché sanno che, una volta venuti al mondo, la legge imporrà loro di riconoscerli. Questo non è argomento gradito in Iran, e infatti il regista ha avuto problemi e subìto molte interruzioni mentre girava le scene in strada del suo film. Ma ce l'ha fatta e ora la sua denuncia sta facendo il giro del mondo. "Vendicando" così anche il silenzio forzato di Panahi.
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Commenti al Post:
v_riva
v_riva il 21/05/11 alle 14:42 via WEB
Ciao! Bellissimo articolo, è un argomento di cui non ero affatto a conoscenza grazie per averlo pubblicato!
 
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