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ali su 2 ruote

Quattro ruote trasportano il corpo, due muovono l'anima...

 

 

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5 della sera...

Post n°12 pubblicato il 17 Febbraio 2011 da Magic_Rat1961
 

 

 

Inizio anni 70

Estate

P pedala sotto il sole di una strada della Tuscia, incurante del caldo, della fatica e della salita che lo attende.

Come ogni estate si gode la sua libertà via dai banchi di scuola. Ha superato gli esami di terza media, si sente grande, sente grandi anche i suoi viaggi clandestini che compie ogni giorno verso i paesi limitrofi.

L'odore del fieno e del concime che sale dai campi, lo fanno sentire lontano dalla città dove vive, lontano dagli odori metropolitani, quelli degli scarichi delle auto, degli interni stantii degli autobus, della marana vicino casa.

La marana vicino casa...

A quell'epoca a Roma ce ne erano molte, erano diretta conseguenza del boom edilizio degli anni 60. Quella di cui ricorda ora, si trovavava ai bordi di uno spiazzo di terra battuta, dove 5 anni prima era accaduto qualcosa di importante.

Aveva 8 anni, la sua prima bicicletta, una 20 senza rotelle troppo grande forse.

Sua mamma teneva la sella: ancora non sapeva stare in equilibrio.

Era tardo pomeriggio, con il sole negli occhi, tentava le prime pedalate, che rendevano tutto più precario obbligando la donna ad uno sforzo maggiore.

Ad un certo punto, un dislivello, una lieve discesa e la bicicletta sfugge dalle mani di sua madre, però... non cade!

P scopre che non deve cercare nessun equilibrio, tutto va da se, basta solo lasciarlo andare.

La sensazione che prova è bellissima: di fiducia nelle cose e di libertà assoluta, di non aver bisogno di nulla e di nessuno, il mondo gira da se e lui vuole solo starci sopra.

 

E' Domenica pomeriggio, questi pensieri mi accarezzano mentre percorro l'Aurelia verso il mare.

Tra un ora sarà buio e sono vestito leggero, non prevedevo questo giro.

Sarei dovuto andare a casa a fare una doccia e riposare, una volta uscito di lì.

Ma non ce l'ho fatta, dopo essere stato chiuso 22 ore in quel posto, dove molte vite finiscono e l'umanità che lo frequenta (da protagonista o comprimaria), da il peggio ed il meglio di sé.

Avevo bisogno di vento...

Stavolta non è la discesa di uno spiazzo sterrato a spingermi, non è la mano di mia madre che involontariamente mi ha lasciato andare.

Il battito del V twin è sempre un compagno fedele, è lui che spinge con forza e dolcezza insieme.

E non mi abbandona...

Ho lasciato l'Aurelia per una strada secondaria, non mi importa del sole rosso negli occhi, non mi importa se tra poco sarà sceso, l'odore dei campi è invernale, ma è lo stesso...

 

 

 

 
 
 
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Buon Viaggio...

 

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