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PREGHIERA A SAN GIUSEPPE

San Giuseppe

San Giuseppe, mi consacro a te per essere per sempre tuo imitatore, tuo amabile figlio. Prendi possesso di me, fa’ del mio corpo e della mia anima ciò che faresti del tuo corpo e della tua anima, per la gloria di Gesù. Pure lui si è affidato a te così pienamente da lasciarsi portare là dove tu credevi opportuno, da stabilire te per suo padre e obbedirti come il più docile figlio. Sacro Cuore di Gesù, grazie di averci dato Giuseppe per padre e di averci donato tutto ciò che hai e tutto ciò che sei. Fa che ti restituisca amore per amore; te lo chiedo per intercessione e in nome di san Giuseppe. Amen.

 

Eucarestia

O Gesù, che ti fai alimento spirituale per noi nel Sacramento dell'Eucarestia, nutri le nostre anime e fa' che possiamo essere sempre migliori, giorno dopo giorno, nelle vie di Dio. Amen.

 

 
 
 

 

La compassione di Gesù

Post n°2172 pubblicato il 20 Luglio 2024 da francesconapoli_fn
 

 

Gesù insegna alla folla

Dal Vangelo secondo Marco 6,30-34: (In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose). PAROLA DEL SIGNORE.

Commento: Cari lettori, siamo giunti alla sedicesima domenica del tempo ordinario. In una manciata di versetti, l'evangelista Marco ci offre la possibilità di contemplare la compassione e la tenerezza del Maestro. È come se Gesù fosse schiacciato tra due urgenze: da una parte, il riposo dei suoi che ritornano dalla missione e, dall'altra, la folla che lo cerca ansiosamente. Il Maestro si preoccupa per i suoi discepoli e li invita stare con lui, a riposare; li invita al silenzio per riordinare le parole dette e le parole ascoltate durante la missione. Mi affascina l'attenzione fraterna di Gesù verso i suoi discepoli: non li sprona a dare un bilancio esaustivo e completo dell'attività appena conclusa, ma li invita al riposo. Per Gesù, al centro, sempre sta la persona, non la sua attività o la sua responsabilità. Ma, allo stesso tempo, la gente lo cerca, la folla si mette in camino sui suoi passi. E Gesù non resiste, non puó sottrarsi. La compassione non è una virtú tra le altre, è la natura stessa di Gesù, è la sua essenza. Il maestro cambia i piani: lascia i suoi discepoli riposare tranquilli e si dedica alle pecore senza pastore. Rileggiamo lentamente il brano di Vangelo e pensiamo che tutti abbiamo davvero bisogno di imparare da Gesù l'arte della compassione e della tenerezza, imparare a cambiare i nostri piani, a mettere le persone al primo posto, a trasformare il nostro sguardo in un abbraccio pieno di vita e passione per ogni uomo e ogni donna che incontriamo nel nostro cammino. Amen).

 
 
 

Gesù manda i suoi discepoli in missione

Post n°2171 pubblicato il 13 Luglio 2024 da francesconapoli_fn
 

 

Gesù e i suoi discepoli

Dal Vangelo secondo Marco 6,7-13: (In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano). PAROLA DEL SIGNORE.

Commento: (Cari lettori, la strategia missionaria di Gesù è davvero sorprendente. Dopo essere stato snobbato dai suoi paesani e aver potuto realizzare solo poche guarigioni, invece di prendersi un tempo di riflessione, il maestro invia i suoi discepoli in missione. Se ci fossimo trovati al posto di Gesù, ci saremmo presi una settimana di vacanza per rimettere le cose in ordine e riprogrammare con calma l'attività pastorale, ma Gesù sa bene che la partenza in missione non si fonda sull'ampiezza del consenso, ma sull'urgenza del Vangelo. Nel nostro testo è molto evidente che la missione è segnata fin dall'inizio dalla possibilità del rifiuto, e Gesù dà indicazioni ben precise al rispetto: "se non vi ascoltassero... se non vi accogliessero...". Il maestro affida un compito, ma non garantisce il risultato. Il rifiuto dei suoi compaesani e il martirio di Giovanni Battista, narrato da Marco immediatamente dopo l'invio in missione, chiariscono benissimo questa prospettiva. Il discepolo non deve misurarsi sulla visibilità in termini numerici, ma sulla qualità e lo stile dell'annuncio, anche se dovessero essere minimi i risultati. Il maestro ci chiede di essere fedeli al Vangelo, non di riempire stadi o piazze; ci invita a spargere ovunque il seme della Parola, ad essere generosi, a non preoccuparci di contare. L'unica cosa che conta è la fedeltà al progetto del Regno. Colui che vorrà ascoltare le nostre parole, saprà come accoglierle. Amen).

 
 
 

Gesù giunge nella sua patria

Post n°2170 pubblicato il 06 Luglio 2024 da francesconapoli_fn
 

 

Gesù

Dal Vangelo secondo Marco 6,1-6: (In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando). PAROLA DEL SIGNORE.

Commento: (Cari lettori, siamo giunti alla quattordicesima domenica del tempo ordinario e il Vangelo ci invita a meditare sulla fede. Gesù, con i suoi discepoli, ritorna nella sua patria e deve fare i conti con uno stereotipo sociale. I suoi compaesani sono stupiti e perfino scandalizzati dalla sua persona e dalla sua missione. Lo conoscono bene: è cresciuto in mezzo a loro, lo hanno visto fin da bambino, conoscono la sua famiglia e i suoi parenti. Sanno che Gesù è un falegname, il figlio di Maria. E proprio questo è lo scandalo: la pretesa di Gesù, uomo tra gli uomini, falegname di provincia, d'essere la trascrizione storica e carnale della presenza dell'Eterno. Lo scandalo della fede è costituito dal fatto che la potenza e la sapienza di Dio si manifestino nella debolezza di un amore fatto carne. Lì, davanti ai loro occhi, sta il Figlio di Dio, il Messia atteso. E loro non gli credono. Le loro convinzioni appannano i loro occhi. In tutto il racconto di Marco, questa è l'unica cosa che provoca la meraviglia di Gesù. Il Maestro ha calmato tempeste, scacciato demoni, resuscitato morti ma contro l'incredulità dei suoi compaesani non può fare nulla. Tutto ciò è un monito per noi affinché in ogni problema e in ogni necessità, crediamo fermamente in lui che egli può tutto, anche l'impossibile. Senza la nostra fede, egli non può operare miracoli. Ma se ci crediamo, egli è in grado di spostare le montagne dei nostri problemi, purché sia nella volontà di Dio. Amen).

 
 
 

Gesù risuscita la figlia di Giairo

 

Gesù risuscita la figlia di Giairo

Dal Vangelo secondo Marco (forma breve): (In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare). PAROLA DEL SIGNORE.

Commento: (Cari lettori, il racconto di questa XIII domenica del tempo ordinario ci offre una delle testimonianze più forti dell'intero Vangelo di Marco. La narrazione evangelica descrive la guarigione della figlia di uno dei capi della sinagoga. Marco, nel suo testo, menziona il nome dell'uomo; "Giairo". Il nome probabilmente deriva dalla trascrizione greca dell'ebraico "Yaiyr", che significa "Jahve' risveglierà". Nel nome di quest'uomo c'è scritto il progetto di Dio su di lui, anche se egli non ne è ancora consapevole. L'umanità che promana da questo racconto è sconvolgente. Giairo, uomo potente, influente, abituato certamente a disporre di innumerevoli mezzi, poiché "capo", si trova davanti ad una situazione di totale impotenza, la malattia della piccola figlia all'ultimo istante della sua vita terrena. Davanti al dramma della fine anche l'uomo più potente è costretto a cedere il passo. Tuttavia, quest'uomo fa qualcosa di inusuale, decide di mettere da parte il suo essere "capo" e appena vede Gesù lungo il mare si getta ai suoi piedi. Giairo, con questo gesto, riconosce che il suo essere capo non è sufficiente a riportare in vita sua figlia e riconosce in Gesù colui che ha il potere di farlo. La grazia nasce qui, da un atto di profonda e sincera umiltà, dal movimento umile dell'abbassarsi davanti a Gesù. Il testo prosegue con Gesù che si reca nella casa dell'uomo e va verso sua figlia, affermando che in realtà non è morta ma dorme. Marco, a questo punto, fa notare come i presenti siano animati da due sentimenti: il primo la disperazione e l'altro la derisione. A questo punto Gesù entra in azione e compie un gesto fondamentale, propedeutico al miracolo che sta per compiere: egli caccia tutti fuori ad eccezione dei genitori e di quelli che erano con lui. Un riferimento chiaro, da questo momento non c'è spazio per gli increduli, per i pessimisti; entrano nel mistero del Dio della vita solamente coloro che hanno fede, che si fidano, che rinunciano alla loro sufficienza per chinarsi con umiltà ai piedi di Gesù. "E subito la fanciulla si alzò e camminava. Essi furono presi da grande stupore". Lo stupore di cui parla il Vangelo non è una forma d'incredulità ma un gesto di profonda meraviglia per la fedeltà di Dio alle sue promesse. Alla richiesta di Gesù "abbi fede", segue sempre e fedelmente la sua azione, la sua opera! Amen).

 
 
 

La tempesta sedata

Post n°2168 pubblicato il 22 Giugno 2024 da francesconapoli_fn
 

 

La tempesta sedata

Dal Vangelo secondo Marco 4,35-41: (In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?»). PAROLA DEL SIGNORE.

Commento: (Cari lettori, siamo giunti alla dodicesima domenica del tempo ordinario e il Vangelo ci presenta l'episodio della tempesta sedata. L'evangelista Marco ci presenta un'immagine simpatica di Gesù. In mezzo alla tempesta il Signore dorme. È stanco, sfinito, esausto. I suoi discepoli sono esperti pescatori, vecchi lupi di mare. Il maestro sa di essere in buone mani e si addormenta. C'è pure un cuscino a coccolare il suo sonno. Mi fa tenerezza questa immagine cosí umana e quotidiana del maestro Gesù che si addormenta dopo una giornata intensa di cammino e predicazione. Neppure la tempesta lo sveglia. In mezzo alle onde e il vento, Gesù dorme come un bimbo in braccio a sua madre. Ma i discepoli iniziano a preoccuparsi, sembra che la loro esperienza non sia sufficiente a domare le onde del lago. Hanno paura, si sentono abbandonati e prendono la decisione di svegliare il maestro. Quante volte, anche noi, ci siamo sentiti come i discepoli: abbandonati e soli in mezzo alle tempeste della vita. Siamo come i discepoli: "Il Signore dorme, si è dimenticato di me, ha cose piú importanti per la testa...". Ma la Parola ci invita alla fiducia: il Signore è con noi, è sulla nostra barca, non ci abbandona. Forse ad essere un po' addormentata è la nostra fede. Invece di svegliare il Signore, dovremmo preoccuparci di svegliare la nostra fiducia in Lui e imparare da Lui facendo nostre le parole del salmo: "Io resto quieto e sereno: come un bimbo in braccio a sua madre" (Salmo 131,2). Ecco che allora l'esortazione di questa domenica è un invito a fidarsi di Gesù qualunque sia la nostra condizione di vita, coscienti che egli può operare l'impossibile ai nostri occhi. Amen).

 
 
 
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San Michele Arcangelo

San Michele Arcangelo, donaci la forza per tenere lontano le insidie del maligno. Ricaccia negli inferi gli spiriti malvagi e custodisci con la tua potenza i figli di Dio. Amen.

 

Sacro Cuore di Gesù

Sacro Cuore di Gesù purificaci da ogni macchia di peccato e donaci salute e salvezza.

Amen.

 

San Pio

O San Pio da Pietrelcina, intercedi per noi presso Gesù affinché ci siano concesse le grazie materiali e spirituali necessarie per ottenere la salvezza eterna di ognuno di noi, cosicché possiamo rendere gloria a Dio come Lui vuole, con cuore, anima e mente. Amen.

 

 

Sant'Antonio di Padova

O Sant'Antonio, che hai preferito abbandonare la dottrina per vivere nella semplicità, sul tuo esempio, aiutaci a vivere come umili cristiani pieni di sante virtù, la cui grande ricchezza sta nell'essere con Cristo, Salvatore del mondo. Amen.

 

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