Creato da Armanarman2 il 24/05/2010

Ritorno alla Genesi

Racconti

 

 

« La 'ndrangheta delle rocceIl figlio prodigo »

L'auto della felicità

Post n°95 pubblicato il 18 Agosto 2022 da Armanarman2
 

 

Dopo qualche tempo la terra fertile e grassa non rendeva più, e decise di partire per l'Australia per andare a fare l'operaio in una bella fabbrica, dove avrebbe fatto fortuna, e realizzare il suo sogno, portandosi dietro l'odore della sua terra. 

Il sogno di lavorare nella fabbrica della "Macchina della felicità". 

Il cuore della campagna non batteva più.

 

Un'auto che rende felice chi la compra? Sì esiste, ma non per i suoi cavalli o la sua carrozzeria, ma per i suoi optional divini!

 

 

 

 

 

 

 

 

Ha quasi novant'anni adesso, nonno Benson.

La sua lunga barba bianca e il suo bastone sono per lui gli unici compagni a cui tiene nei suoi ultimi giorni di vita. Continua a vivere nella sua casetta, in compagnia dei ricordi che racconta spesso al suo fedele fattore Tobia, oramai grande anche lui, in quel paesino sperduto di Agua Mara, sulle montagne fuori dal tempo.

Nonno Benson (cosi era chiamato adesso dai paesani di Agua

Mara) è il nonno di tutti. Quando qualcuno del paese lo viene a trovare perché tutti i paesani gli vogliono bene, portano sempre in dono un fiaschetto di vino che lui beve volentieri, assieme a dei salumi con della frutta fresca e del pane caldo appena sfornato.

Il nostro nonno è felice, ringrazia sempre tutti e invita i suoi amici dentro casa per raccontare loro una storia, sempre la stessa da anni, che tutti i compaesani ormai conoscono a memoria.

Ma come avrebbero potuto dire al caro nonno di non volerla più sentire? Lui ci teneva tanto a raccontarla. E i cari paesani con pazienza e sacrificando un po' del loro tempo, decidono di sedersi intorno al tavolo ad ascoltare per la centesima volta il racconto di sulla strana fabbrica delle "Auto della felicità".

Eh sì, cari amici, dovete sapere che nonno Benson, quando era giovane e forte come una quercia, lavorava in una grande fabbrica chiamata il Buon Samaritano in una bella città in Australia.

Vi lavorava con solerzia e responsabilità, diventando infatti un bravo operaio specializzato addetto alla catena di montaggio.

Il suo compito era inserire i fanalini posteriori nelle cosiddette "Macchine della felicità"!

Erano altri tempi ovviamente, adesso quelle belle e forti macchine non esistono più, sostituite da altri veicoli più sofisticati dotati di computer di bordo, Bluetooth, sensori di parcheggio.

Ai suoi tempi, queste diavolerie moderne non c'erano! 

Tuttavia le macchine che costruiva erano belle lo stesso, perché semplici e molto robuste, e la gente era così felice quando le comprava, che ben presto le si videro circolare ovunque. 

Ci fu, grazie a queste macchine, un vero e proprio boom economico, perché la macchina che costruiva nello stabilimento era alla portata di tutti.

Quest'auto fu chiamata "Auto della felicità" e le persone che non sapevano più amare avevano necessità di comprare quella macchina.

La gente era ormai tutta presa dai suoi problemi, dai suoi impegni quotidiani, dalle sue ansie, che non avevano neanche più tempo o la voglia di sorridere, di amare e di volersi bene.

E questo modo di pensare così triste, al costruttore di macchine non piaceva per niente! 

Così l'imprenditore decise di costruire la fabbrica delle "Auto della felicità", insieme a qualche collaboratore che finanziarono assieme a lui il progetto.

Cominciarono a studiare tutti i particolari per la costruzione di una bella automobile, un'auto che avrebbe dovuto possedere tutte le caratteristiche per fare felice la gente, ma l'impresa non si rivelò affatto facile.

I costi di produzione erano alti, inoltre reperire il materiale per costruirla era un'impresa da Dio. 

Non era facile trovare la materia prima in questa terra!

Avevano innanzitutto bisogno di una lamiera speciale fatta di lega "Amore" molto rara e costosa.

I fari dovevano essere di materiale "Serenità" che ormai non se ne trovava più, il motore con accensione a "Compassione" era una rivoluzione in quei tempi abituati ai motori "Ego", troppo personali e inquinanti (i quali non davano tanta spinta al motore e nessuna sicurezza).

L'interno doveva essere di pelle di "Gioia", ma i rifornitori non erano in grado di soddisfare la richiesta. Insomma il mercato mondiale poteva offrire ben poco a questa domanda. 

Ma l'imprenditore non si scoraggiò, credeva tanto nel suo progetto e voleva portarlo avanti a ogni costo. Sapeva fin dall'inizio che la fabbrica delle auto delle felicità avrebbe trovato molti ostacoli e pochi finanziatori al suo progetto! 

Anche la concorrenza era spietata: nell'Est si costruivano macchine con poco affidabilità e dai costi bassi, ma senza nessuna garanzia per sicurezza e tranquillità! 

La macchina "Soldi & Soldi" per esempio, costruita in Albania, nella città di Tirana, che alla sua uscita sembrava che dovesse invadere il mercato Europeo con migliaia di vendite, si dimostrò però quasi subito un bluff, piena di tanti difetti che provocarono molti incidenti mortali.

Le persone erano state accecate da questo inganno, che costava poco, ma rendeva infelice molti. Oppure la macchina "Rancore City "che doveva essere il prodotto di punta delle vendite dalla Romania e che invece lasciò i suoi acquirenti molto delusi e amareggiati per niente soddisfatti. 

Le altre fabbriche delle città vicine però, come la fabbrica dell'auto "Malcostume", e la fabbrica dell'auto "Maldicenza Sport", sfornavano auto a migliaia dai loro stabilimenti, facendo fare turni massacranti ai loro operai che lavoravano giorno e notte.

La richiesta era numerosa, molti compravano volentieri queste auto, e prenotava anche da alcuni mesi prima pur di averla!

Molti uomini d'affari, finanziarono questi progetti, sapendo che sarebbero diventati ricchi. L'imprenditore capì, che era veramente una corsa contro i tempi e contro ogni aspettativa di successo.

Bisognava assolutamente costruire un'auto controtendenza, "la macchina della felicità"! 

Molte erano le domande che le persone si posero, quando seppero del progetto e la notizia fece scalpore. 

Così dopo tanti ostacoli, dovuti alla scarsità del materiale occorrente per costruire la macchina, finalmente la fabbrica un bel giorno cominciò a costruire il suo primo prototipo di auto.

La prima auto che uscì dallo stabilimento, era un coupé due posti a sei cilindri, con motore 3000 turbo a benzina, con trazione anteriore. 

La sua esposizione al salone di Ginevra suscitò subito la curiosità e l'ammirazione dei visitatori. Sorpresa e ammirazione del pubblico, elogio della critica, l'auto dell'amore ottenne subito un grande successo!

L'auto esposta al salone di Ginevra era di colore rosso cavallino fiammante, fatta con materiale raro proveniente direttamente dal paradiso, chiamato amore!

Il suo motore era di una lega inattaccabile ad ogni genere di corrosione, dalla "ruggine" al "vecchio rancore", con la sua forza di 250 cavalli era spinto da sei pistoni.

Il primo pistone a cilindro era fatto con lega "Amore" e dava tutta la potenza massima al motore, il secondo pistone si chiamava "Gioia", il terzo pistone "Pace", il quarto pistone "Pazienza", e tutti erano spinti dalle valvole di "Benevolenza" che accendevano la propulsione alla camera della "Bontà". 

Quattro ruote in lega leggera di "Fedeltà'', delle gomme 165 extralarge di "Benignità" e un sistema elettronico di "Autocontrollo", avevano fatto di questa auto un'élite del suo genere e contro questa auto non c'era legge, cioè era impossibile che qualcuno potesse prendere una qualsiasi multa!

«Va bene nonno» dissero gli ospiti che ascoltavano per l'ennesima volta il racconto, «ma adesso i tempi sono cambiati, queste auto non fanno più storia... Sono solo auto d'epoca, buone solo per qualche amatore... Non interessano più questo tipo di auto. Gioia, amore, pace sono optional che non richiede più nessuno! Adesso abbiamo auto più potenti, che si fanno sentire sulle strade quando passano, hanno installati motori potenti: odio, maldicenza, egoismo e vanno veloci come il vento! Queste sono le auto che ci piacciono!»

«Sì, va bene» rispose il nonno con la voce malinconica, «ma queste auto portano alla distruzione e all'infelicità perché sono costruite con materiale scarso e di poco valore! Mentre quelle macchine erano costruite con materie prime, inattaccabili dal tempo e dagli agenti esterni malevoli, nessuno li poteva distruggere e duravano per anni e anni. Chi li possedeva non si è mai pentito di averle, chi li comprava aveva speso bene il loro tempo e denaro.»

 

«Arrivederci nonno» dissero i bravi compaesani congedandosi, 

«Noi adesso dobbiamo proprio andare, abbiamo impegni importanti, ma tu riguardati mi raccomando, non prendere freddo!»

E così dicendo uscirono di casa, ridendo e scherzando sulla storiella raccontata e sulle sue strane macchine che un tempo costruivano! 

La macchina della felicità, che fantasia!

In realtà loro, non sapevano che la fabbrica in cui lavorava Benson dovette chiudere e licenziare tutti i suoi dipendenti, compreso lui, che all'epoca era molto più giovane.

Appena andarono via tutti di casa, si alzò dalla sua carrozzella facendosi aiutare dal bracciante Tobia e appoggiato al suo bastone, andò davanti all'uscio della sua casetta.

Da lassù poteva vedere tutta la vallata ed il paese in cui era cresciuto, uno strano paese dove i suoi abitanti non credevano più ai sogni.

Che futuro poteva avere un paese, dove i sogni erano stati messi al bando e l'egoismo aveva fatto breccia nei cuori?

Si ricordava ancora le parole del famoso discorso di Martin

Luther King, tenutosi a Washington il 28 agosto del 1963: «I have a dream.» Io ho un sogno.

I sogni non sempre si realizzano, ma non perché siano troppo grandi o impossibili, ma perché noi smettiamo di crederci.

Le parole pronunciate dal famoso reverendo di Atlanta erano state la linfa e i compagni della sua vita, una speranza.

Un paese dove si smette di sognare? Per questo la gente non sorrideva più!

Da lassù nonno Benson poteva udire i rumori festosi di una sagra paesana, dove veniva festeggiato il Santo Patrono del paese, Santo Gallipolli.

La gente sembrava felice e per una sera avrebbe dimenticato i suoi problemi con panini ripieni, del buon vino paesano e col pensiero che la felicità era una piccola utopia.

Lui da giovane ci aveva creduto veramente alla fabbrica della felicità, finché la fabbrica fallì quando il costruttore decise di donare gratuitamente a tutti le auto che costruiva, perché voleva vedere tutti felici, indifferentemente da chi avrebbe potuto acquistarla e chi no. 

Quando comunque le persone preferirono spendere i soldi in altre fabbriche, attratti dalle loro pubblicità ingannevoli, nonno Benson continuò comunque a credere fino in fondo a questo sogno... In quelle auto della felicità, sarebbe bastato solo mettere un carburante speciale chiamato amore, e tutti gli altri accessori opzionali per essere felici sarebbero stati gratis, compresi nel prezzo.

Ma nel paese c'era un odore di terre lontane, mentre sulle colline il sole andava giù in un cielo annoiato.

 

 

 

 

 

La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/aliens3/trackback.php?msg=16408987

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun trackback

 
Commenti al Post:
Nessun commento
 

AREA PERSONALE

 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 
Citazioni nei Blog Amici: 3
 

ULTIME VISITE AL BLOG

Armanarman2cassetta2samynicmariagraziapaolavbiondogiotto460Sky_Eaglegdasperoni25ba.vi60nunsepodiamichidiangelogesu_risortoannunz1iononcerotupiterx0
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Tutti gli utenti registrati possono pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963