Creato da littlelone il 06/02/2014

anarchy in UAE

le avventure di un espatriato

 

 

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postintimismo

Post n°5 pubblicato il 13 Marzo 2014 da littlelone
Foto di littlelone

nagoya, inverno dell'anno 2004, meganoidi japan tour. uno dei momenti che ricordo più volentieri della mia carriera lavorativa... la città ci era stata raccontata come la napoli del giappone, che è praticamente un ossimoro, multiculturale e aperta. tuttavia noi ci arrivammo di domenica. i negozi erano chiusi e le enormi strade tra i grattacieli quasi deserte, percorse solo dal lugubre corteo dei nazionalisti (fascisti, più o meno) che protestavano contro l'immigrazione coreana. facemmo anche delle foto, non senza rischi, prima di scoprire che la macchina era rotta e quindi bruciava la pellicola inesorabilmente. prima dell'apertura del club in cui si sarebbe svolto il concerto io e davide, il cantante, facemmo un breve giro nei dintorni, concordando sull'universale sensazione di tristezza della domenica, a qualunque latitudine. di nuovo quel senso di inutilità e vuoto in cui ero riuscito a navigare gioiosamente solo per un breve periodo, quando la domenica mattina era il prolungamento del sabato sera, quando il sound system dei rave party suonava ancora forte, la gente sorrideva, la droga in circolo aggiungeva "la ciliegina sulla torta" di un periodo rapido sfuggente e bello della mia vita. a parte quella e poche altre eccezioni l'atmosfera della domenica la ho sempre detestata.

il fatto che la domenica nei paesi arabi non esista sposta questo giorno al venerdì, ma non lo modifica affatto. la metropolitana di dubai apre all'una e mezza, il centro commerciale dove andavo a prendere il caffè a doha è inaccessibile causa family day, le strade sono deserte persino a sharjah: solo le moschee e relativi parcheggi sono affollati.

essere solo e non avere niente da fare fa venire un groppo alla gola e, a volte, anche un bel giramento di coglioni nei miei stessi confronti, pensando che un lavoro in italia ce l'avevo, che non sono partito per fame, ma per sfuggire al senso di oppressione che, inevitabile sebbene differente, mi ricoglie qui. tutto estremamente aggravato dal non poter passare la giornata sul divano a farsi le canne. 

inutile raccontare cazzate: l'entusiasmo della novità si sta smorzando, e inizio a sentire forte la mancanza dei "miei"... famiglia, amici, luoghi e abitudini lasciano un vuoto che non si riempie quando si è da soli in una città. io e dubai non facciamo eccezione. come mi era stato pronosticato il terzo mese è quello in cui si realizza che il cambiamento non è quello solito, di chi è abituato a passare da un tour all'altro, da un luogo all'altro... stavolta i riflessi condizionati non mi aiutano, la data in cui riassaggerò una pasta al pesto come si deve è ancora a tre quattro pagine di calendario e il numero dei giorni ha ancora tre cifre. vi risparmio il livello di tristezza che suscita il pensare che lorenzo al mio ritorno compirà cinque anni.

quindi annego nella malinconia? no. nemmeno per sogno. nemmeno il venerdì.

l'uomo è un animale che fa della capacità di adattamento una delle sue principali caratteristiche. quindi mi adatto. cerco di essere disciplinato, obbligarmi a fare le cose. solo ora realizzo che in queste settimane mi sono sforzato di non lasciarmi trascinare dai pensieri negativi e ho messo in atto una serie di contromisure. cerco di rosicchiare quello che questo posto ha da offrire, oltre alle lucine, ai mall e alle piste da sci, che tutto sommato non amo. qui, come a casa, c'è il mare. ma se a genova mi potevo permettere di snobbarlo, preferndogli una passeggiata nei caruggi, queste spiagge circondate da grattacieli rappresentano un buon antidoto alla noia. i libri ( digitali, per ragioni di spazio e reperibilità... e non vi nascondo la grande preoccupazione in vista dell'imminente uscita di "l'armata dei sonnambuli" dei wu ming che non sarà disponibile per kindle ancora per mesi!), la musica, la cucina mi aiutano a sopravvivere bene, cercando di non sfuggire a questo posto, ma facendolo diventare mio, innanzitutto conoscendolo. giretto al suq a far la spesa per preparare ricette della cucina araba, le cui spezie e sapori trovo piuttosto incompatibili con l'amata pasta. internet mi permette di sapere come va in italia e in famiglia (lodato sia skype, nonostante tutto), ma anche in che paese vivo, qual'è la sua storia, le sue abitudini. e il napoli mi regala discrete sofferenze e soddisfazioni. ogni volta che apro la mail o feisbùk e leggo di amici che cercano un "lavoro qualsiasi",di colleghi molto più esperti, a casa da settimane o che mi mandano c.v.  e altre piacevolezze la mia scelta (chiamiamola così, anche se molto è successo per caso) mi sembra una discreta fortuna da sfruttare.

in questo tentativo di disciplina ho tuttavia deciso di concedermi dei piccoli vizi, il principale è lo sdoganamento del ristorante italiano. se andando in giro non ci ero mai entrato ora che devo stare stabilmente qui ne ho trovato uno a doha e uno a dubai relativamente affidabili, e talora mi concedo degli antidepressivi tortellini in  brodo (ma mai, giuro, mai la pasta alla bolognese!). buono l'humus, ottimi fatush e babaganoush, ma la parmigiana fatta come si deve...

sento spesso una vocina che mi dice "sei uno stronzo, perchè la gente intorno sta peggio di te". la vocina ha ragione. ma potrebbe pure stare zitta. non sono le condizioni materiali a rendere ostica la vita qui. lasciarsi andare allo sconforto e alla solitudine, facendosi fagocitare dal lavoro è un attimo. qui ho visto colleghi che vivono in situazioni igieniche precarie, piuttosto che mangiando solo chicken noodles per settimane. tra gli impiegati della emirates airlines e tra gli espatriati in genere sono piuttosto frequenti i tentati suicidi e lo ho scoperto chiacchierando con alcuni assistenti di volo una sera quando rincasando ho trovato il building a fianco al mio pieno di ambulanze e polizia.  il mio motto non sarà "resistere resistere". farò di tutto per adattare l'ambiente, soprattutto lavorativo a me e non viceversa, combattendo e insegnando a combattere a quelli che ho intorno, la tendenza a spremerci, ricattarci, farci passare la voglia di lavorare. nel prossimo post racconterò dei miei colleghi filippini, degli orari e dei metodi di lavoro, dell'effetto che faccio io (che sono una discreta testa di nicchia) su persone abituate a un trattamento che definirei da stronzi. volevo farlo invece mi è uscito questo post un po' intimista e autoreferenziale. per il lavoro e le lotte sindacali dovrete aspettare la prossima volta.

del resto "THIS IS DOHA... JUST WAIT!"  

 
 
 
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