Creato da redazionefuorispazio il 30/06/2009

L'amore secondo noi

ragazzi e ragazze alla ricerca dell'identità di Delia Vaccarello oscar mondadorii

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INTERVISTA di GHITA GRADITA su ULTIMA PAGINA

Post n°38 pubblicato il 05 Luglio 2009 da redazionefuorispazio
Foto di redazionefuorispazio

delia a fumettimukkelia


da
Ultimapagina

intervista di Ghita Gradita



Delia Vaccarello, giornalista e scrittrice presenta il suo
nuovo libro “L’amore secondo noi”

“Le tematiche relative al mondo omosex e trans sono sempre più centrali nel
dibattito che impegna l’opinione pubblica”


Curi la rubrica "Liberi Tutti" su l'Unità. Si tratta di uno
dei primi (e unici) esempi di rubrica lgbt su un
quotidiano nazionale. Che difficoltà incontri?


Spazio. Solo una parola per dirlo. Ce ne vorrebbe di più. Quello di cui dispongo mi dice: scegli. Le tematiche relative al mondo omosex e trans sono sempre più centrali nel dibattito che impegna l’opinione pubblica. Avendo una pagina quindicinale occorre scegliere. Scelgo di volta in volta approfondendo gli argomenti che mi sembrano più essenziali. Cerco il “suono” di fondo, o il rumore, fai tu, che unisce i tanti altri. Si è parlato tantissimo di Pacs ma di fatto lo scontro è un altro. A volere la guerra sono le gerarchie cattoliche che hanno giudicato per decreto, sulla base di vangeli che non si sono mai espressi, gli etero normali e gli omosex devianti. A questi, gli omosex, il compito di cercarsi e di trovare, gratta gratta, la verà identita etero che è in loro. Da quando è stato eletto Ratzinger a Papa l’offensiva è fortissima. Anche di Pacs si è parlato tanto perché al Vaticano non va giù, e la politica ne viene influenzata. Nel frattempo la gente vive piuttosto maluccio. Da una parte se ne frega, dall’altra non può non sentire il richiamo all’ordine degli alti prelati. Allora le questioni centrali diventano: omosessualità e fede, laicità e integralismo, scuola e sullo sfondo sempre la libertà di orientamento sessuale. Poi è venuta alla ribalta la questione trans con la vicenda Lapo Elkann. E il nostro paese si è scoperto orrendamente indietro. Allora devi ridire l’abc sulla transessualità. Già detto tante volte su liberi tutti. Ma occorre precisare, ribadire. Insomma, far sentire che gli individui non possono essere messi sotto nessun ombrello. Bisogna informare a partire da ciò che evidente e che il pregiudizio fa di tutto per offuscare. L’obiettivo è : informare scegliendo e comunicando sempre.

In questo periodo in cui tutti sembrano avere voglia di
dire qualsiasi cosa sulla questione dei Diritti delle
persone omosessuali come è possibile farsi ascoltare?


Occorre avere fiuto e competenza. Di opinion maker è pieno il mondo, e alcuni non sono poi da buttar via. Ma chi da tempo approfondisce questi temi deve riconoscere a se stesso tutta la giusta autorevolezza. Un conto è essere voci fuori dal coro, un altro è essere voci che nel coro dicono la propria con precisione, fermezza e fiuto. Dire la cosa giusta al momento giusto è un’arte che raramente s’improvvisa.


Non trovi che attorno al tema del PACS l'atteggiamento
delle lesbiche e dei gay italiani sia un po' tiepido?


No. Noi parliamo di Pacs da anni. Quando io ho iniziato a parlarne mi dicevano di sciogliere la sigla, perché in pagina titolare sul Pacs era come farlo sul Funcs. Sai cosa vuol dire Funcs? Pensa un titolo così: Gli omosessuali lottano per il Funcs. Che vuol dire? Niente, funcs non vuol dire un bel niente. Scrivevo Pacs e sembrava Funcs, cioè niente. Oggi dire Pacs è come dire Jazz, bit, Pc. Chiunque lo capisce. Allora non si tratta di scarso calore, ma di battaglie fatte da anni. Ho visto piangere gente in piazza quest’estate a Roma dinanzi alla celebrazione di un Pacs sebbene simulato. Avrebbero pianto per un Funcs? Per noi il pacs è storia, minimo indispensabile, parola d’ordine. Ma chissà quando sarà legge.


È uscito recentemente il tuo nuovo libro, ce ne puoi
parlare?


“L’amore secondo noi” (Oscar Mondadori) è un ponte su cui s’incamminano tutti. Tutti i ragazzi si cercano, e ci siamo scocciati di vedere proiettata anche su di loro la tenaglia dei diversi di qua e normali di là. Si cercano e si fiutano, vogliono fare l’amore “secondo loro”. Ho raccolto tantissime domande che i ragazzi mi hanno fatto su bigliettini anonimi, in diverse scuole. Perché i ragazzi vogliono essere ascoltati, ma non clonati. E se sei anonimo nessuno ti clona. O per lo meno sfuggi, finché puoi. Ti dai il tempo di prendere fiato e di trovare la forza di dire: io sono. I vecchi (che siamo noi) sono spesso cinici, svaccati, alieni, troppo rilassati, distratti. Loro stanno giocando la partita dell’amore per la prima volta. Sentirli è fantastico, essere loro amica è vitale per me. Ho
raccolto sette storie, ciascuna storia è seguita da un viaggio nel quale, con i ragazzi, assaporiamo le emozioni con un linguaggio onirico, associativo, gergale. Noi tutti viviamo esperienze senza gustarle, facciamo un continuo zapping, un frullato di sapori. Soffermarsi è radicarsi. E’ connettersi al server remoto dell’emozione che ti dice: dai, stai proprio vivendo un’esperienza wow.

Quale è l'ostacolo più grande che i giovani incontrano
nel trovare prima e affermare poi la loro identità?


Viviamo in un mondo di conformisti da paura. L’identità fa scandalo, prevale lo stile fotocopia tra i vecchi. Stiamo zitti, atterriti dal benché minimo bisbiglio autentico di noi. I ragazzi devono fare tutto da soli. E cercano un “vecchio”, cioè uno di noi, che sia meno pavido degli altri. Che sia. E basta. Quando non lo trovano annaspano un po’ ma poi sono capaci di stupire. Se non lo fanno sono già out, tagliati fuori.


Il disagio è così legato alla presa di coscienza del loro
orientamento sessuale?


Il disagio è tutto nella mancanza di libertà e nell’occultamento delle parole che schiudono porte importanti. Non bandiere, ma parole. Se a scuola Achille e Patroclo sono amici la cosa si fa difficile. Un ragazzo persiano racconta ne “l’amore secondo noi” che sentiva il suo ragazzo intima fibra di se stesso, che aveva una infinita sete di baci. Capisci bene che la parola “amicizia” va a farsi benedire. Quelli si amavano e basta. Saffo amava le donne. Silenzio. A scuola si dice raramente. Rossella O’Hara forse non amava nessuno, magari amava Melania, eppure è un mito dell’amore etero. I ragazzi non vivono in un regime di libertà lessicale e cercano come pazzi la verità. Sono raccoglitori clandestini di sapere. Il disagio sta tutto qui. Nella dittatura di una educazione taroccata che è solo avvio alla deformazione sessuale. Loro cercano una unica forma, ciascuno per sé. Quando la trovano conoscono la gioia. La cultura, vera, intima fibra di noi stessi per parlare come il giovane Omar, è gioia.

Approveremo la legge sul PACS?

Si può dire: chi vuol esser lieto sia, del doman non v’è certezza. Oppure: in bocca al lupo. Quale versione scegli?

Il premio giornalistico europeo a “Liberi Tutti” e
all’Unità


L’Unità e la rubrica “Uno, due, tre… Liberi tutti” sulle identità gay, lesbiche, bisex e trans firmata da Delia Vaccarello vincono a livello nazionale il premio giornalistico europeo “Sì alle diversità. No alle discriminazioni” e concorrono per la finale europea. Il premio indetto dal commissario europeo per il lavoro, gli affari sociali e le pari opportunità, Vladimir Spidla, riconosce per la prima volta i giornalisti che hanno contribuito alla lotta contro le discriminazioni sul posto di lavoro. Premia venticinque vincitori nazionali, uno per ogni paese dell’UE, e nel corso del mese selezionerà tre finalisti europei. L’Unità vince con l’articolo “I militari gay sfidano l’esercito dei pregiudizi”, che risponde, secondo il parere della giuria nazionale, ai requisiti richiesti: “impegno ed eccellenza nel comunicare i provvedimenti di valorizzazione della diversità sul posto di lavoro e di lotta ala discriminazione sulla base di origine etnica o razziale, religione o credo, invalidità, età e orientamento sessuale”. L’Europa, che non ha scelto Rocco Buttiglione sulla base delle sue posizione omofobiche, non fa mancare attenzione alle tematiche relative all’orientamento sessuale e premia l’Unità per il lavoro svolto fino adesso contro le discriminazioni. Vladimir Spidla si è congratulato con i finalisti sottolineando che “la legislazione dell’Unione europea contro la discriminazione sarà in grado di proteggere le persone contro un trattamento meno favorevole sul lavoro solo se esse saranno veramente informate sui loro diritti. Questo è il motivo per cui i giornalisti e i media sono così importanti nel contribuire a risvegliare la pubblica consapevolezza su come la diversità arricchisce la nostra vita lavorativa. (da l’Unità del 26 aprile 2005)

 
 
 
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