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blog di Marta Martelli

 

 

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GLI EXTRATERRESTRI ESISTONO?

Post n°8 pubblicato il 09 Maggio 2011 da ritacoruzzi2
 
Foto di ritacoruzzi2

Da parecchi anni le voci sugli avvistamenti degli extraterrestri circolano e dividono le persone tra "creduloni" e scienziati, o almeno chi si fida solo della scienza. Ma cosa dicono gli scienziati su questo argomento? Ho raccolto due interessanti interviste.

La donna delle stelle Emanuela Pompei è un’astronoma italiana che lavora in Cile, all’osservatorio dell’Eso di Paranal, deserto di Atacama, dove il cielo è sempre sereno e si può osservare meglio lo spazio.
 
Emanuela Pompei, nata a Roma 42 anni fa, ha conseguito una laurea e un dottorato di ricerca in Fisica, con specializzazione astronomica. Studia in particolare i gruppi compatti di galassie. Quasi la metà degli astronomi nel suo settore sono donne.

Emanuela Pompei proprio non capisce perché gli amici considerino il suo un lavoro da marziana. Eppure (non ce ne voglia l’interessata), qualche motivo ci sarebbe. Trascorre metà dell’anno a 2.600 metri d’altezza, in mezzo a non più di 150 persone nel deserto di Atacama in Cile, avendo la città più vicina a 200 chilometri; persino l’acqua potabile viene trasportata lì con autobotti, due volte al giorno. Lavora di notte e dorme di giorno (e in certi periodi dell’anno le notti di lavoro durano 14-15 ore). Il suo mestiere è studiare il cielo, e la sua specializzazione sono le galassie.

Emanuela Pompei è un’astronoma italiana che dal 1999 conduce le sue ricerche scientifiche in Cile, prima a La Silla e ora a Paranal, in quello che al momento è considerato l’osservatorio terrestre più avanzato al mondo. Sono i due siti di osservazione del cielo costruiti e utilizzati in Cile dall’Eso, l’Organizzazione europea per la ricerca astronomica nell’emisfero australe. Perché il deserto del Cile? «Perché il cielo è perfetto», risponde. «Oltre 300 notti serene l’anno, l’aria è secca, trasparente, non piove, non c’è inquinamento luminoso». Lo ricorda sotto la pioggia di Genova, dove è stata invitata per il Festival dell’eccellenza al femminile, una manifestazione che ha mobilitato 25 mila ascoltatori.

Quando è nata la passione per le stelle?
«A otto anni. Fu colpa di mia madre: mi piaceva molto leggere e per Natale mi regalò una cassa di libri. Mi ci tuffai, e fui catturata da un volume: Alla scoperta dei pianeti e delle stelle. Dichiarai che avrei fatto l’astronoma e non cambiai mai idea. Sui manuali per bambini studiavo la costruzione dei cannocchiali e ne misi insieme uno con tubi di carta igienica. Alle medie facevo esperimenti con le linee di campo magnetico, folgorando metà dell’impianto elettrico di casa. Poi, con i miei risparmi, a 15 anni mi comprai un telescopio. Dopo la laurea in Fisica a Roma, seguii il dottorato di ricerca a Trieste, sempre in fisica con indirizzo astronomico, e passai due anni all’Ohio State University. Con una borsa post dottorato, nel ’99 andai in Cile; due anni dopo mi assunsero come astronomo residente».

Aveva pensato di dover lavorare all’estero?
«Io volevo proprio andare a lavorare lì, perché era il più grande osservatorio europeo, con i grandi telescopi. Come astronomo residente dell’Eso, dopo essere stata a La Silla mi mandarono a Paranal. Era impegnativo, l’osservatorio stava prendendo il volo allora. Fino a qualche tempo fa, a Paranal ero responsabile dello strumento Naco: è una camera e spettrografo, che permette di avere una qualità di immagini simile a quella che si ottiene al di fuori dell’atmosfera terrestre. In futuro mi dovrei occupare di un enorme spettroscopio che arriverà a fine 2011 in Cile, il Muse».

Qual è la sua specializzazione di ricerca?
«Il mio particolare interesse sono i gruppi compatti di galassie. Sono associazioni di poche galassie, non più di otto, ma molto vicine tra loro in cielo. Si muovono, le une rispetto alle altre, con una bassissima velocità relativa, e secondo gli studi di dinamica classica questo farebbe supporre che interagiscano tra loro e si distruggano in un tempo cortissimo, astronomicamente parlando. Invece sembra che non abbiano nessuna voglia di farlo, e non se ne capisce il perché».

Siamo soli nell’universo?

«Statisticamente è improbabile: solo nella nostra galassia ci sono un milione di miliardi di stelle. Difficile che siamo soli. Però non abbiamo evidenze osservative che da altrove siano venuti sulla Terra, né che ci siamo incontrati e probabilmente non ci incontreremo nemmeno in futuro».

Sono molti gli astronomi italiani espatriati?
«Sono tanti, tanti. Molti lavorano in Europa, dove osservatori non ce ne sono, però ci sono centri di ricerca da far bramare di desiderio. Si va via non solo per lo stipendio, ma perché si trovano i fondi per fare ricerca, è più facile andare avanti, non si deve litigare per avere mille euro per un viaggio. In Italia tutto è troppo pesantemente burocratico. Io vorrei tornare, ho provato con tante domande a concorsi, però ogni volta avevo mal di stomaco, dovevo passare tre giorni a preparare le carte. Io e mio marito ci siamo arresi».

Anche suo marito è scienziato?
«Sì, è un fisico delle alte energie. Siamo sposati da 11 anni. Lui lavorava tra Germania e Stati Uniti, e per 5 anni ci siamo rincorsi attraverso il mondo. Poi ci siamo stufati. Ha trovato lavoro in Cile, all’Eso, si è convertito in astronomo, e per 9 anni abbiamo vissuto insieme a Santiago. Da poco è nella sede centrale in Germania. Negli Usa, nelle interviste di lavoro è normale dire: “Mio marito sa fare questo; per me è importante risolvere il problema familiare”. Loro prendono in considerazione l’argomento: se ci tengono ad avere una persona, trovano o creano un posto per il partner. In Europa non è così. Però le famiglie esistono, è inutile ignorarle».

LA SECONDA INTERVISTA:

GLI EXTRATERRESTRI? A IMMAGINE E SOMIGLIANZA DI DIO

di Roberto Allegri editorialegliolmi.it   tonyassante.com

Quello degli extraterrestri è un tema che interessa molto anche la Chiesa. Mentre la gran parte delle Nazioni rende pubblici i dossier segreti sugli avvistamenti di oggetti non identificati, la Chiesa ha di recente organizzato un congresso di Astrobiologia presso la Pontificia Accademia delle Scienze durante il quale i più grandi esperti di vita nello spazio hanno esposto le loro teorie e discusso sulla reale possibilità che l’uomo non sia solo nell’Universo, spiega fratello Guy Consolmagno, astronomo e gesuita americano, membro del gruppo di ricercatori della Specola di Castel Gandolfo, l’osservatorio astronomico del Vaticano.
Guy Consolmagno, 57 anni, astronomo e scienziato planetario, laureato al famoso MIT di Boston, è considerato uno dei massimi esperti al mondo di meteoriti. E’ autore di numerosi libri nei quali sostiene la necessità che scienza e religione lavorino insieme per comprendere sempre più in profondità le leggi che regolano l’Universo. Lo incontriamo nella nuova sede della Specola Vaticana, il prestigioso osservatorio della Chiesa Cattolica, conosciuto in tutto il mondo. Da pochi mesi infatti, i laboratori e gli uffici dell’osservatorio sono stati spostati dal Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo, dove si trovavano sin dagli anni Trenta, al monastero delle monache Basiliane, nella parte opposta dei Giardini Papali. Fratello Guy ci fa così da guida nei laboratori di ricerca, nella biblioteca dove sono conservati oltre 22 mila volumi tra cui seconde edizioni originali di Copernico, Keplero e Newton, e nell’archivio dove si trovano tutte le fotografie fatte col telescopio dagli anni Trenta ad oggi.

Fratello Guy, la Chiesa è dunque molto interessata allo studio delle stelle?

 Lo è da sempre. Basti pensare che l’astronomia era una delle quattro materie che formavano il “Quadrivium”, cioè il percorso di formazione nelle università medievali, fondate proprio dalla Chiesa. La nostra fede dice insegna che Dio ha creato l’universo per amore e che ama la sua creazione al punto da aver mandato il suo Figlio Unigenito a diventarne parte. Sant’Atanasio, nel IV secolo, ha detto che l’Incarnazione ha reso sacro l’universo stesso. Quindi studiarlo è come pregare, è un atto di onore verso Dio. Ed è anche un ottimo modo per conoscerlo meglio, per vedere il suo “stile”. In sostanza, la mia fede mi dice “chi” ha creato l’universo mentre la mia scienza mi dice “come” lo ha fatto. La Chiesa è molto attiva nel sostenere l’Astronomia perché ovviamente crede in un Dio che ha creato l’Universo. Secondo i filosofi teologi, questo atto creativo non è un semplice intervento avvenuto una sola volta tanto tempo fa, ma una continua volontà di mantenere l’esistenza dell’universo attraverso i tempi, dal momento che parte di questa creazione è la creazione del tempo stesso. E si tratta di una creazione fatta in modo sistematico e razionale. Ciò significa che abbiamo fiducia nel fatto che l’universo debba essere inteso proprio in modo sistematico e razionale. Teniamo presente l’inizio del Vangelo di Giovanni: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio”. Il termine greco per “verbo”, cioè “parola”, è “Logos”, da cui si ricava “logica”. Come si vede, quindi la logica era presente fin dall’Inizio.>>

Nello studio delle stelle è contemplata anche l’ipotesi di altre vite oltre quella presente sulla terra. La Chiesa cosa ne pensa?

Scienza e Fede su questo sono d’accordo: non si possiedono elementi per fare una dichiarazione definitiva sull’argomento. E’ ancora troppo presto, possiamo fare solo congetture. Ma gli studi che la scienza ha fatto in questa direzione ci hanno portato molto più vicini alla realtà. C’è anche da dire che non esiste nulla nelle Sacre Scritture che possa confermare ma neppure contraddire la possibilità di vita intelligente su altri pianeti.

 

La Chiesa ci insegna che l’uomo è figlio di Dio. Se gli alieni davvero esistono, dovremmo considerali quindi nostri fratelli?

Molto di più. Siamo tutti creature di Dio. Qualsiasi soggetto che è in grado di essere consapevole di sé e dell’esistenza degli altri, e che è libero di scegliere di amare gli altri o di rifiutarli, secondo san Tommaso d’Aquino avrebbe i tratti dell’animo umano, ciò fatto “a immagine e somiglianza di Dio”. Quindi, se gli extraterrestri avessero queste caratteristiche di “intelligenza” e di “libero arbitrio”, non solo sarebbero nostri fratelli ma condividerebbero con noi la stessa “immagine e somiglianza” con Dio stesso.>>

 

Film e romanzi però ci presentano gli alieni come qualcosa di cui avere paura.

Si tratta solamente di storie, di fiction. La gente troppo spesso crede alle storie di UFO che non sono vere, che sono basate sulla paura. A volte addirittura, usano queste credenze come un sostituto per la religione. Molte di queste storie sono raccontate da ciarlatani che vogliono ingannare la gente per avere denaro, oppure sono il frutto di menti malate o spaventate. La verità è che avere paura del cosmo e di quello che viene dal cosmo, significa impedire a se stessi di apprezzarne la bellezza. Ma ancora peggio di coloro che temono gli alieni sono quelli che sperano che gli UFO verranno sulla terra per risolvere i nostri problemi. A questo dobbiamo invece pensare noi stessi. E poi, se io fossi un alieno sarei molto cauto. C’è già stato un Salvatore venuto sulla terra ma gli uomini non gli hanno riservato una bella fine!>>

La gente comune, la gente di tutti i giorni, in che modo deve guardare verso la scienza e verso eventuali abitanti di altri pianeti?

In realtà, tutte le persone sono “scienziati innati”. Guardano la natura e sono colpiti dalla sua bellezza, si preoccupano del tempo e vogliono capire in che modo influenzi la vita. Abbiamo a che fare tutti i giorni con automobili o computer che non funzionano e usiamo spesso la nostra capacità di ragionamento naturale per capire cosa non va e come possiamo risolvere il problema. Tutto questo fa parte di una mentalità scientifica. E riguardo agli alieni, pensare a loro ci permette di arrivare ad una migliore comprensione di cosa significa essere “umano”. E chiedendoci cosa possa significare la salvezza di Cristo per le altre stelle, ci fa apprezzare meglio cosa significhi per noi. Dobbiamo avere fiducia nella scienza. Dobbiamo prima di tutto credere che l’universo esiste davvero e non è un’illusione. Poi che vi siano leggi razionali che possiamo arrivare a capire, e non il caos. E infine che sia una cosa così buona da essere degna di essere studiata, proprio come l’ha giudicata Dio alla fine della Creazione.>>

MA VOI CI CREDETE?

 

 
 
 
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