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PREGHIERA A SAN GIUSEPPE

San Giuseppe

San Giuseppe, mi consacro a te per essere per sempre tuo imitatore, tuo amabile figlio. Prendi possesso di me, fa’ del mio corpo e della mia anima ciò che faresti del tuo corpo e della tua anima, per la gloria di Gesù. Pure lui si è affidato a te così pienamente da lasciarsi portare là dove tu credevi opportuno, da stabilire te per suo padre e obbedirti come il più docile figlio. Sacro Cuore di Gesù, grazie di averci dato Giuseppe per padre e di averci donato tutto ciò che hai e tutto ciò che sei. Fa che ti restituisca amore per amore; te lo chiedo per intercessione e in nome di san Giuseppe. Amen.

 

Eucarestia

O Gesù, che ti fai alimento spirituale per noi nel Sacramento dell'Eucarestia, nutri le nostre anime e fa' che possiamo essere sempre migliori, giorno dopo giorno, nelle vie di Dio. Amen.

 

 
 
 

 

Gesù giunge nella sua patria

Post n°2170 pubblicato il 06 Luglio 2024 da francesconapoli_fn
 

 

Gesù

Dal Vangelo secondo Marco 6,1-6: (In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando). PAROLA DEL SIGNORE.

Commento: (Cari lettori, siamo giunti alla quattordicesima domenica del tempo ordinario e il Vangelo ci invita a meditare sulla fede. Gesù, con i suoi discepoli, ritorna nella sua patria e deve fare i conti con uno stereotipo sociale. I suoi compaesani sono stupiti e perfino scandalizzati dalla sua persona e dalla sua missione. Lo conoscono bene: è cresciuto in mezzo a loro, lo hanno visto fin da bambino, conoscono la sua famiglia e i suoi parenti. Sanno che Gesù è un falegname, il figlio di Maria. E proprio questo è lo scandalo: la pretesa di Gesù, uomo tra gli uomini, falegname di provincia, d'essere la trascrizione storica e carnale della presenza dell'Eterno. Lo scandalo della fede è costituito dal fatto che la potenza e la sapienza di Dio si manifestino nella debolezza di un amore fatto carne. Lì, davanti ai loro occhi, sta il Figlio di Dio, il Messia atteso. E loro non gli credono. Le loro convinzioni appannano i loro occhi. In tutto il racconto di Marco, questa è l'unica cosa che provoca la meraviglia di Gesù. Il Maestro ha calmato tempeste, scacciato demoni, resuscitato morti ma contro l'incredulità dei suoi compaesani non può fare nulla. Tutto ciò è un monito per noi affinché in ogni problema e in ogni necessità, crediamo fermamente in lui che egli può tutto, anche l'impossibile. Senza la nostra fede, egli non può operare miracoli. Ma se ci crediamo, egli è in grado di spostare le montagne dei nostri problemi, purché sia nella volontà di Dio. Amen).

 
 
 

Gesù risuscita la figlia di Giairo

 

Gesù risuscita la figlia di Giairo

Dal Vangelo secondo Marco (forma breve): (In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare). PAROLA DEL SIGNORE.

Commento: (Cari lettori, il racconto di questa XIII domenica del tempo ordinario ci offre una delle testimonianze più forti dell'intero Vangelo di Marco. La narrazione evangelica descrive la guarigione della figlia di uno dei capi della sinagoga. Marco, nel suo testo, menziona il nome dell'uomo; "Giairo". Il nome probabilmente deriva dalla trascrizione greca dell'ebraico "Yaiyr", che significa "Jahve' risveglierà". Nel nome di quest'uomo c'è scritto il progetto di Dio su di lui, anche se egli non ne è ancora consapevole. L'umanità che promana da questo racconto è sconvolgente. Giairo, uomo potente, influente, abituato certamente a disporre di innumerevoli mezzi, poiché "capo", si trova davanti ad una situazione di totale impotenza, la malattia della piccola figlia all'ultimo istante della sua vita terrena. Davanti al dramma della fine anche l'uomo più potente è costretto a cedere il passo. Tuttavia, quest'uomo fa qualcosa di inusuale, decide di mettere da parte il suo essere "capo" e appena vede Gesù lungo il mare si getta ai suoi piedi. Giairo, con questo gesto, riconosce che il suo essere capo non è sufficiente a riportare in vita sua figlia e riconosce in Gesù colui che ha il potere di farlo. La grazia nasce qui, da un atto di profonda e sincera umiltà, dal movimento umile dell'abbassarsi davanti a Gesù. Il testo prosegue con Gesù che si reca nella casa dell'uomo e va verso sua figlia, affermando che in realtà non è morta ma dorme. Marco, a questo punto, fa notare come i presenti siano animati da due sentimenti: il primo la disperazione e l'altro la derisione. A questo punto Gesù entra in azione e compie un gesto fondamentale, propedeutico al miracolo che sta per compiere: egli caccia tutti fuori ad eccezione dei genitori e di quelli che erano con lui. Un riferimento chiaro, da questo momento non c'è spazio per gli increduli, per i pessimisti; entrano nel mistero del Dio della vita solamente coloro che hanno fede, che si fidano, che rinunciano alla loro sufficienza per chinarsi con umiltà ai piedi di Gesù. "E subito la fanciulla si alzò e camminava. Essi furono presi da grande stupore". Lo stupore di cui parla il Vangelo non è una forma d'incredulità ma un gesto di profonda meraviglia per la fedeltà di Dio alle sue promesse. Alla richiesta di Gesù "abbi fede", segue sempre e fedelmente la sua azione, la sua opera! Amen).

 
 
 

La tempesta sedata

Post n°2168 pubblicato il 22 Giugno 2024 da francesconapoli_fn
 

 

La tempesta sedata

Dal Vangelo secondo Marco 4,35-41: (In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?»). PAROLA DEL SIGNORE.

Commento: (Cari lettori, siamo giunti alla dodicesima domenica del tempo ordinario e il Vangelo ci presenta l'episodio della tempesta sedata. L'evangelista Marco ci presenta un'immagine simpatica di Gesù. In mezzo alla tempesta il Signore dorme. È stanco, sfinito, esausto. I suoi discepoli sono esperti pescatori, vecchi lupi di mare. Il maestro sa di essere in buone mani e si addormenta. C'è pure un cuscino a coccolare il suo sonno. Mi fa tenerezza questa immagine cosí umana e quotidiana del maestro Gesù che si addormenta dopo una giornata intensa di cammino e predicazione. Neppure la tempesta lo sveglia. In mezzo alle onde e il vento, Gesù dorme come un bimbo in braccio a sua madre. Ma i discepoli iniziano a preoccuparsi, sembra che la loro esperienza non sia sufficiente a domare le onde del lago. Hanno paura, si sentono abbandonati e prendono la decisione di svegliare il maestro. Quante volte, anche noi, ci siamo sentiti come i discepoli: abbandonati e soli in mezzo alle tempeste della vita. Siamo come i discepoli: "Il Signore dorme, si è dimenticato di me, ha cose piú importanti per la testa...". Ma la Parola ci invita alla fiducia: il Signore è con noi, è sulla nostra barca, non ci abbandona. Forse ad essere un po' addormentata è la nostra fede. Invece di svegliare il Signore, dovremmo preoccuparci di svegliare la nostra fiducia in Lui e imparare da Lui facendo nostre le parole del salmo: "Io resto quieto e sereno: come un bimbo in braccio a sua madre" (Salmo 131,2). Ecco che allora l'esortazione di questa domenica è un invito a fidarsi di Gesù qualunque sia la nostra condizione di vita, coscienti che egli può operare l'impossibile ai nostri occhi. Amen).

 
 
 

Le parabole del seme piantato e del granello di senape

Post n°2167 pubblicato il 15 Giugno 2024 da francesconapoli_fn
 

 

Gesù

Dal Vangelo secondo Marco 4,26-34: (In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura». Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra». Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa). PAROLA DEL SIGNORE.

Commento: (Cari lettori, continuiamo il tempo ordinario nella sua undicesima domenica con due brevi e bellissime parabole. La prima è un invito alla fiducia e alla pazienza. La presenza del Regno di Dio a volte può apparire improduttiva, nascosta o addirittura assente. La parabola ci insegna che la presenza di Dio, anche se sottratta alla vista come il seme sottoterra, è all'opera dentro la storia dell'umanità. Anche se non ce ne rendiamo conto, Dio continua a tessere la storia, tutto è nelle sue mani. Certo che tra il momento della semina e quello del raccolto, c'è un tempo in cui il contadino può solo attendere con pazienza che dal grembo silenzioso della madre terra spunti un segno di vita. La parabola ci invita a cambiare le nostre prospettive, a svestirci delle nostre logiche di efficienza per entrare nella dimensione della contemplazione. Dio è presente nella storia, sono i nostri occhi che non lo sanno piú riconoscere. Bisogna solo saper attendere e cogliere i segni della sua presenza in mezzo a noi. La seconda parabola gioca invece sul contrasto tra la piccolezza del seme di senape e la grandezza dell'albero che da esso può nascere. Gesù sta parlando di sé e della sua missione: nell'umiltà della sua persona è già presente la grandezza e la bellezza del Regno. Nella carne del figlio del falegname si inaugura la presenza del Regno, si apre un tempo nuovo che sbaraglia i nostri criteri di giudizio. Nella "piccolezza" di Gesù si nasconde la bellezza inaudita del Regno. A noi il compito di accoglierla e di imparare a riconoscere i semi della presenza del Regno senza fermarci alle apparenze, senza giudicare frettolosamente da quello che i nostri occhi percepiscono nel nostro tempo. Amen).

 
 
 

La vera parentela di Gesù

Post n°2166 pubblicato il 08 Giugno 2024 da francesconapoli_fn
 

 

Gesù

Dal Vangelo secondo Marco 3,20-35: (In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé». Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni». Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro». Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre»). PAROLA DEL SIGNORE.

Commento: (Fratelli e sorelle, Gesù è alle prese con una commissione di scribi. Dalle colline di Galilea, invece, scendono i suoi parenti, per portarselo via. Sembra una manovra a tenaglia contro quel maestro fuori regola, considerato un pazzo, un sovversivo, che ha fatto di Cafarnao il suo quartier generale, e di una Parola che guarisce la sua regola. È la seconda volta che i parenti di Gesù scendono da Nazaret al lago, questa volta hanno portato anche la madre; vengono a prenderselo: Gesù, secondo loro, sta dicendo e facendo cose sopra le righe, contro il senso comune, contro la logica semplice di Nazaret: chissà quante persone sono andate a riferire secondo il suo controverso operato. Dalla commissione d'inchiesta degli scribi, Gesù riceve il marchio di scomunicato: figlio del diavolo. Eppure la pedagogia di Gesù ancora una volta incanta: egli li chiamò, chiama vicino quelli che l'hanno giudicato da lontano; parla con loro che non si sono degnati di rivolgergli la parola, spiega, cerca di farli ragionare. Inutilmente. Gesù ha nemici, lo vediamo, ma lui non è nemico di nessuno. Lui è l'amico della vita. Sua madre e i suoi parenti lo mandano a chiamare. Il Vangelo di Marco, così concreto e asciutto, ci rimette con i piedi per terra, dopo le ultime grandi feste, Pasqua, Pentecoste, Trinità, Corpo e Sangue di Cristo. Il Vangelo riparte dalla casa, dal basso: non nasconde, con molta onestà, che durante il ministero pubblico di Gesù, le relazioni con la madre e tutta la sua parentela sono segnate da contrapposizioni e distanza. Riferisce anzi uno dei momenti più dolorosi della vita di Maria: chi è mia madre? Parole dure che feriscono il cuore, quasi un disconoscimento: donna, non ti riconosco più come mia madre... L'unica volta che Maria appare nel Vangelo di Marco è immagine di una madre che non capisce il figlio, che non lo favorisce. Lei che poté generare Dio, non riuscì a capirlo totalmente. La maggior familiarità non le risparmiò le maggiori incomprensioni. Contare sul Messia come su uno della famiglia, averlo a tavola, conoscere i suoi gusti, non le rese meno difficile la via della fede. Anche lei, come noi, pellegrina nella fede. Gesù non contesta la famiglia, anzi vorrebbe estendere a livello di massa le relazioni calde e buone della casa, moltiplicarle all'infinito, offrire una casa a tutti, accasare tutti i figli dispersi: "Chi fa la volontà del Padre, questi è per me madre, sorella, fratello". Assediato, Gesù non si ferma, non torna indietro, prosegue il suo cammino. Molta folla e molta solitudine. Ma dove lui passa, fiorisce la vita. E un sogno di maternità, sorellanza e fraternità al quale non può abdicare. Amen).

 
 
 
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San Michele Arcangelo

San Michele Arcangelo, donaci la forza per tenere lontano le insidie del maligno. Ricaccia negli inferi gli spiriti malvagi e custodisci con la tua potenza i figli di Dio. Amen.

 

Sacro Cuore di Gesù

Sacro Cuore di Gesù purificaci da ogni macchia di peccato e donaci salute e salvezza.

Amen.

 

San Pio

O San Pio da Pietrelcina, intercedi per noi presso Gesù affinché ci siano concesse le grazie materiali e spirituali necessarie per ottenere la salvezza eterna di ognuno di noi, cosicché possiamo rendere gloria a Dio come Lui vuole, con cuore, anima e mente. Amen.

 

 

Sant'Antonio di Padova

O Sant'Antonio, che hai preferito abbandonare la dottrina per vivere nella semplicità, sul tuo esempio, aiutaci a vivere come umili cristiani pieni di sante virtù, la cui grande ricchezza sta nell'essere con Cristo, Salvatore del mondo. Amen.

 

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