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PREGHIERA A SAN GIUSEPPE

San Giuseppe

San Giuseppe, mi consacro a te per essere per sempre tuo imitatore, tuo amabile figlio. Prendi possesso di me, fa’ del mio corpo e della mia anima ciò che faresti del tuo corpo e della tua anima, per la gloria di Gesù. Pure lui si è affidato a te così pienamente da lasciarsi portare là dove tu credevi opportuno, da stabilire te per suo padre e obbedirti come il più docile figlio. Sacro Cuore di Gesù, grazie di averci dato Giuseppe per padre e di averci donato tutto ciò che hai e tutto ciò che sei. Fa che ti restituisca amore per amore; te lo chiedo per intercessione e in nome di san Giuseppe. Amen.

 

Eucarestia

O Gesù, che ti fai alimento spirituale per noi nel Sacramento dell'Eucarestia, nutri le nostre anime e fa' che possiamo essere sempre migliori, giorno dopo giorno, nelle vie di Dio. Amen.

 

 
 
 

 

Le parabole del seme piantato e del granello di senape

Post n°2167 pubblicato il 15 Giugno 2024 da francesconapoli_fn
 

 

Gesù

Dal Vangelo secondo Marco 4,26-34: (In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa). PAROLA DEL SIGNORE.

Commento: (Cari lettori, continuiamo il tempo ordinario nella sua undicesima domenica con due brevi e bellissime parabole. La prima è un invito alla fiducia e alla pazienza. La presenza del Regno di Dio a volte può apparire improduttiva, nascosta o addirittura assente. La parabola ci insegna che la presenza di Dio, anche se sottratta alla vista come il seme sottoterra, è all'opera dentro la storia dell'umanità. Anche se non ce ne rendiamo conto, Dio continua a tessere la storia, tutto è nelle sue mani. Certo che tra il momento della semina e quello del raccolto, c'è un tempo in cui il contadino può solo attendere con pazienza che dal grembo silenzioso della madre terra spunti un segno di vita. La parabola ci invita a cambiare le nostre prospettive, a svestirci delle nostre logiche di efficienza per entrare nella dimensione della contemplazione. Dio è presente nella storia, sono i nostri occhi che non lo sanno piú riconoscere. Bisogna solo saper attendere e cogliere i segni della sua presenza in mezzo a noi. La seconda parabola gioca invece sul contrasto tra la piccolezza del seme di senape e la grandezza dell'albero che da esso può nascere. Gesù sta parlando di sé e della sua missione: nell'umiltà della sua persona è già presente la grandezza e la bellezza del Regno. Nella carne del figlio del falegname si inaugura la presenza del Regno, si apre un tempo nuovo che sbaraglia i nostri criteri di giudizio. Nella "piccolezza" di Gesù si nasconde la bellezza inaudita del Regno. A noi il compito di accoglierla e di imparare a riconoscere i semi della presenza del Regno senza fermarci alle apparenze, senza giudicare frettolosamente da quello che i nostri occhi percepiscono nel nostro tempo. Amen).

 
 
 

La vera parentela di Gesù

Post n°2166 pubblicato il 08 Giugno 2024 da francesconapoli_fn
 

 

Gesù

Dal Vangelo secondo Marco 3,20-35: (In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé». Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni». Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro». Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre»). PAROLA DEL SIGNORE.

Commento: (Fratelli e sorelle, Gesù è alle prese con una commissione di scribi. Dalle colline di Galilea, invece, scendono i suoi parenti, per portarselo via. Sembra una manovra a tenaglia contro quel maestro fuori regola, considerato un pazzo, un sovversivo, che ha fatto di Cafarnao il suo quartier generale, e di una Parola che guarisce la sua regola. È la seconda volta che i parenti di Gesù scendono da Nazaret al lago, questa volta hanno portato anche la madre; vengono a prenderselo: Gesù, secondo loro, sta dicendo e facendo cose sopra le righe, contro il senso comune, contro la logica semplice di Nazaret: chissà quante persone sono andate a riferire secondo il suo controverso operato. Dalla commissione d'inchiesta degli scribi, Gesù riceve il marchio di scomunicato: figlio del diavolo. Eppure la pedagogia di Gesù ancora una volta incanta: egli li chiamò, chiama vicino quelli che l'hanno giudicato da lontano; parla con loro che non si sono degnati di rivolgergli la parola, spiega, cerca di farli ragionare. Inutilmente. Gesù ha nemici, lo vediamo, ma lui non è nemico di nessuno. Lui è l'amico della vita. Sua madre e i suoi parenti lo mandano a chiamare. Il Vangelo di Marco, così concreto e asciutto, ci rimette con i piedi per terra, dopo le ultime grandi feste, Pasqua, Pentecoste, Trinità, Corpo e Sangue di Cristo. Il Vangelo riparte dalla casa, dal basso: non nasconde, con molta onestà, che durante il ministero pubblico di Gesù, le relazioni con la madre e tutta la sua parentela sono segnate da contrapposizioni e distanza. Riferisce anzi uno dei momenti più dolorosi della vita di Maria: chi è mia madre? Parole dure che feriscono il cuore, quasi un disconoscimento: donna, non ti riconosco più come mia madre... L'unica volta che Maria appare nel Vangelo di Marco è immagine di una madre che non capisce il figlio, che non lo favorisce. Lei che poté generare Dio, non riuscì a capirlo totalmente. La maggior familiarità non le risparmiò le maggiori incomprensioni. Contare sul Messia come su uno della famiglia, averlo a tavola, conoscere i suoi gusti, non le rese meno difficile la via della fede. Anche lei, come noi, pellegrina nella fede. Gesù non contesta la famiglia, anzi vorrebbe estendere a livello di massa le relazioni calde e buone della casa, moltiplicarle all'infinito, offrire una casa a tutti, accasare tutti i figli dispersi: "Chi fa la volontà del Padre, questi è per me madre, sorella, fratello". Assediato, Gesù non si ferma, non torna indietro, prosegue il suo cammino. Molta folla e molta solitudine. Ma dove lui passa, fiorisce la vita. E un sogno di maternità, sorellanza e fraternità al quale non può abdicare. Amen).

 
 
 

Il Corpo e il Sangue di Cristo (vangelo e commento)

Post n°2165 pubblicato il 31 Maggio 2024 da francesconapoli_fn
 

 

Corpus Domini

Dal Vangelo secondo Marco: (Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi). PAROLA DEL SIGNORE.

Commento: (Cari lettori, in questa domenica la Chiesa celebra la solennità del Corpus Domini. Dopo aver meditato la Pentecoste domenica scorsa, la liturgia ci riporta bruscamente indietro nel tempo, più precisamente all'Ultima Cena. Gesù sa che morirà tra poco, che sarà ucciso. Allora desidera lasciare ai suoi discepoli un segno, qualcosa che li aiuti a ricordarsi di lui, di quello che ha fatto ed è stato. Qualcosa che lo renda presente in mezzo a loro per sempre. Che cosa lasceremmo noi agli amici se ci trovassimo nei suoi panni? Una foto, un testamento spirituale, degli oggetti per ricordo? Sono cose che durano forse per una o due generazioni e poi vanno nell'oblio. Gesù ha un'idea fantastica: sceglie di istituire l'Eucarestia, che noi continuiamo a celebrare ogni domenica, per ricordarci di Lui, ma sopratutto per renderlo presente in mezzo a noi. Grazie a questo, noi possiamo nutrirci di Lui ricevendo la comunione e ascoltando la sua Parola proclamata nel Vangelo. Gesù prende il pane, che è il frutto della collaborazione tra la terra e l'uomo. Recita la benedizione, ringraziando il Padre per questo dono. Lo spezza per poterlo distribuire a tutti dicendo:"Prendete, questo è il mio corpo". Poi benedice anche il calice e lo offre a tutti dicendo:"Questo è il mio sangue...". I Giudei si scandalizzavano quando parlava di mangiare la sua Carne e bere il suo Sangue, ma il Signore già sapeva cosa fare e cosa avrebbe fatto. Con questi due gesti, Gesù ci dice che ci ha donato tutto se stesso, e tramite la celebrazione dell'eucaristia, continua a farlo. Ma guardiamo anche al significato simbolico di questo gesto. Non è il pane che si fa Gesù, ma Gesù che si fa pane. L'essere pane è la sua nuova identità, quello che ha voluto essere per noi. In altre parole Gesù ci dice:"Io mi sono fatto pane per poter nutrire tutti voi. L'ho fatto servendovi tutti e continuo a farlo". Per questo motivo, siamo chiamati da lui stesso a nutrirci di questo pane nella Santa Messa (ovviamente degnamente, confessando i nostri peccati), perché come diceva il beato Carlo Acutis, che presto sarà santo, "più eucarestie riceveremo e più saremo simili a Gesù, e pregusteremo già su questa terra il Paradiso". Perché dobbiamo diventare tutti santi per il regno di Dio, ad immagine di Colui che è Santo. Amen).

 
 
 

Solennità della Santissima Trinità (Vangelo e commento)

Post n°2164 pubblicato il 25 Maggio 2024 da francesconapoli_fn
 

 

Santissima Trinità

Dal Vangelo secondo Matteo 28,16-20: (In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo»). PAROLA DEL SIGNORE.

Commento: (Cari lettori, è finito il tempo pasquale ed inizia il tempo ordinario. Ma in queste domeniche faremo delle soste significative: adesso è il turno della festa della Santissima Trinità. Questa Trinità, che ogni segno di croce e benedizione ci ricorda, oltre che un dogma, è una storia che ci rivela la bellezza di Dio e il senso di tutte le cose; ci dice che Dio non ha scelto di essere solo perché ama creare la comunione: un Dio che è Padre, che si è manifestato nel Figlio e che rimane presente in noi tramite lo Spirito Santo. Dio si rivela così perché è amore e comunione, e questo implica almeno tre persone, più tutto il creato, noi compresi, che siamo chiamati a vivere in questa comunione e di questa comunione. Dire che Dio è amore o dire che è Trinità è la stessa cosa. Ciò che è bello da notare in ogni manifestazione di queste tre persone è il fatto che agiscono sempre per valorizzare, non se stesso, ma uno degli altri. Il Padre invita ad ascoltare il Figlio, il Figlio invita a pregare il Padre e dice che è bene che se ne vada per fare spazio alla venuta dello Spirito, lo Spirito ci ricorda ciò che Gesù ha detto e fatto per rivelarci il Padre. Gesù addirittura arriva a dire che noi faremo cose più grandi di Lui, perché Lui va al Padre a pregare per noi, perché possiamo ricevere lo Spirito. E' bello convertirsi alla Trinità cercando di vivere in questa comunione con Dio e tra di noi. Questo si fa mettendo in pratica il comandamento dell'amore. La Trinità è uno stile di vita che corrisponde alla vocazione cristiana alla quale siamo tutti chiamati. E attenzione: questa vocazione è ciò che fa passare l'uomo da una situazione di ignoranza e degrado morale a una situazione di valorizzazione dell'uomo e della sua interiorità. Rinunciare a questa vocazione porta il singolo e la società a deteriorarsi. Bisogna insistere che aderire alla fede e alla comunione trinitaria non è solo il modo per evitare l'inferno, ma bisogna dire che è bello, che è amore, che è gioia indescrivibile: solo così possiamo pensare di scuotere le menti e i cuori induriti. Amen).

 
 
 

Solennità di Pentecoste (Vangelo e commento)

Post n°2163 pubblicato il 18 Maggio 2024 da francesconapoli_fn
 

 

La Pentecoste

Dal Vangelo secondo Giovanni: (In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà»). PAROLA DEL SIGNORE.

Commento: (Cari lettori, in questa domenica celebriamo la Pentecoste. E' una solennità importante perché, con essa, ricordiamo la nascita della Chiesa. Cinquanta giorni dopo la Pasqua gli ebrei celebravano il dono della Legge, ovvero i dieci comandamenti. Noi oggi, invece, mettiamo in evidenza, con questa solennità, il fatto che con lo Spirito Santo la legge è scritta non più su tavole di pietra, ma nei cuori. Con lo Spirito Santo il cosmo è sollevato e geme nel parto del Regno; l'uomo prevale su se stesso e sulla carne, il Cristo è presente, il Vangelo è potenza di vita, la Chiesa è segno di comunione trinitaria, la liturgia è memoriale e anticipazione, l'agire umano è divinizzato. Gesù è il Figlio che ha mostrato il volto del Padre, mentre della terza persona della Trinità abbiamo un'idea meno concreta, ma ci viene in aiuto la tradizione biblica che lo rappresenta come vento o come fuoco o come colomba. Dobbiamo stare attenti: questi elementi possono aiutarci nella riflessione sicuramente, ma possono rischiare di identificare lo Spirito Santo come qualcosa e non come Qualcuno. Egli è la terza persona della Santissima Trinità, della stessa sostanza del Figlio e del Padre; Dio come lo sono il Figlio e il Padre. Lo Spirito Santo può essere anche inteso come l'amore che il Padre riversa in noi e ci insegna ciò che è buono e santo. Con questa solennità siamo chiamati a ravvivare il nostro Battesimo con cui ci è stato donato lo Spirito e quindi siamo divenuti figli di Dio e incorporati nella Chiesa. Nella Confermazione abbiamo piccoli semi che debbono essere immersi nella nostra preghiera: questi sono i sette doni, a cui si aggiungono i carismi individuali, i quali sono doni speciali per ciascuno e vanno messi a disposizione per il bene della Chiesa. Per questo ogni volta che ci prende il peccato, abbiamo bisogno dello Spirito che ci lava da ogni sozzura, per essere luce luminosa per i nostri fratelli. Siamo chiamati quindi a riscoprire, nel Sacramento della Riconciliazione, la forza per ripartire, dopo le nostre cadute, con l'amore che viene effuso dallo Spirito. Non siamo orfani; Gesù non ci ha lasciati soli, ma ci ha dato lo Spirito perché il nostro cammino possa proseguire senza affanni e tentennamenti. Così sia).

 
 
 
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San Michele Arcangelo

San Michele Arcangelo, donaci la forza per tenere lontano le insidie del maligno. Ricaccia negli inferi gli spiriti malvagi e custodisci con la tua potenza i figli di Dio. Amen.

 

Sacro Cuore di Gesù

Sacro Cuore di Gesù purificaci da ogni macchia di peccato e donaci salute e salvezza.

Amen.

 

San Pio

O San Pio da Pietrelcina, intercedi per noi presso Gesù affinché ci siano concesse le grazie materiali e spirituali necessarie per ottenere la salvezza eterna di ognuno di noi, cosicché possiamo rendere gloria a Dio come Lui vuole, con cuore, anima e mente. Amen.

 

 

Sant'Antonio di Padova

O Sant'Antonio, che hai preferito abbandonare la dottrina per vivere nella semplicità, sul tuo esempio, aiutaci a vivere come umili cristiani pieni di sante virtù, la cui grande ricchezza sta nell'essere con Cristo, Salvatore del mondo. Amen.

 

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